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L’Osservatorio Carcere, costituito nel 2006, è una struttura composta dal responsabile di Giunta preposto alla sezione carcere e da un gruppo di lavoro i cui componenti sono esterni alla Giunta e da essa nominati, dei quali uno svolge la funzione di coordinatore.
L’Osservatorio Carcere e le strutture decentrate (rappresentate dai Referenti locali delle Camere Penali), operando secondo linee condivise dalla Giunta per il perseguimento delle finalità assegnate all’organismo, studiano i problemi normativi e pratici dell’ordinamento penitenziario e della realtà carceraria, seguono la produzione legislativa in materia penitenziaria, organizzano e attuano il monitoraggio della situazione carceraria attraverso le visite dei singoli istituti penitenziari, propongono interventi alla Giunta. L’Osservatorio Carcere ha stabilito in questi anni un rapporto permanente con le associazioni che si occupano di carcere, al fine di consolidare il proprio ruolo politico attraverso lo scambio di esperienze e conoscenze nel settore e per promuovere dibattiti e convegni.
Tra gli obiettivi dell'Osservatorio vi è quello di avvicinare l'opinione pubblica alle problematiche relative alla detenzione, per una grande sfida culturale di modifica del concetto di esecuzione della pena.
Responsabile:
CATANZARITI GIANPAOLO
Delegato di Giunta:
MURGANO VALERIO
Componente:
AMATO STEFANIA
AUGUSTIN ELENA
BERGAMINI SIMONE GIUSEPPE
BONADUCE NICOLA
BRUCALE MARIA
BUCCICO ANNAMARIA
CATTIVELLI ROMINA
CHENERI AMANDA
CHERUBINO GIUSEPPE
CHIUCHIOLO MASSIMILIANO
FARINA PIERA
FAVAZZA ALESSANDRO
FEDRIZZI FILIPPO
FORMUSO ANGELO
GALEOTA VINCENZO
MANCA VERONICA
MANCINI SIMONE
MICHETTI ALESSANDRA
MIRABILE FIORINDA
MOSCHIONI MONICA
MOSSO DAVIDE
PARACHINI LORENZO
PERNA GIOVANNA
PETRILLO FRANCESCO
PINTUS MARIA TERESA ANTONIA
RE DANIELE
RENZINI NINFA
ROTUNDO FRANCESCO
RUSSO MARCO
SALOMONE NICO
SBRACCIA AGNESE
SCUDERI ANGELO
SPIZZIRRI VALENTINA
STOMEO ALESSANDRO
VERDE ANTONIO
VIGNA RENATO
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Carcere e garante l'inopportunità delle scelte
La designazione a capo dell’ufficio del Garante nazionale per i diritti dei detenuti del dott. Turrini Vita, già magistrato e figura dirigenziale apicale del DAP da oltre vent'anni anni, stride, in maniera troppo evidente, con il ruolo e le funzioni attribuite, per legge, all’autorità di garanzia dei diritti delle persone detenute. Il documento della Giunta e dell’Osservatorio carcere.
vai alla notizia...Visite alle carceri e ai CIE
L'Osservatorio Carcere, in prosecuzione alle tante iniziative promosse da UCPI nell'ultimo anno per puntare l'attenzione sulla drammatica situazione delle carceri, peraltro particolarmente disumane nei mesi estivi, ha inteso dare “voce a chi voce, purtroppo, non ha”, attraverso la presenza dei penalisti italiani nelle carceri italiane, anche nel mese di agosto.
Clicca qui per visualizzare l'elenco delle visite organizzate dalle diverse Camere Penali.
Visita della C.C. Livorno – le Sughere del giorno 15 luglio 2024
In data 15 luglio 2024, alla presenza della Comandante e della Vice Comandante della polizia penitenziaria, del Garante comunale per i detenuti Marco Solimano, di una delegazione dell’area educativa dell’Istituto nonché di una delegazione della camera penale di Livorno (avv. Musetti, avv. Matteucci, avv. Agostinelli, avv. Bartolomei e avv. Ricci).
La capienza massima dell’Istituto risulta essere di 255 persone.
Alla data della visita, sono presenti circa 238 detenuti. Mediamente, tenendo conto degli ingressi e dei transitanti, sono presenti circa 250 persone, di cui circa 69 in custodia cautelare e 167 definitivi, circa 15 semiliberi ed beneficiari di art. 21, 111 ristretti in alta sicurezza.
Circa terzo delle persone detenute sono ristrette per reati da codice rosso in media sicurezza (circa 120 persone). E’ stata registrata la presenza di padre e figli detenuti nello stesso Istituto.
Complessivamente, tra l’Istituto di Livorno – Le Sughere e l’Istituto dell’Isola di Gorgona, i detenuti presenti sono circa 330.
Criticità reparti transito, verde e semiliberi:
I reparti maggiormente critici risultano ancora essere il reparto del transito, il reparto verde ed il reparto semiliberi.
Questi reparti risalgono alla costruzione dell’edificio (primi anni ’80).
Non hanno beneficiato di ristrutturazioni e presentano notevoli criticità risultando complessivamente inadeguate e fatiscenti, con presenza di situazioni specifiche particolarmente gravi.
In particolare, si evidenzia la gravissima situazione di pericolo cui versa parte della sezione transito: ed infatti, alcune aree (ove sono presenti celle) del primo piano della sezione sono strutturalmente collocate sopra un’area (polo scolastico) dichiarata a rischio crollo e, di conseguenza, chiusa ed inaccessibile.
Ciò espone i detenuti di tale sezione ed, in particolare, coloro che risiedono nell’area indicata o che transitino in essa, ad altissimo rischio.
Tutti i reparti sopra indicati (transito, verde, arancio) versano in condizioni fatiscenti.
Nel reparto verde (ove sono ricoverate persone in media sicurezza) sono presenti alcune celle a sorveglianza dinamica (celle “aperte”).
Ciononostante, persistono situazioni drammatiche: le docce non funzionano, le celle sono molto piccole ed hanno un loculo adibito tanto a cucina quanto a doccia e wc, situazione che risulta ancora più grave nelle restanti celle a “celle chiuse” ove spesso sono presenti sino a 5-6 persone per cella.
Si segnala la presenza di un giovanissimo detenuto di 18 anni in custodia cautelare da gennaio con condanna per rapina a 2 anni e 8 mesi ed in attesa di fissazione appello, proveniente da condizione di estrema fragilità sociale (padre detenuto e madre tossicodipendente) che impedisce allo stesso l’accesso a misure alternative.
Reparti verde e transito continuano, quindi, a versare in condizioni intollerabili.
Stante presenza dei nuovi padiglioni sarebbe, perciò, auspicabile la chiusura di tali reparti (quantomeno transito e reparto verde) ed il trasferimento dei detenuti nei locali nuovi.
Tuttavia, si riscontra nuovamente la mancanza dei collaudi necessari alla definitiva apertura di tali luoghi e l’impossibilità – ad oggi – di conoscere la data di effettiva utilizzabilità degli stessi.
In generale, nei reparti “chiusi” (es. transito, una parte del reparto verde, AS) vi è la possibilità per il detenuto di uscire per 8 ore giornaliere (dalle 9 alle 11.30 dalle 13.00 alle 15.30 e dalle 16 alle 19.30).
Tuttavia, si segnala come nella sezione AS, a seguito della recente evasione di un ristretto, sono state sospese tutte le attività trattamentali (con esclusione dello spazio del passeggio e della “socialità”, consistente nel poter chiedere, da parte del detenuto, di essere ospitato in altra cella).
Reparto semiliberi risulta fatiscente ed aggravato dall’assenza di sorveglianza che comporta la detenzione a porte chiuse dei soggetti in art. 21 nelle giornate in cui costoro non debbano uscire dall’Istituto per lavoro.
Area educativa:
È stato regolarizzato il numero degli educatori, salito a 9 figure professionali.
Gli stessi evidenziano alcuni ritardi nel deposito delle relazioni di sintesi quando queste debbano comprendere le relazioni dei vari UEPE (soprattutto se provenienti da UEPE fuori circondario.
Gli educatori riportano, anche, un considerevole aumento dei giovani ristretti affetti da problematiche psichiatriche e collegate all’abuso di sostanze, con conseguenti gravi disturbi di adattamento alla restrizione.
Molti soggetti hanno, inoltre, difficoltà basilari di adattamento sociale e, quindi, di adattamento alla detenzione. Costoro, essendo più fragili, sono maggiormente esposti a tentativi di suicidio o atti di autolesionismo. Gli educatori evidenziano come spesso si tratti di soggetti molto giovani (massimo 25 anni circa) ed in custodia cautelare.
Dopo circa un anno e 4 mesi di scopertura nel ruolo dello psicologo, è stata finalmente sanata la situazione attraverso la presenza della psicologa (Dott.ssa Berlincioni).
Reparto sanitario:
Sono ancora evidenti le criticità del reparto sanitario ed, in particolare, le gravi carenze strutturali con presenza massiccia di muffa sulle pareti che determinano condizioni di vita insalubri anche per gli stessi operatori sanitari.
Recentemente sono stati registrati casi di scabbia.
Da inizio anno, sono stati registrati 7 tentativi di suicidio e 16 atti di autolesionismo.
Vi è una alta presenza di soggetti con problematiche psichiatriche ed, essendo le Rems accessibili solo a soggetti con disturbi psichiatrici preesistenti alla carcerazione, gli stessi sono obbligati alla detenzione in Istituto, non adeguato alla gestione di tali problematiche.
Si segnala, inoltre, la presenza di un detenuto definitivo con classificazione Atsm per il quale non vi è attualmente possibilità di trasferimento in idonea struttura.
All’interno dell’Istituto è presente un reparto “osservandi” ove sono presenti soggetti con patologie psichiatriche, anche piuttosto gravi, che appaiono incompatibili con la detenzione.
Area contabile e segreteria amministrativa:
Persiste una grave carenza di organico che comporta difficoltà tangibili nel trasferimento del denaro a favore dei detenuti.
Tale circostanza appare ancora più grave quando ciò riguarda detenuti i lavoranti, i semiliberi e gli art. 21 nonché coloro necessitano di inviare denaro ai familiari.
Soprattutto per coloro che lavorano all’esterno ciò rende difficile sopravvivere in quanto le difficoltà nel trasferimento del denaro comporta consistenti ritardi negli accrediti sui conti dei detenuti che devono recarsi all’esterno.
A riguardo, perciò, è stato preferito utilizzare l’art. 20 per le lavorazioni interne all’Istituto.
Attività lavorativa:
Le opportunità lavorative appaiono poche ed inadeguate, riguardando principalmente lavori quali giardinaggio e muratura. Risultano presenti circa 50 posti di lavoro in media sicurezza e circa 100 posti in AS.
Spazi di affettività:
Non sono stati ancora previsti spazi dedicati all’affettività. A riguardo, si segnala inoltre l’assenza di progettualità.
A ciò si deve, inoltre, aggiungere la riduzione dell’accesso alle telefonate, precedentemente ampliate durante il periodo di pandemia.
Polo scolastico:
Originariamente previsto al piano terreno del blocco che comprende anche il reparto del transito, risulta dichiarato inagibile.
Rappresenta la sezione inaccessibile sopra la quale è collocato il reparto del transito, con grave rischio di crollo per i detenuti che vivono tale reparto.
Relazione in merito alla visita alla C.C. di Firenze N.C.P. di Sollicciano del 25 Giugno 2024
I) Considerazioni generali
All’evento, organizzato dall’Osservatorio Nazionale dell’U.C.P.I., era presente una delegazione con a capo il Responsabile Gianpaolo Catanzariti accompagnato dai membri Stefania Amato, Elena Augustin e Massimiliano Chiuchiolo, nonché dal Referente dell’Osservatorio Carcere della C.P. di Firenze Duccio Martellini, unitamente al componente Adriano Capaccioli ed alla socia della C.P. Firenze Alessia Lastrucci.
La visita all’interno dell’Istituto è durata dalle 9.30 alle 14:00 ed è stata anticipata da un incontro con la Direttrice del N.C.P. Dott.ssa Antonella Tuoni che ha evidenziato alla delegazione, purtroppo, le note e risapute criticità strutturali e numeriche della Casa Circondariale.
Durante la visita siamo stati accompagnati dal Vice – Comandante della Polizia Penitenziaria ed abbiamo visitato la prima e la seconda sezione del reparto giudiziario maschile, la tredicesima sezione (destinata ai c.d. sex offenders), il reparto cucine maschile, l’ATSM, le due sezioni del femminile unitamente alla palestra e la biblioteca.
Durante il percorso abbiamo potuto notare e toccare con mano le carenze e/o inadeguatezze strutturali (specialmente al reparto giudiziario) notando numerose infiltrazioni, corridoi allagati, muffa, sporcizia, una camera detentiva e parte del corridoio antistante ed adiacente completamente annerite da un precedente incendio, impianti elettrici che non sembrano a norma di legge, da un primo esame visivo, docce in pessime condizioni con una situazione di “chiusura” dei detenuti (nella sezioni del giudiziario) per oltre 20 ore al giorno eccezion fatta per “l’ora d’aria” al mattino ed al pomeriggio; abbiamo verificato che numerose camere detentive sono chiuse in quanto inagibili.
Si palesa all’interno, per quanto potuto osservare dalla delegazione, una quasi totale assenza di abbattimento delle barriere architettoniche: gli ascensori che abbiamo potuto vedere ai vari piani delle sezioni – come riferitoci dal personale della Polizia Penitenziaria – sono non funzionanti privi di pulsantiera e con il cellophane ancora presente sulla porta automatica; unico ascensore funzionante dovrebbe essere quello del reparto sanitario.
La Direzione ci ha comunicato numerosi episodi di autolesionismo e di aggressioni al personale della Polizia Penitenziaria e nel 2023 si sarebbero verificati due eventi di suicidio.
Migliore è la situazione alla XIII sezione dove – anche per ragioni connesse ad esigenze trattamentali – i ristretti vivono in una situazione di “apertura” delle camere detentive con possibilità di muoversi al piano all’interno del corridoio.
Analoghe considerazioni valgono per il reparto femminile, sia per una popolazione carceraria non eccessiva sia perché recenti interventi di ristrutturazione edilizia hanno interessato le due sezioni; le donne, a differenza degli uomini che possono beneficiare solo dei “passeggi” ovvero recinti in cemento, hanno a disposizione una area verde con campo di pallavolo e stalla con 2 asini curati dall’Associazione Pantagruel e da due detenute.
I detenuti che ne fanno richiesta, una volta al mese, possono accedere alla palestra ed al campo.
Il Tribunale di Sorveglianza di Firenze ed in particolare il locale Ufficio di Sorveglianza ormai da tempo attenzionano le problematiche e le criticità della C.C. e numerose, infatti, sono le Ordinanze ex art. 35-ter O.P. relative ai rimedi risarcitori emanate in seguito ai ricorsi dei ristretti per le condizioni di detenzione espiate in violazione dell’art. 3 della CEDU.
I Giudici di Sorveglianza – con diversa frequenza variabile da Magistrato a Magistrato – si recano a presso il N.C.P. per effettuare colloqui con i detenuti che lo richiedono.
Al reparto femminile, in particolare modo, le cui detenute sono assegnate allo stesso Magistrato, il Giudice si reca in Istituto almeno una volta al mese.
Non è presente il Regolamento di Istituto ed i detenuti, di fatto, non sanno quali sono i loro diritti ed i loro doveri.
II) Dati numerici complessivi
Alla data del mattinale del 25.06.2024 erano presenti in Istituto 557 detenuti di cui 503 uomini e 54 donne con 58 in Sezioni ordinarie a trattamento intensificato, 498 in Sezioni ordinarie e 1 in alta sicurezza e queste nel dettagli le tipologie di detenuti nei vari reparti.
Posti capienza regolamentare: 497 e posti inagibili 89, camere detentive 350 / 67.
- Alta Sicurezza: 1
- Collaboratori di Giustizia: 7
- Comuni: 486
- Art. 21 O.P.: 2
- Semidetenuto: 1
- Semilibero: 3
- Min. Psic. 111/5: 8
- Omosex: 1
- Oss. Psic.: 1
- Riprov. Sociale: 43
- Riprov. Sociale – Art. 21 O.P: 1
- Sicurezza Pass.: 3.
Non ci sono detenuti con misura provvisoria di sicurezza ed al “nido” non sono presenti madri con prole (la struttura è comunque inagibile per infiltrazioni ed è in ristrutturazione).
La possibilità di lavoro all’interno della C.C. è molto limitata anche per il taglio delle mercedi: lavorano, ad oggi, circa 100 detenuti ed il periodo di turnazione è di circa 3/4 mesi.
Il N.C.P. organizza corsi scolastici di scuola secondaria (anche con Istituto alberghiero Aurelio Saffi) ed è del tutto assente il Polo Universitario.
Molto alto è il tasso di detenuti tossicodipendenti in carico al Serd interno (trattasi di struttura della ASL materia di competenza regionale e non dell’Amministrazione Penitenziaria).
La Direzione, come riferitoci dalla Dott.ssa Tuoni, ha comunque chiesto alla Regione Toscana un potenziamento della struttura con aumento di risorse.
Il culto religioso, pur con le carenze di organico del personale di Polizia Penitenziaria, viene garantito dalla Direzione della C.C. che autorizza l’accesso ai vari ministri di culto; sussiste per la popolazione musulmana (quella numericamente più estesa) un problema con l’Imam di Firenze in quanto lo stesso – come riferito dalla Direttrice – può garantire una limitata presenza all’interno dell’Istituto (1 volta al mese) insufficiente rispetto al fabbisogno.
III) Paese di provenienza dei detenuti
Il 70% è di nazionalità straniera e si elencano gli Stati di origine dei detenuti:
- 194 Italia
- 85 Marocco
- 57 Tunisia
- 50 Albania
- 28 Romania
- 16 Perù
- 13 Gambia
- 12 Nigeria
- 11 Senegal
- 10 Egitto
- 8 Algeria
- 6 Georgia
- 6 Serbia
- 5 Pakistan
- 55 Altri Stati.
IV) Posizione giuridica della popolazione carceraria
Trattandosi di Casa Circondariale variegata è la tipologia di detenuti:
ITALIANI
In attesa primo giudizio: 34
Appellante: 15
Ricorrente: 1
Mista senza definitivo: 2
Condanne non definitive: 18
Definitivo: 135
Mista con definitivo: 10
STRANIERI
In attesa primo giudizio: 94
Appellante: 51
Ricorrente: 20
Mista senza definitivo: 8
Condanne non definitive: 79
Definitivo: 181
Mista con definitivo: 8.
V) Organico: personale civile e di Polizia Penitenziaria
E’ presente in istituto un solo Direttore e manca un vicario; è assente in pianta stabile la figura del Vice-Direttore e l’Amministrazione è ricorsa all’applicazione di un Vice-Direttore part time che presta servizio alcuni giorni a Firenze ed altri nella propria sede di origine: tale circostanza – come riferito dalla Dott.ssa Tuoni – rappresenta un vulnus ed una criticità in quanto, a mero titolo di esempio, il Direttore non ha il tempo materiale di fare il colloquio con tutti i detenuti che lo chiedono (abbiamo visto sulla sua scrivania una manciata di “domandine” dei detenuti che chiedono di parlare con il Direttore); diverso discorso sarebbe se ci fosse in Istituto la presenza stabile di un vicario o di un vice.
Il Comandante della Polizia Penitenziaria è stato per lungo tempo senza un vice; da pochi giorni è presente una vice che ha accompagnato la delegazione durante tutta la visita.
La pianta organica della Polizia Penitenziaria è di 416 unità con 80 in carico al Nucleo Traduzioni; sono presenti 39 Ispettori e 39 Sovrintendenti ma effettivi sono 25 e 14 e vi è scopertura nel ruolo degli Assistenti e spesso il personale degli Uffici che va in quiescenza non viene sostituito.
Il Provveditorato dell’Amministrazione Penitenziaria spesso ha supplito alle carenze di organico applicando del personale come ad esempio per il mediatore culturale.
Il comparto del personale con funzioni centrali ai sensi del D.M. 05.08.2022 precederebbe un organico di 31 unita ma ne sono assegnate 24: gli Educatori presenti in organico (figura essenziale ed indispensabile di ogni struttura carceraria ai fini trattamentali) sono 7 ma dovrebbero essere 11.
Firenze, 29 Giugno 2024
Avv. Massimiliano Chiuchiolo
Osservatorio Nazionale U.C.P.I.
Avv. Duccio Martellini
Referente Osservatorio Carcere C.P. Firenze
RELAZIONE SULLA VISITA ALLA CASA CIRCONDARIALE DI BRESCIA CANTON MOMBELLO – “NERIO FISCHIONE” DEL 14.5.2024.
Il 14 maggio 2024 ha avuto luogo la visita della Casa Circondariale di Brescia, da sempre conosciuta come “Canton Mombello” e intitolata nel 2016 all’appuntato Nerio Fischione, ucciso nel 1974 durante un tentativo di evasione.
Una delegazione dell’Osservatorio composta dal responsabile Gianpaolo Catanzariti e da Stefania Amato, insieme a Maria Luisa Crotti (presidente CPLO), Veronica Zanotti (presidente CPLO - sez. Brescia), Andrea Vigani, e Federico Letinic, ha visitato l’istituto dalle 9.30 circa alle 13,00.
Questo il resoconto.
Siamo stati accolti con disponibilità e cortesia dal Direttore, dal Comandante della Polizia Penitenziaria e dal responsabile dell’Area Trattamentale, che ci hanno fornito qualche dato sulla struttura ma non hanno poi restituito il breve questionario che l’Osservatorio chiede solitamente di compilare per velocizzare la fase di raccolta dati e dare più spazio alla visita, nonostante il loro impegno alla compilazione e alla trasmissione. Tuttavia, il colloquio preliminare è stato di sufficiente durata e utile per inquadrare i risalenti problemi di questo istituto collocato nel cuore della città, concepito alla fine del 1800 e inaugurato nel 1914, suddiviso in due raggi, nord e sud, di quattro piani ciascuno (pianterreno + 3), con rotonda centrale.
Le sezioni detentive sono otto; vi sono poi l’area sanitaria, un teatro, una biblioteca, una palestra, alcune aule per le attività scolastiche, un locale per il culto, un’area recentemente attrezzata per attività lavorative e le sale colloqui per familiari e difensori. Vi è un’unica area passeggio.
Secondo quanto riferito e noto, il principale problema di questo istituto è proprio la struttura, vetusta e insufficiente [secondo l’ultimo rapporto di Antigone il sovraffollamento è del 209%; secondo il Comandante il sistema di monitoraggio DAP, applicato in presenza di camere di pernottamento di diversa metratura come quelle che caratterizzano questo istituto, e a fronte dei continui ricollocamenti dei detenuti nelle camere, non evidenzierebbe sovraffollamento: il ragionamento non ci è parso chiaro; la Direzione conferma che, secondo i parametri CEDU e delle SSUU della Cassazione, l’istituto è in perenne situazione di violazione.
Il giorno della visita sono presenti 389 detenuti; in forze 180 unità della Polizia Penitenziaria a fronte di un organico di 227. Nonostante si tratti di una casa circondariale, gli imputati incidono solo per un terzo delle presenze (a Brescia esiste anche un altro istituto che fa capo alla medesima Direzione, la Casa di Reclusione di Verziano, di dimensioni più ridotte e incapace di accogliere tutti i soggetti con posizione definitiva).
Sono presenti più di 50 giovani adulti, cui è destinato uno spazio protetto per le attività con una psicologa e i corsi (tra cui uno per “videomaker”).
Elevatissimo il numero dei tossicodipendenti: tra i 200 e i 250, intorno all’80% dei presenti, tenuto conto anche dei farmaco – dipendenti che non vengono presi in carico dal Ser.T..
In servizio 4 psicologi forniti dall’ASST (su entrambi gli istituti bresciani), ma il numero è stato di recente dimezzato per il mancato aumento dei fondi disponibili.
La pianta organica dei funzionari giuridico – pedagogici, a seguito dell’ultimo concorso – è al completo, con 8 presenze. Vi sono, però, solo 2 contabili su un organico di 8.
Quanto all’applicazione dell’art. 123 c.p.p. ci viene riferito, dopo una verifica presso l’Ufficio Matricola, che l’immediata comunicazione al difensore viene effettuata solo per gli atti di nomina e revoca, non per altri atti del detenuto diretti all’A.G..
Seri i problemi che la Direzione riferisce rispetto all’area sanitaria, organizzata in diversi ambulatori per le varie specialità. Sebbene la Regione Lombardia abbia recentemente consentito anche l’impiego dei medici specializzandi, è stato posto un tetto massimo di ore, 60 mensili (insufficienti), del quale non si comprende il motivo. Si registra un elevato turnover di medici, molti forniti da cooperative, non sempre qualificati da formazione all’altezza delle peculiarità dell’ambito penitenziario. Non è ancora stato stilato da Regione Lombardia un prontuario per l’uniformazione della somministrazione dei farmaci, che sarebbe fondamentale, pur essendo stato chiesto da tempo. Sono in servizio 3 psichiatri, in grado di coprire solo 4 giorni alla settimana, uno dei quali è componente dell’équipe forense del Dipartimento di salute mentale e dipendenze (Dsmd) dell’ASST Spedali Civili di Brescia.
I maggiori problemi per l’insufficienza dell’assistenza sanitaria riguardano l’odontoiatria (l’odontoiatra è presente 3 mattine la settimana). Forse a breve, grazie anche al volontariato, la situazione dovrebbe migliorare.
Altro tasto dolente è il Ser.T, caratterizzato da un’organizzazione anacronistica: non vi è una vera e propria presa in carico multidisciplinare, percependosi gli operatori come meri “consulenti esterni” incaricati unicamente della redazione dei programmi terapeutici. L’organico del Ser.T. è composto da 1 medico, 2 infermiere, alcuni medici turnisti, 1 educatrice e 2 assistenti sociali (per i due istituti).
Sono comunque organizzati per Canton Mombello uno staff nuovi giunti, uno staff di sostegno, uno staff anti-suicidi.
Nel 2020 si sono registrati due suicidi a distanza di un mese l’uno dall’altro; si è attivato un progetto di mappatura della popolazione detenuta che non aveva mai chiesto un contatto con gli operatori: secondo la Direzione occorre estendere l’ascolto. Quanto ai due casi specifici, entrambi erano connotati da problemi familiari; in un caso si trattava di detenuto tossicodipendente, cui era stata revocata da 2 giorni la misura alternativa. In un precedente e più risalente caso il detenuto era alla prima carcerazione.
Il capo area trattamentale ha evidenziato il problema delle revoche delle misure alternative, che connotano attualmente circa il 15% dei detenuti con posizione definitiva (circa 40 persone). La magistratura spesso revoca la misura per la sola ragione dell’uso di sostanze.
In istituto è garantita l’assistenza religiosa: entrano regolarmente un cappellano cattolico, un imam e altri ministri di culto autorizzati dal DAP. Nel periodo di Ramadan i detenuti di fede islamica possono usufruire per la preghiera di tappeti nella saletta di socialità.
La percentuale di detenuti stranieri si attesta intorno al 45%. Sono presenti mediatori culturali, di cui due stabilmente per l’area slava e il Maghreb; altri sono forniti dalle cooperative per diverse aree, per esempio l’Africa sub-sahariana.
Tramite progetto finanziato in favore di una delle cooperative è presente stabilmente un agente di rete.
A seguito dell’attuazione della “Circolare media sicurezza” sono state istituite 3 sezioni a trattamento intensificato, mentre le altre 5 seguono il regime a celle chiuse. Il responsabile dell’area trattamentale riferisce della difficoltà nel collocare i detenuti nelle sezioni a regime aperto: vi sarebbero molti rifiuti da parte dei detenuti stessi.
In istituto si tengono corsi scolastici di scuola superiore, oltre che di alfabetizzazione (scuola media), con circa 50 iscritti. Si registra un significativo fenomeno di abbandono scolastico.
Vi è molto coinvolgimento del territorio: in particolare da tempo il volontariato è presente in istituto con innumerevoli attività e iniziative, in occasione delle quali si cerca di dare accesso alla cittadinanza.
Il sistema delle cooperative garantisce una (limitata) possibilità di lavoro. Sono presenti la cooperativa Fontana e la Joyful.
Negli ultimi anni si è attivata una convenzione con Confindustria Brescia per dare possibilità di lavoro ai detenuti (l’associazione cura la formazione e ha fornito un corso per mulettista): un primo accordo di collaborazione era stato firmato tra Confindustria, la Direzione dei due istituti bresciani, l’Ufficio del Garante dei detenuti di Brescia e il Tribunale di Sorveglianza prima del COVID; dopo un periodo di blocco si è sottoscritta una seconda convenzione e da ultimo, nel luglio 2023, la terza attualmente in corso. Recentemente Confindustria Brescia ha tenuto addirittura il suo consiglio direttivo all’interno dell’istituto di Canton Mombello. Per ora 6-7 detenuti hanno avuto la possibilità di essere assunti in aziende del territorio, vi è la collaborazione dell’Università di Brescia (con le sue cliniche del lavoro), si cerca di implementare la formazione online anche per i detenuti. Si è cercato di riadattare un’area dismessa dell’istituto, posta nei sotterranei, ove attualmente lavora una decina di detenuti (assemblaggio posateria etc.), alcuni con turnazione, altri in maniera fissa, tutti con contratto di assunzione.
Pochi detenuti (sulla percentuale dei presenti) sono ammessi al lavoro domestico, in cucina e MOF, con turnazione mensile nel primo caso, semestrale per cucina e MOF.
Durante la visita, che ha riguardato tutte le sezioni detentive dell’istituto, ivi compresa quella ex art. 32 O.P. e le camere di isolamento, l’area sanitaria, l’area passeggio e i sotterranei con le linee produttive, si è constatata, al di là dell’impegno evidente di tutto il personale, l’assoluta inadeguatezza della struttura.
Siamo entrati in alcune delle celle: camere anguste, quasi tutte occupate da almeno 2/3 persone ma in molti casi (per le più grandi) anche da molte di più, fino a 15; persone letteralmente stipate in spazi fatiscenti e sporchi, si deve spesso fare a turno per stare in piedi; la “doccia in ogni cella”, conquista recente, si risolve spesso in un soffione applicato sopra il gabinetto alla turca, a minima distanza dallo spazio in cui si cucina. Tutto, dal mobilio ai materassi, è vetusto e usurato.
Ci viene evidenziata dalla polpen la difficoltà di gestione delle ore d’aria, a fronte del numero dei detenuti (alcuni dei quali con divieti di contatto imposti dall’A.G.) e di un unico passeggio. Nessuno, nel corso della visita, appare occupato in attività trattamentali. Molti dei detenuti con i quali parliamo, interpellati sull’eventuale loro possibilità di accedere alle sezioni a trattamento intensificato, ci offrono questa spiegazione del rifiuto talvolta opposto da loro stessi alla proposta dell’educatore: spesso essa viene fatta all’improvviso, con richiesta di risposta immediata, laddove lo spostamento si risolverebbe nell’abbandonare da un momento all’altro una camera di pernottamento dove il detenuto vive magari da anni, in cui ha istituito relazioni con i compagni e ha “arredato”, personalizzandolo nel tempo, il proprio spazio: la prospettiva è, così, quella di un “salto” verso l’ignoto, con il rischio di non trovare le stesse dinamiche interpersonali positive.
I detenuti segnalano difficoltà nell’accedere ai colloqui con gli operatori del trattamento e tempi lunghissimi per ottenere le visite mediche richieste (per esempio anche 6 mesi per una visita odontoiatrica), oltre alla mancata prescrizione dei farmaci richiesti. Nel corso della visita dell’area sanitaria ci viene riportato che i detenuti avanzerebbero “richieste irrealistiche” e che i tempi delle visite, invece, sarebbero congrui.
I detenuti lamentano anche i tempi lunghi per il riscontro delle istanze di concessione della liberazione anticipata e per poter parlare con il proprio educatore. Quando viene svolto, il colloquio è vissuto come sbrigativo e insoddisfacente. Pochi riferiscono di aver potuto parlare con il Magistrato di sorveglianza. Appare buono il rapporto con la polizia penitenziaria: i detenuti si dichiarano consapevoli delle difficoltà dell’”altra parte” e alcuni riferiscono, in separata sede, di apprezzare il tratto umano di molti degli operatori.
Forte la preoccupazione manifestata da tutti in vista della stagione calda in arrivo, da affrontare in questa situazione.
Il giorno 13 maggio 2024, una delegazione dell’Osservatorio Carcere dell’Unione Camere Penali composta da Gianpaolo Catanzariti (Responsabile), Monica Moschioni, Massimiliano Chiuchiolo, Maria Brucale (componenti) e da Manuela Mulas e Francesco Loise (Camera penale Parma), ha fatto visita al carcere di Parma.
Alla delegazione di Avvocati è stato vietato l’ingresso nelle sezioni ex art. 41 bis co. II O.P.
In tempi in cui, nel martoriato mondo delle carceri, sono in verticale ascesa gli indici di malessere e di sovraffollamento che si traducono nella tragedia incombente dei suicidi tra le mura (anche da parte di agenti di Polizia Penitenziaria), a fronte di una perdurante mancanza di risorse umane e materiali, più forte è la necessità della piena trasparenza.
Appare doveroso evidenziare che la funzione costituzionale della pena sia inevitabilmente connessa ad una esigenza di verifica e di controllo tanto più necessaria in quei luoghi di privazione, quali i regimi detentivi ex art. 41 bis O.P., in cui, a norma di legge, sono oltremodo contratti i diritti soggettivi e le libertà individuali.
