24/03/2020
L’indignazione dei penalisti italiani per il silenzio del governo sull’emergenza carcere. Domani il Ministro Bonafede in Parlamento dovrà rispondere alle domande dell’Unione. La politica non può tergiversare oltre.
Il Presidente del Consiglio, nella sua comunicazione pomeridiana al Paese, ha parlato molto di provvedimenti urgenti, di rapporti istituzionali, ma non di carcere.
Eppure le quattro domande che l’Unione delle Camere Penali Italiane continua a rivolgere a lui ed al Ministro della giustizia sono chiare e semplici:
1. Quale numero di detenuti avete preventivato possa beneficiare, nei prossimi giorni, di una detenzione domiciliare con braccialetto elettronico?
2. Quanti dispositivi vi risultano disponibili effettivamente, cioè al netto delle misure cautelari domiciliari con braccialetto attualmente in atto?
3. Quanti sono i casi di coronavirus accertati nelle carceri, ed in quali?
4. Qual è il piano sanitario della Amministrazione penitenziaria in caso di aumento della diffusione della epidemia nelle carceri, con particolare riguardo alle misure di distanziamento e di isolamento?
Oggi le richieste di urgenti provvedimenti per alleggerire il sovraffollamento, contribuendo così a scongiurare il pericolo di contagio sono state invocate dalla Associazione dei Professori di diritto penale delle nostre Università.
Anche l’Associazione Nazionale Magistrati ha denunziato l’”insufficienza” delle misure fino ad ora previste.
Le forze politiche della maggioranza stanno prendendo le distanze dal Ministro della Giustizia: il Partito Democratico richiede misure più incisive, il senatore Renzi chiama direttamente in causa l’on. Bonafede, chiedendogli quali decisioni «intenda assumere per eliminare il sovraffollamento nelle prigioni».
Qualche voce di denuncia giunge addirittura dallo stesso Movimento 5 Stelle.
Domani il Ministro della Giustizia è chiamato in Parlamento al question time proprio sulla questione del carcere. Attendiamo che Egli consegni al confronto politico i dati richiesti e nuove proposte per affrontare l’emergenza.
La politica non può tergiversare oltre. Anche domani noi saremo qui a chiederne conto.
Roma, 24 marzo 2020
La Giunta
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