Si ritiene doveroso segnalare che la delegazione, in accordi con il personale di polizia penitenziaria e il vicedirettore, ha consegnato un questionario/formulario per la compilazione dei dati sulla popolazione detentiva, sul personale e sui servizi dell’istituto, come avviene sempre in occasione di ogni visita, con l’intesa di averlo restituito previa compilazione.
Purtroppo, ad oggi, nonostante anche solleciti a mezzo pec, nessuno si è premurato di trasmettere le richieste notizie, né ha reso noto le ragioni di eventuale diniego.
Ciò rappresenta l’ennesima opacità nonostante, proprio per la vita degli istituti penitenziari e la necessità di un controllo democratico, sia doverosa la massima trasparenze specie da parte dell’amministrazione, seppure periferica, penitenziaria.
La delegazione è stata ricevuta dal Vicedirettore, Andrea Romeo, e dall’Ispettore Donato Colelli che l’ha accompagnata nel corso della visita.
L’istituto, vetusto, sorge distante dalla città, non in essa integrato e non offre ai reclusi neppure uno spazio di vista sul verde che, in una vita ristretta, rappresenta certamente uno sfogo per la mente, produce distensione nella durezza connaturata alla carcerazione, mitiga le pulsioni negative e antisociali, contenendo la percezione afflittiva della privazione della libertà.
I detenuti presenti nell’istituto sono poco meno di 700 a fronte di 515 posti regolamentari (di cui 37 non disponibili)[1] suddivisi nella sezione Sai, in due sezioni che ospitano persone malate ma al di fuori del Sai (cosiddette “annesso SAI”), in reparti di AS 1 e AS 3; media sicurezza; semiliberi e art. 21.
Gli spazi destinati all’aria sono in stato di abbandono, spogli e sporchi e sovrastati dal cemento a tutta altezza e mancano di tettorie per la protezione dagli eventi climatici.
Lo stesso è a dirsi per gli spazi aperti dotati di rampe per garantire l’accesso ai ristretti in carrozzina, le cui condizioni di malattia richiedono spazi anche esterni che tengano conto della loro peculiare vulnerabilità.
Nella sezione Sai - in realtà un reparto cardiologico - deputata all'accoglienza e alla cura di persone afflitte da gravissime malattie e presidiata da un'assistenza medica continua, solo 12 sono i posti stabilmente disponibili, ulteriori sei sono occupati dai c.d. “piantoni”, soggetti detenuti prestati all’assistenza quotidiana dei malati.
L’ingresso in reparto è preceduto da una frase dipinta sul muro: “Sono parole colorate, vogliono essere ascoltate, cantate, sussurrate, ma mai dimenticate”.
Due sezioni, la 2 B e la 3 B, ospitano tantissimi malati collocati in una sorta di lista di attesa per l’accesso al centro clinico, anche molto anziani e affetti da patologie oncologiche, da crisi epilettiche, in carrozzina e incapaci di deambulare, accuditi anche nelle più piccole esigenze della vita quotidiana da un piantone, mancanti della presenza stabile di personale sanitario e tradotti presso la casa di reclusione di Parma, spesso assai distanti dai luoghi di residenza dei propri familiari, in spregio al canone della “territorialità della pena”, in ragione della sola astratta disponibilità di un luogo di cura, in celle piccole, nude e senza doccia, quest’ultima a volte ricavata artigianalmente con un tubo attaccato al rubinetto del lavandino.
Tante le persone sofferenti in attesa di interventi chirurgici o di visite specialistiche allocate nelle due sezioni fuori dal Sai e a servizio dello stesso, in cui manca la ventilazione e l'aria condizionata e dove è assai difficile accedere ai controlli ordinari, alla cura, a terapie riabilitative dal momento che godono dello stesso personale medico che serve tutto l’Istituto[2].
Pur in mancanza di dati numerici certi, ad oggi anch’essi non forniti dalla Direzione Sanitaria del carcere di Parma, a seguito di colloquio con il personale penitenziario presente nelle predette aree detentive, è stato infatti precisato che il medico addetto alla sezione SAI si trova stabilmente in un ambulatorio nella predetta sezione e si reca, a chiamata, alla visita dei pazienti allocati nelle sezioni a “servizio SAI”, la 2 B e la 3 B, ove non risulta possibile usufruire del servizio ad alta intensità assistenziale previsto dall’ordinamento penitenziario. Quanto alle cure fisioterapeutiche, inoltre, ci è stato riferito che sono presenti solamente due fisioterapisti per l’intero istituto, con ovvie conseguenze in ordine alle liste di attesa e alla impossibilità di prestazioni individuali continuative ad alta intensità.
Il reparto di media sicurezza ospita la gran parte della popolazione detenuta, una percentuale altissima di stranieri e di persone in condizione di gravissima indigenza e di patente mancanza di igiene.
Palpabile la sofferenza psichiatrica spesso tradotta in gesti di autolesionismo, espressione di una percezione di drammatica solitudine e di silenzio trattamentale e assistenziale. Manca il lavoro remunerato, che possa alleviare la assenza di mezzi materiali e di conforto dei tanti ristretti anche con pene brevi, del tutto incapaci di provvedere a sé stessi.
La gravissima carenza di educatori (soprattutto per il sostegno di detenuti tossicodipendenti, che rappresentano circa la metà dei detenuti di media sicurezza), di psicologi a tempo pieno, di psichiatri, di personale intramurario, la carenza di magistrati di sorveglianza[3] che svolgano frequenti visite per accompagnare il reinserimento del detenuto o, comunque, per verificare lo stato dei luoghi e la conformità della carcerazione a parametri costituzionali e convenzionali di legalità, si riflette sulla grave difficoltà che detenuti riscontrano nell'accesso alle misure premiali in ragione delle attese prolungate per ottenere la relazione di sintesi e la valutazione da parte dell'equipe intramuraria dei loro percorsi trattamentali[4].
Tra le numerose persone detenute, che la delegazione incontra, alcune segnalano gravissime condizioni di malattia e di sofferenza che non trovano adeguata cura: casi di tumore ai polmoni o allo stomaco con il sacchetto intestinale esterno, di malati in fin di vita, anche con fine pena prossimi, che non riescono ad accedere alla detenzione domiciliare per ragioni umanitarie o al trasferimento in strutture deputate alla cura oncologica, persone inabili che non fruiscono di fisioterapia o in attesa di interventi chirurgici programmati da anni e mai eseguiti. Alcuni lamentano l’inadeguatezza di cura riguardo a neoformazioni tumorali non tempestivamente verificate o trattate chirurgicamente.
E ancora, lesioni al midollo spinale, incapacità deambulatorie che richiederebbero intervento chirurgico e percorsi di riabilitazione. “Viviamo come scarafaggi”, dicono alcuni detenuti stranieri che ci mostrano le loro celle logore e mancanti dei mezzi minimi per la pulizia e l'igiene personale ed ambientale. Un giovane riferisce un dimagrimento di oltre 30 kg, di essere prossimo al fine pena e di non avere mezzi di sostentamento o aspirazioni e prospettive, di trovare ristoro negli psicofarmaci abbondantemente somministrati e nell’autolesionismo.
Solitudine, sensazione di abbandono, dipendenze, minorità psichica convivono con condizioni di assoluta indigenza.
Alcune persone riferiscono l'uso del fentanil, un oppioide sintetico utilizzato per la terapia del dolore e come anestetico, circa 100 volte più potente della morfina e che provoca grave assuefazione e dipendenza e può avere effetti letali. Gli analoghi e derivati dal fentanil (fentanili) sono stati inseriti con decreto 30 giugno 2020 nella tabella uno delle sostanze stupefacenti e psicotrope di cui al dpr 309/90[5].
La piscina fantasma
Annunciata e inaugurata con clamore ormai diversi anni addietro, la piscina per la idrokinesiterapia, la cui astratta fruibilità ha determinato nel tempo il trasferimento a Parma di persone le cui condizioni di salute ne avrebbero richiesto l’utilizzo, non è mai entrata in funzione. Ora è dismessa del tutto.
Due fisioterapisti servono l’intero carcere. Il fisiatra accede in istituto due volte a settimana. Una volta a settimana il cardiologo, l’ortopedico, tre psicologi, il dentista. Le persone che tentano di accedere al differimento della pena o alla detenzione domiciliare per motivi di salute lamentano che le relazioni sanitarie, fornite al giudice competente, vengono redatte sulla base della documentazione medica raccolta nel tempo e senza svolgere una specifica e accurata visita.
La poltrona del dentista manca ormai da ottobre, al 41 bis. I detenuti di tale circuito, dunque, devono accedere ai locali dei comuni per le loro esigenze di cura, con le ovvie difficoltà ad accedere a luoghi loro inibiti dal peculiare regime restrittivo quando sono presenti pazienti in detenzione ordinaria.
Riguardo allo studio, il carcere offre corsi di alfabetizzazione; scuola media; istituto tecnico commerciale; istituto alberghiero; corsi di giardinaggio e di cartongesso e garantisce il collegamento con il polo universitario. C’è un laboratorio teatrale, che costituisce per i detenuti che lo frequentano una opportunità preziosa di vita partecipativa e di relazione e un’esperienza importante di svago e formativa.
L’accesso al c.d. “passeggio” e alle attività trattamentali spesso coincide, anche in ragione della carenza di personale di custodia, soprattutto nelle fasce orarie pomeridiane, per cui i detenuti sono costretti a operare una scelta tra la fruizione dell’aria o ai corsi di formazione.
Riguardo al lavoro, il carcere di Parma dispone di una lavanderia che occupa 15 persone, non attiva al momento dell’ingresso in carcere della delegazione per il malfunzionamento della caldaia, che serve anche attività esterne.
Circa 8 detenuti sono impiegati nel lavoro di rinnovazione delle schede madri dei computer nell’ambito del progetto Kibo. Una realtà importante che offre un accesso concreto al mondo del lavoro e, alle persone ristrette, la percezione di un tempo non inutile, di una occupazione possibile, di un fattivo programma di reinserimento in società.
Una ulteriore realtà di aiuto è costituita dalla mensa di padre Lino, che produce ostie per il territorio cittadino.
Nel magazzino, che gestisce la custodia e la movimentazione dei beni in deposito dei ristretti, lavora un detenuto, che supporta l’agente di Polizia penitenziaria.
Il Nuovo padiglione vede la presenza di circa 180 detenuti, suddivisi su tre piani, con celle predisposte per tre detenuti, di cui solo il secondo e il terzo piano con previsione di apertura delle celle per 10 ore al giorno, a differenza del 1° piano, che prevede l’apertura delle celle per sole 8 ore al giorno. 20 posti non sono utilizzabili. Gli agenti addetti a tale reparto lamentano l’inadeguatezza della struttura dal punto di vista della sicurezza, motivo per il quale il Nuovo padiglione è stato fin da subito destinato a detenuti di media sicurezza.
I semiliberi, ristretti in una sezione loro dedicata, hanno celle a tre posti e la struttura risulta attualmente completamente occupata, per un totale di 13 detenuti ammessi alla semilibertà e 18 detenuti ammessi al regime di lavoro esterno. Tutti i detenuti intervistati lamentano la mancanza di una cassetta per il deposito dei telefoni cellulari all’ingresso, al momento del rientro dall’attività lavorativa, con obbligo di lasciare gli apparecchi personali ovvero altri beni di valore incustoditi.
[1]Fonte: scheda ministeriale aggiornata al 06.06.2023
[2] Le Regole penitenziarie europee, art. 30. 1. chiariscono che: «Il sanitario deve aver cura della salute fisica e psichica dei detenuti. Deve visitare, nelle condizioni e con la frequenza consigliata dalle norme ospedaliere, tutti i detenuti malati, tutti quelli che segnalano di essere malati o feriti, e tutti quelli sui quali la sua attenzione è particolarmente attirata».
[3] Art. 75.1. R.E.O.P.: «Il magistrato di sorveglianza, il provveditore regionale e il direttore dell'istituto, devono offrire la possibilità a tutti i detenuti e gli internati di entrare direttamente in contatto con loro. Ciò deve avvenire con periodici colloqui individuali, che devono essere particolarmente frequenti per il direttore».
[4] D.p.r. 230 del 2000 stabilisce, art. 27.2 «All'inizio dell'esecuzione l'osservazione è specificamente rivolta, con la collaborazione del condannato o dell'internato, a desumere elementi per la formulazione del programma individualizzato di trattamento, il quale è compilato nel termine di nove mesi»".
Relazione sulla visita alla Casa circondariale di Campobasso - 24.04.2024
Il giorno 24 aprile 2024 una delegazione della Camera Penale di Campobasso, formata dal Presidente Avv. Prencipe, del Tesoriere Avv. Veneziano e dai componenti della Giunta Avv.ti Menna e Petrucciani, unitamente alla delegata dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Campobasso, Avv. Rosa si è recata in visita alla Casa Circondariale di Campobasso.
La delegazione è stata anche accompagnata dalla delegazione di Nessuno tocchi Caino.
A seguito di un lungo e cordiale colloquio con la direttrice della Casa Circondariale e con la Comandante della Polizia penitenziaria è stato appurato che:
I detenuti sono complessivamente 143 di cui:
In attesa di giudizio 9
Appellanti 4
Ricorrenti 3
Definitivi 114
Mista con definitivo 8
Mista senza definitivo 1
Semiliberi 4
Stranieri 37
In permesso 2
Ricoverati 2
Condannati per la violazione dell’art. 73 DPR n. 309/90 45 (di cui 9 stranieri)
Condannati per la violazione dell’art. 73 comma V° DPR n. 309/90 12 (di cui 9 stranieri)
I casi psichiatrici sono complessivamente 40, dei quali 30 con doppia diagnosi; i casi seguiti da psicologo sono 15.
La capienza dell’Istituto prevede la presenza massima di 106 detenuti ma, attualmente, è in ristrutturazione un piano di una sezione e, di conseguenza, sono venuti meno dalla pianta organica 20 posti; conseguentemente, tenendo conto della soppressione temporanea di 20 posti, i detenuti oggi presenti rappresentano il 166% di quelli previsti in pianta organica.
In piana organica è prevista anche la presenza di 112 dipendenti ma in servizio ne risultano solo 93.
L’Area sanitaria non presenta criticità. L’assistenza è assicurata da 2 medici che coprono i turni 8 – 20 di tutti i giorni non festivi e da 9 infermieri che coprono per intero le 24 ore.
E’ assicurata la presenza dello Psicologo e dello Psichiatra, seppur per non molte ore la settimana.
L’ Area educativa è coperta con la presenza di 2 educatori e del Capo Area.
La III° Sezione della Casa Circondariale è occupata da detenuti collaboratori di giustizia che non possono avere rapporti di alcun genere con i detenuti comuni e che hanno servizi a loro esclusivamente dedicati.
C’è anche un Mediatore culturale.
E’ stato avviato il corso per l’alfabetizzazione per i detenuti comuni e negli anni passati sono stati tenuti corsi di scuola superiore (indirizzi artistico ed economico).
Un solo detenuto segue un corso universitario dell’Università Tor Vergata d Roma (ciò in quanto il detenuto proviene da Roma).
E’ stato avviato un laboratorio di lettura ed un corso di teatro per i detenuti collaboratori di giustizia (corsi tenuti da volontari).
Per i soli collaboratori di giustizia si tiene un corso di scacchi.
C’è una sala biblioteca attrezzata anche con palco per eventuali corsi teatrali.
Grazie a due sacerdoti si effettua la “Pastorale carceraria” che prevede anche momenti di riflessione su argomenti di attualità.
Ci sono due aule computer (una per i detenuti comuni e l’altra per i collaboratori di giustizia), con 10 postazioni cadauna, nelle quali si tengono corsi di avviamento all’uso del computer /avviamento all’informatica basica.
Ci sono poi una sala hobbies, nella quale si possono creare manufatti di legno e due palestre (una per i detenuti comuni e l’altra per i collaboratori di giustizia) attrezzate per la pesistica.
I cortili sono ampi ed inglobano campi di calcetto.
E’ stata visitata la II° Sezione penale appurando che le camere detentive hanno tutte il water ed un lavandino ma quelle del 1° piano, ristrutturate di recente, ed hanno anche la doccia.
Non ci sono ascensori né percorsi per disabili e le quattro Sezioni, inglobate in distinte palazzine tutte convergenti verso un blocco centrale, hanno più piani ai quali si accede tramite scale.
La Regione Molise non ha organizzato i corsi di formazione lavoro nonostante, in passato, abbia fornito assicurazioni in merito all’organizzazione degli stessi.
In generale, è emerso che la formazione culturale e quella professionale dei detenuti sia affidata al volontariato in quanto lo Stato non assicura fondi sufficienti e la Regione Molise non ha organizzato i corsi di formazione lavoro nonostante, in passato, abbia fornito assicurazioni in merito all’organizzazione degli stessi.
Altra criticità emersa e rilevata è costituita dal fatto che, da anni, il Direttore ed il Comandante della Polizia penitenziaria, sono in applicazione; in tal modo le figure apicali della Casa circondariale possono dedicare a questa solo pochi giorni la settimana in quanto il resto del tempo sono in forza presso altri istituti penitenziari.
Inoltre, pur non avendo proceduto a misurazioni, la prima impressione è stata che i detenuti non dispongano dello spazio minimo che dovrebbero avere all’interno delle camere detentive; queste ultime sono aperte il giorno con possibilità per i detenuti di uscire, potendo frequentare, però, solo i singoli corridoi sui quali affacciano le camere detentive.
Nonostante quanto sopra, è stato appurato che i rapporti tra i detenuti, e tra questi ed il personale di guardia, sia sereno.
È stato anche apprezzato l’impegno e la dedizione degli operatori.
Un ultimo appunto negativo deve farsi in ordine al trend, in crescita nel corso degli anni, della presenza dei detenuti all’interno dell’Istituto; questa è stata negli anni la presenza dei detenuti all’interno dell’Istituto:
Relazione sulla visita alla Casa circondariale di Busto Arsizio - 04.10.2023
Il giorno 2.10.203 una delegazione dell’Osservatorio Carcere della Camera Penale di Busto Arsizio, e segnatamente gli Avv.ti Samuele Genoni, Lorenzo Parachini, Alessandra Salomoni e Francesca Gallotti, ha visitato la Casa Circondariale di Busto Arsizio.
Alla visita ha partecipato anche il Sig. Carlo Losa, in rappresentanza della Caritas di Legnano.
La delegazione è stata ricevuta ed accompagnata durante il corso della visita dalla Direttrice, Dott.ssa Maria Pitaniello, e dal vice comandante della Polizia Penitenziaria.
Preliminarmente, ci è stato consegnato un documento (in allegato) recante informazioni di carattere statistico che erano state previamente richieste, relativo alle persone detenute ed al loro numero, posizione giuridica, nazionalità, patologie connesse all’utilizzo di sostanze stupefacenti ed alcol.
Il numero complessivo si attesta ormai con stabilità oltre le 400 persone, inferiore ai picchi raggiunti negli anni scorsi, ma comunque ben superiore alla capienza regolamentare di 240 persone, per la precisione 436 persone al 2.10.2023, dei quali 303 definitivi (il numero dei definitivi è aumentato rispetto ai 250 del mese di settembre 2022).
I detenuti di nazionalità straniera sono 253 (provenienti soprattutto da Marocco, Tunisia, Albania, Romania e Nigeria).
La Direttrice ha illustrato i lavori di ristrutturazione che hanno recentemente interessato l’istituto, quali la ristrutturazione di parte delle celle delle sezioni 4 e 2, che ora ha riguardato circa il 30% delle stanze e procede, l’installazione di ventilatori in tutte le celle nonché di piastre ad induzione che permettono di cucinare in sicurezza.
È stata completata la ristrutturazione della sezione ex art.32 O.P. (interessata dall’incendio dello scorso anno), che ora è stata riaperta ed accoglie 13 persone.
Permane criticità delle condizioni del tetto, che è interessato da fenomeni di infiltrazioni d’acqua.
Si è discusso con il Sig. Losa della Caritas, che ha manifestato disponibilità a donare generi alimentari (polpa e passata di pomodoro, pasta, riso, crema di nocciole), dentifricio ed abiti in eccedenza, al fine di alleviare le problematiche dei detenuti indigenti ed impossibilitati ad acquistare beni di prima necessità. Pertanto, la Caritas si coordinerà con la responsabile dell’area economica dott.ssa Acquarelli per gli adempimenti necessari.
L’area educativa attualmente non versa in condizioni di criticità rispetto alla pianta organica, poiché vede attualmente la presenza complessiva di 3 educatori su 5 complessivi (compresa la responsabile), ma entro la fine dell’anno prenderanno servizio altri 2 educatori. In conclusione, il numero dovrebbe attestarsi nei prossimi mesi a 5 unità, così coprendo le previsioni della pianta organica (va pur tenuto conto però che essa pianta organica è parametrata sulla capienza regolamentare).
Si è concluso con grande partecipazione un torneo di calcio in collaborazione con il CONI. Su iniziativa di un detenuto è stato organizzato un torneo di scacchi, mentre verrà attivato a breve un corso di musica grazie ad una scuola di musica di Busto Arsizio.
L’area sanitaria manifesta, come sempre, più di una criticità (la situazione ci è stata descritta in modo particolareggiato dalla direttrice sanitaria dott.ssa Ezia Iorio e dalla Direttrice). Per quanto il numero dei medici sia superiore rispetto a quello operativo lo scorso anno (8 invece di 3), non vi è una vera e propria unità di pronto soccorso, ma unicamente di “primo soccorso”. Inoltre, una delle più gravi e croniche criticità è rappresentata dalla carenza di medici specialisti (dermatologo, ortopedico, infettivologo, cardiologo…), rendendo così sempre necessaria la traduzione del detenuto all’esterno per i relativi accertamenti.
Nell’ambito di un progetto nazionale, si sta cercando di sopperire (relativamente alle patologie che lo permettono) con visite specialistiche in videocollegamento.
È stata presente una sezione di FKT per riabilitazione, che accoglie soggetti provenienti da tutta Italia (15 posti).
La pianta organica degli infermieri è quasi totalmente coperta.
È stata installata una macchina per radiografie che però necessita di una ulteriore messa a punto per essere utilizzata correttamente.
Nell’anno vi è stato un suicidio e 8 tentativi di suicidio, mentre 4 decessi per altre cause (tra le quali due per inalazione di gas).
È previsto un incontro tra le Direttrice ed i vertici ASST nel corso della corrente settimana per discutere di tutte le iniziative possibili per risolvere o mitigare tali problematiche.
Permangono criticità e disfunzioni del SERT. Il SERT che opera all’interno della casa circondariale non è tecnicamente un servizio intrapenitenziario, ma fa capo a personale del SERT di Gallarate. Le criticità riguardano i ritardi nella presa in carico ed il personale ridotto. (peraltro, vengono presi in carico solo i tossicodipendenti già “certificati”).
I detenuti psichiatrici sono complessivamente 64 (disturbi della personalità, comportamentali, ecc.). La gestione è sempre complicata.
Infine, in data 26.9.2023 la direzione ha organizzato una conferenza stampa per dare pubblicità all’iniziativa realizzata dalla Lega Italiana per la Lotta ai Tumori, la quale ha iniziato un percorso finalizzato alla prevenzione all’interno del carcere, riguardante i detenuti ed il personale amministrativo, attraverso screening e visite specialistiche gratuite.
La visita è proseguita con l’accesso nelle sezioni 4 e 3 (terzo ed ultimo piano), ovvero quelle non interessate dai lavori di ristrutturazione degli ultimi anni. Le condizioni complessivamente non sono buone ma sono in corso lavori di rifacimento che – come già scritto in precedenza – hanno riguardato circa il 30% delle stesse.
In un’ottica di perseguimento di una maggiore efficienza, si è proceduto ad una informatizzazione dell’istituto, creando una rete tra le varie aree in modo che ognuna possa accedere a tutte le informazioni che riguardano ciascun detenuto.
Verrà istituita la figura del mediatore culturale in ciascuna sezione.
Quanto al lavoro, oltre alla nota cioccolateria, verrà attivato un percorso per formazione nell’ambito alberghiero.
Inoltre, sembrano in procinto di essere conclusi gli adempimenti funzionali all’effettiva messa in funzione della falegnameria.
Nei prossimi giorni la Direttrice incontrerà un funzionario della Questura di Varese per discutere ed individuare soluzioni alle problematiche inerenti il rilascio ed il rinnovo dei permessi di soggiorno.
Infine, abbiamo incontrato una delegazione di detenuti ai quali è stato descritto il funzionamento e le finalità dello Sportello per l’orientamento giuridico, che riprenderà l’operatività (in via sperimentale) nel mese di novembre.
Camera Penale di Busto Arsizio
Il Responsabile dell’Osservatorio Carcere
Avv. Lorenzo Parachini
RELAZIONE VISITA CASA CIRCONDARIALE DI CATANZARO – 22.9.2023
Dopo sole poche settimane dalla visita del 15 agosto, in data 22 settembre 2023, la Camera Penale “Alfredo Cantáfora” di Catanzaro, unitamente alla Camera Penale “Felice Manfredi” di Lamezia Terme e alla ONG “Nessuno tocchi Caino”, ritorna a far visita ai detenuti della casa circondariale “Ugo Caridi” di Catanzaro.
L’iniziativa promossa da Francesco Iacopino, presidente della Camera Penale di Catanzaro, si inserisce nel più ampio progetto “Viaggio della speranza. Visitare i Carcerati”, lodevolmente portato avanti da Rita Bernardini e Sergio D’Elia, rispettivamente presidente e segretario di “Nessuno tocchi Caino”, impegnati costantemente nella visita di tutte le strutture carcerarie dislocate sul territorio nazionale al fine di convogliare l’attenzione sulla tutela dei diritti dei detenuti e sulle condizioni in cui versano le strutture nelle quali la pena dovrà essere scontata.
L’ingresso in carcere del 22 settembre ha visto la partecipazione, oltre che del rappresentante dei penalisti catanzaresi e della predetta ONG, del G.I.P. di Lamezia Terme Domenico Riccio, del magistrato del Tribunale di Lamezia Terme Alessia Iavazzo, del presidente della Camera Penale di Lamezia Terme Renzo Andricciola, della rappresentante della Camera Penale di Lamezia Terme Stefania Mantella, del presidente del Consiglio Comunale di Catanzaro Gianmichele Bosco, dei responsabili dell’Osservatorio Carcere ed Esecuzione pena della Camera Penale di Catanzaro Pietro Mancuso e Vincenzo Galeota, dei suoi componenti Alessandra Coppolino e Antonio Gustavo Mungo, del presidente del Collegio dei Probiviri Vincenzo Ranieri, del componente del direttivo della Camera penale di Catanzaro Ottavio Porto, del Garante regionale dei diritti dei detenuti Luca Muglia e del Garante comunale dei diritti dei detenuti Luciano Giacobbe.
Preliminarmente rispetto alla visita vera e propria, in presenza della direttrice del carcere Patrizia Delfino e del comandante della Polizia Penitenziaria, si è tenuta una breve riunione presso gli uffici dirigenziali, nel corso della quale è stato affrontato il tema del sovraffollamento, della carenza di personale penitenziario, medico, assistenziale e amministrativo.
La direttrice, il comandante e il dirigente dell’area sanitaria Giulio Di Mizio si sono dimostrati ampiamente disponibili nel fornire le informazioni richieste e nel discutere delle problematiche che, nonostante gli sforzi, attualmente persistono.
Il breve confronto è servito a delineare un quadro completo circa la composizione della popolazione carceraria della casa circondariale, che ad oggi conta 625 detenuti di cui 326 devono scontare una pena inferiore ai 4 anni, mentre i detenuti di origine straniera sono 74.
Una fetta consistente di tale popolazione si trova ristretta nella sezione media sicurezza, che ospita circa 400 detenuti, le cui articolazioni maggiormente affollate appaiono la sezione “circondariale ordinaria”, che annovera 154 detenuti, e la sezione “reclusione ordinaria” che ne ospita 72.
Altrettanto numerosi sono i detenuti delle sette sezioni del regime di “alta sicurezza 3” (c.d. AS3) che, in base ai dati forniti dal personale amministrativo, rappresentano un totale di 167 persone, di cui 3 sono disabili; 18 sono invece i detenuti in “alta sicurezza 1” (c.d. AS1), che è costituita da una sezione.
La sezione isolamento è costituita da un reparto distaccato dal resto della casa circondariale, che conta circa 10 posti di cui 3 attualmente occupati. Le persone recluse, attualmente assegnate al lavoro esterno ex art. 21 O.P., sono 20. Sono 6 i detenuti nell’ Articolazione Salute Mentale (c.d. A.S.M.), di cui 2 risultano essere disabili.
I T.S.O. effettuati nel corso del 2023 sono stati 5, con un tempo medio di rientro in carcere di circa una settimana.
Un dato allarmante è costituito dal numero dei reclusi sottoposti a trattamento intensificato, che ad oggi corrisponde a 133 persone.
Un grave deficit numerico si registra in ordine all’organico di polizia penitenziaria operativo presso la casa circondariale “Ugo Caridi”, dal momento che gli effettivi in servizio presso la struttura sono solamente 388 a fronte dei 470 previsti, necessari per una corretta ed efficiente gestione della struttura, e il cui carico di lavoro, tutt’oggi aggravato dal forzato prolungamento dell’orario lavorativo, sarà ulteriormente accresciuto a causa dell’aumento di 20 unità dei posti destinati ai detenuti minori di età.
Un’altra lacuna da colmare è data dall’esiguità del personale medico specializzato adibito alla cura dei circa 150 detenuti affetti da disturbi di tipo mentale, che annovera esclusivamente 3 psichiatri con contratto a 38 ore settimanali e 6 psicologi.
Da segnalare è tuttavia l’ottimizzazione dell’iter per l’accertamento della sussistenza delle patologie psichiatriche nei detenuti che, a differenza di quanto avveniva in passato, vengono sottoposti a visita entro le prime 24 ore dall’ingresso nella casa circondariale.
Ciò grazie alla razionalizzazione della gestione dell’ Articolazione Salute Mentale (c.d. A.S.M.), posta al quarto piano, che appare suddivisa in due distinte sezioni: una prima adibita all’osservazione e alla predisposizione di un piano di trattamento per il detenuto in arrivo, e una seconda destinata alla riabilitazione del soggetto psichiatrico (che appare tuttavia priva delle dotazioni di sicurezza, necessarie alla prevenzione di gravi infortuni, quali pareti e mobilio imbottiti, televisori incassati e spigoli arrotondati).
Un dato drammatico è rappresentato dalla totale assenza, in un carcere dove circa un quarto dei detenuti è di origine straniera, di assistenti linguistici, di funzionari linguistici e di mediatori culturali in grado di instaurare un corretto dialogo con tali soggetti.
Difatti, molte sono state le esperienze consegnate dal personale carcerario circa i disagi causati dall’impossibilità di comunicare con chi non parla né comprende la lingua italiana o, quantomeno, l’inglese.
Si va dal detenuto straniero che a causa della difficoltà di comunicare correttamente i sintomi sofferti ha scoperto in clamoroso ritardo di essere affetto da cancro gastrico, ai detenuti che, per le medesime cause, non comprendono appieno le disposizioni provenienti dall’autorità penitenziaria, dando così drammaticamente luogo ad episodi di violenza, spesso ai danni di altri detenuti.
Da segnalare è il dato per cui 192 detenuti sui totali 640 svolgono mansioni lavorative interne all’istituto circondariale, tra cui 38 vengono impegnati nella distribuzione dei pasti, 42 nelle varie mansioni richieste in cucina, 21 nelle attività di distribuzione dei beni acquistati dagli altri reclusi, e i rimanenti in altri utili compiti quali la ristrutturazione, la pulizia e l’assistenza alla persona.
Inoltre, desta viva apprensione la cifra di 1700 traduzioni in carcere, operate in totale dal 1° gennaio 2023.
Questi i numeri che il carcere di Catanzaro presenta alla data 22 settembre 2023.
Tuttavia, parlare di numeri non è del tutto corretto perché, dietro al mero e freddo dato statistico, si celano i volti delle persone detenute che i componenti della delegazione hanno incontrato e soprattutto ascoltato nel corso della visita.
Infatti, ciò che più di ogni altra cosa ha destato angoscia, è stato il bisogno di contatto umano che connotava ognuna delle persone private della libertà con cui i partecipanti alla visita si sono confrontati.
È stata infatti sufficiente una breve chiacchierata con alcuni di loro per dissipare, sebbene per pochi istanti, le preoccupazioni e le paure sintomatiche dello stato di reclusione e spesso riconducibili al timore di non poter nemmeno usufruire di permessi premio.
Si è potuto altresì prendere atto dei benefici derivanti dallo svolgimento di alcune attività da parte dei detenuti, quali la lavorazione di manufatti in ceramica e la produzione di prodotti dolciari, da taluni definite come una “terapia” che per 4 ore giornaliere (8 il venerdì) fa quasi dimenticare il peso della sofferenza.
Premura della delegazione, è stata certamente quella di verificare le condizioni strutturali in cui versano i vari livelli della casa circondariale, che si presentano eterogenee.
Difatti, interi settori appaiono fatiscenti o in fase di ristrutturazione, come una parte dell’area destinata ai detenuti in regime di “alta sicurezza 3” e la sezione del primo piano dedicata ai lavoratori ex art. 21 in media sicurezza.
Preoccupanti sono le condizioni in cui versano i detenuti in regime di “Alta Sicurezza 1”, stipati in celle approssimativamente stimate intorno ai 12 metri quadrati (di cui solamente 3 o 4 fruibili a causa della presenza del mobilio), sprovviste di docce interne e che il più delle volte ospitano due persone. Seppur rispondenti alle misure regolamentari, per come è stato riferito dal personale penitenziario che ha accompagnato la delegazione, le celle appaiono visivamente anguste.
Precipuamente a causa dell’assenza della doccia all’interno di ogni singola cella, i detenuti si vedono costretti a curare la propria persona all’interno di docce comuni, non potendo in tal modo godere della benché minima privacy.
Le condizioni generali delle celle appaiono discrete dopo l’effettuazione dei lavori di imbiancamento avvenuti, da quanto si è appreso da alcuni detenuti, solamente nella seconda metà di agosto.
Mediocre è apparso lo stato delle celle delle sezioni “Media Sicurezza” e “Alta Sicurezza 3”, delle quali è sicuramente migliorabile la vivibilità e il decoro mediante la predisposizione di dotazioni maggiormente funzionali ad una permanenza prolungata e quasi stabile all’interno delle stesse.
Presente, al primo piano, una sala dedicata all’attività ginnica, dotata di diverse macchine (molte delle quali in disuso in quanto non funzionanti) nonché di un intero settore dedicato alla riabilitazione estensiva.
Al piano terra della casa circondariale sono stati ultimati i lavori di risanamento e di ristrutturazione della piscina, unica nel sud Italia da quanto si apprende dal personale medico, che sarà adibita alla riabilitazione da determinate patologie, tuttavia ancora vuota e non funzionante a causa dell’assenza di personale specializzato da impiegare nelle operazioni.
Gli altri piani della struttura, uno su tutti l’intero piano adibito all’attività clinica e ambulatoriale, sono invece apparsi in netto miglioramento rispetto alla precedente visita effettuata in data 15 agosto 2023, dal momento che i lavori di ampliamento e ristrutturazione, che in estate versavano in fase embrionale, ad oggi appaiono in stato avanzato. Per l’operatività del centro clinico in parola la casa circondariale è in attesa della consegna di strumentazioni mediche e diagnostiche necessarie per l’ottimale funzionamento dei diversi reparti.
In particolare, nel reparto di radiologia, al netto della dotazione della strumentazione per l’ecografia, mancano ancora all’appello diversi macchinari e i lavori di adeguamento sono ancora lontani dal completamento (stimato per fine ottobre 2023) e dunque dall’entrata in regime, mentre si registra comunque la presenza di un tecnico specializzato.
È assente un reparto adibito alla dialisi; il Ser. D., pur appoggiandosi a strutture e professionisti esterni, è gestito internamente.
Molto ben fornito è il reparto in cui vengono immagazzinati i farmaci da distribuire, nel quale sono presenti anche gli antivirali per il trattamento dei 9 detenuti affetti da HIV.
Per ciò che concerne la predisposizione dei protocolli medici, il dirigente dell’area sanitaria prof. Giulio Di Mizio, esponendo l’adozione di un nuovo modello per la gestione delle emergenze, consistente in un approccio di tipo ospedaliero, ovvero strutturato sulla gestione interna di tutte le emergenze, ha evidenziato la presenza di cause impeditive al perseguimento di un tale obiettivo, da ricondurre soprattutto alla forte carenza di fondi e di personale, che non permette di garantire all’interno del carcere, l’erogazione di un servizio operante 24 ore su 24, rendendo perciò necessarie e assidue le richieste d’intervento ai servizi esterni rispetto alla casa circondariale, quali la guardia medica e il pronto soccorso cittadino.
Il dirigente sanitario ha rappresentato alla delegazione il progetto volto ad un miglioramento del servizio per la gestione delle emergenze mediche, governato mediante un sistema informatico di ricevimento e catalogazione delle richieste di assistenza da parte dei detenuti in grado di attribuire alle stesse un ordine di priorità, con il target di contrarre i tempi di intervento e di garantire un numero maggiore di prestazioni.
Infatti, in base alle testimonianze provenienti dai detenuti con i quali la delegazione ha interloquito si evincerebbe che i tempi di attesa per essere sottoposti ai controlli richiesti non sono attualmente caratterizzati da tempestività.
Si presenta invece ben organizzato e dotato di una grande varietà di strumentazioni (due forni, due degasatrici, una pressa e una serie di torni) il laboratorio, che impiega circa 10 detenuti, adibito alla lavorazione della ceramica, finanziato dalla Cassa Ammende e gestito dalla cooperativa “Homo Faber”, il cui vice presidente Vincenzo Casadonte ne coordina lo svolgimento delle attività, consistenti nella produzione di piatti, vasi e altri suppellettili in ceramica che vengono successivamente commercializzati all’esterno del carcere.
Medesimo elogio merita senz’altro l’attività svolta all’interno del laboratorio di pasticceria gestito dalla cooperativa “Mani in libertà” e coordinato dal presidente Antonella Mannarino, che impiega circa 8/9 detenuti.
L’attività del laboratorio di pasticceria consiste nella realizzazione di prodotti dolciari sia freschi che da forno realizzati con ingredienti di prima scelta, i quali vengono commercializzati tra i detenuti e al di fuori del perimetro carcerario.
Ad ogni modo, i benefici maggiori che tali attività apportano ai detenuti, unitamente agli altri progetti educativi e ai percorsi didattici e professionalizzanti predisposti dalla casa circondariale, investono senza dubbio il morale e le condizioni mentali, come già in precedenza si è avuto modo di rappresentare basandosi sul narrato dei diretti interessati.
In conclusione, un resoconto della visita in carcere del 22 settembre, imperniato esclusivamente sulla valutazione del solo dato oggettivo riferibile alle condizioni in cui versa la struttura, restituisce un quadro parziale della detenzione che interessa le 640 persone presenti all’interno della casa circondariale di Catanzaro.
Invero, l’evento ha registrato la partecipazione di un nutrito ed eterogeneo gruppo di soggetti, rappresentanti di mondi spesso dipinti come distanti o, addirittura, in contrapposizione.
Più realisticamente, la visita alla casa circondariale è servita a prendere cognizione, al di là della dinamica processuale e senza la mediazione della burocrazia che la condiziona, delle reali esigenze di tutela dei detenuti, i cui diritti, scontati per il soggetto che non ha mai subito la restrizione della libertà personale, spesso risultano in qualche misura compressi.
Pertanto, si ritiene che l’ingresso nelle aree visitate, normalmente inaccessibili durante lo svolgimento degli ordinari colloqui con i detenuti, sia stato per ciascuno dei partecipanti, una seria occasione di riflessione e confronto sulle numerose problematiche, sulla sofferenza e sulla mancanza di tutela che affliggono i detenuti, le cui condizioni non possono essere esclusivamente tratteggiate sulla base del solo dato statistico.
Relazione a cura dei componenti dell’Osservatorio Carcere ed Esecuzione Pena di Catanzaro Alessandra Coppolino e Antonio Gustavo Mungo, sotto la supervisione dei responsabili dell’Osservatorio Pietro Mancuso e Vincenzo Galeota.
RELAZIONE VISITA CARCERE DI BENEVENTO – 22.8.2023
Anche quest’anno, la Camera Penale di Benevento, con una propria delegazione (Avv.ti Simona Barbone, presidente, Domenico Rossi, Francesco Fusco, Nico Salomone, Mario Salerno, Luigi Marino), unitamente all’Osservatorio Carcere dell’UCPI, nella persona del Responsabile regionale, Avv. Giovanna Perna, ha visitato la Casa circondariale di Benevento-Capodimonte, come previsto e consentito dall’art. 117 O.P. Grazie alla disponibilità e alla guida del Direttore, Gianfranco Marcello e del Comandante della Polizia penitenziaria dell’Istituto, Linda De Maio, oltre che del personale di P.P., la delegazione ha fatto ingresso nei reparti maschile, alta sicurezza e protetti, oltre che in altri locali, quali cucine, lavanderia, sartoria, aree adibite all’attività scolastica (scuola dell’obbligo, istituto alberghiero, etc.). Rispetto alla capienza di 261 unità, sono presenti attualmente in istituto 385 detenuti, di cui 216 AS (+1 ASM), 81 MS, 4 in isolamento fiduciario, 24 protetti, 2 collaboratori di giustizia, 49 donne (di cui 9 in settore protetti), 5 autorizzati al lavoro esterno ex art. 21 O.P. e 5 semiliberi. In relazione alla organizzazione interna dei reparti e delle sezioni, una delle problematiche principali rappresentataci è, allo stato, quella della provenienza di detenuti per ragioni di “ordine e sicurezza” da altri istituti senza che all’interno del carcere sia effettivamente presente una sezione ex art. 32 OP: ciò costringe la direzione ad accoglierli in sezione ordinaria, con i conseguenti, facilmente immaginabili disagi organizzativi (attualmente sono 11 circa i soggetti presenti per una capienza di 30 unità).
Novità recente è costituita dalla sospensione dei ‘ricoveri in emergenza’, dunque al termine delle cd. assegnazioni, che consente – a parere della Direzione – una migliore organizzazione/gestione interna della detenzione.
Il personale di polizia penitenziaria consta di 233 agenti (di cui 189 uomini e 44 donne), tra posizioni apicali, dirigenti, ispettori, sovrintendenti e agenti assistenti, tra i quali permane una lieve situazione di sottorganico. Si sottolinea la recente nota di encomio della Direzione nei confronti del personale di polizia penitenziaria per il lavoro egregio svolto in occasione degli ultimi eventi critici occorsi, altresì in ragione dell’obbligato aumento dei turni di servizio nel periodo estivo, notoriamente interessato da maggiore carenza di personale (allegata alla presente). Il personale civile composto dai funzionari giuridico-pedagogici (cd. “educatori”) consta di unità sotto la decina che si rivelano carenti in rapporto all’esigenza, dapprima, della concreta realizzazione della cd. “sorveglianza dinamica” ed attualmente del cd. “trattamento intensificato/individualizzato” per i detenuti, che dovrebbero di fatto vivere il carcere all’esterno della singola cella, impegnati in attività rieducative e di reintegrazione. Al fine di assicurare l’attività trattamentale prevista dall’O.P. sarebbero necessari all’interno dell’Istituto penitenziario almeno due educatori per ogni sezione, cosa che almeno per il momento appare una chimera.
La significativa criticità insiste ancora nel settore sanitario: il medico non riesce a garantire una presenza costante in istituto, così da demandare in alcuni casi le urgenze alla guardia medica esterna. Mancano, dunque, medici che garantiscano continuità assistenziale, sia diurna, che notturna. L’articolazione sanitaria è, inoltre, praticamente priva di uno psichiatra fisso che presti assistenza ai detenuti con disagio mentale: il DSM garantisce in concreto la presenza di uno psichiatra (a rotazione) all’interno dell’istituto solo per circa quattro volte al mese (una volta a settimana), assolutamente insufficiente, oltretutto con un’autoregolamentata (dall’ASL) attività limitata a n. 5 consulenze per ogni accesso. L’articolazione sanitaria, inoltre, è priva di autonomia strutturale, situata al fianco del reparto MS e con équipe a rotazione con organico strutturalmente carente.
L’Istituto garantisce attività scolastica (scuola dell’obbligo, istituto alberghiero ed altri corsi di formazione) e lavorativa; all’interno è presente una sartoria dotata di strumenti all’avanguardia e di un responsabile esterno esperto, dunque in grado di produrre lavori sartoriali di buona fattura (in fase pandemica erano state prodotte mascherine per la cittadinanza e ordinariamente vengono prodotte divise per i lavoranti e manutenute le divise della polizia penitenziaria). Più limitata è l’attività trattamentale di tipo culturale e ricreativo, demandata come sempre alla buona volontà dei volontari, che pur organizzano eventi teatrali e cinematografici all’interno dell’istituto, anche con una certa frequenza, anche grazie all’impegno della Direzione, degli educatori e degli agenti. I locali palestra interni ai reparti sono desueti e sostanzialmente inutilizzati, con macchine ormai fuori uso e obsolete. L’istituto ha attivato ormai da tempo un servizio e-mail per le comunicazioni con i detenuti ed ha implementato, per i colloqui, l’utilizzo delle videochiamate, pur avendo ripristinato il sistema ordinario delle visite in vigore precedentemente all’emergenza pandemica. È stato altresì implementato il “totem” elettronico messo a disposizione dei detenuti per la spesa. È presente ormai da qualche tempo una ludoteca utilizzata per i colloqui con i familiari dei detenuti con figli.
Novità recente è rappresentata dall’attivazione di una convenzione con una profumeria e una farmacia locali, oltre che con una parrucchiera, servizi molto funzionali e utili per il quotidiano dei detenuti.
Per quanto riferito dal personale e soprattutto dai detenuti medesimi, le visite al carcere da parte dei magistrati di sorveglianza per i colloqui richiesti e periodici sono effettuate di rado; e negli ultimi anni i colloqui si svolgono prevalentemente (quasi esclusivamente) con modalità telematiche.
Si raccoglie più di qualche lamentela da parte dei detenuti per l’acqua calda presente ad intermittenza in alcuni reparti a causa di problematiche strutturali (in particolare ai piani superiori). La Direzione ha finalmente avviato i lavori per risolvere tale disagio, la cui consegna è prevista per il prossimo mese di ottobre. Le celle, nonostante il pur contenuto affollamento, appaiono in condizioni mediamente accettabili, con qualche caso più evidente di spazio eccessivamente ristretto, ai limiti delle misure ritenute “umane”, secondo i criteri individuati dalla CEDU, dalla giurisprudenza di legittimità e dalla legislazione nazionale. Qualche detenuto lamenta vitto carente sotto il profilo qualitativo e area passeggio disconnessa. Non risultano, invece, rialzi anomali dei prezzi del sopravvitto, secondo quanto verificato in sede di visita.
Il servizio lavanderia, che per anni e ancora oggi serve anche la struttura di Ariano Irpino, rischia di incontrare problemi seri in ragione della recente rottura di una macchina lavatrice: l’Istituto necessita, dunque, di un intervento urgente sotto questo profilo per evitare il rischio che decine e decine di detenuti restino a breve senza indumenti puliti e igienizzati (questione, anche questa, segnalata immediatamente dall’osservatorio al provveditorato, al termine della visita).
Il Carcere di Benevento-Capodimonte si appalesa come un istituto penitenziario che tra le mille difficoltà connesse alla carenza di fondi, personale, strutture e alla scarsa attenzione della Politica e delle Istituzioni, si muove lungo una linea di buona gestione e impegno che garantisce ascolto e detenzione “sopportabile”, ma con l’urgenza ormai non più rimandabile di provvedere da parte delle autorità sanitarie competenti a garantire una concreta assistenza psichiatrica, e sanitaria in generale, degna di un Paese civile. La scelta legislativa di “esternalizzare” la sanità penitenziaria ha contribuito a condurre allo stato critico attuale: la sanità regionale appare spesso sorda rispetto alle problematiche dei detenuti, lenta, farraginosa e carente. È assolutamente necessaria un’inversione di rotta: le problematiche segnalate devono essere seriamente prese in carico dalla Asl competente, soprattutto in ragione del recente pubblicizzato incremento di personale e competenze, che, però, a quanto pare, ha ancora una volta colpevolmente e completamente dimenticato l’umanità carceraria.
Avv. Giovanna Perna
Responsabile Osservatorio Regione Campania
Avv. Nico Salomone
Componente di Giunta della Camera Penale di Benevento – Delegato carcere
Relazione sulla visita al carcere di Ariano Irpino
La Camera Penale di Benevento, con una propria delegazione composta dagli Avv.ti Domenico Rossi, Francesco Fusco, Nico Salomone, Roberto Pulcino, Enrico Riccio e Fiorita Luciano, unitamente all’Osservatorio Carcere dell’UCPI, nella persona del Responsabile regionale, Avv. Giovanna Perna, ha visitato la Casa Circondariale di Ariano Irpino – P. Campanello nella giornata del 21 agosto c.a. Grazie alla disponibilità e alla guida del Direttore, Dr.ssa Mariarosaria Casaburo, e del Comandante della Polizia penitenziaria, Attilio Napolitano, oltre che dell’educatrice, dr.ssa Francesca Santamaria, e del personale di polizia penitenziaria, la delegazione ha fatto ingresso nei reparti media sicurezza (vecchio e nuovo padiglione), nell’area colloqui, biblioteca, ludoteca e area verde esterna. Non è presente in struttura una sezione alta sicurezza. Risultano in fase di ristrutturazione le due sezioni - art. 32 - ordine e sicurezza (delle quali una sarà sezione protetta promiscua). È prevista anche una nuova sezione per i collaboratori. I padiglioni in ristrutturazione prevederanno l’utilizzo di termo-arredi. In previsione anche la messa a disposizione dei frigoriferi per le celle; già invece presenti nebulizzatori per l’area verde esterna dedicata ai colloqui con i familiari.
Risultano finalmente in via di attivazione, dopo anni, le vasche di contenimento idrico con i lavori in fase di ultimazione. Per l’avvio della lavanderia la struttura attende le autorizzazioni relative allo sversamento dall’ente comunale.
Rispetto alla capienza attuale di circa 290 unità (350, se si contano le due sezioni, come detto, attualmente in fase di ristrutturazione), sono presenti in istituto 250 detenuti (con la presenza di una decina di soggetti ammessi al lavoro esterno ex art. 21 OP). Il personale di polizia penitenziaria consta di circa 126 agenti, con una pianta organica comunque sottostimata (di 165 unità) successivamente agli ampliamenti strutturali del 2010. Il personale civile dei funzionari giuridico-pedagogici (educatori) consta di 4 unità: un numero maggiore consentirebbe certamente una più concreta realizzazione del ‘trattamento individualizzato’ per i detenuti. L’Istituto garantisce attività scolastica (liceo artistico e istituto alberghiero), mentre non sono andati a buon fine i contatti avviati per l’attivazione della scuola agraria; di recente sono stati organizzati diversi corsi di formazione e recupero (corso di formazione primo soccorso Protezione Civile, corso per parrucchiere, corso per pizzaiolo tenuto da un detenuto stesso, corso di teatro) demandati all’impegno di volontari e società civile. All’interno dei reparti sono presenti aree per la socialità abbastanza estese, seppur con oggettistica e attrezzistica ormai obsolete. In istituto sono presenti una ricca biblioteca (il cui locale è utilizzato anche per lo svolgimento di alcuni corsi per i detenuti) e una ludoteca ben organizzata. V’è anche, come detto, uno spazio verde esterno ben curato, dedicato agli incontri dei detenuti con i familiari e i propri figli, nel quale di recente sono stati impiantati nebulizzatori che insistono sui gazebo presenti. Conclusa anche la ristrutturazione di un campo sportivo, che a breve sarà messo a disposizione dei detenuti. All’interno dell’istituto è presente una chiesa; padre Roberto Di Chiara si dedica con grande impegno all’assistenza spirituale dei detenuti, oltre che a fornire sostegno ai più bisognosi, anche grazie all’intervento della Caritas (purtroppo piuttosto assente nell’ultimo periodo, secondo quanto riferito dai detenuti). La chiesa interna all’istituto ha carattere polivalente; dunque, i suoi locali possono essere utilizzati anche per le attività trattamentali. Di notevole interesse la recente organizzazione del cd. “viaggio con il prigioniero”, proprio da parte di Don Roberto. Negli ultimi mesi, alcuni detenuti hanno partecipato alla proiezione in Avellino del film “La Conversione”, opera dal profondo significato sociale e civico; di notevole interesse anche il Convegno sulla Giustizia Riparativa organizzato su stimolo della Responsabile dell’Osservatorio carcere UCPI, alla presenza dei detenuti, con la partecipazione di un accademico e del magistrato di sorveglianza.
Le celle appaiono in condizioni mediamente accettabili, entro i limiti delle misure ritenute “umane”, secondo i criteri individuati dalla CEDU, dalla giurisprudenza di legittimità e dalla legislazione nazionale, soprattutto nel nuovo padiglione (più critica la situazione nel vecchio padiglione). I detenuti lamentano carenza in termini di attività trattamentali, lavoro, ma soprattutto assistenza sanitaria. La Direzione ha opportunamente segnalato tali problematiche di tipo sanitario alla competente ASL, ma sinora senza una concreta svolta. In ciascun reparto è presente una cella per i diversamente abili, ma purtroppo gli ascensori (montacarichi) per il trasferimento ai piani della struttura sono fuori uso, ad eccezione di quelli del vecchio padiglione, appena rimessi in funzione. Devono, invece, essere sistemati gli ascensori nel nuovo padiglione, ancora fuori uso.
Le principali criticità riscontrate.
Anche nel caso di Ariano Irpino, come per Benevento, la vera criticità è nel settore sanitario, e in particolare psichiatrico. Mentre è garantito un presidio medico giornaliero (l’équipe medica si compone di 1 medico responsabile, dirigente sanitario e tre infermieri, oltre una psicologa dell’Asl, presente in istituto con orario ridotto, e una psicologa del Sert, presente due volte a settimana, ma spesso senza la presenza del medico, fattore questo che non consente la presa in carico dei pazienti), per quanto carente in organico, assente completamente è l’assistenza psichiatrica interna. Essa, infatti, è totalmente demandata alle visite esterne per i detenuti con disagio psichiatrico, il che la rende farraginosa, inefficace e spesso tardiva, in ogni caso non costante come necessiterebbe. Come detto, la pianta organica medica è carente di personale: manca un numero sufficiente di infermieri e personale OSS. Sono previste visite di medici specialisti all’interno della struttura, ma attualmente solo quelle del dermatologo e del dentista.
Le sezioni 3°, 4°, 5° e 6° hanno avviato dallo scorso 17 agosto uno sciopero della spesa al fine di segnalare e lamentare l’aumento anomalo dei costi del sopravvitto, che non consente loro l’acquisto a prezzi ragionevoli dei beni di prima necessità (alimentari in particolare), questione già prontamente segnalata dall’osservatorio Carcere UCPI al provveditore regionale, all’esito della visita. Altresì, sottolineano l’impossibilità di ottenere pacchi alimentari a mezzo posta (servizio sospeso dalla Direzione per ragioni di sicurezza) per i detenuti che non riescono ad accedere ai colloqui con i familiari (in questo caso è ammesso naturalmente l’ingresso dei pacchi alimentari).
Gli stessi detenuti lamentano una scarsa presenza dei magistrati di sorveglianza ai colloqui richiesti, in particolare alla terza e quarta sezione vi sono detenuti che attendono da mesi un colloquio richiesto e mai ancora effettuato.
Ancora, lamentano la scarsa assistenza sanitaria (in particolare i detenuti della XI sezione MS manifestano forte disagio per i tempi lunghissimi di effettuazione delle visite mediche specialistiche) e le quasi nulle possibilità di reinserimento dovute alle poche attività trattamentali svolte e alla scarsa rotazione nell’assegnazione al lavoro dei detenuti.
Lamentano in alcuni casi la condizione delle celle, che recano in qualche situazione pareti aggredite dall’umidità e finestre non ben funzionanti e isolanti. Lamentano, infine, la mancanza di attrezzi nell’area dedicata alle attività ricreative: in effetti, essi risultano in disuso e/o mal funzionanti.
Conclusioni.
Il Carcere di Ariano Irpino è un istituto penitenziario che, come altri, paga la carenza di fondi, personale, strutture e la scarsa attenzione della Politica e delle Istituzioni. Nonostante l’impegno profuso dalla Direzione, dal personale civile e amministrativo e da quello della Polizia penitenziaria, v’è carenza di attività lavorative e trattamentali costanti per i detenuti, anche in ragione di una legislazione spesso inadeguata, la stessa che, “esternalizzando” la sanità carceraria, determina paralisi e tragedie vere, soprattutto nel settore della cura e dell’assistenza al disagio psichiatrico.
Avv. Giovanna Perna
Responsabile Osservatorio Regione Campania
Avv. Nico Salomone
Componente di Giunta della Camera penale di Benevento – Delegato carcere
VISITA AL CARCERE DEL 21.08.2023
L’Unione Camere Penali Italiane, con il suo Osservatorio Carcere, e con la associazione Nessuno Tocchi Caino, ha avviato la iniziativa delle visite alle carceri italiane nel mese di agosto 2023, per un resoconto delle problematiche ivi esistenti, soprattutto della salvaguardia dei diritti delle persone detenute.
In questo solco l’avv. Marisa Savino, Presidente della Camera Penale di Bari, condividendo insieme al Direttivo la iniziativa, ha organizzato una visita presso la Casa circondariale di Bari e, previa autorizzazione, l’accesso si è tenuto il giorno 21 agosto 2023 alle ore 11.00.
Insieme al Presidente Savino, sono presenti il past president Avv. Guglielmo Starace, l’ avv. Filippo Castellaneta, Vice Presidente, e l’avv. Maria Agneta, consigliere del direttivo della Camera Penale di Bari.
L’ingresso avviene in orario e la delegazione della C.P. viene ospitata in direzione, ove incontriamo il direttore tirocinante, il comandante della Polizia Penitenziaria, la coordinatrice dell’area trattamentale, nonchè il dirigente medico f.f. e il direttore sanitario ASL, per acquisire dati e ogni informazione utile sullo stato dei detenuti.
STRUTTURA : Antica. Costruita nel 1914 e utilizzata per “carcere” dal 1926. Quasi un secolo e si vede. Le criticità e le problematicità sono enormi e che un edificio d’altri tempi, vetusto e progettato quando il mondo aveva stili di vita ed esigenze diverse dalle attuali, riverbera sulla sicurezza, sul trattamento e sulla socialità dei detenuti. Insormontabili. Ambienti comuni molto puliti e ordinati. Uno spazio oggetto di infiltrazioni di acqua e quindi chiuso. Spazi verdi totalmente assenti. Cortile dove si svolge l’ora di aria. Due stanze adibite a “aula di udienza” e attrezzate adeguatamente per consentire i collegamenti in videoconferenza con le varie sedi di Tribunali, una chiesetta.
PRESENZE- SOVRAFFOLLAMENTO
numeri:
presenze in istituto al 21.08.23: 447, di cui 445 effettivi e 2 ricoverati;
capienza regolamentare 258 + 32 in ex Istituto femminile (ormai chiuso da tempo);
della popolazione detenuta circa 150 sono i detenuti a titolo definitivo, 300 a titolo cautelare o misto (ossia hanno una misura cautelare ed anche un titolo definitivo);
della popolazione detenuta 125 sono nel circuito AS (Alta Sicurezza).
POLIZIA PENITENZIARIA
Numeri:
la pianta organica è di 276 unità ma ve ne sono 248 effettivi-amministrati.
A 101 dipendenti sono riconosciuti i diritti di cui alla Legge 104/1992, sicchè effettuano meno turni (in media 3 giorni lavorativi in meno al mese).
Prossimi alla pensione 14, quindi meno utilizzati.
Molti sono gli anziani che hanno diritto ad un maggior periodo di ferie.
Il servizio scorte per trasferimenti incide ancora molto sul lavoro degli agenti atteso che la popolazione carceraria è in continua rotazione.
Il nucleo traduzioni è una entità separata su base provinciale.
AREA TRATTAMENTALE /EDUCATORI
numeri:
10 in una originaria pianta organica, poi ridotti a 5.
Effettivi 3 tra cui la coordinatrice.
Situazione critica: in 3 svolgono ed evadono 2500 pratiche in un anno, fanno il possibile per ascoltare tutte le persone detenute con le loro mille problematiche, e soprattutto i nuovi giunti ed i cautelari che hanno necessità urgenti di contatti con la famiglia, di trauma per la prima esperienza carceraria e di organizzazione della vita all’interno della struttura.
Criticità enorme: le attività trattamentali sono ridottissime, vi è un unico spazio trattamentale, disponibile sulla carta, ma effettivamente non utilizzabile perché zona dell’edificio dichiarata inagibile.
Il personale cerca di utilizzare ogni spazio possibile ma il vecchio edificio con le sue mura possenti, i suoi innumerevoli “muri portanti” non si presta ad adattamenti che pure occorrerebbero per migliorare la possibilità di svolgere attività trattamentali e sociali.
Nei pochi spazi disponibili sono state ricavate 3 biblioteche, mediamente frequentate dalle persone detenute.
Una di queste sale è stata istituita e arredata grazie all’opera incessante del Carcere Possibile ONLUS “Giuseppe Castellaneta”, delegazione di Bari, con la costante presenza della Presidente avv. Virginia Ambruosi Castellaneta, anche fra i volontari.
Sono stati realizzati percorsi rieducativi con corsi di teatro, corsi di pittura e con partite di calcio. Sembrano percorsi limitati ma, stando alla struttura dell’edificio, gli sforzi per la realizzazioni di queste attività sono stati enormi e nonostante tutti i limiti le attività sono molto partecipate.
VOLONTARI
Sono oltre 100 ma partecipano liberamente alle attività del carcere e senza vincoli di orari.
Il loro apporto è comunque utile per i contatti con i detenuti, soprattutto stranieri, nonché per favorire i contatti di costoro con il mondo esterno.
AREA SANITARIA
La casa circondariale di Bari è sede del SAI (servizio di Assistenza intensivo) ed è uno delle 4 sedi italiane con funzioni multidisciplinari (Unità operativa complessa di medicina penitenziaria ASL Bari) nell’ambito della medicina penitenziaria, gli altri sono allocati a Roma Rebibbia, Napoli Secondigliano e Parma).
All’interno delle 4 sezioni detentive ogni giorno vengono eseguite visite mediche ordinarie durante le ore antimeridiane in regime ambulatoriale ed è garantita l’assistenza medica ed infermieristica h 24. Vi sono degli spazi adibiti a “farmacia”.
La S.A.I. ha 24 posti letto disponibili e nell’organizzazione del servizio è prevista una “sezione speciale” di 6 posti letto per disabili paraplegici e 17 posti per le patologie acute e croniche attive. Al momento questa sezione ospita 24 detenuti.
Il servizio assicura attività diagnostiche e visite specialistiche programmate fuori dell’Istituto, che tuttavia in molti casi non è possibile eseguire ”causa assenza personale di polizia penitenziaria”.
Nel primo semestre 2023 sono state eseguite 299 prestazioni di psichiatria penitenziaria.
In questo ambito la direzione sanitaria ha illustrato la presenza del progetto “Demetra” che persegue il fine di evitare la psichiatrizzazione delle comuni esperienze umane, e quindi di evitare che ogni comportamento umano di disagio venga interpretato come disturbo psichiatrico.
A tal fine si intende rinforzare il contributo della psicologia penitenziaria quale sottoinsieme della psicologia Giuridica e forense e quindi procedere ad una attività di osservazione al fine di contribuire alla definizione di un percorso di trattamento globale del condannato e alla predisposizione di un trattamento psicologico (terapeutico/riabilitativo) teso a stimolare un cambiamento funzionale e ad abilitare la persona ad una progressiva partecipazione sociale.
Il progetto prevede le seguenti figure: 1 psichiatra, 3 psicologi, 2 educatori, 2 assistenti sociali quali risorse necessarie.
Il progetto interessante per quel che concerne le dinamiche difensive, ad esempio in vista di una rivalutazione della “pericolosità sociale”, appare oltremodo utile in una ottica di risocializzazione.
Persona detenuta e difesa tecnica devono essere a conoscenza degli sviluppi di tale percorso ed avere la possibilità di utilizzare, nella fase della esecuzione della pena, le risultanze di questo tipo di trattamento al fine di dimostrare l’avvenuta risocializzazione oppure la cessata o diminuita pericolosità sociale.
In Istituto, attualmente vi sono 17 malati oncologici in terapia o in follow up.
Grande attenzione si presta al rischio suicidiario attraverso il S.A.M.I. ( Suicide assessment manual for inmates) scala di valutazione del rischio di suicidio, interviste standardizzate e valutazione dei problemi psicologici.
INCONTRO CON DETENUTI
La delegazione ha dato ampio spazio alla visita delle sezioni, visitate la sezione prima e terza, incontrando alcuni detenuti, visitando le celle e facendovi accesso per verificarne gli spazi e le modalità di vita. Rumore di fondo costante per tutta la durata della visita, caratterizzato dal rimbombo del vociare e dal rumore di apertura e chiusura dei cancelli e delle porte delle celle.
Visitata la sezione dove pernottano e vivono i “lavoranti”, coloro che vengono impiegati in attività lavorative all’interno dell’Istituto ai sensi dell’art. 21 o.p..
Alcuni di loro hanno manifestato il disappunto per gli scarsi, come numero, colloqui con gli educatori, con il magistrato di Sorveglianza e anche con il personale medico e lamentano la mancanza di spazi comuni e di uno spazio verde.
Palpabile la volontà di ottenere un miglioramento delle condizioni individuali soprattutto da parte di chi vive la carcerazione con importanti patologie a carico e limitazioni nel deambulare che mal si conciliano con le criticità della struttura.
I detenuti intervistati hanno offerto contributi di positività in merito al rapporto con la direzione dell’Istituto, con gli agenti della Polizia penitenziaria e con il loro comandante, quest’ultima, a loro dire molto presente e attenta a mantenere la salubrità degli ambienti.
La presenza di un centro multidisciplinare sanitario comporta, infatti, che molti detenuti affetti da problematiche di salute vengano trasferiti presso la Casa Circondariale di Bari, dove possono ricevere delle cure più appropriate rispetto ad altri Istituti.
Le segnalazioni e le proposte
Da questa visita sono emerse delle segnalazioni, delle prerogative e delle proposte importanti.
La vetustità degli ambienti, la temperatura elevata, nonostante le caratteristiche della struttura e la ventilazione garantita dalle finestre aperte, la presenza in alcune zone di infiltrazioni di acqua, al punto della inibizione all’accesso, la limitata dimensione delle celle, seppure tutte agibili, e in alcune il disordinato arredo, il sovraffollamentoeil sottonumero del personale,la assenza di spazi comuni perconsentire la socializzazione, la assenza di uno spazio verde.
L’ impegno della dirigenza e del personale della polizia penitenziaria, del personale sanitario e dei rieducatori, che tutti sinergicamente cercano di affrontare la quotidianità ma con una assai limitata programmazione nel futuro causata da pochezza di risorse economiche, burocratizzazione quasi esasperata per evadere le possibili richieste amministrative o peggio sanitarie, limite strutturale dell’edificio.
Necessaria, pertanto, è una richiesta di intervento per rendere immediatamente fruibile laarea femminile, di fatto chiusa e inagibile, per la realizzazione di spazi comuni per la socializzazione e per un miglioramento delle condizioni di vita nelle singole celle, dove la commistione di persone, con origine, provenienza, e culto diversi, a volte rende difficile la vita comune.
Pertanto la edilizia carceraria, al pari di quella giudiziaria, nel nostro capoluogo di regione,mostra tutti i limiti e i difetti che non consentono l’effettivo esercizio dei diritti fondamentaliconnessi alla funzione giudiziariae alla tutela delle persone e di quelle detenute in particolare.
In questa situazione, limitata da una struttura inadeguata, dalla mancata e effettiva realizzazione del trattamento penitenziario proprio della legge, la Avvocatura penale si vede costretta a moltiplicare l’impegno e gli sforzi per assicurare ai detenuti una effettiva tutela legale e la tutela della loro persona.
Si ritiene, pertanto, di sollecitare le Istituzioni a prendere contezza che a Bari esiste tutt’ora un problema di Edilizia Giudiziaria e purtroppo anche di Edilizia Carceraria.
Bari, 22.8.2023
Il Presidente
Marisa Savino
Ferragosto in Carcere
Anche ad agosto 2023 la Camera Penale di Santa Maria Capua Vetere (nella persona del Presidente Avv. Francesco Saverio Petrillo, del Vicepresidente Avv. Luca Viggiano, del Segretario Avv. Alberto Martucci e del Consigliere Avv. Giuseppe Siconolfi) ha fatto visita alla Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere accompagnata dai colleghi delle Camere Penali di Napoli Nord (rappresentata dal Presidente Avv. Antonio Barbato e dalla Consigliera Avv. Immacolata Carratore) e di Nola (rappresentata dal Presidente Avv. Vincenzo Laudanno e dall’Avv. Sabato Saviano), per denunciare, ancora una volta, la drammatica situazione delle carceri italiane, emergenza che la politica non sembra volere affrontare in modo serio.
Occorrono investimenti per colmare gli ormai ingestibili vuoti di organico della Polizia Penitenziaria (la pianta organica del carcere sammaritano è carente del 30% rispetto agli addetti effettivi) e la carenza di tutte le figure professionali (psichiatri, psicologi, personale sanitario, educatori, ecc..) necessarie a garantire che la pena serva veramente a rieducare il condannato.
Nonostante le difficoltà persistenti, dalla visita degli avvocati penalisti sono emersi diversi segnali positivi: la presenza di un numero di detenuti (854) al di sotto della capienza dell’Istituto (che seppure con alcuni reparti attualmente in fase di ristrutturazione può ospitare un numero massimo di 1.200 persone); un reparto femminile di alta sicurezza con 57 detenute ben tenuto e funzionale; una efficiente sartoria nel reparto femminile che da anni continua a funzionare con efficienza; una altrettanto efficiente sartoria nel reparto maschile che produce camicie in collaborazione con il marchio “Isaia” in cui lavorano detenuti “modello” estremamente specializzati e già pronti ad inserirsi nel mondo del lavoro (Alberto Cecere, Antonio Aprea, Luigi R. Sannino, Francesco Pagliaro, Singh. Cipa Sadeep, Nicola Pagano, Emeka Victor Nwadiobgu, Antonio Pipiciello, Leopoldo De Chiara, Antonio Annunziata, Antonio Braccio, Awuri Kevin, Adil Garraoui, Pasquale Passaro, Vincenzo Carnevale, Davide Grassi, Giuseppe Mattioli, Luigi Scognamiglio, Giuseppe Stasi, Lorenzo Di Palma, Enrico Laierno, Giuseppe Krndic, Mario Allegretti, Antonio Cappiello, Francesco Bencivenga, Petrik Matei, Antonio Pellino); il supporto per tali laboratori di importanti aziende (oltre ad Isaia, “Gucci” ha fornito pellame per le produzioni ed a breve interverrà “Marinella” per la produzione di cravatte); l’imminente attivazione di un birrificio gestito da detenuti.
Ciò che ostacola il reinserimento sociale e che viene lamentato principalmente dai detenuti è il cattivo funzionamento dell’Ufficio di Sorveglianza che si palesa lento e contorto in relazione alle diverse richieste che potrebbero facilmente essere decise e con criteri più logici e costruttivi (come, ad esempio, le richieste di liberazione anticipata che consentirebbero l’anticipazione del fine pena con la possibilità di poter lavorare all’esterno del carcere; come, ancora, le richieste di permessi che consentirebbero un riavvicinamento alla società civile).
Altra emergenza è quella sanitaria: pochi medici disposti ad operare nelle carceri e visite mediche-specialistiche ritardate di anni per patologie anche gravi ed urgenti.
Tali carenze comportano il venir meno di prospettive e di gratificazioni che, al contrario, potrebbero effettivamente recuperare i detenuti e considerarli realmente rieducati.
L’impressionante numero di suicidi avvenuti all’interno delle carceri italiane, non solo tra detenuti ma anche tra gli appartenenti all’amministrazione penitenziaria è sintomo inascoltato dell’impellente necessità di una riforma sistemica dell’esecuzione penale che venga basata non più in astratto ma in concreto sul principio rieducativo espresso dall’art. 27 della nostra Costituzione.
Santa Maria Capua Vetere, 17 agosto 2023
RELAZIONE VISITA AL CARCERE DI CATANZARO DEL 15.08.2023
Anche quest’anno la Camera Penale “Alfredo Cantàfora”, aderendo all’iniziativa “ferragosto in carcere”, ha richiesto ed ottenuto di inviare propri delegati presso la Casa Circondariale “Ugo Caridi” di Catanzaro per verificare le condizioni della detenzione ed avere contezza diretta delle molte problematiche che accompagnano la permanenza in carcere.
In visita nell’Istituto di pena il vice presidente Alessandro Guerriero, il tesoriere Nicola Tavano, i consiglieri Angela La Gamma e Stefania Mantelli, il presidente del Collegio dei probiviri Vincenzo Ranieri ed i responsabili dell’Osservatorio Esecuzione Penale e Carcere, Piero Mancuso e Vincenzo Galeota.
L’accesso presso la Casa Circondariale è avvenuto alle 9.30, per come concordato, subito dopo i controlli di rito ha avuto inizio la visita assistita da un sottoufficiale ed un agente del corpo della Polizia Penitenziaria.
Il sottoufficiale rappresentava che l’accesso era stato contestuale al verificarsi di un grave episodio, ossia il tentativo di suicidio da parte di un detenuto, immediatamente soccorso e sottoposto a cure mediche. Richieste informazioni si apprendeva che si trattava di un soggetto ristretto in esecuzione pena con problematiche pregresse che già qualche giorno prima aveva compiuto atti di autolesionismo.
Sul volgere della fine della visita era sollecitata una maggiore speditezza, essendo stato richiesto l’intervento dell’ispettore a causa dell’aggressione subita da un agente della polizia penitenziaria.
I due episodi manifestano tensione e disagio allarmante all’interno dell’istituto.
La necessità di fornire direttive ed assumere informazioni ha dilatato i tempi della fase iniziale della visita, comunque ottimizzati attraverso interlocuzioni con l’agente della polizia penitenziaria che, anche con l’ausilio di un addetto alla matricola, ha fornito le informazioni richieste.
In particolare si è appreso che alla data del 15.8.2023 la Casa Circondariale conteneva 602 detenuti, che 11 erano in permesso e due in degenza ospedaliera.
Che il terzo piano, per una capienza di 40 posti, era chiuso per una imminente attività di ristrutturazione.
Del pari, anche una parte dell’area sanitaria, per le medesime ragioni, era chiusa.
L’infermeria aveva capienza di 19 posti in totale, comprensivi di quelli destinati ai detenuti con problematiche psichiatrica.
L’alta sicurezza si compone di 8 sezioni con capacità di ricezione di 32 detenuti per ciascuna.
Le sezioni del lato destra non prevedono le docce nelle celle, fruibili quelle comuni, visionate nel corso della visita.
Il lato sinistro si compone di 8 sezioni, 4 delle quali ospitanti 32 detenuti, una sezione alla data dell’accesso era chiusa.
Nel regime detentivo ordinario è prevista la presenza di 3 detenuti per cella, all’occorrenza, nel riferito rispetto della metratura, sono collocati 4 detenuti.
Nell’alta sicurezza al lato sinistro le celle prevedono 3 letti con doccia in cella.
Nel lato destro sono allocati in ogni cella 2 letti e non è prevista la doccia
Nel lato destro è presente una cella più piccola con un solo letto, non è presente la doccia.
Si apprendeva anche che in una sezione della media sicurezza era stato avviato il regime detentivo con celle aperte durante la giornata al fine di favorire la socializzazione tra i detenuti.
Si accedeva presso la matricola per avere contezza del tipo di beni acquistabili dai detenuti e dei prezzi praticati, riscontrando una accettabile varietà di prodotti e prezzi prossimi a quelli medi praticati dalla grande distribuzione.
Adempiuto alla contingenza il sottoufficiale rendeva possibile l’accesso in alcune sezioni, dapprima in quella di isolamento dove all’evidenza le celle sono fatiscenti in quanto presentano marcata sporcizia, la pittura delle pareti scrostate e con la presenza di muffa.
Richiesto l’accesso in quella occupata per ultima, sebbene in assenza di strumenti per la misurazione si stimava la dimensione pari a 10 -12 mq incluso il bagno, anch’esso in pessime condizioni strutturali e nel quale l’assente soffione della doccia era sostituito da una bottiglia forata.
L’arredo è composto da un tavolo, uno sgabello ed un piccolo mobiletto, tutti visibilmente usurati, come lo erano il materasso ed il cuscino in gomma piuma, non propriamente puliti.
Presente una piccola televisione.
Del tutto simili le celle della media sicurezza sia per le condizioni strutturali, con pareti sporche, scrostate ed arredi essenziali, vetusti e marcatamente usurati.
L’accesso era esteso ai servizi delle sezioni ed in particolare alle docce comuni, sporche, con pareti scrostate ed ammuffite, assenti i soffioni si apprendeva dall’agente della polizia penitenziaria che i detenuti preferiscono sostituirli con delle bottiglie di plastica (!).
Le celle dell’alta sicurezza, pur nel degrado percepibile, identici gli arredi, appaiono appena più dignitose.
Visionati i cortili utilizzati dai detenuti per la permanenza all’esterno, tra di loro separati da recinzione anche nella parte superiore, che prevedono la capienza massima di 30 detenuti per blocco. Si apprezza l’incuria, la sporcizia e a presenza di rifiuti, riscontrata d'altronde anche in altre aree comuni della Casa Circondariale.
Per ogni sezione sono ricavate due piccole stanze ove sono collocati i telefoni per le comunicazioni con i familiari ed i difensori che garantiscono la riservatezza dei colloqui.
Accompagnati nell’area sanitaria, dove prestano servizio 8 medici e 50 infermieri, è stato possibile interloquire con un infermiere incaricato dal Direttore Sanitario a fornire le informazioni richieste.
Questi rappresentava che riteneva inopportuna la distribuzione dei farmaci in sezione con un carrello, dovendosi preferire l’erogazione personalizzata in infermeria o nelle celle, anche al fine di monitorare l’effettiva assunzione della terapia, attuata unicamente per i farmaci psichiatrici e per quelli di contrasto agli effetti della tossicodipendenza.
All’accesso la terapia farmacologica era prevista e somministrata a 51 detenuti, con erogazione di farmaci equivalenti poiché soltanto con prescrizione specialistica è possibile fruire di farmaci “originator”, con limitazione della facoltà di scelta per i ristretti.
L’area sanitaria assiste 22 tossicodipendenti con supporto farmacologico e a detta dell’infermiere la casistica manifesta che in molti sono riusciti a superare la dipendenza.
Si apprendeva, poi, che tra progetti e propositi, verrà avviato un centro cardiologico nell’area sanitaria del carcere, mentre era in avanzato stato di ristrutturazione un’area adibita a laboratorio di radiologia.
Alla data dell’accesso l’area sanitaria fruisce di collaborazioni professionali esterne con le specializzazioni in Cardiologia, Radiologia, Psicologia, Psichiatria, Odontoiatria, Pneumologia, Ortopedia, Infettivologia, Oculistica e Chirurgia
Si apprendeva anche di una ormai cronica carenza di medici nell’area sanitaria della Casa Circondariale assenti nelle ore notturne, allorquando eventuali emergenze sanitarie sono fronteggiate ricorrendo all’ausilio dei medici del 118 ovvero, nei casi più gravi, con acceso al reparto di pronto soccorso dell’ospedale cittadino.
Nell’area sanitaria è presente una piscina per la riabilitazione unica in funzione, a dire del personale, nel sistema carcerario, essa è stata descritta come pronta all’uso, sebbene sia stata riferita l’assenza dei fisioterapisti che dovrebbero garantire la fruizione della riabilitazione.
La riorganizzazione progressiva dell’area sanitaria ha previsto anche l’utilizzo di un sistema informatico che raccoglie e cataloga, attribuendo priorità e con il controllo di un infermiere, le richieste di intervento sanitario al fine di ottimizzare i tempi e le modalità degli interventi sollecitati nelle sezioni.
Il delegato dell’area medica assicurava interventi tempestivi all’interno del carcere, sebbene dal dialogo con i detenuti emergevano diffuse lamentele per i tempi di attesa nella fruizione delle visite specialistiche.
Al riguardo l’infermiere precisava che in occasione dell’accesso in carcere il medico visita i detenuti registrando la condizione patologica e che tali informazioni sono utilizzate poi per programmare il tempo degli interventi.
Non era negato che alcuni detenuti attendono anche giorni prima di essere sottoposti a visita, ma si tratta di quelli che il medico ha valutato non gravati da patologia severe o che comunque non hanno effettiva necessità di prestazioni sanitarie(!).
A riscontro venivano indicati dei raccoglitori contenenti le richieste di visita medica specialistica, a dire dell’infermiere vuoti perché le richieste erano state evase.
Un esame più attento, manifestava invece che in molti raccoglitori erano presenti moduli di richiesta, che dunque non erano state soddisfatte.
Ragioni di riservatezza non hanno consentito di accertare per quale specialità e quante fossero le richieste in attesa. Il dato rilevante è che comunque all’accesso sono state verificate decine di richieste di visite specialistiche pendenti.
All’interno della Casa Circondariale sono previsti diversi laboratori:
pasticceria nel quale lavorano 8/9 detenuti in regime AS1 ed i cui prodotti possono essere acquistati dai detenuti o venduti all’esterno per il tramite di una cooperativa, che in questa maniera integra le risorse necessarie per la retribuzione degli addetti al laboratorio;
falegnameria che alla data del 15 agosto occupa un solo detenuto a fronte della disponibilità per l’impiego di 3 detenuti;
ceramica, che poteva impiegare 12 detenuti comuni, finanziato con risorse della cassa delle ammende, produceva manufatti commercializzati dalla cooperativa. Al 15.8.23 si apprendeva che per carenza di fondi la produzione è stata interrotta e che il laboratorio è utilizzato soltanto per l’esecuzione di corsi di apprendimento professionale;
sartoria, che occupa un detenuto AS1, coordinato da una suora, in passato ha realizzato delle borse, ora esegue riparazione per gli abiti dei detenuti, è di piccole dimensioni, ma comunque pulita ed in ordine.
Vi è poi una cella adibita a sala pittura anch’essa pulita ed in ordine come lo è quella destinata a laboratorio riciclo che realizza oggettistica utilizzando materiale di scarto.
Infine, all’interno della recinzione è stato realizzato un piccolo vigneto, della quale si occupa giornalmente un detenuto, al bisogno coadiuvato da altri, che ha una produzione pari a 500 bottiglie di rosso per stagione, acquistabili dal personale della Casa Circondariale.
L’Istituto ha attuato corsi di studio primari e secondari, con possibilità di conseguire il diploma di perito industriale o agrario. Le lezioni sono tenute in aule che appaiono in ordine e pulite, solo alcune dotate di LIM.
Possibile l’iscrizione ai corsi universitari, con aule appositamente dedicate nelle quali è possibile utilizzare i personal computer dell’amministrazione.
Non mancano i corsi di chitarra e quelli di teatro.
E’ anche presente una palestra fruibile con turnazione, sufficientemente attrezzata, sebbene sia stato riscontrato che alcune macchine (tapis roulant) siano state accantonate in disparte perché non funzionanti.
La visita è stata estesa alla biblioteca, tutto sommato in ordine, alla lavanderia, gestita da un solo lavorante e che soddisfa le esigenze dei detenuti, ed infine ad una delle cucine che si presentava in ordine e pulita. All’accesso erano in attività un cuoco e tre assistenti, tutti detenuti. Le pietanze destinate a circa 200 ristretti preparate secondo un menù esposto in cucina, avevano un aspetto accettabile e non erano spiacevoli al gusto.
Dal colloquio intrattenuto con il personale della polizia penitenziaria si apprendeva che gli agenti di custodia in servizio sono 390 con un vuoto in organico di circa 100 unità, ciò determina turni da 8 ore invece di 6. Il personale lamenta problemi relazionali con i detenuti stranieri, per evidenti difficoltà di comunicazione, e con i soggetti affetti da patologie psichiatriche non possedendo l’adeguata preparazione a rapportarsi con costoro.
Quelli intrattenuti con i detenuti, dell’alta e della media sicurezza, descrivevano l’assenza di criticità nei rapporti con il personale della polizia penitenziaria, muovendo piuttosto critiche al modello organizzativo dell’area sanitaria, per la quale hanno lamentato intempestività ed a volte inefficienza negli interventi programmati e per quelli in urgenza.
Carente, a loro dire, anche l’ausilio prestato dagli educatori, per i quali è stato riscontrato un sottorganico di 4/6 unità, tanto da affermare che la detenzione presso la Casa Circondariale si risolve nell’estenuante permanenza in cella con il solo conforto della visione dei programmi televisivi.
Percepito dai detenuti il rigore della Magistratura di Sorveglianza, in particolare da quelli allocati in AS, per la difficoltà nell’ottenimento dei benefici penitenziari.
L’interlocuzione ha coinvolto, tra gli altri, un detenuto definitivo condannato all’ergastolo, convertitosi all’Islam e ristretto da oltre 10 anni. E’ un giovane, di buona cultura, che lamenta, più degli altri, carenze gravi nell’ausilio trattamentale, definito assente e che pone interessanti riflessioni su quanto il carcere lo abbia cambiato, fino ad esternare un “sincero” pentimento per le scelte di vita del passato a cui si accompagna il timore di non poter riuscire a fruire neppure di brevi permessi.
L’accesso presso la Casa Circondariale ha manifestato la persistenza di problematiche strutturali, di vuoti in organico e di perfettibili modelli organizzativi che sono percepiti dai detenuti come una sanzione aggiuntiva alla pena, in un luogo che realizza le finalità di prevenzione generale e che sembra a tutt’oggi ancora asfittico nella soddisfazione di quella speciale, perché non sempre in grado di supportare in maniera adeguata la risocializzazione dei condannati.
Testo redatto dai responsabili dell’Osservatorio Esecuzione Pena e Carcere, avv.ti Piero Mancuso e Vincenzo Galeota e dai componenti dell’osservatorio, avv. Alessandra Coppolino e dott. Antonio Gustavo Mungo.
RELAZIONE del Consiglio direttivo della CP di Cosenza sulla visita alla locale Casa Circondariale unitamente ai GARANTI della regione Calabria e della città di Cosenza - 14 agosto 2023
Il Consiglio direttivo della Camera penale di Cosenza e l’Osservatorio “Carcere” istituito in seno alla stessa, all’esito della odierna visita nella Casa Circondariale di Cosenza, a cui hanno preso parte -unitamente al Presidente e ai Consiglieri- la referente regionale dell’Osservatorio “Carcere” dell’Unione delle Camere penali italiane, la delegata dell’Osservatorio “Carcere” territoriale unitamente al (primo) Garante comunale dei detenuti della città di Cosenza e al Garante della regione Calabria,
I. premesso che la visita è stata preceduta da una intensa sessione interlocutoria tenuta, nella stessa mattinata, con la Comandante Dirigente aggiunto di Polizia penitenziaria, nella persona della dott.ssa Di Gioia, e la Coordinatrice dell’Area giuridico-pedagogica, nella persona della dott.ssa Scarcello, nel corso della quale si è appreso che:
(-) i detenuti attualmente presenti sono in numero di 282 nonostante la capienza regolamentare sia stata fissata dal Ministero della giustizia in 218 posti;
(-) il personale di polizia penitenziaria è indicato nella pianta organica ministeriale in numero di 169 unità mentre è effettivamente composto da 139 operatori;
(-) per l’intera popolazione carceraria sono previsti un solo psichiatra e una psicologa, che è assente da diversi mesi, mai sostituita, con la concreta impossibilità di procedere sia con la visita psicologica prevista, in ingresso, dal “servizio nuovi giunti”, sia conseguentemente alle prescrizioni di visita specialistica da parte del medico di base carcerario, circostanza di certa gravità in considerazione del fatto che nella Struttura di Cosenza sono conclamati (nonostante l’assenza di accertamenti su base psicologica) almeno 30 casi di detenuti con disturbi comportamentali;
(-) le cartelle cliniche dei detenuti, dagli stessi richieste per la tutela dei propri diritti, sono rilasciate dall’Area sanitaria in tempi non ragionevoli;
(-) i 52 detenuti stranieri sono privati, ancora oggi, della figura del “mediatore culturale”, circostanza che impedisce loro ogni effettiva comunicazione con il personale intramurario, soprattutto con quello sanitario;
(-) il diritto, da parte dei genitori detenuti, al riconoscimento dei propri figli è, di fatto, precluso poiché la Magistratura di sorveglianza, per i detenuti definitivi, non ne autorizza la presenza/traduzione presso i competenti Uffici, né l’Amministrazione comunale di Cosenza acconsente alla dislocazione degli adempimenti burocratici nella Struttura carceraria;
II. considerato che, a siffatta attività interlocutoria, è immediatamente conseguita la visita nelle sezioni di “media sicurezza” e “alta sicurezza”; nello specifico, mediante il personale ingresso nelle stanze detentive ubicate al piano secondo dell’edificio carcerario, è stato constatato quanto segnalato dalla Camera penale di Cosenza: la materiale occlusione delle finestre delle celle mediante l’installazione di pannelli opachi di plexiglass, veri e propri muri che -costituendo un “carcere nel carcere”- impediscono anche il minimo sguardo verso il mondo esterno e non consentono l’adeguato ricambio d’aria, con logiche ricadute in termini di igiene e salubrità degli stessi locali, in cui sono ubicati angolo cottura e bagno;
II.I. considerato, sul punto, che la impossibilità, da parte del detenuto, di ogni contatto visivo con il mondo esterno compromette la capacità psicofisica della persona, in quanto la privazione di tale stimolazione visiva -come scritto nelle raccomandazioni del Garante nazionale dei detenuti- “può avere effetti contrari al senso di umanità della pena”;
II.II. considerato che, sempre nel corso della visita, i detenuti allocati in dette celle “schermate, alla presenza del personale della Polizia penitenziaria, hanno così “urlato la loro sofferenza” -di cui si riportano i testuali termini al fine di tentare di riprodurre l’intensità di quanto oggi vissuto all’interno delle mura-: “qui manca l’aria … … stiamo male fisicamente e mentalmente … … è uno stato di malessere inspiegabile, nonostante gli sforzi della
tutto ciò premesso e considerato
il Consiglio direttivo della Camera penale di Cosenza, riservando ogni autonoma iniziativa di protesta anche mediante richiesta ispettiva-ministeriale,
CHIEDE
ai Garanti comunale e regionale l’esercizio delle proprie prerogative istituzionali al fine di far ripristinare nella Casa circondariale di Cosenza i più elementari diritti costituzionali.
Il Segretario
Avv. Gabriele Posteraro
Il Presidente
Avv. Roberto Le Pera
Relazione visita Casa Circondariale di Milano-San Vittore 2 agosto 2023
La delegazione mista Nessuno Tocchi Caino / Osservatorio Carcere/ Camera Penale di Milano (presenti Valentina Alberta per l’osservatorio, Paola Ponte, Maria Angela Torrente, Debora Squeo, Silvia Galimberti per la Camera penale di Milano), è stata accompagnata dal Direttore Giacinto Siciliano. Abbiamo potuto constatare che solo grazie alle doti del direttore un istituto siffatto, che raccoglie tutta la marginalità sociale di Milano soprattutto giovanile, riesca a trovare un equilibrio fra mille situazioni pericolanti. Al direttore si affiancano due vicedirettori.
Il giorno della visita sono presenti 935 detenuti: 856 uomini e 79 donne, comprese 4 donne all’ICAM con i loro bambini. I posti regolamentari disponibili al maschile sono 452 (706 – 255); al femminile, invece, i posti sono 45 (solo uno non disponibile, all’infermeria). Il sovraffollamento è dunque del 190% al maschile e del 166% al femminile. L’istituto è soggetto a continui sfollamenti. Al maschile gli stranieri sono il 64%, mentre al femminile sono il 50%. A differenza della tendenza che abbiamo constatato in altre case circondariali, i detenuti maschi con sentenza definitiva sono solo 222 (26%), tutti gli altri sono in attesa di giudizio (74%). Sempre al maschile, i giudicabili sono ben 310. L’altro fenomeno singolare del carcere di San Vittore è la presenza di giovani: 201 detenuti hanno meno di 25 anni mentre 131 hanno un’età compresa tra i 25 e 30 anni; in totale parliamo di 332 giovani, cioè del 39% dell’intera popolazione maschile.
Stranamente le richieste di trasferimento in altro istituto sono irrilevanti.
Quanto ai reati commessi, 319 sono detenuti per rapina (628 CP); 131 per spaccio di sostanze stupefacenti (art. 73 dpr 309/90); 131 per furto (624 CP); 80 per maltrattamenti in famiglia (572 CP); 53 per violenza sessuale (609 bis); 38 per omicidio; 104 altri reati.
Ci sono giovani detenuti che consumano di tutto ed entrano in carcere per dipendenze mai certificate, mai seguite e curate. In istituto si fanno di tutto pur di sballarsi. Il Dott. Siciliano racconta di quanto avvenuto durante la pandemia da COVID. Notava che i recipienti di gel si svuotavano ad un ritmo elevatissimo fino a scoprire che c’erano detenuti che se li bevevano perché contengono alcol. Oltre a fabbricarsi alcol con la frutta marcia, arrivano a scrostare le vernici per sniffarle. I giovani adulti sono difficilmente gestibili anche perché gli agenti nuovi e giovani non hanno la professionalità per rapportarsi con loro. Ma, in generale, il personale della polizia penitenziaria è molto cresciuto, ha molta più tenuta che in passato. Di eventi critici non ce ne sono molti e spesso si riducono solo ad insulti al personale da parte dei detenuti.
Le sezioni dell’istituto sono perlopiù aperte.
Il 2° e 3° raggio sono chiusi perché da ristrutturare. C’è un progetto per realizzare luoghi per le attività trattamentali e di destinazione di una parte alla sanità. Il progetto deve ancora essere messo a gara.
5° reparto.
Era stato destinato all’accoglienza per l’isolamento COVID.
Al piano terra ora è per l’accoglienza. Qui troviamo le cosiddette CAR (celle a rischio) per detenuti fragili. Operano tre psicologi della sanità pubblica e quattro ex art. 80. Nella cella 122 dell’accoglienza, fatiscente con lavandino otturato, troviamo due detenuti definitivi con pene brevi (uno 11 mesi e l’altro 18 mesi), ma senza un domicilio fuori. Nella CAR 114 c’è un clochard di Riga, molto sporco e maleodorante. Ci viene detto che alcuni detenuti hanno frequentato un corso per operatori sanitari che fra i loro compiti hanno anche quello di lavare questo tipo di persone. Nella CAR 113 c’è un detenuto che ha tagliato la faccia ad un altro detenuto.
Al primo piano c’è un’infermeria per il monitoraggio sanitario di casi psichiatrici e altro tipo di malattie.
Il secondo e terzo piano accolgono tossicodipendenti.
Al quarto piano c’è la NAVE, un progetto avanzato per detenuti tossicodipendenti che hanno già fatto un buon percorso.
6° reparto
Al piano terra c’è l’isolamento e l’ex art. 32 OP (incredibilmente è la sistemazione più ambita perché si sta da soli in cella; si fa fatica a tirarli fuori).
Il secondo piano è chiuso, da ristrutturare (circa 80 posti)
Al terzo piano ci sono i lavoranti.
Al quarto piano i cosiddetti “protetti”. Qui è stato sistemato un transessuale; un altro transessuale (autistico) è sistemato al SAI. In Lombardia la sezione che ospita i transessuali è a Como.
SAI – Servizio Assistenza intensificata, ha 80 posti.
Le attività offerte sono tante, ma il livello di partecipazione è bassissimo, anche perché il livello culturale è generalmente basso. Ai corsi di alfabetizzazione si parte con 150 iscritti, ma pochissimi rimangono fino alla fine. Sicuramente positiva è la presenza di tanti volontari, ma occorre agire per l’unificazione dei loro progetti. Per i Giovani Adulti è in essere il “Gruppo trasgressione”, che punta alla responsabilizzazione di questi ragazzi problematici. E’ finanziato dalla Regione e dalla Cassa delle Ammende. Vede la presenza di due educatori di comunità che stanno in sezione, ma il progetto è a tempo e ha una durata biennale.
I casi psichiatrici accertati al maschile variano fra i 120 e i 150; molti di loro sono compensati, ma ce ne sono tra i 30 e i 40 casi che hanno seri problemi comportamentali. I servizi psichiatrici sono carenti: dal 2017 ad oggi il monte ore è stato dimezzato. Gli psichiatri sono 2 più una responsabile del servizio, Dott.ssa Anna Giroletti, che si occupa anche di Bollate. Molti detenuti non percepiscono i problemi che hanno. Tre detenuti sono in attesa di REMS.
Si registra sicuramente una latitanza del Servizio Dipendenze (SERD). Gli addetti seguono solo i detenuti provvisti di documenti, per cui, all’interno, sono trascurati quelli che non possono andare fuori. I tossicodipendenti che hanno in carico (certificati) sono ben 450.
Educatori: sono 12 anziché i 13 previsti dalla pianta organica.
Polizia penitenziaria: sono 591 rispetto ai 780 previsti dalla pianta organica. C’è stato un piccolo incremento (di poche unità); i distacchi sono fisiologici.
Lavoro: i posti di lavoro sono 230, tutti dipendenti dell’AP e tutti a turnazione. Lavora (si fa per dire) meno del 27% dei detenuti. Gli articoli 21 interni sono due.
Morti: a San Vittore quest’anno ci sono state tre morti. Un detenuto è morto per overdose e due si sono suicidati. Uno di questi era un “protetto” appena arrivato.
La visita si sviluppa negli ambienti più a rischio, con accesso all’interno delle celle e lunghi colloqui con le persone detenute. Sia la parte di isolamento e art. 32, che la parte di c.d. CAR (celle a rischio) e assistenza psichiatrica ci fornisce una fortissima sensazione di disagio, di incapacità di qualsiasi cura della persona e di disperazione, pur nella buona volontà del personale presente (quasi esclusivamente polizia penitenziaria e qualche lavorante).
Dopo 4 ore complessive la visita termina, con una disponibilità di comandante e direttore ad accogliere segnalazioni di numerose situazioni specifiche.
A TALE OF TWO PRISONS – di Stefania Amato
“Era il tempo migliore e il tempo peggiore, la stagione della saggezza e la stagione della follia, l’epoca della fede e l’epoca dell’incredulità; il periodo della luce, e il periodo delle tenebre, la primavera della speranza e l’inverno della disperazione”.
(Charles Dickens, A tale of two cities, 1859)
Alla fine di un luglio rovente, insieme a Nessuno Tocchi Caino, la CP della Lombardia Orientale “Giuseppe Frigo” è entrata, con una delegazione di iscritti, in due delle carceri del nostro distretto: venerdì 28 luglio Brescia Canton Mombello, sabato 29 Bergamo; due case circondariali che, come ben noto, ospitano però anche molti (troppi) detenuti in esecuzione pena.
Brescia e Bergamo: quest’anno unite dal titolo di “Capitale della cultura”; purtroppo, da lungo tempo, accomunate dalle condizioni critiche delle rispettive carceri.
Proviamo ad abbozzare questo racconto di due prigioni, cui fanno da sfondo non il tumulto rivoluzionario e le sperequazioni sociali della Parigi e della Londra dickensiane, ma il fitto tessuto industriale, la forza economica e la capacità propulsiva di uno dei territori più ricchi d’Italia, dove politiche di solidarietà sociale, lavoro e sviluppo non mancano. Dentro le carceri, invece, povertà e disperazione; sforzi enormi di una comunità – quella che lavora in carcere cercando di adempiere nel miglior modo al proprio mandato rieducativo – motivata e impegnata, spesso ben al di là dello stretto dovuto, con attenzione e dedizione a tratti commoventi. Le due garanti, Luisa Ravagnani a Brescia e Valentina Lanfranchi a Bergamo, sono presenti assiduamente, vigilano e denunciano i problemi, ma a fronte dei numeri, delle carenze strutturali e delle difficoltà oggettive, è come cercare di svuotare il mare con un secchio.
“Il viaggio della speranza: visitare i carcerati”, questo il nome dell’iniziativa di NTC, in collaborazione con l’Osservatorio Carcere dell’UCPI e con le camere penali territoriali. Andare a vedere, toccare con mano, parlare con le persone recluse ma anche con la polizia penitenziaria, con gli educatori, con i medici, con i direttori, con i garanti, per rendersi conto di quali siano le condizioni di detenzione nel 2023 in Italia.
Siamo entrati nei nostri due istituti più significativi per i numeri (ma il progetto è di visitare in futuro anche Cremona e Mantova), accolti con grande disponibilità dalla dottoressa Teresa Mazzotta, direttrice di Bergamo “applicata” anche per la visita a Brescia; lo abbiamo fatto coinvolgendo i magistrati, soprattutto della cognizione: in sei hanno voluto venire con noi. L’Ordine degli Avvocati di Brescia non ha fatto mancare la propria presenza e si è mossa la politica, con l’amministrazione comunale presente alla visita bresciana, e alla successiva conferenza, con il Presidente del consiglio comunale Roberto Rossini. Ci ha raggiunti anche il senatore Alfredo Bazoli. Il mattino della visita a Bergamo campeggiava sulle pagine de La Stampa un intervento sul tema del carcere del sindaco Giorgio Gori, cha ha più volte visitato l’istituto.
La domanda è se i cittadini di queste due città così fortunate, tirate a lucido e al centro dell’attenzione, finalmente per motivi lusinghieri dopo la tragica epoca del COVID, si rendano conto di quello che accade dentro quelle mura, a pochi passi dalle loro case.
I numeri: 335 detenuti presenti a Brescia, a fronte di 189 posti regolamentari (capienza “tollerabile” 291); 523 i detenuti di Bergamo, mentre la capienza regolamentare è di 319: due carceri che scoppiano. E non consola il pensiero che, prima della sentenza Torreggiani della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (2013), la situazione fosse molto peggiore: è semplicemente impossibile capacitarsi, vedendo oggi le camere di pernottamento, di una presenza quasi doppia di detenuti, che pure si è registrata in passato.
Le persone affollano camere piccole e male illuminate, la “doccia in ogni camera” finalmente installata a Brescia, consiste in un soffione appeso sopra il cesso alla turca, separato dalla cucina da una traballante lastra di plastica. A Bergamo molte delle sezioni hanno docce in comune: 4 per una quarantina di persone, ma in una delle sezioni che abbiamo visitato i detenuti ci dicono che due non sono funzionanti. Difficile dire cosa sia meglio.
Tanti ragazzi giovani e giovanissimi, moltissimi stranieri: le nazioni maggiormente rappresentate sono Marocco, Albania, Senegal, Romania, Tunisia.
C’è voglia di parlare, di sfogarsi con gli occasionali visitatori: richieste su un imminente indulto di cui si vocifera (corre l’obbligo di raffreddare le illusioni), lamentele sul vitto, molte segnalazioni di ritardi nel riscontrare le chiamate per l’infermeria. Ma i responsabili sanitari ci spiegano che è difficile garantire l’efficienza del servizio medico nella situazione in cui si trova la sanità penitenziaria lombarda. La presenza in carcere di almeno un medico è assicurata H24, ma i professionisti sono pochi, per la maggior parte in regime di libera professione (a differenza degli infermieri, che sono dipendenti delle aziende ospedaliere e dunque precettabili al bisogno) e non è possibile per i giovani medici, spesso animati da passione e motivazione, continuare a lavorare in carcere una volta entrati nelle scuole di specialità, per una incompatibilità prevista a livello legislativo, difficilmente comprensibile (i turni di guardia medica, invece, li possono fare: perché?).
Spesso le storie parlano di scarcerazioni, per concessione di arresti domiciliari o di misure alternative, ma di reingressi dopo la violazione delle prescrizioni o dopo liti domestiche; spesso le pene da espiare sono brevi, o molto brevi e il problema è che non c’è una casa, non c’è nessuno fuori: solitudine e povertà.
Molti sguardi fissi e vuoti, persone che dormono per ore anche durante il giorno, frasi biascicate: è l’effetto dei farmaci. Questo è uno dei problemi più seri. In carcere (non solo a Brescia e Bergamo: è un fenomeno generalizzato) si fa un uso massiccio di ansiolitici, antidepressivi e altri farmaci (per indurre il sonno, per esempio) che i detenuti chiedono con insistenza sviluppando vere e proprie dipendenze e attivando una sorta di mercato sommerso che utilizza i farmaci consegnati dal personale, e non assunti, come strumenti di pagamento (pastiglie per un paio di scarpe).
La percentuale di detenuti tossicodipendenti è già spaventosamente alta (a Bergamo sono più di 300) e più del 60% di questi presenta anche disturbi di personalità o più gravi patologie psichiatriche. È evidente che, sebbene nell’attualità non vi siano detenuti in attesa di ricovero in REMS, la grande maggioranza delle persone non dovrebbe stare lì, trattandosi di soggetti che hanno bisogno di assistenza e di cure. Spesso, peraltro, la gestione quotidiana di queste persone è difficilissima per gli operatori della polizia penitenziaria, ma anche per il personale sanitario. A Bergamo abbiamo parlato con un detenuto che insisteva per consegnarci un plico di documenti medici e ci è stato detto che, pur trattandosi di un soggetto per cui non vi è alcuna diagnosi di tipo psichiatrico, egli va ripetendo continuamente di essere morto e poi reincarnato, dunque di non essere lui la persona che ha commesso il reato. Per questo pretende la scarcerazione ed ha spesso agìti violenti. A Brescia un detenuto, attualmente in isolamento, non lascia avvicinare nessuno alla camera di pernottamento, ha dato fuoco al materasso e quando il personale di polizia penitenziaria gliene ha offerto uno nuovo lo ha rifiutato; aggredisce chiunque si avvicini, anche solo per pulire. Moltissimi sono gli atti di autolesionismo: i detenuti si provocano tagli, abbiamo visto ragazzi, anche molto giovani, con le braccia devastate. frequenti gli atti di aggressione nei confronti della polizia penitenziaria.
In questo inferno, nonostante tutto, uno sparuto (perché non è possibile definirlo altrimenti) gruppo di educatori cerca di portare avanti, giorno dopo giorno, l’attività trattamentale. L’organico è coperto al 50%, per cui vi sono a Brescia 3 funzionari giuridico-pedagogici oltre al capo area (che si occupa, da solo, anche della casa di reclusione di Verziano); 5, più il capo area, a Bergamo. Considerato che a Brescia vi sono 209 detenuti con posizione definitiva, e a Bergamo 416, significa che un singolo educatore ha in carico circa 70 detenuti, che dovrebbe quotidianamente “osservare”, proponendo attività trattamentali, il cui contesto socio-familiare dovrebbe conoscere e le cui potenzialità di recupero dovrebbe valorizzare attraverso lo studio, il lavoro e ogni altra attività utile.
Ma la possibilità di lavorare all’interno dei due istituti è molto limitata: in media si parla di 2/3 mesi all’anno per il singolo detenuto, con un sistema di turnazione. Vi è qualche corso scolastico e a Bergamo è stato recentemente istituito il polo universitario penitenziario; la presenza del volontariato consente attività di svago e culturali, ma è evidente che tutto, in una situazione in cui è lo spazio fisico a mancare e le camere sono fatiscenti (soprattutto a Brescia), assume il sapore amaro del palliativo.
Se poi pensiamo all’affanno della magistratura di sorveglianza, il cui carico di lavoro non consente – come ci ha raccontato con rammarico la dott.ssa Monica Lazzaroni a margine della visita bresciana – quella fondamentale attività di colloquio con i detenuti affinché il magistrato conosca davvero la persona la cui vita si trova nelle mani, si completa il quadro di cronica emergenza che da troppo tempo siamo costretti a denunciare.
Visita di giovedì 25 maggio 2023, Casa Circondariale di Rimini Malatesta, effettuata dalla Camera Penale di Rimini unitamente all’Associazione Nessuno Tocchi Caino.
Personale.
Si conferma la grave carenza di personale, già evidenziata in passato, soprattutto per la mancanza di assistenti.
Sezioni.
La casa circondariale è suddivisa in 5 sezioni oltre alla Sezione Andromeda, che accoglie detenuti tossicodipendenti in carica al Sert.
La capienza regolamentare è di 118 posti. I detenuti presenti sono 138, di cui 90 definitivi e 48 in fase cautelare (n. 30 imputati; n. 13 appellanti; n. 5 ricorrenti).
Si segnala un sovraffollamento delle sezioni 1^ e 2^.
Area trattamentale.
Sono presenti corsi per scuola media, alfabetizzazione, biennio superiore. Problemi legati alla breve permanenza dei detenuti, spesso la frequenza viene interrotta.
Buona presenza delle associazioni di volontariato e buona presenza di contributi comunali. E’ presente una “equipe dimittendi” che si occupa del supporto per i detenuti che devono espiare una pena inferiore a 6 mesi.
Area sanitaria.
Il responsabile dell’area sanitaria non riferisce di particolari problematiche. Segnala esclusivamente le difficoltà di gestione dei detenuti con problemi psichici che non dovrebbero essere trattati in carcere ma, dopo la diagnosi psichiatrica che viene effettuata solitamente a Reggio Emilia o a Piacenza, dovrebbero essere trasferiti in una REMS. A causa della mancanza di posti, invece, generalmente il detenuto continua la sua detenzione in carcere.
I detenuti con patologie di tipo psichiatrico sono 27.
I detenuti tossicodipendenti sono 68.
Magistrato di Sorveglianza.
Recentemente è stata nominata la Dott.ssa Adriana Caravelli, Magistrato di Sorveglianza competente per la Provincia di Rimini.
Il Magistrato appena nominato, già a conoscenza della situazione in cui verte la 1^ Sezione, che era stata segnalata anche dalla Camera Penale di Rimini, ha effettuato una visita ispettiva il 16.12.2022 presso l’istituto.
Successivamente, ha accolto alcuni ricorsi presentati dai detenuti della prima sezione, ai sensi dell’art. 35 ter o.p..
Il Magistrato ha riconosciuto che gli elementi di criticità riscontrati, e segnalati in passato anche dall’ASL, non risolvibili con interventi di ordinaria manutenzione, quali la presenza di tracce di umidità su pareti e soffitto dei locali docce, i bagni delle celle adibiti anche ad angolo cottura, direttamente comunicanti con la zona dove si trovano i letti, le condizioni igienico sanitarie molto scadenti con rischio sanitario per i detenuti, contribuiscono ad intensificare la sofferenza inevitabilmente legata alla condizione detentiva, rendendola tale da superare la soglia del trattamento inumano e degradante in violazione dell’art. 3 CEDU.
All’esito della visita non si può che rimarcare la condizione di illegalità in cui versa la prima sezione del carcere di Rimini.
I fondi per la ristrutturazione sono già stati stanziati ma i lavori non ancora progettati.
Nelle more, il Magistrato di Sorveglianza sta accogliendo i sempre più numerosi ricorsi ex art. 35 ter op inviati dai detenuti della prima sezione.
RELAZIONE VISITA ISTITUTO DI BELLIZZI IRPINO - 12.05.2023
La visita all’interno dell’istituto di Bellizzi Irpino ha rappresentato uno “straordinario” momento di confronto e di ascolto delle numerose persone che si sono intrattenute con tutta la delegazione; ad accoglierci il direttore Mariarosaria Casaburo, temporaneamente in sostituzione del direttore Concetta Felaco, il Commissario Perillo Tiziana, in sostituzione del Comandante, l’ispettore Calandro Mario, responsabile del Nuovo Padiglione “Reparto de Vivo”, l’educatrice dott.ssa Mariapia Matteis, il dott. Enzo Morante, responsabile sicurezza, l’isp. Paola Mariano, al reparto femminile.
La delegazione è stata accompagnata a visionare il campo di calcio inaugurato a fine marzo e che sarà a disposizione dei detenuti per le attività ludiche, si è partiti dalla sezione femminile, ove diverse sono state le segnalazioni, con particolare riferimento all’area sanitaria. Ci si è poi soffermati a lungo, nel reparto “transito”, ove erano presenti circa 40 persone, tutte hanno manifestato disagi per la carenza in quel reparto di attività trattamentali, l’unico diversivo è la partita a carte; nella stanza socialità presenti blister di acqua adibiti a pesi per lo svolgimento di attività fisica, i detenuti chiedono di attrezzare l’area con strumenti più performanti, la play-station non è sufficiente. Anche in questo reparto sono state segnalate problematiche di carattere sanitario, ritardi nelle visite specialistiche, che il più delle volte non vengono effettuate anche a causa della mancanza del personale per l’accompagnamento. E’ stato segnalato da più parti, il ritardo da parte del magistrato di sorveglianza nell’adottare i provvedimenti circa la liberazione anticipata, con grave pregiudizio; altra nota dolente attiene il numero delle telefonate, troppo poche per alcuni in particolare coloro con figli minori a carico; medesime doglianze anche con riferimento al padiglione AS, scarse le attività trattamentali.
Un REPORT sull’organico e sulle attività dell’istituto sono indicate a seguire:
PERSONALE DI POLIZIA PENITENZIARIA
ORGANICO PREVISTO N. 297 UNITA'
ORGANICO AMMINISTRATO N. 286 DI CUI N. 47 IMPIEGATE AL NTP, N. 6 ALLE UNITA' CINOFILI, N. 233 IMPIEGATE ALL'INTERNO,. N. 12 UNITA' IN QUIESCENZA NELL'ANNO 2023
PERSONALE AMMINISTRATIVO
28 UNITA' DI PERSONALE APPARTENENTE AL COMPARTO FUNZIONI CENTRALI, DI CUI N. 8 FUNZIONARI GIURIDICO PEDAGOGICI, N. 2 MEDIATORI CULTURALI.
N. 3 ESPERTI EX ART. 80 O.P. CONVENZIONATI CON LA DIREZIONE
VOLONTARIATO
N. 43' EX ART. 17 O.P.
AZIONE PREVALENTE DI VOLONTARIATO: CARITAS DIOCESANA E CRIVOP
POPOLAZIONE DETENUTA:
- PRESENZE N. 517 DETENUTI, DI CUI N. 47 DI NAZIONALITA' STRANIERA, N. 21 DI SESSO FEMMIILE (DI CUI N. 1 IN REGIME DI SEMILIBERTA'), ED N. 88 DETENUTI APPARTENENTI AL REGIME A.S. . N. 363 CON POSIZIONE GIURIDICA DI DEFINITIVO
CAPIENZA REGOLAMENTARE : N. 507 DETENUTI
CAPIENZA TOLLERABILE: N. 536 DETENUTI
CIRCUITI PENITENZIARI:
MEDIA SICUREZZA:
- DETENUTI COMUNI, REPARTI DI PREPARAZIONE AL TRATTAMENTO INTENSIFICATO: REPARTO PENALE (I E II PIANO), I PIANO DESTRO E SINISTRO; SEZIONE EX ART. 32 R.E., SEZIONE ISOLAMENTO, SEZIONE PROTETTI/PROMISCUI, SEZIONE INFERMERIA, SEZIONE FEMMINILE; REPARTO A TRATTAMENTO AVANZATO: NUOVO PADIGLIONE "DE VIVO" (I, II E III PIANO)
- DETENUTI A.S.: DUE SEZIONI
ATTIVITA TRATTAMENTALI
LAVORO ALLE DIPENDENZE DELL'AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA:
- LABORATORIO DI FALEGNAMERIA PER LA PRODUZIONE DI MANUFATTI DI ARREDO DELLE CAMERE DETENTIVE (SGABELLI E TAVOLI) COMMISSIONATI DA TUTTI GLI ISTITUTI PENITENZIARI, N. DETENUTI LAVORATORI IMPIEGATI: 10 - SEGUITI DA CAPO D'ARTE
- LABORATORIO DI SARTORIA PER IL CONFEZIONAMENTO DI CAMICIE DESTINATE AGLI ISTITUTI PENITENZIARI : N. 8 DETENUTI LAVORATORI IMPIEGATI AL MASCHILE ED N. 6 DETENUTE DEL REPARTO FEMMINILE, SEGUITI DA CAPO D'ARTE
- CASSA DELLE AMMENDE LAVORI DI ADEGUAMENTO CAMERE DETENTIVE (SERVIZIO DOCCIA) PER I QUALI SONO IMPIEGATI 5 DETENUTI LAVORATORI- IN FASE DI ATTUAZIONE
- N. 170 POSTI DI LAVORO PER LE MANSIONI DI CUCINA, MOF, ADDETTO ALLA SPESA, PORTAVITTO, ADDETTO ALLE PULIZIE, GIARDINIERE, ADDETTO ALLA LAVANDERIA, BARBIERE, CASERMA, CARE GIVER (I PEER SUPPORTER SVOLGONO ATTIVITA' DI VOLONTARIATO A SEGUITO CORSO DI FORMAZIONE ORGANIZZATO DALL'ASL DI AVELLINO). VI RIENTRANO 4 DETENUTI IN ART. 21 O.P..
LAVORO ALLE DIPENDENZE DI ENTI ESTERNI:
- N. 2 DETENUTI IN REGIME DI ART. 21 0.P PRESSO LA COOPERATIVA L'APPRODO
ATTIVITA' SCOLASTICHE
- CPIA: ISCRITTI N. 53 DETENUTI MEDIA SICUREZZA
- ISTITUTO TECNICO PER GEOMETRI: ISCRITTI N. 50 DETENUTI APPARTENENTI AL CIRCUITO DELL'A.S., ED N. 67 DETENUTI APPARTENENTI AL CIRCUITO DELLA MEDIA SICUREZZA
- LICEO ARTISTICO: ISCRITTI N. 24 DETENUTI APPARTENENTI ALLA MEDIA SICUREZZA, N. 46 DETENUTI MEDIA SICUREZZA
NELL'AMBITO DELLE ATTIVITA' SCOLASTICHE SONO ORGANIZZATE VARIE INIZIATIVE QUALI VISITE DIDATTICHE ALL'ESTERNO, CONVEGNI SULLE TEMATICHE DELL'AMBIENTE, DELLA GENITORIALITA' ED ALTRO, LABORATORIO TEATRALE CON SPETTACOLO A FINE ANNO SCOLASTICO
ATTIVITA' DI FORMAZIONE PROFESSIONALE
- CORSI DI FORMAZIONE PROFESSIONALIZZANTI DI "OPERATORE DI CUCINA" E DI "OPERATORE DI INSTALLAZIONE E MANUTENZIONE IMPIANTI TERMO IDRAULICI": PER N. 20 DETENUTI COMPLESSIVI, FINANZIATI DA CASSA DELLE AMMENDE CON RICONOSCIMENTO INDENNITA' ORARIA E CORRESPONSIONE DI N. 2 BORSE LAVORO PER CIASCUN CORSO. COMPLETATA LA FASE DI PUBBLICAZIONE DE BANDO E DI INDIVIDUAZIONE DELL'ENTE DI FORMAZIONE ACCREDITATO DALLA REGIONE CAMPANIA, E' IN CORSO LA STIPULA DEL CONTRATTO E LA INDIVIDUAZIONE DEI DETENUTI PARTECIPANTI
- PROGETTO LABORATORIO TEATRALE FINANZIATO DA CASSA DELLE AMMENDE EROGATO DAL CONSORZIO DI COOPERATIVE SOCIALI ATHENA NELL'AMBITO DEL PROGETTO O.U.T. UN'OPPORTUNITA' NON E' UN'UTOPIA MA UN TRENO DA COGLIERE AL VOLO: DETENUTI PARTECIPANTI 15 NUOVO PADIGLIONE - IN FASE DI ATTUAZIONE
- CONVENZIONE CON IL COMUNE DI AVELLINO, IL GARANTE PROVINCIALE DEI DIRITTI DEI DETENUTI, IL DIRETTORE DELLA CARITAS DIOCESANA E L'UEPE DI AVELLINO PER L'IMPIEGO DI DETENUTI I LAVORI DI PUBBLICA UTILITA' E PER L'ATTIVAZIONE DI UNA RETE PER LA COSTRUZIONE E GESTIONE DI PERCORSI DI SOSTEGNO E DI ACCOMPAGNAMENTO: SOTTOSCRITTO IN DATA 26 APRILE 2023, E' IN CORSO LA PREDISPOSIZIONE DI PROGETTUALITA’ DA PARTE DELL'AREA EDUCATIVA DA PRESENTARE A CASSA DELLE AMMENDE PER IL FINANZIAMENTO DI SUSSIDI GIORNALIERI DA CORRISPONDERE AI DETENUTI COINVOLTI, PREVISTI NELLA PRIMA FASE IN NUMERO DI 5
- CONVENZIONE CON I COMUNE DI AVELLINO PER LA ISTITUZIONE DI UNO SPORTELLO DEMOGRAFICO IN ISTITUTO: GIA' PREDISPOSTA, ED AUTORIZZATA DALL'UFFICIO DEL PRAP DI NAPOLI, E' IN CORSO LA SOTTOSCRIZIONE, PREVIA DELIBERA COMUNALE
- SPORTELLO DI SERVIZIO DI PATRONATO ED ASSISTENZA SOCIALE IN FAVORE DEI DETENUTI MEDIANTE STIPULA DI CONVENZIONE CON IL PATRONATO INPAL: IN CORSO DI ATTUAZIONE
- ADESIONE DELL'ISTITUTO AL SERVIZIO DI GIUSTIZIA RIPARATIVA ISTITUITO NEL CENTRO DI AVELLINO NEL MESE DI OTTOBRE 2022: INCONTRO CONOSCITIVO CON LA POPOLAZIONE DETENUTA AVVENUTO IN DATA 19 APRILE 2023 ALLA PRESENZA DEL MAGISTRATO DI SORVEGLIANZA, DELL'AVVOCATO PERNA E DEL PROF. DELL'UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI SALERNO GIROLAMO DARAIO
- ADESIONE DELL'ISTITUTO AL BANDO LIBERI DI CRESCERE CON PRESENTAZIONE PROGETTUALITA' UNITAMENTE ALLA CARITAS DIOCESANA DI AVELLINO E SALERNO E IL TERZO SETTORE PER L'ATTUAZIONE DI INIZIATIVE A FAVORE DEI FAMILIARI DEI DETENUTI E DELLA GENITORIALITA', E PREVISIONE DI MIGLIORE ALLESTIMENTO DELL'AREA VERDE E DEGLI SPAZI INTERNI DA DEDICARE AI COLLOQUI DEI DETENUTI CON I PROPRI FIGLI MINORI
ATTIVITA' SPORTIVE
INAUGURATO CAMPO DI CALCETTO SPORTIVO IL 28 MARZO 2023 :
- ATTIVITA' SPORTIVE ORGANIZZATE CON CSI: TENNIS/TAVOLO (PING PONG) PER DETENUTI VARI REPARTI MEDIA SICUREZZA, CORSO DI FORMAZIONE PER ISTRUTTORE GIOVANILE DI TECNICHE SPORTIVE (PER A.S.), CORSO DI FORMAZIONE PER ARBITRO (DETENUTI NUOVO PADIGLIONE)
- ATTIVITA' SPORTIVE CON USACLI : YOGA E FITNESS
- ADESIONE ALL'AVVISO PUBBLICO "SPORT DI TUTTI -CARCERI", PIANO NAZIONALE INTEGRATO PER LO SPORT IN CARCERE, PER LA PRESENTAZIONE DA PARTE DEL TERZO SETTORE DEL PROGETTO "I COLORI DEL GIOCO" CHE PREVEDE ATTIVITA' DI PALLA A VOLO E CALCETTO
INIZIATIVE CULTURALI RICREATIVE
PROGETTO ASSOCIAZIONE PLASTIC FREE ODV : CORSO TEORICO E PRATICO PER PROMUOVERE UNA CULTURA AMBIENTALE E PARTECIPATA: IN FASE DI ATTUAZIONE, IN DATA 28 MAGGIO 2023 INIZIATIVA ESTERNA PRESSO CITTA' DI AVELLINO
ATTIVITA’ DI GRUPPO CON MEDIATORE CULTURALE ITALIANI + STRANIERI PROGETTO DI EDUCAZIONE INTERCULTURALE
PROGETTO ORTO/GIARDINAGGIO IN AUTOGESTIONE
HOBBYSTICA IN AUTOGESTIONE
CINEFORUM IN COLLABORAZIONE DELL’ASSOCIAZIONE ZIALIDIASOCIALCLUB
VISITA FORMATIVA STUDENTI DELL’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI FEDERICO II DI NAPOLI, CON DOCENTE DI DIRITTO PENITENZIARIO IN DATA 17 MAGGIO 2023
VISITA FORMATIVA STUDENTI DELL’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI SALERNO, DIPARTIMENTO DI SCIENZE GIURIDICHE, CON DOCENTE DI DIRITTO PENITENZIARIO IN DATA 30 MAGGIO 2023
GIORNATA LA PARTITA’ CON PAPA’ IN DATA 14 GIUGNO 2023
ALLEGATI
-STAFF MULTIDISCIPLINARI PER LA PRESA IN CARICO DI DETENUTI SEGNALATI IN BASE AL PIANO DI PREVENZIONE DEL RISCHIO SUICIDARIO E AUTOLESIVO DELLA POPOLAZIONE DETENUTA: MONITORAGGIO DAL MESE DI GENNAIO AL MESE DI MAGGIO 2023
-MONITORAGGIO EVENTI CRITICI PRIMO TRIMESTRE 2023: N. 16 EVENTI CRITICI CLASSIFICATI COME AUTOLESIONISMO E 1 TENTATO SUICIDIO CON MOTIVAZIONE ALTA E GRAVITA’ DEL GESTO BASSA, A FIRMA DEI REFERENTI DEL RISCHIO SUICIDARIO: CAPO AREA EDUCATIVA GLORIA RIGIONE E PSICOLOGA DELL’ASL DI AVELLINO FLAVIA D’AVANZO
Con riferimento all’area sanitaria, l’istituto adotta misure di carattere sanitario di monitoraggio clinico-richiesta visita psichiatrica.
Nel corso della conferenza stampa, il dibattito è stato particolarmente partecipato, diverse le televisioni locali ed i giornalisti intervenuti, la partecipazione di una delegazione della Camera Penale Irpina (avv.ti Luca Pellecchia e Roberto Romano, Generoso Pagliarulo, Quirino Iorio, il delegato per il Consiglio dell’ordine degli avvocati di Avellino, Gerardo Di Martino, le p.avv.Valentina Meola e Caterina Sibilia), interventi dell’Avvocato Giovanna Perna, componente Osservatorio Carcere UCPI delegato per la Campania, del garante provinciale delle persone private della libertà personale, dott.Carlo Mele, del dott.De Leo Vittorio, referente sanitario per l’area penitenziaria ASL AV, del direttore del carcere dott.ssa Mariarosaria Casaburo, del collega Alessandro Gargiulo, a chiudere i lavori l’on.Bernardini e Sergio Delia.
Avellino, 12 maggio 2023
L’OSSERVATORIO CARCERE UCPI
RELAZIONE VISITA CARCERE DI SANT’ANGELO DEI LOMBARDI – 11/05/2023
L’evento, che rientra nell’ambito dell’iniziativa “Il viaggio della speranza: visitare i carcerati”, promossa e organizzata dall’Osservatorio Carcere dell’Unione Camere Penali Italiane, dall’associazione Nessuno tocchi Caino, dal Garante provinciale delle persone private della libertà personale, dal Garante delle persone private della libertà personale della Campania e dal Movimento Forense-Dipartimento Carceri, ha fatto tappa questa mattina al Carcere di Sant’Angelo dei Lombardi.
Ad accompagnare la delegazione, Rita Berarnardini, Sergio Delia dell’associazione nessuno tocchi caino, l’avv.Perna Giovanna, componente osservatorio carcere, i p.avv.Luca Pellecchia, Caternina Sibilia e Valentina Meola, della Camera Penale Irpina, il Commissario Giovanni Salvati e l’ispettore capo Giuseppe Cupo.
La visita ha avuto inizio con il percorso lungo tutta l’area esterna del penitenziario che è adibita a coltivazione agricola e di cui si occupano i detenuti. In particolare, l’attività agricola consiste nella lavorazione e raccolta di frutti e produzione di vino e miele. Sull’area insiste poi una carrozzeria, officina meccanica e lavaggio, all’interno dei quali prestano attività lavorativa i detenuti, la cui prestazione è finalizzata per interventi su mezzi appartenenti all’amministrazione penitenziaria, in particolare di tutti quelli provenienti dal sud dell’Italia. Tra le ultime attività realizzate vi è la realizzazione di una struttura di ristorazione, “la cantina dei sapori” ed il forno per la cottura delle pizze.
Alla data della visita sono presenti in struttura, 166 detenuti, di cui 145 definitivi italiani, 15 definitivi stranieri (bulgaria, algeria, egitto, gambia, liberia, marocco, romania, germania, Senegal, tunisia), 6 con posizione mista con definitivo. A rotazione i detenuti lavoranti sono 27, 48 sono quelli fissi e 6 quelli assunti esterni.
Il personale penitenziario previsto è di 95 persone, quello organico 110, i distaccati in sede sono 4, quelli fuori sede 10, il personale impiegato presente è di 104.
L’area amministrativa è impegnata da 10 persone a fronte di 17 che è il numero previsto, l’area pedagogica prevede 3 persone, in realtà ve ne sono 2.
Sempre a rotazione mensile è previsto all’interno della struttura, lo svolgimento di attività di cuoco e vice cuoco, di addetti alla distribuzione dei pasti, alla pulizia reparti, alla lavanderia, al reparto colloqui, alla spesa detenuti, al casellario detenuti, al barbiere.
L’istituto ha una capienza massima di 206 persone, è diviso in sezioni, ci sono 3 sezioni ordinarie di media sicurezza; è in itinere un riassetto organizzativo delle divisione delle sezioni a seconda della posizione giuridica dei detenuti, alla luce della circolare del DAP che stabilisce una diversa regolamentazione a seconda se si tratta di regime ordinario ovvero stato di trattamento avanzato.
17 sono i posti al piano terra, ove vi è una cella di prima accoglienza, è altresì prevista la sezione infermieristica con una stanza dedicata alla reclusione (isolamento sanitario), il reparto di articolazione è per 9 posti, ma in realtà occupato è solo uno, da detenuto con evidenti problematiche psichiatriche in quanto manca lo psichiatra. E’ prevista l’assistenza sanitaria H24 sia medica che infermieristica, non ci sono semiliberi attualmente. I detenuti hanno una media del fine pena di circa 5 anni, ma ci sono anche detenuti con fine pena lunghi che condividono sezione e stanze, ogni anno sono circa 15 i detenuti che si costituiscono presso la struttura.
Con riferimento alla istruzione, è presente la scuola elementare, media e l’istituto superiore alberghiero e ragioneria, non ci sono poli universitari.
La produzione lavorativa è destinata prevalentemente all’amministrazione penitenziaria, ma sono presenti anche cooperative che assumono i detenuti alle dipendenze per lo svolgimento di alcune attività di esportazione sul territorio.
Il magistrato di sorveglianza è presente con collegamenti via skype, con cadenze mensile, è presente il cappellano ed altri pastori per altre religioni quando richiesto.
L’area sanitaria è assicurata dalla figura dello psicologo (2 unità), dal medico del SERT, odontoiatra, dermatologo, mancano invece le figure dell’oculista, ortopedico, urologo etccc.
È in itinere un corso di formazione per la figura del piantone, al quale stanno prendendo parte 15 detenuti. Non è prevista una sezione specifica per l’isolamento e le telefonate sono assicurate con cadenza settimanale, 2 in più per detenuti con figli minori.
Nota dolente è quella relativa alla mancanza dello psichiatra, problematica più volte segnalata, per la quale il dott.De Leo, responsabile dell’area sanitaria, sta dando seguito a una serie di iniziativa con l’azienda sanitaria, quella singolare della visita telemedicina per la quale sta attrezzando le strutture presenti sul territorio. Altro aspetto importante è la stabilizzazione dei medici sanitari a tempo indeterminato, bandendo i concorsi, in tempi brevi, e la introduzione dell’infermiere coordinatore.
La struttura presenta spazi e luoghi che si caratterizzano per la modernità ordine, accuratezza nei dettagli con particolare riferimento alla stanza giochi, alla ludoteca, biblioteca, spazio verde con parco giochi per i bambini.
Pochi ancora i detenuti in regime di misura alternativa, nonostante le numerose attività trattamentali.
S. Angelo dei Lombardi, 11 maggio 2013
L’OSSERVATORIO CARCERE
VISITA ALLA CASA CIRCONDARIALE DI S.M.C. VETERE - 9 maggio 2023
La delegazione è stata accolta dalla Direttrice e dalla Comandante. Dopo un breve colloquio avvenuto nella sala riunioni, è iniziata la visita. Ci è stato riferito che vi sono tre piani chiusi con 130 posti, allo stato, inutilizzabili. La capienza regolamentare sarebbe di 1100 unità, ma vanno sottrratti i 130 di cui sopra. E’ stato gia approvato un progetto per la costruzione di un nuovo padiglione che potrà ospitare 300 unità. L’annoso problema della mancanza di acqua potabile è stato risolto a dicembre scorso.
Questa la situazione:
Organico
La direttrice della casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere (dott.ssa Rotundo), pur essendo direttrice titolare ad Avellino, è “in missione” a Santa Maria Capua Vetere.
Il vicedirettore, Marco Casale, è stabilizzato da un mese.
Il comandante, Alberta Rengone, è anch’ella distaccata e non definitiva.
Il dirigente dell’area trattamentale è la dott.ssa Tesoro.
La Polizia Penitenziaria è sotto organico con 470 unità in quanto la pianta organica risale al 2017, ed è, dunque, precedente alla costruzione del reparto Nilo.
Formalmente gli agenti penitenziari sono 489, ma in questo numero rientrano i poliziotti penitenziari destinati al Nucleo Traduzioni e Piantonamento (quindi operanti all’esterno dell’istituto), nonché i 61 agenti che sono stati sospesi dopo i fatti dell’aprile 2020 e non sono operativi.
Fino ad ottobre gli educatori erano 5. Oggi sono 11(di cui 9 fissi, uno al momento è in maternità ed uno presente a mesi alterni in quanto gode dei benefici di cui alla Legge 104).
Ci sono n. 5 psicologi, ex art. 80.
L’ASL prevede:
un turno h 24 per il pronto soccorso;
ed uno di medicina generale.
[I medici assicurano i turni, ma sono solo i più giovani a fornire la disponibilità: ci sono circa 3-4 medici per i turni di mattina, 2-3 medici per i turni di pomeriggio, 2 medici per i turni di notte].
Sono presenti due odontoiatri interni, 1 neurologo, 1 cardiologo, 1 gabinetto di radiologia e di teleradiologia (che consente di leggere le lastre a distanza), 1 unico psichiatra non sempre presente (a fronte di 20 detenuti psichiatrici).
Detenuti e padiglioni
L’istituto ospita circa 890 detenuti (c’è, inoltre, un progetto già esecutivo che prevede la costruzione di un nuovo padiglione che dovrebbe contenere altri 300 detenuti circa) ed è diviso nei seguenti reparti:
Volturno, diviso su tre piani, che ospita circa 150 detenuti definitivi e lavoranti;
Tevere che ospita detenuti in media sicurezza, attualmente chiuso per metà; le stanze ospitano 2 o 4 detenuti (ma la capienza massima è di 5 soggetti); le docce non sono nelle stanze, ma c’è un locale comune in pessime condizioni igieniche. L’acqua calda è presente solo nelle docce.
Tamigi, diviso su 4 piani, che ospita 147 detenuti di alta sicurezza maschile; le camere ospitano 2 o 4 detenuti; una sezione è chiusa.
Rio, composto da 7 stanze (di cui 2 con 2 posti e 5 cameroni) è collegato al Tevere ed è destinato ad ospitare detenuti anziani o con problemi sanitari (è, infatti, ubicato sul piano superiore all’infermeria);
Nilo, composto da 8 sezioni ed ospita 350 detenuti. la seconda sezione è la TSM, che ospita 15 detenuti (su 20 posti totali) di cui 2 in attesa di trasferimento; la quarta sezione, ubicata al secondo piano, è dedicata ai tossicodipendenti (sebbene non sia specializzata). Non vi è il regime “celle aperte” che sarebbe in preparazione.
Danubio, ha un lato A e un lat0 B . Vi sono anche i protetti promiscui.
C’è un Serd interno al carcere che copre tutti gli istituti di Caserta.
L’attività lavorativa
si sviluppa grazie a numerosi corsi e progetti.
Sartoria (a cui partecipano da settembre 40 detenuti) con produzione di camice bianche per la Polizia Penitenziaria distribuite con marchio ISAIA .
Si tratta della sartoria in cui le donne detenute hanno realizzato le mascherine a sostegno della lotta contro la violenza di genere ed i pantaloni marroni per i detenuti lavoranti: sono presenti due sarte a contratto (vincitrici di bando) che hanno insegnato i lavoro alle detenute (Il lavoro è di circa 6 ore e 40 minuti).
A breve si aprirà una seconda sartoria che produrrà tute operative con marchio GIVOVA e cravatte blu con marchio Marinella, sempre esclusivamente destinate alla Polizia Penitenziaria.
A gennaio 2024 dovrebbe avere inizio un nuovo progetto realizzato in collaborazione con il comune di Caserta, ASL Caserta, ed il Centro recupero per volatili, che prevederà l’apertura di un presidio di veterinaria con sala operatoria per animali, centro di pet terapy e vari corsi professionali a cui potranno partecipare i detenuti.
Nel mese di giugno al Nilo sarà aperto un birrificio (da un’azienda esterna) e vi lavoreranno n. 2 detenuti;
sarà aperta la scuola di Arti e Mestieri per cuoco, addetto alla macchinetta per il caffè, orlatore ed altri mestieri più richiesti dal mercato: i migliori potranno anche avere opportunità lavorative.
Ci saranno due laboratori di pasticceria, probabilmente gestiti da Minciguerra, che produrranno le polacche di Aversa (per il momento vi è solo il bando di gara).
È stato sottoscritto un protocollo con l’ordine dei farmacisti secondo il quale n. 2 detenuti si occuperanno della raccolta e distribuzione dei farmaci (non scaduti), donati dai cittadini che non ne hanno più bisogno alle farmacie affinchè le distribuiscano alle fasce deboli della popolazione;
un protocollo con il Centro Raccolta Differenziata che ha regalato al carcere un’area verde per i colloqui con i detenuti e un’area verde più piccola per i poliziotti penitenziari.
I posti di lavoro non sono molti, per questo è stata stilata una graduatoria dei detenuti che ne fanno richiesta ed i detenuti ruotano ogni 3 mesi
Ci sono 8 – 9 lavoranti in art. 21 O.P.
Varie
Da dicembre 2022 in carcere vi è l’acqua corrente (la conduttura fino a poco prima dell’ingresso del carcere è di proprietà del Comune mentre il prolungamento è stato effettuato dal Ministero).
Il numero di telefonate e videochiamate è rimasto invariato rispetto al periodo Covid.
Fino a Pasqua vi erano 15-20 permissanti su 200-300 definitivi ma questo dipende anche dal fatto che molti non possono beneficiarne.
Interno del carcere
All’interno abbiamo percorso un primo corridoio, alla cui sinistra vi è l’infermeria, al termine del quale, passando per il reparto Tevere, siamo giunti al Reparto Nilo
Gli ospiti del padiglione hanno (seri ed evidenti) problemi psichiatrici: sono 12 e sono assistiti da 7 piantoni.
La gestione e la cura di questi detenuti è affidata alla dott.ssa Silvana Caiazzo che, nei limiti del possibile, ci ha raccontato alcune storie e, soprattutto, rappresentato la difficoltà di curare questi detenuti senza alcuno strumento e senza poter parlare neanche con le loro famiglie (giacchè sono trattati come detenuti e non come pazienti).
I detenuti con malattie psichiatriche attualmente sono 12 più 7 piantoni che li assistono e se ne prendono cura.
La normativa prevede che entro 30 giorni dall’ingresso vi debba essere contatto con l’ASL di appartenenza del detenuto che dovrebbe stipulare i PTRI, ma ciò non avviene mai.
La scelta di cui abbia diritto al piantone e debba essere inserito in tale reparto è affidata al GOTA e all’area trattamentale.
All’interno di tale reparto le celle sono aperte dalle 9:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 18, vi è lo spazio socialità con un bigliardino ed una TV su cui viene trasmesso un film a settimana.
Mancano attività ludiche e strumenti necessari per stimolare tali detenuti.
Il reparto Senna che ospita le donne in alta sicurezza, benché caratterizzato da un regime chiuso, prevede un periodo di socialità dalle 16:00 alle 18:00 o dalle 18:00 alle 20:00.
Al primo piano è presente una cucina, la scuola e la pasticceria in apertura.
Dalle 9:00 alle 11:00 e dalle 13:00 alle 15:00 è previsto il passeggio.
C’è una stanza con docce (non utilizzate), una con stendini per gli indumenti lavati, una con il ferro da stiro, una con il telefono in cui vengono fatte le telefonate.
Nelle stanze il bagno ha un soffitto con intonaco umido e caducante; tuttavia il padiglione e le stanze sono molto pulite.
Le stanze sono spaziose ed ospitano due o tre detenute; il bagno è separato dall’area cucina.
Al secondo piano vi sono:
la sartoria;
una stanza in cui sono present un laboratorio autogestito di sartoria ed uno di ricamo (dove si recano le detenute anche solo per un aggiusto);
una sala beauty con estetista e parrucchiere (lavori svolti da due detenute lavoranti) presso cui tutte le detenute possono recarsi a rotazione una volta alla settimana.
Le aree passeggio, in tutto l’istituto, si presentano piccole e senza alcun arredo.
Santa Maria Capua Vetere, 9 maggio 2023
L’ OSSERVATORIO CARCERE UCPI
Ha collaborato alla relazione l’Avv. Sabina Coppola
del Direttivo dell’Associazione “Piero Calamandrei” di Napoli
Relazione osservatorio carcere camere penali di Lucca - Casa circondariale Lucca - Visita dell’ 8 maggio 2023
In data 8 maggio 2023 l’Osservatorio carcere della Camera penale di Lucca ha effettuato l’annuale visita alla Casa circondariale di Lucca “San Giorgio”. Erano presenti il responsabile, Avv. Alessandro Maionchi, nonché i membri, Avv.ti Tiziana Pedonese e Giovanni Mastria, tutti del foro di Lucca.
La visita, alla luce di quella poco prima effettuata dall’Osservatorio con l’associazione “Nessuno Tocchi Caino” il 22 aprile 2023, si è limitata ad una riunione nell’Ufficio della Direttrice Dott.ssa Santina Savoca, alla presenza anche di componenti dell’ufficio comando e dell’ufficio matricola.
I numeri della Casa circondariale di Lucca
La popolazione carceraria è composta da 81 unità.
La proporzione italiani/stranieri è nell’ordine del 50% circa.
I semiliberi sono 13, mentre i definitivi 35.
Gli agenti di Polizia penitenziaria scontano una carenza di organico del 30% e sono solo 67 (a fronte di una pianta organica di 93). Si evidenzia come nel mese di giugno 2023 siano state assegnate all’istituto in parola ulteriori 6 unità facendo scendere sotto il 30% la carenza di organico.
Il comandante non è in pianta stabile, se ne alternano due in missione: uno presente il sabato (proveniente da Massa) ed uno proveniente da Pistoia due volte a settimana.
L’area educativa si componeva di due educatori; oggi è presente solo un educatore fisso: la Dott.ssa Fabiola Giannecchini, ed altra, proveniente da Volterra, presente tre volte a settimana (presto dovrebbe essere assegnata a Lucca). Le educatrici provvedono ad un colloquio di ingresso entro 1-2 giorni; i detenuti sono visti almeno una volta ogni 3 giorni a rotazione.
Il garante dei detenuti deve essere nominato per cui, ad oggi, la figura non è presente. Si è proceduto alla segnalazione di tale lacuna al direttivo della Camera penale di appartenenza che si adopererà per segnalare la disfunzione direttamente al Comune di Lucca.
In ordine allo stato generale dei locali della struttura penitenziaria
Si evidenzia una generale situazione di attenzione alla conservazione della struttura muraria. Sebbene la conformazione e la vetustà degli edifici determinino difficoltà nella gestione degli spazi.
Si è potuto constatare una positiva attitudine dell’amministrazione al recupero dei locali, anche adibiti ad aree comuni per i detenuti. Nonostante ciò, sono state riscontrate diverse criticità, che meglio saranno analizzate nel corpo della presente relazione.
Sussistono, poi, zone completamente inutilizzate e chiuse, sia a causa della mancanza di standard di sicurezza dei locali costruiti in epoche remote ed oggi non più idonee a garantire gli stringenti requisiti richiesti, sia a causa della mancanza di fondi che, se presenti, permetterebbero una riqualificazione delle aree interessate.
In ordine al passaggio a sezione ordinaria / a trattamento intensificato
La direttrice ci ha spiegato che Lucca assumerà connotati misti (sul punto circolare Ministero della Giustizia – Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria- Ufficio del Capo del Dipartimento n. 3693/6143 del 18 luglio ’22 – da pag. 7).
La terza sezione, quando riaprirà a seguito di lavori, diventerà sezione ordinaria, mentre la prima e la seconda sezione saranno a trattamento intensivo.
Nelle more, in attesa dell’ultimazione dei lavori alla terza sezione, la prima sezione è in regime ordinario, mentre la seconda sezione è a trattamento intensificato.
La Direzione riferisce, altresì, che il PRAP ha invitato gli operatori ad iniziare un lavoro sui detenuti per facilitare questo passaggio organizzativo anche in considerazione del fatto che, nonostante la presenza della nuova sezione ottava dedicata alle attività trattamentali, i detenuti preferiscono trascorrere il tempo in cella, essendo appunto aperta. La stessa circolare a pag. 9 sottolinea quanto riferito dalla Direttrice ovvero la necessità di attivarsi perché lo spazio temporale dedicato alla vita in comune sia riempito di effettivi contenuti che riescano a contrastare il fenomeno dell’ozio.
Sezione prima
La prima sezione da un punto di vista della struttura si allinea con tutto il resto dell’edificio, vetusta, inidonea all’uso carcerario, sebbene siano presenti i minimi standard di sicurezza.
Il problema più importante di questa sezione risulta essere il sovraffollamento. In molte celle è stata inserita la terza branda, il numero di detenuti è salito fino a 49 detenuti.
Le docce in numero pari a quattro non sono funzionanti a pieno, i detenuti lamentano, altresì, la mancanza, a tratti, di acqua calda e sottolineano l’inadeguatezza della zona lavanderia.
Si aggiunga che a questa disfunzione attinente alla popolazione carceraria deve segnalarsi anche una situazione di carenza di personale di vigilanza. Ciò determina, in alcuni casi, la presenza di un solo agente preposto al controllo di due sezioni (la prima e la seconda) che, oltretutto, sono poste su due piani differenti.
I detenuti presenti in questa sezione sono aperti.
Sezione seconda
La sezione seconda, speculare alla prima, sia come caratteristiche strutturali, sia come condizioni generali, non presenta, al momento, situazioni di sovraffollamento.
Anche per questa sezione possono spendersi le medesime parole in ordine alla carenza di personale di vigilanza. Infatti, i detenuti lamentano l’assenza del personale, in particolar modo durante le emergenze.
I detenuti presenti anche in questa sezione sono aperti.
Per quanto concerne l’area docce (in numero pari a quattro) si segnalano malfunzionamenti.
Sezione terza
La terza sezione è chiusa. Sarebbero opportuni interventi di ristrutturazione già sollecitati, per quanto ci è stato riferito. Ad oggi, i lavori non sono iniziati.
Sezione ottava
Già si è parlato in maniera accurata nella precedente relazione di questa innovativa sezione.
All’ interno di un carcere che presenta una serie di criticità strutturali (a tratti marcate), si è provveduto ad un completo rifacimento della sezione ottava, destinata ad attività ricreative. Gli ambienti, curati, dotati di confort, rispettosi di ogni e più stringente requisito di sicurezza e salubrità, si inseriscono in un contesto strutturale generale completamente diverso (vedi sezioni prima, seconda, terza); passando dalla sezione ottava alle altre sembra di non essere nel medesimo istituto.
Ci sono due biblioteche attrezzate con postazioni per la consultazione dei libri e delle riviste, c’è una sala lettura a parte. Ci sono volontari che si occupano delle biblioteche.
Questa sezione costituisce un’area destinata sia al trattamento del detenuto, sia alla socializzazione dello stesso. Per questo sono state previste ed attrezzate, una sala TV, una sala con all’interno il calcio balilla, una sala psicologia/psichiatria, una sala di somministrazione del metadone; inoltre, ciascun educatore avrà la propria stanza.
Tre stanze sono state destinate ad uso palestra (la più grande di 13,70 mq). La palestra è aperta tutti i giorni, ci sono attrezzi e vengono istruttori dall’esterno ma sostanzialmente è poco sfruttata.
Sono stati predisposti servizi igienici per i detenuti, per il personale medico e per il personale di vigilanza.
Questa sezione è sempre aperta ed a disposizione dei detenuti ma la sensazione è che sia poco sfruttata per le sue potenzialità; traspare il rammarico della Direttrice nel constatare che i detenuti, al di là delle attività all’aperto certamente preferite, spesso preferiscano rimanere in cella.
È stata istituita una postazione di controllo per regolare gli ingressi dalle varie sezioni dotata di automazioni che si comandano a distanza; è stato predisposto anche un circuito di telecamere.
Al piano superiore vi sono poi locali ampi (anch’essi ristrutturati con medesimi standard) che, in un progetto originario, dovevano essere adibiti a refettorio, oggi, sono destinati ai corsi tra cui l’alfabetizzazione, soprattutto la stanza più piccola dove sono presenti e ben visibili attrezzature idonee.
Vi si accede dalla terza sezione e dal cortile (la prima e la seconda sezione non vi hanno accesso diretto).
L’intenzione della direzione, di concerto con l’area educativa e con l’ufficio comando, era nel 2021 ed è tuttora, come già sottolineato ed anche alla luce del passaggio a sezione ordinaria/trattamento intensificato, quella di convincere i detenuti a recarsi in questa nuova sezione ottava, cercando di far vivere ai detenuti questo nuovo ambiente, di talché essi possano prendere parte alle iniziative che verranno promosse ed allo stesso tempo trascorrere meno tempo in sezione e quindi in camera di pernotto.
Invero, la problematica principale emersa risulta essere la mancanza di personale, sia di vigilanza, sia afferente all’area educativa.
Sia concesso rilevare come la ristrutturazione della sezione ottava faccia sorgere forti perplessità negli scriventi, almeno sotto il punto di vista dell’opportunità, avuto riguardo del contesto in cui tale intervento è stato compiuto: edificio inserito in un contesto urbano rinascimentale, sicuramente non idoneo a soddisfare standard europei, con caratteristiche strutturali che non consentono interventi risolutivi.
Nonostante ciò, questo ammodernamento è stato salutato con estrema positività dall’Osservatorio carcere di Lucca.
La situazione sanitaria
La Direzione riferisce la copertura medica h24 con servizio infermieristico fino alle ore 20.00.
La struttura prevede il servizio di: Psichiatria, psicologia, odontoiatria.
Vi è, altresì, un medico specializzato nella terapia del dolore e un cardiologo all’occorrenza.
Colloqui familiari e con legali
COLLOQUI CON FAMILIARI: Si è tornati alla disciplina ordinaria (pre-covid): Sei colloqui visivi mensili che possono essere svolti o in presenza o a mezzo di video chiamate.
COLLOQUI CON AVVOCATI: Non vi sono limitazioni e l’accesso all’istituto non prevede prenotazioni.
TELEFONATE: una telefonata settimanale, salvo autorizzazioni straordinarie per motivi comprovati. Per il detenuto che ha figli minori è prevista una chiamata al giorno.
Attività trattamentali
Sono in corso diversi progetti. Alcuni finanziati dalla cassa ammende, altri sono totalmente su base volontaria. Sono in procinto di iniziare ulteriori iniziative da ottobre.
Attività lavorativa
Per ciò che attiene all’attività lavorativa interna al carcere si è constatato che il problema principale è di carattere economico.
Di fatto è aumentata la retribuzione oraria delle mercedi, sebbene il budget complessivo sia rimasto il medesimo.
Per far lavorare tutti i detenuti il più possibile sono stati previsti dei posti di servizi a rotazione mensile (addetto alla distribuzione dei pasti ed alle pulizie di sezione). Ci sono, poi, mansioni lavorative che prevedono un impiego più duraturo e che prevedono una responsabilità diversa (ad es. addetto alle spese dei detenuti quattro mesi o l’addetto alla manutenzione del fabbricato quattro mesi). Al momento sono presenti solo 27 posti di servizio.
Ulteriori note a margine
È stata riscontrata la perdurante mancanza della figura del Ragioniere a seguito del pensionamento del precedente. Una volta a settimana viene inviato in missione un contabile dall’istituto di Prato. Tale mancanza non pare poter sussistere in un istituto penitenziario, avuto riguardo della tecnicità delle competenze che sono assegnate ad un contabile.
Tale lacuna si riverbera sulle procedure di acquisto di qualsiasi elemento di cui l’istituto abbisogna.
VISITA ALLA CASA DI RECLUSIONE DI ARIENZO “GENNARO DE ANGELIS” - 8 maggio 2023
Nell’ambito de “Il viaggio della speranza, visitare i carcerati”, organizzato unitamente a “Nessuno Tocchi Caino” – iniziativa che sta coinvolgendo numerose regioni – dall’ 8 al 13 maggio sono stati visitati alcuni istituti della Campania, con il contributo del Garante Regionale, del Movimento Forense e il prezioso supporto organizzativo delle Camere Penali territoriali. Il primo è stata la Casa Circondariale di Arienzo, nato agli inzi degli anni 80, come Casa Mandamentale, dal 1995 diventato carcere femminile, dal 1999 ospita solo uomini. Dal 6 febbraio 2020 la struttura è intitolata all’agente di custodia Gennaro De Angelis, vittima della criminalità organizzata nell’ottobre del 1982. L’istituto, diventato Casa di Reclusione da appena 2 giorni, accoglie detenuti con pene brevi (max 5 anni) provenienti generalmente da Poggioreale e – in una struttura esterna, con 6 posti, la c.d. “casetta” all’interno delle mura di cinta - anche detenuti in art. 21 O.P. (lavoro esterno), ovvero in art. 20 ter O.P. (lavoro di pubblica utilità). L’età media dei detenuti è bassa, in quanto vi sono provenienze anche da Nisida e da Airola, per minorenni diventati adulti.
La delegazione è stata accolta e accompagnata nella visita dalla Direttrice Annalaura De Fusco e dall’Ispettore Vincenzo Visconti.
Ha ufficialmente 58 posti (scheda Ministero della Giustizia del 7 maggio 2023), ma ci è stato riferito che la capienza è di 108 posti regolamentari. Dato quest’ultimo non trascritto in alcun documento, ma diffuso verbalmente. Al momento della visita erano presenti 68 detenuti + 6 in art. 21 o 20 ter (vi sono convenzioni con il Comune di Arienzo e di San Felice a Cancello), per un totale di 74 detenuti . Tutti media-sicurezza, non vi sono tossicodipendenti
Le stanze di detenzione sono 53, tutte con bagno separato e doccia. L’aumento “verbale” di posti è dovuto all’aver fatto diventare le stanze singole doppie. Non vi sono stanze per disabili. Vi sono poi i 6 posti nella “casetta esterna”, una struttura autonoma con vano cucina spazioso, bagno con doccia separato, i cui ospiti non hanno alcun contatto con gli altri detenuti.
Mancano 2 unità di Polizia Penitenziaria e 5 stanno andando in pensione. Più del 50% del personale usufruisce delle agevolazioni della Legge 104.
All’ingresso vi è una stanza con una parete con schermi dai quali si vedono gli esterni e gli interni dell’istituto. Vi sono solo 2 Sezioni : A piano terra e B, 1° piano. Le stanze, seppur piccole per 2 persone, sono decorose e hanno il bagno completo con doccia. Vi è l’acqua calda. Ogni stanza ha TV e ventilatore. Grazie ad una convenzione con il Vescovo è possibile vedere anche Sky per le partite di calcio. In ogni Sezione vi è la stanza per la socialità (poco attrezzata, con tre tavoli e qualche sedia di plastica) ed una stanza con la lavatrice a gettoni (un euro a carico).
Le stanze sono aperte dalle 9.00 alle 19.00. L’area all’aperto è fruibile per 2 ore la mattina e 2 il pomeriggio. Lo spazio passeggio è tenuto bene, anche con una zona coperta.
Vi è un’infermeria. Vi è un solo psicologo, da alcuni giorni un altro. Ma viene all’incirca ogni 15 giorni. Presenza del tutto insufficiente e l’area medica andrebbe rivista.
Vi sono due educatori, così come previsto in pianta organica, ma certamente insufficienti per il numero di detenuti.
Assenza di Campo Sportivo. Vi è uno spazio polivalente che funge da chiesa, da teatro, da sala riunioni, con annessa un’area verde attrezzata per i colloqui con i figli piccoli. Vi è una stanza palestra con attrezzi, usufruibile ad orari. Il Cappellano celebra la messa il sabato e propone il cineforum il giovedì e il venerdì.
Ogni anno viene redatto il Progetto d’istituto. Vi è un laboratorio di teatro . I detenuti, con la Compagnia “La Flotta”, hanno vinto il Premio Concetta Barra. Vi sono presentazioni di libri. Vi sono Corsi di sartoria, di operatore edile e idraulico, finanziati da Cassa Ammende.
Vi è un progetto di Pet Terapy, finalizzato ad aprire un canile nelle vicinanze dell’istituto. Allo stato vi sono tre cani curati da altrettanti detenuti.
Vi è la scuola dell’obbligo e altri corsi. Le aule sono solo due. Vi sono stati diplomati in Ragioneria.
La Sala Colloqui è molto piccola e ha tavoli e sedie di plastica. Vi hanno accesso 8 famiglie alla volta, con un massimo di 3 persone. Per 2 giorni a settimana vi è il colloquio in presenza; per altri 2 giorni la possibilità di videochiamata.
La saletta (micro) per colloqui Avvocati o Giudici è monoposto.
I detenuti lamentano la mancanza di lavoro e di progetti per il reiserimento. Sono 21 i detenuti che lavorano all’interno dell’istituto per gestire la struttura, con turnazione trimestrale. Aiuto Cuoco, Inserviente Cucina, Addetto distribuzione Pasti, distribuzione spesa , ecc…
ARIENZO, 8 maggio 2023
L’OSSERVATORIO CARCERE UCPI
In data 04.03.2023 una delegazione della Camera Penale di Taranto, effettuava una visita presso la Casa Circondariale di Taranto “Carmelo Magli”, nel corso della quale risultavano presenti in istituto un totale di 796 detenuti, di cui 26 temporaneamente assenti, 97 in attesa di primo giudizio, 39 appellanti, 24 ricorrenti, 542 definitivi, 59 con posizione giuridica mista con definitivo, 9 con posizione giuridica mista senza definitivo, nella sezione femminile erano presenti 45 detenute di cui 36 definitive, in totale i “permessanti” erano circa un centinaio.
Tali numeri a fronte di una capienza regolare di 500 posti. Occorre tenere presente che non tutti i 200 posti, del nuovo padiglione, sono utilizzati e che 18 posti della struttura penitenziaria sono totalmente inagibili, per tali ragioni il sovraffollamento raggiunge il 158%.
Come è noto a tutti i detenuti viene riconosciuto, dal magistrato di sorveglianza, l’art. 35-ter dell’O.P., (rimedi risarcitori).
Con l’apertura del nuovo padiglione, con disponibilità di 200 posti, considerato l’aumento della popolazione penitenziaria, che spesso supera la soglia delle 800 unità, l’organico della polizia penitenziaria, non è stato mai aggiornato e integrato.
Risulta evidente che la pianta organica è parametrata a quella di un istituto di 300 detenuti, non di quasi 800. Dei 307 agenti assegnati, 30 unità sono assenti per lunga malattia o per assistenza a familiari disabili.
Anche considerando gli attuali organici, c’è da evidenziare che sono particolarmente carenti i funzionari (-50%), gli ispettori (-50%) e gli agenti/assistenti (-22%).
Tale situazione comporta seri problemi di vigilanza e, di conseguenza, della possibilità di sostegno e spesso di attivazione delle iniziative trattamentali, in particolare, quelle scolastiche ed ulteriori corsi.
Attualmente all’interno delle sezioni di media bassa sicurezza è in uso la sorveglianza dinamica, le singole stanze sono aperte per otto ore, dando la possibilità ai detenuti di socializzare e di usufruire di spazzi più ampi.
Negli ultimi anni si sono verificati diversi suicidi, l’ultimo episodio risale al 23 aprile un detenuto cinquantenne.
Attualmente una delle problematiche maggiori è rappresentata da un’eccessiva presenza di detenuti tossicodipendenti ma soprattutto di detenuti affetti da problematiche psichiatriche, conseguenza, sempre più spesso, di aggressioni a danno di agenti penitenziari e degli stessi detenuti.
In data 22.09.2023 si sono verificate numerose risse e aggressioni, negli ultimi mesi sono stati rinvenuti e sequestrati circa trenta telefoni cellulari funzionanti.
Tutta la struttura è in attesa di importanti lavori di ristrutturazione, necessita di cappotto termico nei padiglioni A e B mentre in alcune stanze del padiglione C ci sono evidenti infiltrazioni di acqua piovana.
Come è noto essendo una struttura penitenziaria datata, tutte le stanze detentive sono prive di docce, quasi tutti gli infissi sono deteriorati e spesso sulle pareti risulta presente la muffa.
Ogni sezione è composta da circa cinquanta detenuti, le docce esterne sono malandate e spesso non tutte funzionanti.
L’istituto è suddiviso in diverse sezioni nove, un corpo centrale con tre sezioni dislocate su tre piani, al primo piano ci sono due sezioni di AS3 (alta sicurezza) e una “precauzionale, detenuti protetti”, al secondo piano un’intera sezione precauzionale, una a trattamento intensificato e una per i giudicabili, al terzo piano tre sezioni per i giudicabili e tre per i definitivi.
La nuova struttura, di recente costruzione, dispone di docce in tutte le stanze, al primo secondo e quarto piano sono ospitati detenuti a trattamento avanzato, al terzo piano, da un paio di mesi, ci sono detenuti problematici.
Durante il periodo della pandemia, il nuovo padiglione veniva utilizzato per l’isolamento dei detenuti affetti da covid.
Tra il vecchio e il nuovo padiglione è ubicato quello sanitario che si articola su due piani e ospita circa 40 detenuti.
La sezione di osservazione è situata al piano terra dei tre piani detentivi, è utilizzata per l’isolamento disciplinare e di quelli impossibilitati all’incontro, essa è composta da circa sei stanze.
Risultano presenti solo sette educatori in istituto. Considerando il carico dei tanti definitivi, è un numero assolutamente insufficiente che ovviamente penalizza le scarse attività trattamentali che dovrebbero invece essere implementate, e che attualmente sono del tutto insufficienti.
I corsi scolastici sono solo al maschile, ma non sempre è assicurata la continuità a causa della scarsa presenza di agenti.
Attualmente sono attivi corsi di scuola superiore solo al maschile con indirizzi di agraria, liceo artistico, istituto alberghiero e professionale.
Nel 2023 risultano iscritti 15 detenuti all’Università di Bari, si specifica che nella sezione al femminile, dove ci sono 40 detenute, al momento non è attivo nessun corso scolastico.
In istituto il lavoro è limitato quasi esclusivamente ai lavori domestici, che impegnano però pochi detenuti
Un numero maggiore di detenuti, è impegnato come addetti all’assistenza alla persona (ex piantoni). Quindici detenuti sono impegnati in attività di pasticceria, birrificio, falegnameria, anche nella sezione femminile risulta attiva una cucina che vede impegnate tre detenute due sono impegnate nel laboratorio di sartoria.
A seguito di colloquio con il responsabile sanitaria, il dott. Gregorio Frascella, è stato specificato che la struttura penitenziaria, avendo superato abbondantemente i settecento detenuti, dovrebbe essere “dipartimentale”, anziché semplice come è ora.
Inoltre il sanitario denunciava la forte carenza di medici di base, specialisti e infermieri, poiché i bandi per reperirli vanno pressoché deserti, considerato che nessuno è disponibile a prestare attività in carcere.
Per tutta la struttura penitenziaria è presente un solo psichiatra e un solo psicologo, totalmente assente un medico specializzato in cardiologia, assolutamente indispensabile.
In passato c’è stato un esperimento di telemedicina che avrebbe sgravato un po’ i molti problemi dell’area sanitaria, purtroppo, è stato sospeso per problemi giudiziari.
Nel corso dei colloqui con i numerosi detenuti, presenti nelle varie sezioni, tutti denunciano lamentano tempi lunghissimi per sottoporsi a visite interne che molto spesso neanche avvengono.
Casa Circondariale di Grosseto
Venerdì 28 aprile 2023, ore 11
La delegazione è composta da Rita Bernardini, Sergio D’Elia, Elisabetta Zamparutti, Tania Amarugi, Massimiliano Arcioni, Michele Bottoni, Alessandro De Carolis Ginanneschi, Alessandra Impallazzo, Romano Lombardi, Francesca Elena Scopelliti e Gabriele Terranova.
È probabilmente il carcere con meno detenuti d’Italia: 27 persone in 15 posti regolamentari. Da anni si parla di una sua possibile chiusura anche perché trattasi di un edificio storico di fine '800, situato nel centro storico, che potrebbe avere redditizie destinazioni d’uso. Esiste un progetto di chiusura che si è bloccato nonostante sia stato siglato un protocollo per trasferire il carcere laddove oggi c’è una vecchia caserma.
La direttrice, Maria Teresa Iuliano, è in missione a Casal del Marmo. Solo per oggi è presente con noi il Direttore di Siena Marco Grasselli. Ci accompagna anche la Capo Area, la Dott.ssa Eleonora D’Amico
Popolazione detenuta.
Delle 27 persone detenute (in due sezioni) 15 sono i definitivi, 11 in attesa di 1° giudizio e 1 ricorrente in Cassazione. 14 sono gli stranieri. I semiliberi sono 5, 1 è in art. 21 OP esterno.
I detenuti stanno fuori dalle celle dalle 8:30 alle 18:30 con una breve chiusura per la conta. Possono ancora usufruire di una telefonata al giorno. Due giorni a settimana sono destinati dall’istituto ai video-colloqui e altre due ai colloqui in presenza. Sono state realizzate le postazioni per i video-colloqui e si è in attesa che l’amministrazione fornisca i PC.
Struttura.
L’edificio risente della sua vetustà e ha pochissimi spazi, tanto che non è stato possibile ricavare un’area verde né tantomeno un campo sportivo. Le celle sono in tutto 9 con doccia esterna comune. Al primo piano, nel corridoio largo circa 2 metri, la luce al neon è sempre accesa perché quella naturale filtra a fatica da una finestra con una grata metallica a maglie strette. Le docce sono due in un ambiente umido, con muffa al soffitto. La porta di ferro che chiude il vano docce è malridotta.
Cella n. 2: sono in quattro, sistemati in due letti a castello a due piani. C’è pochissima luce naturale anche perché alla finestra c’è una serie di tre sbarre più una rete fissa. Ci viene riferito che ciascun detenuto ha più di 3 mq a disposizione solo quando in cella sono in tre.
C’è il campanello d’allarme.
C’è una lavanderia.
Non c’è l’acqua calda in cella.
Il secondo piano ospita un misto di varie realtà, tra nuovi giunti, semiliberi, art 21 e detenuti comuni. In questo piano ci sono 3 celle. Vediamo la 8 e la 9. La cella 9 ospita 2 detenuti. Il bagno è separato, con un lavello e un WC. Ci sono un detenuto in art 21 e un semilibero. Nella cella 8 invece ci sono due nuovi giunti. La dimensione è di circa 2,5 x 2 più due altri piccoli spazi di circa 1 metro x 0,7 uno dei quali è il bagno. I letti sono a castello con di fronte una scrivania e 3 stipetti che toccano praticamente terra. La finestra misura 1 metro x 0,7. Ci sono due grosse griglie più una rete metallica fitta in mezzo per cui non c’è sufficiente luce naturale. Il bagno non ha le finestre. Anche qui le docce sono in comune. Stanno in un vano dove l’intonaco sta cadendo a pezzi. L’altra cella è per 4 detenuti.
Il passeggio è un terrazzo con delle piastrelle bianche. Non possono utilizzarlo per fare degli spettacoli perché la scala d’emergenza è inagibile. C’è un calcio balilla e un ombrellone che durante le giornate di sole si può aprire per fare ombra. In effetti non c’è alcuna pensilina se non una piccola copertura sopra gli scalini da cui si accede a questo spazio.
Prevenzione dei suicidi.
L’istituto non è in grado di attivare la sorveglianza a vista per i casi problematici. Questi ultimi si preferisce metterli insieme agli altri. L’ultimo suicidio si è verificato nel 2018.
Lavoro.
I posti di lavoro sono 10 con turnazione mensile.
Scuola e attività.
Ci sono i corsi di alfabetizzazione e le scuole medie. Sono attivati anche micro-corsi.
Da qualche settimana c’è un corso di Yoga gestito da una volontaria, corso dal quale i detenuti traggono molto beneficio.
Presente uno sportello d’ascolto per uomini maltrattanti “LUI”.
Sanità.
I medici assicurano la presenza giornaliera dalle 8 alle 16, gli infermieri dalle 8 alle 21. Lo psichiatra viene due volte a settimana per un totale di 6 ore mentre gli psicologi sono due (della ASL) che vengono uno il lunedì e l’altro il giovedì; un altro psicologo è ex art. 80 e opera per 13 ore mensili. Gli specialisti sono tutti i esterni. Stanno attivando la telemedicina. L’infermeria è dotata di un elettrocardiografo.
Fra la popolazione detenuta i casi psichiatrici riconosciuti sono due, tutti però assumono psicofarmaci. Il SERD di Grosseto è presente in istituto ogni 15 giorni per seguire circa 10 detenuti.
Carcere di Siena
Giovedì 27 aprile 2023, ore 11
La delegazione è composta da Rita Bernardini, Sergio D’Elia, Elisabetta Zamparutti, Antonella Benucci, Giuliana Falaguerra, Alessandra Impallazzo, Viola Monaci, Thomas Roeth, Beniamino Valerio Schiavone e Sandro Sicilia.
Il direttore Marco Grasselli è titolare da poco. Per due giorni a settimana deve recarsi anche nel carcere di Viterbo. Assente il comandante della Polizia Penitenziaria Marco Santoro. Oltre che dal Direttore, siamo accompagnati nella visita dal viceispettore Maurizio Tosto e dalla capo area educativa Maria José Massafra.
Il regolamento di istituto è stato approvato dal DAP, è stato stampato ancora prima del Covid, ma non è stato distribuito perché aspettavano l’arrivo del nuovo direttore.
Popolazione detenuta e reparti detentivi
Al momento della visita su 58 posti regolamentari effettivi ci sono 67 detenuti, tutti di media sicurezza, di cui 6 semiliberi e 2 in art. 21 interno. Vi è un educatore rispetto ai 2 previsti in organico.
Il 35% è costituita da stranieri. Molti detenuti hanno problemi di tossicodipendenza o alcolismo e provengono dalla provincia di Siena o Grosseto.
Ci sono due sezioni, nelle quali le docce sono tutte in comune:
- il reparto cosiddetto “Eco” a custodia attenuata dove ci sono 23 detenuti e le celle sono aperte dalle 08:30 alle 20:30;
- il reparto di media sicurezza, lato A e lato B, con 39 detenuti in tutto (nel lato A c'è anche una stanza per “accoglienza” e “isolamento” (questa usata per l’isolamento COVID)). Le celle sono aperte dalle 08:15 alle 19:45, a parte due intervalli per la conta;
- Poi c'è una sezione di semiliberi.
L'edificio è un ex convento risalente al 1300 e si trova in centro città.
C’è carenza di spazi: ce li inventiamo, dicono gli operatori.
Strutture.
Ci sono un'area verde (bella ma un po' stretta), un campo da calcetto e due passeggi. Sono stati chiesti dei fondi per rendere il pavimento degli spazi esterni e in particolare dei due passeggi meno ruvido.
C'è una sala colloqui con anche quattro postazioni per le videochiamate via Whatsapp. Sono previsti due video colloqui a settimana di 1 ora e quattro telefonate a settimana più quelle straordinarie, motivate.
Nel carcere fanno la raccolta differenziata e anche la raccolta dell'acqua piovana in due serbatoi. C'è un teatro da 40 posti.
Polizia penitenziaria
Attualmente sono operative 37 unità su 43 amministrati e su un organico di 50; si registra una carenza nelle figure di agenti e assistenti.
Scuola.
Le attività scolastiche prevedono l'alfabetizzazione, la media, le superiori con due indirizzi (sociosanitario e operatore tecnico di impianti). Ci sono due iscritti all'università, uno a scienze politiche e l'altro a ingegneria. Ci sono inoltre un laboratorio teatrale (“Liberi dentro”), un laboratorio musicale, un laboratorio di arte moderna.
Lavoro.
Ci sono circa 20 persone che lavorano a turno ogni uno o tre mesi.
È attivo nell’istituto il Progetto SPIA (Servizi Ponte per l’Inclusione Attiva) che si propone di favorire l'accesso ai diritti e alle tutele sociali da parte dei detenuti (partecipa al finanziamento il Monte dei Paschi di Siena).
Area sanitaria.
Non c'è il presidio medico h 24 ma una guardia medica dalle 14 alle 20, al mattino c'è anche il dirigente. Uno psichiatra viene tre volte la settimana, c'è il SERD, con la psicologa che viene due volte a settimana. Sono due i detenuti presi a carico dallo psichiatra, più uno – un ragazzo di 19 anni - in osservazione psichiatrica. Ci sono un infettivologo e un dermatologo che visitano in carcere. Le altre prestazioni specialistiche sono tutte esterne. Per quanto riguarda gli eventi critici, l'ultimo suicidio è avvenuto nel maggio del 2020 (un ragazzo di 30 anni con problemi di tossicodipendenza in isolamento obbligatorio); ci sono pochi eventi critici compresi gli atti di autolesionismo. È in corso l’informatizzazione delle cartelle sanitarie al momento realizzata al 50%
Reparto “Eco”, custodia attenuata, pianterreno
È abbastanza decente anche se sempre illuminato dalla luce artificiale. Le docce sono esterne con tre postazioni, abbastanza pulite (ma ne funzionano solo 2. La sala socialità è molto ampia e luminosa, con due grandi tavoli. Il telefono è posto all’inizio e garantisce solo una parziale forma di privacy.
Le celle sono da 2 o da 4 posti sistemati rispettivamente con 1 o 2 letti a castello.
La cella da 4 detenuti misura 4 m per 6, ha due finestre, entrambe di 1 m per 80 cm con solo la fila di sbarre (non c'è la rete aggiuntiva). Ci sono tre armadi a 7 cm da terra, più due sollevati più sei armadietti. Il bagno è piccolissimo, meno di 1 metro quadro, c'è solo il water. Il lavandino è in cella.
In questa sezione, le celle 1, 2 e 3 sono tutte da quattro. Le celle 4, 5 e 6 sono singole. Le celle 7, 8, 9, 10, 11 e 12 da due. Tutte le finestre viste da fuori sembrano delle “bocche di lupo”.
La cella 12 andrebbe chiusa. È l'unica che ha una finestra di 1 m per 80 cm che è quasi vicino al tetto. C’è un letto a castello con due brande e il solito piccolo bagno con water e il lavandino esterno. Ci sono 2 armadi, di cui 1 a 7 cm da terra più 5 stipetti. Il pavimento è di cemento dipinto e scrostato.
Lamentano una scarsa fornitura di prodotti igienici (a parte la carta igienica), la scarsa qualità del cibo. Il sopravvitto è consegnato a due giorni di distanza dall’ordine.
Nella saletta socialità incontriamo “[...] il poeta” autore di numerose poesie in dialetto napoletano. Una di queste – che è molto bella e che ci legge ad alta voce - è dedicata ad un agente di polizia penitenziaria. Con la collaborazione dell’area educativa, c’è l’intenzione di pubblicare un piccolo libro con tutte le sue poesie.
[...] è da quasi un anno in questa cella. Ha fatto 14 anni di carcere ed è a meno di quattro dal fine pena. È entrato con la licenza elementare e si è laureato in scienze politiche. Attende risposta sulla semilibertà, va in permesso. Ha lavorato 5 mesi. “Questa sezione è un manicomio”, dice. “L’80% prende psicofarmaci”.
Nelle celle 10 e 11 la finestra è più bassa rispetto alla cella 12, ma a 30 cm dalla finestra, esternamente, c’è un muretto inclinato che forma una sorta di “bocca di lupo”.
[...]. Stava fuori quando gli è arrivato un definitivo di 7 anni per un reato risalente al 2014. Si è consegnato spontaneamente. Ha 67 anni e deve fare un triplice intervento al cuore con tecnica Bentall. Prende anticoagulanti ed ha un’ernia inguinale da operare. Ha presentato istanza di differimento pena. Il suo problema è che non ha una casa, notizia che ha appreso la settimana scorsa. La figlia che prende una pensione di 400 euro non può ospitarlo.
Sezione media sicurezza ordinaria, primo piano
In tutta la sezione, i pavimenti delle celle sono in cemento nella stessa condizione che nel reparto Eco. Nei corridoi dei due semipiani della sezione, che è fatta a L, i neon sono sempre accesi perché la fonte della luce naturale proviene da un finestrone all'angolo. Nella sezione ci sono 4 cameroni, 9 celle singole e 9 doppie.
Il camerone numero 23 ha tre letti a castello a due brande. La cella misura 10 m per 4. C'è una finestra di 80 cm per 1,10 m e 1 finestrella da 20 cm per 1,10 m. La luce naturale è insufficiente. Il bagno è molto piccolo, di un metro quadro, con water e un lavandino da 15 cm per 25 (non si capisce come possano lì lavare pentole e piatti). Questa parte dei sanitari è separata da una struttura in muratura coperta da una specie di tettoia in plastica ondulata. Questo in quanto la cella ha, come altre, un soffitto a volta. Ci sono 7 armadi a 15 cm da terra e 10 armadietti, alcuni dei quali fanno da piano cucina in un ambiente complessivamente degradato.
La cella singola misura 2 m per 4,5, la finestra 50 cm per 60. C'è un armadio a 40 cm da terra più 5 armadietti.
La cella 13 è una cella doppia e misura 4 m per 3 m con un letto a castello a due brande. C’è un armadio a 20 cm da terra, più uno elevato più tre armadietti. Le finestre misurano 70 cm per 80, il bagno di 1 metro quadro e il solito lavandino minuscolo.
Casa Circondariale di Prato
Mercoledì 26 aprile, ore 11
La delegazione è composta da Rita Bernardini, Sergio D’Elia, Elisabetta Zamparutti, Massimiliano Chiucolo, Maria Lodovica Gatti Dei, Matteo Giusti, Alessandra Impallazzo, Ermelinda Mele e Diletta Nerini.
Il comandante (Dott. Giuseppe Pilumeli, distaccato a Prato per 10 mesi), che ci accoglie e accompagna nella visita, è persona che svolge con grande professionalità e umanità il suo lavoro. Ci dice che l'Istituto ha una composizione di circuiti troppo variegata e contraddittoria, tra alta sicurezza, collaboratori di giustizia, protetti. Secondo lui gli istituti della Toscana andrebbero riorganizzati sulla base di circuiti a prevalenza di detenuti della stessa tipologia. Il comandante segnala che i piccoli istituti dirottano su Prato i detenuti arrestati, creando non poco disagio.
Educatori.
Sui 9 previsti, gli educatori sono invece 6+1 part time. La Capo Area è la Dott.ssa Ilenia Pisano.
Polizia Penitenziaria.
Delle 310 unità previste in Pianta organica, 252 sono quelle amministrate. Alle ultime elezioni amministrative si sono candidati in 14. Prato ha lo stesso numero di detenuti di Sollicciano, ma quest’ultimo ha quasi il doppio degli agenti di Prato.
Vita detentiva.
Le celle sono aperte dalle 08:30 alle 18:45, a parte le chiusure per il passaggio del vitto e la somministrazione della terapia.
Le docce sono esterne in tutte le sezioni, eccetto che nella sezione “promiscui protetti”.
Per quanto riguarda le telefonate, nell’alta sicurezza sono due alla settimana, in media sicurezza tre alla settimana, una al giorno per i collaboratori di giustizia.
I magistrati di sorveglianza sono tre e alternano le visite in presenza e le videoconferenze. Normalmente passa un mese dalla richiesta di colloquio col magistrato di sorveglianza.
Il 50% della popolazione detenuta è straniera. Nella terza sezione sono quasi tutti stranieri, la quarta, quinta e sesta sono multietniche, con prevalenza di albanesi nella sesta.
Popolazione detenuta e circuiti detentivi.
I detenuti sono 485. Secondo il comandante, 80 persone sono sotto i due anni a fine pena. Sono così suddivisi nei reparti:
- 103 in AS;
- 26 collaboratori di giustizia;
- nella Media Sicurezza ci sono: 55 sex offender, di cui 7 da smistare nella sezione “promiscui protetti”, che già vede la presenza di altri 21 detenuti;
- ci sono due sezioni circondariali ordinarie con in tutto 105 detenuti;
- ci sono due reclusioni ordinarie con 92 detenuti nella prima e 35 nella seconda;
- c'è una sezione ex articolo 32 con 30 detenuti;
- una sezione con 16 detenuti tra semiliberi e articoli 21;
- nella sezione isolamento ci sono 3 persone.
Numerosi sono i detenuti che presentano patologie psichiatriche. Sicuramente in sovrannumero rispetto alla disponibilità del personale medico-psichiatrico
Eventi critici.
C’è stato un suicidio nel 2020 e uno nel 2021, due tentati suicidi nel 2022: uno a novembre è stato salvato, un altro il 26 dicembre è stato salvato, ma è morto in ospedale dopo una settimana. Gli eventi critici sono molti e ciò è dovuto anche ai troppi circuiti penitenziari.
Lavoro.
I lavoranti sono 110, impiegati tutti in lavori interni, con turnazioni per tutti uguali: un mese di lavoro ogni tre mesi. Ci sarebbero gli spazi anche per portare lavoro dall'esterno, ma non ci sono aziende che lo facciano. In passato c’è stato un materassificio. Da un po’ di tempo la Regione non finanzia più corsi professionali.
Scuola.
Sono previsti corsi di alfabetizzazione, scuola media, un istituto tecnico (tessile e moda) e un alberghiero per la media sicurezza, mentre in alta sicurezza c'è un istituto tecnico commerciale, finanza e marketing.
C’è un Polo universitario collegato all'Università di Firenze: sono previste tutte le facoltà e sono iscritti 16 detenuti di alta sicurezza e 7 di media sicurezza. In passato sono arrivati a 50 iscritti. Hanno la biblioteca ma non funziona per mancanza di agenti. Nello stesso ambiente si svolge l’attività teatrale.
Isolamento.
Prima sezione, “promiscui protetti”
Nella cella 2 c’è [...], 35 anni, originario del Togo, 8 mesi in carcere, di cui uno detenuto in questa sezione di isolamento in cella singola per problemi con altri detenuti. Dice di fare un'ora e mezza al giorno di aria. La stanza è abbastanza ampia, il bagno è piccolo con la doccia e separato dalla cella. La finestra misura 1 m per 80 cm e ha le sbarre più la rete con maglie di 1 cm. Non vi sono armadi, solo due “stipetti appesi”.
Nella cella 5, [...], 27 anni, del Ghana, è stato appena arrestato e sta facendo i 5 giorni di quarantena e poi andrà in sezione.
Nella cella 7 c'è un quarantenne appena arrestato.
Nella cella 9 [...] ha scelto di stare da solo per problemi con altri detenuti.
La cella 10 è vuota. [...] è stato ricoverato in ospedale dopo averla completamente distrutta. È rimasto un cumulo di rottami di legno, pezzi di ferro, la branda è stata totalmente smontata.
La cella 12 è stata incendiata da un detenuto in isolamento.
Nella cella 24 c’è [...] (ex AS). Sta in questa sezione per “sicurezza passiva”. Ha presentato istanza per avvicinamento colloqui perché la sua famiglia vive a Riesi (CL); è padre di due ragazzi di 11 e 13 anni. Ha il fine pena nel 2029. Riferisce di non aver mai avuto rapporti disciplinari.
Stanza 23: il detenuto riferisce che gli agenti sono molto disponibili anche se in questa sezione succede di tutto per i casi psichiatrici ospitati. Sta in questa sezione come ex collaboratore. Lamenta il fatto di non poter accedere alle attività e di non potersi lavare nemmeno i vestiti.
Cella 20: c’è un detenuto della Costa d’Avorio, un evidente caso psichiatrico. Riferisce che il mese prossimo finisce la pena e non sa dove andare.
Sezione ex articolo 32
In linea di massima sono in due per cella, a volte uno a volte tre. Le docce sono esterne con 5 postazioni. L’ambiente prende luce e aria da una finestra di 80 cm per un per 1 m e non c'è traccia di muffa né pareti scrostate, come è di norma nelle docce in comune.
Il corridoio della sezione è lunghissimo e ha finestre col plexiglas, a volte senza.
Nella cella 43 “vive” [...] da un mese. La cella per detenere una persona sarebbe pure adeguata, ma è sporca, puzzolente, il bagno è piccolo e al detenuto non sarebbe data la “fornitura”, i prodotti per l'igiene.
Mentre visitiamo questa sezione, alcuni detenuti sono all’aria e molti dormono.
Nella cella 41 c’è un marocchino e un italiano che dorme. Il marocchino riferisce di dover scontare ancora un anno e sette mesi. Racconta che viene dalla Libia e che ha fatto la traversata con un barcone di 9 metri dove c’erano 50 persone. Ha pagato 1.400 euro. Ha una bambina di quasi 4 anni che vive con i nonni. Sua moglie è morta nel 2022 dopo essersi vaccinata per il COVID.
Sezione 8, media sicurezza
È una sezione a “custodia attenuata”. I detenuti firmano un impegno di buona condotta prima di entrare perché sono limitrofi con la settima sezione “protetta”.
Il passeggio è molto ampio con una parte coperta, ci sono due ping-pong in cemento, un bagno separato, pulito, con water e lavandino.
In sezione stanno in genere due persone a stanza. La cella è all’incirca di 15 metri quadri. Ci sono due letti, quattro “stipetti” e due armati. La Sorveglianza non concede la Torreggiani neanche col terzo letto. C'è il frigo in cella.
Esiste una saletta grande con 5 tavoli.
In questa sezione i detenuti studiano e un mese sì e un mese no lavorano tutti.
Per le telefonate c'è una cabina che dividono con la settima sezione, i giorni pari una e i dispari l'altra, in tutto una quarantina di persone. Le docce esterne sono abbastanza decenti.
I detenuti lamentano che la ditta del sopravvitto, che è la stessa del vitto, applica prezzi alti del sopravvitto. Fanno degli esempi: il caffè Lavazza costerebbe 4,9 euro a pacco, mezzo chilo di pasta Voiello 1,51 e un chilo di zucchero 1,50.
Carcere di Pistoia
Martedì 25 aprile, ore 11
La delegazione è composta da Rita Bernardini, Sergio D’Elia, Elisabetta Zamparutti, Matteo Angioli, Elena Baldi, Daria Bresciani, Lorenzo Cerri, Don Massimo Biancalani, Andrea Ferrini, Cristina Gradi, Alessandra Impallazzo, Fausto Malucchi, Gabriele Terranova, Alessandro Tomasi e Carlo Triarico.
Ci accompagnano nella Visita la direttrice Loredana Stefanelli (che è anche Dirigente al Provveditorato) e il comandante Mario Salzano. Come accade quasi sempre negli istituti di piccole dimensioni, la detenzione è meno pesante per l’atmosfera quasi familiare che si instaura fra i detenuti e il personale.
L’istituto è stato costruito agli inizi del ‘900 con i lavori che sono stati ultimati nel 1921. È nato proprio come carcere ed è sottoposto ai vincoli delle Belle Arti.
Il cappellano ci parla del progetto “Casa per amico” per una sezione per 19 semiliberi presso il Convento dei Cappuccini. Utilizzando una parte della clausura, Il piano è stato completamente e regolarmente ristrutturato. Con decreto di apertura firmato a giugno del 2022 dalla ministra Cartabia, è in attesa che sia ivi assegnato il personale. Basterebbe una dozzina di agenti di sorveglianza, non è necessario personale amministrativo.
Popolazione detenuta e Reparti detentivi
La capienza regolamentare prevede 45 persone più altri 11 nella Sezione dei Semiliberi. Al momento della visita, ci sono 49 detenuti e 11 semiliberi. Sono tutti detenuti di media sicurezza. I detenuti definitivi sono il 57%, in attesa di primo giudizio il 35%. Gli italiani costituiscono il 37% della popolazione detenuta. Fra gli stranieri (63%) le nazionalità più presenti sono la marocchina (20%), l’albanese (13%), la tunisina (8%) e la nigeriana (8%). Quanto all’età dei reclusi, fra i 18 e i 25 anni si registrano 6 detenuti, fra i 25 e i 50 anni 45 detenuti e fra i 50 e i 70 anni 9 detenuti.
Al piano terra ci sono celle singole, al primo piano cameroni. C'è poi una sezione “transito nuovi giunti, isolamento” dove al momento della visita troviamo quattro persone.
C'è l'area verde e una chiesa ben tenuta e bella. Quanto alle religioni, il 30% è musulmano, il 50% cattolico, il 3% ortodosso.
Educatori
Con le nuove assunzioni finalmente gli educatori sono diventati tre. Non c’è il mediatore cultura ma in caso di necessità si è fatto ricorso ai mediatori della ASL.
Polizia Penitenziaria.
Dei 66 presenti in pianta organica, la forza operativa è di 57 unità. Manca un funzionario dei due previsti; c’è un ispettore in più rispetto ai 7 previsti; 9 agenti/assistenti in meno rispetto ai 49 previsti in PO.
Lavoro
I posti di lavoro sono tutti “interni”. Lavorano tutti i detenuti un mese sì e un mese no.
Scuola
È prevista solo l'alfabetizzazione e la scuola media, non riescono a organizzare le superiori per via del turnover di circa l'ottanta percento dei detenuti.
Area sanitaria
Per via dei tagli all'organico medico, la Guardia medica è fino alle 20, poi rimane un infermiere fino alle 22. Le visite specialistiche sono tutte esterne. Non ci sarebbero casi di detenuti in carico allo psichiatra, che comunque viene tre volte a settimana. Tre o quattro detenuti sono tossicodipendenti in cura metadonica.
Note. Le telefonate previste sono una settimana più una straordinaria per i figli minori, 7 al mese per l'avvocato di 10 minuti ciascuna. Il costo però delle telefonate è di 2,5, € per 10 minuti. Laddove - dicono i detenuti - a Sollicciano - è di soli 8 centesimi. Il regolamento di istituto non è a disposizione dei detenuti.
Sezione “transito nuovi giunti, isolamento”
Le docce in questa sezione sono esterne.
Nella cella 4 c'è [...], 21 anni, da sei giorni in attesa di andare nella sezione ordinaria. Il bagno è di circa 1 m quadro, chiuso da una porta, con il water mentre il lavandino è in cella. Ci sono due armadi più due “stipetti”. La stanza misura 2 m per 4, c'è una finestra di 40 cm di base e 1,2 m d'altezza. La cella è umida, le pareti scrostate, filtra poca luce, sicché il neon è sempre acceso.
Sezione maggiore, piano terra
Le docce in comune sono decenti con quattro postazioni. Ci sono i campanelli d’allarme nelle celle che sono aperte dalle 9 alle 11:45, dalle 13 alle 15:45, dalle 16 alle 18:45.
Il corridoio della sezione è molto ampio con una grande finestra in fondo. Le celle invece sono molto piccole, tutte singole e un po’ buie. La stanza misura 2 m per 4, c'è una finestra di 40 cm di base e 1,2 m d'altezza.
il passeggio dell'aria è un campo sportivo di calcetto molto ampio.
Primo piano
Si tratta di una sezione di cameroni. Ci sono camere da 5 posti per 4/5 detenuti e da 2 posti per 2/3 detenuti.
La cella 20 misura 7 m per 5 e ha due letti a castello e uno a terra, 6 armadi e 10 “stipetti”. Gli armadi sono a 20 cm da terra. Ci sono tre finestre, due da 1 m per 1,20 e una da 30 cm per 1,20 m. Il bagno è separato e misura 1,20 m per 1 con il water e il lavandino.
La cella 25 ha due letti a castello e misura 5 m per 4,5. Ha una finestrella da 40 cm per 1,80, ma c’è un'altra finestra di 1 m per 80 cm con una fila di sbarre e una rete a maglie di 1 cm. Il bagno è separato come nelle altre celle e con una finestra da 40 cm per 1,8 m. In cella ci sono 4 armadi a 15 cm da terra, più 5 armadietti.
D'inverno il riscaldamento è sempre acceso, il caldo d'estate è tollerabile. C’è la disponibilità di acqua calda nelle celle.
I detenuti sono molto seguiti: fra gli altri, parliamo con un uomo di origine sinti che è in carico al SERD per dipendenza da alcol ed è in attesa del completamento del programma terapeutico per ottenere l’affidamento; un altro è in attesa delle verifiche per usufruire della legge 199.
La Relazione sulla visita della Camera Penale con 'Nessuno Tocchi Caino' alla Casa Circondariale di Porto Azzurro
(e sezione distaccata di Pianosa - non visitata) del 24.04.2023
La delegazione è stata accompagnata nella visita dall’Ispettore superiore Ruggero Moscagiuli; assenti per impegni pregressi il comandante Luigi Bove e la direttrice (reggente) Cristina Morrone.
I detenuti presenti il giorno della visita sono 313 (tutti per lo più definitivi) dislocati in 252 posti regolamentari (tolti i posti dell’XI e XVII sezione che sono inagibili: ex minorati fisici con bagni a vista). 10 sono quelli detenuti a Pianosa. Oltre il 60% dei reclusi sono stranieri. Per sfollamento vengono mandati a Porto Azzurro anche detenuti con residui pena brevi e addirittura detenuti non definitivi.
Detenuti a regime di custodia aperta 270; infermeria 3; isolamento 5; art. 21 OP 13; semiliberi e semidetenuti 43. Gli ergastolani sono circa 50, la maggior parte allocati al 1° reparto.
Lavoro.
Purtroppo, sono state chiuse molte lavorazioni: 30 anni fa lavorava oltre l’80% dei detenuti. Oggi invece solo il 20%. Fra le lavorazioni sopravvissute c’è la falegnameria che impiega 9 detenuti, l’azienda agricola che ne impiega 4; nella cucina lavorano in 8, per i conti correnti, ci sono due fissi e quattro a rotazione. Un inserviente generico va in turnazione ogni 3 o sei mesi. 20 sono in art 21 per attività extramurarie. In estate, per le esigenze turistiche, si registra il picco degli art.21 e dei semiliberi. Lo stanziamento per le mercedi è stato notevolmente decurtato: a detta dell’ispettore capo che ci accompagna il taglio è stato dell'ottanta percento.
Scuola.
Oltre al CPIA (Centri provinciali per l’istruzione degli adulti) e alle medie, ci sono due licei: l’Agrario e lo Scientifico. Lo scientifico andrà a morire e il prossimo anno sarà sostituito da un Istituto Tecnico Professionale. Da ottobre a febbraio c’è un corso di alfabetizzazione per stranieri. Ci si riferisce che gli studenti sono circa 120, ai quali vanno aggiunti 9 studenti universitari. Quest’anno c’è stato un laureato.
Educatori.
Nota dolentissima. Gli educatori sono 2 + 2 in missione (uno per una settimana al mese e l’altro per due giorni a settimana). In tutto dovrebbero essere 9. C’è la presenza di una mediatrice culturale. Ci sono due psicologi e una criminologa ex art. 80.
Polizia Penitenziaria.
Delle 205 unità previste in organico, sono 155 le unità “operative”. Non c’è alcuno dei 3 funzionari previsti; gli ispettori sono 12 anziché 23; i sovrintendenti 8 anziché 37; gli agenti/assistenti sono 135 anziché 142. Il personale effettivamente impiegabile si riduce a 114 unità. [in 6 hanno preso il congedo di un mese per candidarsi alle amministrative]
Sanità.
Non c’è il presidio medico h/24. Il medico incaricato è andato in pensione. Non ci sono specialisti interni. 30 anni fa, ci si riferisce, c’era tutto. Dal 2000 in poi non c’è più stato un medico penitenziario incaricato. Non c’è nemmeno la sedia odontoiatrica. Ogni giorno almeno 3 detenuti vanno in visita in Ospedale a Porto Ferraio (a mezz’ora di macchina). Per le emergenze (soprattutto cardiache) occorre usare l’elicottero che porta il detenuto all’Ospedale di Pisa. Non c’è il SERD interno pur essendo elevata la presenza di tossicodipendenti: 10 sono i detenuti in terapia metadonica. Lo psichiatra, se va bene, si reca in istituto una volta a settimana. L’uso di psicofarmaci è stato un po’ ridotto ma sono ancora moltissimi i detenuti che li assumono. L’infermiere non fa il turno di notte (cessa il servizio alle 22); il medico c’è la notte, ma capita che sia assente al mattino.
Regolamento d’Istituto. C’è ma è in attesa di essere firmato dal magistrato di sorveglianza.
Contatti con l’esterno.
Sono consentite 2 telefonate a settimana e 6 videochiamate da 50’ al mese. L’istituto è stato visitato dal Garante e anche da parlamentari.
Eventi critici.
L'ultimo suicidio è avvenuto nel 2021, non si registrano aggressioni al personale, ci sono però casi di autolesionismo e aggressioni tra i detenuti. Mentre scriviamo il report, una giornalista ci fa sapere che alcuni giorni fa un detenuto ha cercato di strangolare un agente.
Sezioni.
Non c’è la sezione a trattamento intensificato. Non c’è quella ex art. 32, ma c’è l’isolamento (5 celle).
I reparti sono tre. Nel 1° reparto ci sono le sezioni dalla 1 alla 5; nel 2° reparto quelle dalla 6 alla 10; nel 3° reparto ci sono la 12° sezione (isolamento), la 13° (in attesa di essere allocati), la 14° (nuovi giunti). La sezione 18 (non so il perché del salto nella numerazione) è l’infermeria con tre camere detentive. Nel 1° e il 2° Reparto ci sono 5 piani in una struttura classica “a ballatoio”. In questi reparti cento stanze hanno la doccia fredda in camera, oltre a quella comune con l’acqua calda. Nel 3° Reparto, la 14° sezione è semi aperta e con le docce in cella.
Esiste una sezione Infermeria e una sezione di semiliberi.
C'è una bella area verde che affaccia sul mare. Un passeggio è nel 3° reparto. E’ ampio, di cemento, ci sono dei campi da bocce. Manca però una pensilina/copertura che dia riparo in caso di maltempo. In uno degli angoli di questa area c’è un bagno alla turca che però è tutto coperto di carta e sporco.
Sezione 12 bis dell'isolamento
Nella cella 19 c'è [...], un tunisino di 55 anni, definitivo con 18 mesi a fine pena. È in carcere da 9 mesi, proveniente da Perugia, trasferito per una sanzione disciplinare che ha già scontato. Poi ha scelto di rimanere volontariamente nell'isolamento, chiede il trasferimento a Prato. Provocatoriamente, chiede anche un divieto di incontro con la polizia penitenziaria e con l'area sanitaria. La sua cella è molto ampia con la doccia, il bagno alla turca, separato dalla stanza da un muretto alto circa 2 m. Il lavandino invece è nella stanza, non ha un fornello e dice di godere di una sola d'aria al giorno, alle 11 o alle 13. Non esiste in cella un campanello d'allarme, la finestra misura 1 m per 70 cm con fila di sbarre, una rete con maglie di 2 cm per 2.
Sezione 12°
(isolamento)
Incontriamo [...], pensionato di 72 anni con fine pena nel 2032. Riferisce di aver scontato 7 anni e due mesi senza considerare i giorni di liberazione anticipata. Ha chiesto di poter svolgere attività di volontariato, anche lavori di pubblica utilità, ma a Porto Azzurro non c’è questa possibilità. Ha presentato richiesta di trasferimento a Chiavari dove ha fratelli e sorelle.
Momentaneamente sono tutte celle singole. La cella misura circa 2,5 m per 5. Anche qui la finestra (infisso in legno) misura 1 m per 70 cm con fila di sbarre, una rete con maglie di 2 cm per 2. Nella sezione c'è una cabina telefonica per le telefonate dei detenuti coi familiari. La saletta socialità è di 6 m per 6 con un pingpong, un calcio balilla.
Il corridoio della sezione è molto stretto, largo circa 2 m, molto lungo e filtra una luce naturale da un finestrone in fondo al corridoio, per cui la luce al neon è sempre accesa.
Sezione 14°
(nuovi giunti)
Le celle sono per due persone sistemate su un letto a castello con due brande. Il bagno è separato da un muro alto 2,30 m centimetri (sopra è aperto). Ci sono tre armadi a pochi centimetri da terra. Le finestre sono come quelle descritte nella precedente sezione. C’è un piano cottura in muratura di circa 1,50 m per 40 cm con due ripiani. La saletta è come quella del pian terreno della dodicesima sezione.
I detenuti riferiscono di poter stare fuori dalla cella per 8 ore comprensive delle ore d’aria. “È un carcere morto, dice qualcuno: per lavorare c’è da aspettare almeno un anno. Chi ha problemi di salute è dimenticato. C’è solo la tachipirina.” Lamentano anche la presenza di agenti durante le (rare) visite mediche.
Ci sono molti stranieri e alcuni riferiscono che agenti fanno ricorso ad altri detenuti per maltrattare o rivalersi su altri detenuti e che è accaduto che alcuni siano stati portati all’isolamento dove sono stati picchiati e poi trasferiti in altri carceri. (NB. Ovviamente, non avendo accesso a registri, questa informazione è tutta da verificare).
[...]. Ha 30 anni ed è a 5 anni dal fine pena. Ha presentato richiesta di trasferimento a Gorgona o Massa per poter lavorare. “Come vivo qui senza lavoro?”, dice.
[...]. 37 anni. Ha una mano invalida e chiede di poter andare in un istituto dove c’è il SAI. Lamenta il fatto che dal carcere non partano le istanze.
[...], 42 anni. Non riesce a muovere la mano, vorrebbe andare in un istituto dove possa essere curato.
[...], tossicodipendente: è stato sfollato da Orvieto un mese fa. Lì aveva pronto il programma per l’affidamento a Villa Maraini. Riferisce che il SERD si è mosso solo all’inizio ma poi non ha saputo più niente. Qui è dimenticato. Afferma che basterebbe che il SERD lo visitasse e gli facesse la relazione. Inoltre, per la compagna e le due bambine (che vivono a Roma) è difficilissimo andarlo a trovare a Porto Azzurro.
[...] vorrebbe andare al Gozzini di Firenze perché è residente a Scandicci e assegnato al SERD locale.
[...], ha chiesto il trasferimento a Massa per colloquio.
1° e 2° reparto
Come detto si tratta di una struttura, risalente al 1902, “a ballatoio” di 5 piani, l'ultimo dei quali non è usato a scopi detentivi. Il corridoio a pianterreno è molto ampio, largo circa sei metri, è lunghissimo, molto luminoso. La struttura prevede quasi tutte celle singole, molto ampie, il bagno è separato, ampio con doccia ma con acqua fredda. Due ripiani angolari in muratura fanno da piano cucina. Le docce in cella, ripeto, con acqua fredda sono solo al piano terra e al terzo piano (la terza sezione del Primo reparto). La sala docce in comune, che serve i due reparti, prevede 11 punti doccia e, nonostante i 174 detenuti presenti, le condizioni igieniche delle docce sono decenti.
[...] è a Porto Azzurro dal 2009. Mai avuto un permesso premio perché non ha riferimenti in Italia. Non sa a chi rivolgersi.
[...], ergastolano. È in carcere dal 2006 e da 8 anni a Porto Azzurro. Riferisce di non avere mai avuto un permesso premio, due anni fa a causa del COVID, e successivamente perché mancava l’aggiornamento della relazione di sintesi. Lavora per 5 giorni a settimana, un mese sì e un mese no.
[...] ha il fine pena il 15 agosto (con i giorni di liberazione anticipata). Pur avendo avuto un buon comportamento, si lamenta del fatto che il magistrato di sorveglianza gli ha rigettato il permesso premio.
[...], ergastolano. Ha scontato 15 anni di cui 10 a Porto Azzurro. Riferisce di aver studiato per 6 anni e di aver preso il diploma di Liceo scientifico. Lamenta di non ha mai avuto un permesso né di aver ottenuto l’art. 21. Dice “non ho più nessuno, né fuori né dentro; non sono seguito”.
[...], 5 anni al fine pena, ne ha fatti altrettanti. Viene da Poggioreale e da 6 mesi è qui. Mai fatto un colloquio con l’educatrice. Ha presentato richiesta di trasferimento per tornare in Campania da sua moglie e dai suoi familiari indicando gli istituti di Poggioreale, Carinola e Aversa. Afferma che non gli fanno partire l’istanza. A suo tempo aveva firmato per poter andare in un istituto dove ci fosse la possibilità di studiare e lavorare, che qui a suo dire non c’è.
Sabato 22 aprile 2023, ore 11
La delegazione è composta da Rita Bernardini, Sergio D’Elia, Elisabetta Zamparutti, Luca Bresciani, Alessandra Impallazzo, Alessandro Maionchi, Tiziana Pedonese e Gabriele Terranova ed è accompagnata da Sabina Savoca; il comandante non c’è dal 2019. Due volte a settimana viene un comandante in missione, ma cambia continuamente.
I posti regolamentari sono in tutto 40 (da 63 vanno sottratti 23 posti non disponibili).
Al momento della visita i detenuti presenti sono 77 (sovraffollamento del 192%). Il totale dei semiliberi è di 13 (11 + 2 in attesa; i semiliberi italiani sono 9, gli stranieri 4). Gli stranieri sono in tutto 39, gli italiani 38.
Posizione giuridica detenuti: 13 giudicabili, 15 appellanti, 4 ricorrenti, 45 definitivi.
Sui 2 previsti, è operativo un solo educatore: Fabiola Giannettini (capoarea di sé stessa). Due volte a settimana viene un’educatrice che si spera presto sia assegnata.
Polizia penitenziaria: su 67 unità previste in pianta organica, la forza operativa è di 57. Dei 2 funzionari previsti, 1 solo è stato assegnato ma solo sulla carta; fra gli ispettori la carenza è del 50%; fra i sovrintendenti del 57%. Lucca è il carcere del distretto toscano con la maggior scopertura di organico.
Funzionari contabili: non ce ne sono, vengono qui in missione.
Mediatore culturale: uno, dell’Associazione Araba Fenice (non del Ministero).
Garante detenuti: non c’è, devono nominare il nuovo.
È un istituto tutto di media sicurezza.
Sezioni.
La prima e la seconda sezione sono aperte. Poi c’è una sezione cosiddetta “disabili e
osservandi”, ma ci sono detenuti in articolo 21 e semiliberi. Ci sono poi due celle dell’ex
femminile con quattro semiliberi. L’ottava sezione è stata da poco ristrutturata ed è dedicata
ad attività trattamentali, scuole, palestre.
Per quanto riguarda l’area sanitaria, questo Istituto non è in grado di gestire soggetti con
doppia diagnosi, un buon 70% di detenuti è tossicodipendente e ci si riferisce che è molto difficile coinvolgerli nelle attività in comune. Il SERT non fa programmi per chi è straniero.
La copertura medica è h/24, non quella infermieristica che copre dalle 8 alle 22. C’è uno psicologo della ASL e uno ex art. 80.
Per quanto riguarda il lavoro, sono 27 i posti di lavoro, tutti interni. La digitalizzazione (5 posti di lavoro) è stata sospesa per mancanza di fondi.
Per quanto riguarda la scuola, c’è solo l’alfabetizzazione per la permanenza breve e la tipologia dei detenuti.
Non può essere disposto l’isolamento disciplinare perché non ci sono stanze per farlo. Le sanzioni sono di tipo alternativo, come l’esclusione dalle attività in comune.
Prima Sezione
La cella 19 misura 2 m per 4 e vi abitano tre detenuti su un letto a castello con due brande e un letto a terra (non si può aprire la finestra). Le pareti sono sporche, le finestre misurano 1,5 m per 50 cm con sbarre e una rete a maglie di 1,5 cm. Spegnendo la luce elettrica quella naturale è insufficiente per leggere. Il bagno, separato ma senza porta, misura 1 m per 4 con un water che non è ben fissato per terra e un lavandino. Nella cella, un armadio è appoggiato per terra e lo usano anche come sedile. Altri due sono appoggiati nel bagno, uno sopra l’altro. Non c’è un piano cottura. Non c’è lo spazio per i vestiti di tre detenuti, sicché gli effetti personali sono tenuti in scatole di cartone e di plastica sotto il letto. Nelle celle a tre detenuti il magistrato di sorveglianza riconosce il 35-ter OP. I detenuti lamentano che 1) Il riscaldamento funziona a intermittenza 2) si verificano ritardi fino a 15 giorni nella consegna del sopravvitto 3) la fornitura si limita alla carta igienica mentre del tutto assente è quella riguardante l’igiene personale e la pulizia della cella. 4) Non c’è la lavanderia, nemmeno a pagamento.
Seconda Sezione
I corridoi hanno il soffitto più basso rispetto alla prima sezione e sono senza alcuna fonte di luce naturale.
Le celle sono tutte da due coi letti per terra e misurano 2,5 m per 4. Il bagno è separato con una porta a soffietto. In cella ci sono due armadi a 5 cm da terra e due armadietti. La finestra è delle stesse dimensioni di quelle della Prima Sezione. Anche qui le pareti sono sporche. Il piano cottura nel bagno è accanto a water e lavandino. I materassi dei letti sono esauriti e, di fatto, i detenuti dormono sulla rete. Non c’è campanello d’allarme. C’è una distanza di 40 cm tra una branda e l’altra. Alla finestra c’è una fila di sbarre e una rete
a maglie di 1,5 cm.
Gli orari di apertura delle celle in questa sezione sono: dalle 09:30 alle 11:30, dalle 12:30
alle 14, dalle 14:15 alle 15:30, dalle 16:30 alle 17:30, dalle 18 alle 20.
In tutta la sezione, celle comprese, le pareti sono coperte di sporco.
Le telefonate vengono fatte in una cabina senza porta, quindi molto difficile parlare al telefono nel rumore della sezione aperta.
È prevista una telefonata a settimana, 7 telefonate invece a settimana per chi ha figli minori.
Le docce in comune sono quattro, sono umide, col soffitto coperto dal muschio.
Alcuni detenuti lamentano che, alla fine del giro, il carrello con cui vengono consegnati i pasti arriva sistematicamente con poco cibo.
Ottava Sezione.
Caso più unico che raro, una sezione ristrutturata è stata riservata esclusivamente ad attività trattamentali. È divisa su due piani. Sul primo ci sono palestre, sale colloquio con gli operatori, biblioteca, sale per lo studio, corsi professionali, digitalizzazione. Al secondo piano ci sono due grandi sale; un’aula multimediale e una sala convegni. Durante la nostra visita, però, non vediamo attività in corso, né anima viva di detenuto, forse perché è sabato e tutto si ferma.
La Relazione sulla visita della Camera Penale con 'Nessuno Tocchi Caino' alla Casa Circondariale di Massa-21.04.2023
La delegazione è composta da Rita Bernardini, Sergio D’Elia, Elisabetta Zamparutti, Corrado Ceccarelli, Gian Luca Dell’Amico, Alessandra Impallazzo, Umberto Moisè, Claudia Volpi e la Dott.ssa Valentina Prudente ed è accompagnata nella vista dalla Direttrice Maria Cristina Bigi e dalla Comandante Amalia Cucca. La dott.ssa Bigi è Direttrice reggente anche a La Spezia.
La Casa di Reclusione è una piccola perla nel panorama toscano e nazionale. Nel solco di una tradizione di apertura e riabilitazione, il personale è abituato a un rapporto coi detenuti improntato al dialogo e al rispetto reciproco. “La dignità del detenuto e la progressione del trattamento fanno abbassare la conflittualità”, dice la direttrice.
È un istituto tutto di media sicurezza. Su 161 posti regolamentari (dai 171 sono sottratti i 10 inagibili), erano 231 i detenuti in carico al momento della visita. Il sovraffollamento è del 143%.
Un’altra caratteristica di questo istituto è che, pur trovandosi in Toscana, fa riferimento al Tribunale di Sorveglianza di Genova e non a quello di Firenze. Nel 2022 si sono consegnati a Massa 30 detenuti. Massa è un modello di istituto che andrebbe esportato: le relazioni di sintesi, per esempio, sono più rapide che a Bollate e la magistratura di sorveglianza è sinergica e attenta nei confronti del lavoro professionale svolto dal personale dell’istituto.
Popolazione detenuta.
Posizione giuridica: definitivi 198; imputati 17; appellanti 8; ricorrenti 8.
Detenuti in art. 21 27 (15 esterni e 12 impiegati in istituto); in semilibertà 9; 2 svolgono lavori di pubblica utilità presso Procura e Tribunale.
Gli italiani sono 133, gli stranieri 98.
I detenuti tossicodipendente presenti sono 97. I detenuti condannati/imputati per violazione dell’art. 73 DPR 309/90 (legge sugli stupefacenti) sono 70 (30 italiani e 40 stranieri).
I detenuti dimessi che hanno usufruito di misure alternative dal 1° gennaio al 21 aprile 2023 sono:
1 (legge 199/2010); 3 (detenzione domiciliare); 12 (affidamento ordinario e terapeutico); 2 ammessi alla semilibertà.
Educatori.
In pianta organica ne sono previsti 5, ma i presenti sono 4. Manca la segreteria tecnica.
Polizia Penitenziaria.
Delle 139 unità previste in pianta organica, la forza operativa è di 120 unità. Le carenze più rilevanti sono fra i sovrintendenti (- 54%), fra gli ispettori (- 15%). Dei 3 funzionari previsti, ce ne sono 2.
Sezioni e circuiti
- Sezione Circondariale (detenuti giudicabili);
- Sezione osservazione reclusione (C);
- Sezione osservazione reclusione a trattamento avanzato (B);
- Sezione infermeria;
- Sezione semiliberi
- Sezione isolamento.
Area sanitaria
C’è un presidio medico h 24. La dirigente ha più incarichi, non ci sono medici sufficienti per cui spesso l'Istituto ha difficoltà a coprire i turni di guardia medica, perché i medici penitenziari vengono pagati la metà rispetto agli altri: conviene prestare servizio al pronto soccorso di un ospedale.
Le prestazioni specialistiche interne prevedono i seguenti servizi: ortopedico; infettivologo; dentista, che però non fa impianti (secondo la direttrice si dovrebbe destinare uno, tre istituti a livello regionale dotati di impiantistica); psichiatra, che viene due volte a settimana; radiologo; cardiologo; fisioterapista. C’è un piccolo SAI per la fisiokinesiterapia.
Una decina di detenuti sono presi a carico dallo psichiatra.
Lavoro
L'80% dei detenuti lavora (100% dei detenuti della reclusione). Ci sono lavorazioni enormi di tessitura, sartoria, lavanderia industriale, due postazioni per prenotazioni ospedaliere. C'è un progetto di cassa ammende che prevede la formazione di 14 detenuti quali operatori del verde e per servizi commerciali.
Fra i lavori più qualificanti (alle dipendenze dell’Amministrazione Penitenziaria) si segnalano: 41 impiegati nel lanificio; 4 in lavanderia; 36 in sartoria; inservienti 1 e archivio 2.
Scuola
Ci sono tutti i corsi fino alle superiori (indirizzo contabile), non c'è un polo universitario (che vorrebbero fare); attualmente ci sono quattro studenti iscritti all’Università.
Sezione circondariale, piano terra (isolamento)
Ci sono quattro celle, molto ampie e luminose, con solo due detenuti, uno per aggressione nei confronti dei compagni di detenzione, uno per incompatibilità con altri detenuti.
Sezione circondariale
In questa sezione le celle sono aperte dalle 08:30 alle 11:30, dalle 13 alle 15:30 e dalle 16 alle 20.
Le celle della sezione circondariale hanno due letti a castello con due brande l’uno e tre armadietti a 10 cm da terra. Misurano, in base alla dimensione delle mattonelle da 30 cm, all’incirca 3,6 m per 4,2. Il bagno misura all’incirca 1,2 m per 4,2, è separato dalla cella, con doccia, water, lavandino e tavolo come piano di cottura, tutto insieme nello stesso locale. La finestra è di 1 m per 2. C'è anche una seconda finestra, ma più stretta di 20 cm per 2 m. Ci sono fili elettrici volanti nelle celle.
I detenuti lamentano problemi con il sopravvitto perché da quando è cambiata la ditta passano anche 15 giorni dalla richiesta alla consegna della spesa. Quindi, non essendoci il frigo, alcuni generi si deteriorano.
Area verde
È molto grande e attrezzata con un prato fiorito di margherite, alberi, giochi, panchine e una casetta in legno che fa da ludoteca.
Nell’istituto c'è anche un grande orto biologico e una biblioteca dove vanno i detenuti anche per studiare.
Sezione C reclusione
Ci sono celle da tre e celle da quattro. Quelle da quattro sono una al pianterreno, una al primo piano.
La cella 9 è da tre. A valutare dalla dimensione delle mattonelle da 30 cm, misura circa 2,4 m per 4,8. Ci sono tre letti, 1 a castello con due brande e uno a terra. La finestra misura 1 m per 1,80. Separato dalla cella, c’è un bagno da 1 m per 4 con doccia, water, lavandino e piano cottura nello stesso ambiente. Ci sono due armadietti a 20 cm dal pavimento.
Nella cella 14 di circa 3 m per 4,2, la finestra misura 1 m per 2. Il bagno di 4,2 m per 1,60 è separato dalla cella. Ci sono 5 stipetti a 20 cm da terra. In questo Istituto, nelle celle da tre il magistrato riconosce i rimedi risarcitori previsti dall’art. 35ter (Sentenza Torreggiani).
Infermeria
È aperta da pochi giorni, ha 16 posti e, dal punto di vista strutturale, può fare invidia a molti SAI che abbiamo visto. Ci sono 8 celle in tutto, di cui due per l’isolamento sanitario alla bisogna. Ci sono due detenuti in ogni cella. Nella cella 5, uno è in attesa di operazione chirurgica, l’altro è venuto da Porto Azzurro per fare la fisioterapia, ma vuole tornare perché - a suo dire - non gliela fanno.
Ci sono 5 stipetti a 20 cm da terra nelle celle da tre riconoscono la Torreggiani. La sezione infermeria, aperta da due giorni, ci sono 8 celle in tutto, di cui due per l'isolamento sanitario. Alla bisogna ci sono due detenuti in ogni cella, nella cella 5 1 in attesa di operazione chirurgica, uno è venuto per fare la fisioterapia ma vuole tornare a porto azzurro perché poi in realtà non gliela fatto.
[…], condannato ad un anno e mezzo, riferisce che da due mesi ha chiesto di poter fare il colloquio con la compagna Lara Raggi, che ha sulla fedina penale un procedimento risalente a 12 anni fa. Dice che è l’unico riferimento che ha.
La Relazione sulla visita della Camera Penale con 'Nessuno Tocchi Caino' alla Casa Circondariale di Livorno – 20.04.2023
La delegazione è composta da Rita Bernardini, Sergio D’Elia, Elisabetta Zamparutti, Francesco Agostinelli, Michele Alongi, Nando Bartolomei, Marco Cantini, Alessandra Impallazzo, Luca Maggiora, Nicoletta Ricci, Alessio Simoncini, Guia Tani e Marco Taradash.
É presente anche il Garante dei diritti dei detenuti del Comune di Livorno, Marco Solimano.
La delegazione è accompagnata nella visita dal Direttore Giuseppe Renna (insediatosi da due giorni) e dal comandante Marco Garghella. Il dott. Rella è direttore anche di Arezzo e Gorgona.
Ci sono 295 detenuti su 200 posti regolamentari. Il sovraffollamento è del 148%, percentuale che è molto più alta in Media Sicurezza.
Il 50% dei detenuti è straniero, di cui 70% di media sicurezza; in AS3 gli stranieri sono il 3%.
Ci sono due padiglioni chiusi per ristrutturazione; ci si riferisce che uno dei due è pronto, ma non si sa quando verrà aperto e, soprattutto, sembra che non andrà a compensare gli attuali fatiscenti reparti detentivi, ma rischia di costituire un ampliamento della ricettività dell’istituto. In questi due padiglioni non sono state previste le cucine.
Nel padiglione ex femminile, al primo e secondo piano ci sono circa 60 detenuti di media sicurezza in regime aperto, mentre al pianterreno c’è una sezione detta “osservandi e periziandi”, sulla carta una ATSM, di fatto una specie di isolamento per detenuti problematici o di alta sicurezza che non possono o vogliono stare in sezione in comune con altri detenuti. La cosiddetta ATSM è priva di personale addetto.
I reparti più problematici sono il Reparto Arancio e il Reparto Giallo, entrambi di media sicurezza. Per quanto riguarda l'alta sicurezza 3, ci sono 130 detenuti, di cui 20 sono ergastolani, gli altri hanno lunghe pene detentive.
Polizia Penitenziaria. Dei 279 agenti previsti in pianta organica, gli effettivamente presenti (forza operativa) sono 240. Le scoperture più significative si registrano tra gli ispettori (-25%), i sovrintendenti (-28,5%). Gli agenti/assistenti registrano un deficit di 25 unità rispetto alla P.O., con una scopertura dell’11,4%. 5 sono gli agenti in congedo per la campagna elettorale amministrativa.
Area sanitaria.
Esiste un presidio medico h 24.
Eventi critici. L'ultimo evento critico grave, un suicidio, è avvenuto nel 2018. Nell’anno 2022 i tentati suicidi sono stati 19; i gesti di autolesionismo 73; i danneggiamenti di beni dell’amministrazione 73; gli incendi dolosi 15; le aggressioni fisiche al personale della polizia penitenziaria 7; le colluttazioni tra detenuti 12; gli scioperi della fame 28; il rifiuto del vitto o delle terapie 15; la violazione di norme penali (violenza, minaccia, resistenza a P.U. etc.) sono state 142; i procedimenti disciplinari sono stati in totale 254.
Lavoro.
I posti di lavoro sono 69 con rotazione di un mese (anche 15 giorni in Media Sicurezza), a parte i sei mesi per quelli che lavorano in cucina. I semiliberi sono sei, tutti di media sicurezza, come pure gli articoli 21, che sono 13.
Area trattamentale.
In linea generale sembra che nessuno spazio detentivo può essere sacrificato per fare attività trattamentali. La sala polivalente è inagibile e non è previsto alcun impegno di spesa per la ristrutturazione. È chiusa da 12 anni e in passato si facevano tante attività come concerti, teatro, proiezioni.
Di educatori la pianta organica ne prevede 9, sono presenti 8, di cui uno competente su Gorgona e uno distaccato in altra sede (Rebibbia). I semi liberi sono 6, tutti di media sicurezza, come pure gli articoli 21, che sono 13.
Le attività scolastiche ci sono tutte, dall'alfabetizzazione fino all'università. Anche se non c'è un polo universitario (potrebbe prevedersi con l’apertura del nuovo padiglione), i detenuti che vanno all’università sono 18, tutti di alta sicurezza. Da maggio - ci dice il direttore - si ritorna alle due telefonate al mese per l'alta sicurezza, più due straordinarie per chi ha figli minori e una a settimana per gravi motivi di salute. In Media Sicurezza sono passati da 3 telefonate a settimana a una + 3 per chi ha figli minori. Sempre in MS le ore di colloquio mensile sono 6 + 2 per chi ha figli minori. Le ore di apertura delle celle sono 8 in tutto il carcere, tranne il reparto Verde che è totalmente aperto. L’Area verde per i colloqui all’aperto con i familiari, invece, viene utilizzata poco per carenza di personale.
Reparto Verde, padiglione ex femminile.
Al primo piano ci sono due sezioni, la Seconda Verde e la Prima Verde. La saletta socialità e le docce sono in comune con le due sezioni e si trovano nel lato detto Seconda Verde. L’unica doccia con tre soffioni ricavati con le bottiglie di plastica tagliata serve quindi circa 60 persone. La porta d'ingresso è invasa dalla ruggine. Il soffitto è completamente coperto dalla muffa, di colore verde e nero.
Seconda Verde
In questa sezione ci sono due celle da tre e le altre sono tutte da due. Le docce sono esterne. Il corridoio della sezione è stretto ed è occupato da frigo, stendini e molti armadietti. Nel corridoio ci sono molti fili elettrici volanti che alimentano il frigo nel corridoio e, in alcuni casi, il televisore in cella e altri apparecchi domestici.
Nella cella da tre c'è un letto a castello con due brande più un letto a terra. La cella misura circa 4 m per 4, la finestra misura 1 m per 1,50. Il bagno è separato e misura 1 m per 2, comprende water, lavandino e piano cottura e ha una finestra di 1 m per 50 cm. Ci sono tre armadi appesi a 10/15 cm dal pavimento più tre armadietti.
La cella da due consiste in un letto a castello con due brande. Il secondo letto impedisce alla finestra di 1 m per 1,50 di aprirsi. Il bagno è come quello della cella da 3. Due armadi sono appesi a 7 cm da terra.
In questa sezione riconoscono la Torreggiani.
Prima Verde
Le celle sono tutte singole, eccetto una che è da tre. Per il resto è tutto come la Seconda Verde.
[...]. Ha presentato richiesta di trasferimento a Opera perché a Milano ha un posto di lavoro disponibile esterno di panettiere. Ha tre figli da mantenere.
Sezione “osservandi e periziandi”.
Sono tutti detenuti di alta sicurezza che per motivi vari non sono in sezione in comune. Uno di loro sta scontando la sanzione ex articolo 14. Le celle sono tutte singole e misurano, a giudicare dal numero di mattonelle da 30 cm, circa 3,6 m per 2,1. C’è un armadio appoggiato a terra, più tre armadietti. Le finestre misurano 1 m per 1,50. Il bagno ha la doccia più il water e il lavandino.
Nella cella 7 c’è [...], fine pena 2031, da 10 anni in carcere, sindrome borderline. Ha scelto di stare qui perché preferisce stare da solo. È in sciopero perché ha finito di scontare il reato ostativo ma non viene ammesso ai benefici comuni (numero di telefonate, videochiamate…) come per i detenuti media sicurezza. Semmai, vorrebbe andare in sezione col cugino che si chiama [...]. Operato di tumore al cervello a Parma dopo un anno e mezzo di lamentele per i dolori alla testa. Da un anno è a Livorno, dove – dice – “l'area sanitaria funziona e rispetto a Parma è un albergo”.
Nella cella 6 abita [...], definitivo a 16 anni e 8 mesi, da 13 in carcere. Ha il piantone perché ha due vertebre schiacciate, prende psicofarmaci. È a Livorno da luglio 2022 ed è in questa sezione perché è aggressivo (nei confronti di detenuti, agenti). Ha disturbi mentali. Preferisce stare qui perché è in cella da solo; e a sei mesi a fine pena.
[...], sta scontando il 14-bis e gli manca un mese per terminarlo. Dice di stare in carcere da 26 anni, di cui 8 passati a Nuoro dove “stava bene”. Da dieci mesi senza televisore. Nel diario clinico dice che si richiedeva che gli dessero qualcosa “per svagarsi”. Ha il mal di testa a grappolo e a Parma riferisce che lo imbottivano di psicofarmaci. Racconta: “Sto qui perché mi hanno detto che ho picchiato 5 agenti e un detenuto e che ho tentato il suicidio. Io non ricordo niente. Sono svenuto tre volte”.
[...]. È qui da un mese trasferito da Bari perché ha litigato con l’educatrice. Non ha una cella per disabili come richiederebbe il suo stato. Il compagno di cella gli fa da piantone. Afferma che dopo la visita di ingresso, nessun medico lo ha più visitato. Ha molte patologie e dice che dovrebbe controllare la pressione 3 volte al giorno perché è iperteso, ma nessuno gliela misura; non gli danno il CPAP per le apnee notturne.
Reparto Arancio (ex femminile).
Ci sono due cameroni, ciascuno con tre letti a castello a due brande dove dormono 12 detenuti ammessi all’articolo 21 e semiliberi. Il camerone misura, a giudicare dal numero di mattonelle da 30 cm, circa 4,2 m per 4,2.
La cella 2 ospita 5 detenuti sistemati su due letti a castello con due brande e un letto a terra. La dimensione è di circa 4 m per 4. Due detenuti sono da quattro mesi in attesa di trasferimento, altri due “sfollati” da Massa Marittima per lavori, uno proveniente da Gorgona per un esame clinico. Tutti lamentano che l’amministrazione non gli dà la fornitura per pulire la cella e che il cibo è scarso. Il carrello del vitto non riesce a finire il giro di questa sezione.
Sezione “nuovi giunti”
I detenuti affermano che per i nuovi giunti non è prevista né la telefonata d’ingresso né il colloquio con lo psicologo.
Di fatto è una sezione isolamento.
La cella 3 misura circa 4 m per 2, è luminosa, ha un letto a castello da 2 brande e un bagnetto da 1 m per 2 con doccia, water e lavandino. C'è un solo armadio a terra, due sgabelli e un tavolino. La cella ospita 2 detenuti: [...], 81 anni appena arrestato (17 Aprile 2023) ed è visibilmente prostrato. L’altro detenuto, [...], era col braccialetto ai domiciliari, ma dopo il primo grado, condannato a 4 anni e 4 mesi per rapina gli hanno aggravato la misura in custodia cautelare in carcere.
[...], dice di aver chiesto di essere assegnato in questo carcere.
Reparto Giallo
Le docce sono esterne, impraticabili per la fatiscenza. Un detenuto dice che si fa la doccia con i calzini per lo schifo che trova per terra. Ci sono 2 celle da 3 più 2 cameroni da 7. Immondizia sotto le finestre.
Il camerone misura 5 m per 5, ha 3 letti a castello con due brande più un letto mobile, 7 armadi a 20 cm da terra, due finestre da 1 m per 1,5. Ci sono fili elettrici volanti, le pareti sporche, bagno con water, lavandino e piano cottura tutto insieme. Misura 1 m per 5, la finestra del bagno 1 m per 40 cm.
La cella 19 è da tre. Misura 2,5 m per 5, ha un letto a castello con due brande più un letto a terra, tre armadietti e 3 armadi a 20 cm da terra. La finestra è di 1 m per 1,80. Il tavolo, 40 cm per 80, è troppo piccolo per tre persone. Il bagno misura 1 m per 5 e ha un water, lavandino, piano cottura, deposito cibo nello stesso locale con una finestra da 50 cm per 1 m. Anche in questa cella ci sono fili elettrici volanti.
[…], tunisino. Addetto alla “pulizia” delle docce, è scivolato e si è rotto i legamenti crociati, il menisco e due denti oltre ad essersi lesionato una spalla. L’incidente è avvenuto ad ottobre dello scorso anno ed ancora è in attesa del medico dell’INAIL. Dovrà essere operato il prossimo mese. Non potendo più lavorare, non può mandare i soldi a casa, ai figli che studiano all’istituto nautico e alla moglie che malata di cancro.
Sezione AS3, primo piano.
Questo padiglione è più che decente perché è stato ristrutturato e aperto nel 2015. Le celle sono da 3 o da 2 persone. L’ambiente è pulito, lo spazio luminoso con bagno separato da una porta e antibagno separato dal locale doccia, bidet, water e lavandino.
[...], 65 anni, gli mancano un po’ più di 4 anni al fine pena. E’ invalido in carrozzina ma non dispone di una cella disabili [l’istituto ha fatto presente che non ce n’è un numero sufficiente per tutti coloro che ne hanno bisogno]. Ha il piantone. Ha avuto un tumore al colon e ora dovrebbe controllare un’ernia e la colecisti. Sei mesi fa è stato operato di un tumore al polmone.
[...], è stato trapiantato di cornea in carcere (ha ancora i punti di sutura). La malattia che ha è definita “cheratocono bilaterale”. Il medico è disponibile a curarlo a Caserta, ma la richiesta di trasferimento a SMCV è stata rigettata dal DAP nonostante il parere favorevole del magistrato requirente. Intanto ha perso 4 gradi e mezzo e rischia di perdere anche l’occhio sinistro.
La Relazione sulla visita della Camera Penale con 'Nessuno Tocchi Caino' alla Casa Circondariale di Pisa – 19.04.2023
La delegazione è composta da Rita Bernardini, Sergio D’Elia, Elisabetta Zamparutti, Laura Antonelli, Chiara Benedetti, Marialuisa Bresciani, Serena Caputo, Riccardo Ghilli, Alessandra Impallazzo, Luca Maggiora, Tullio Padovani e Lisa Stefanini, oltre al garante Alberto Marchesi.
La delegazione è accompagnata dal Direttore Francesco Ruello e dal comandante Vincenzo Pennetti.
I detenuti presenti sono 271: 249 uomini e 22 donne. I posti regolamentari sono 197, ma 10 sono inagibili. Il sovraffollamento è del 145%.
Posizione giuridica e nazionalità. I detenuti in attesa di primo giudizio sono 31, gli appellanti 18, i ricorrenti 6, i misti senza definitivo 4, i definitivi sono 200, i misti con definitivo 11, un internato (in attesa di REMS). 121 sono i detenuti italiani, 150 gli stranieri (47 marocchini, 25 albanesi, 24 tunisini, 10 rumeni, 9 nigeriani, 8 senegalesi, 6 macedoni e 21 di altre nazionalità).
Tipologia detenuti. 240 comuni, 1 collaboratore di giustizia, 4 comuni art. 21, 1 comune semidetenuto, 2 comuni semiliberi, 4 comuni semiliberi – art. 21, 2 minorati psichici, 1 in osservazione psichiatrica, 5 riprovazione sociale, 1 riprovazione sociale – semilibero, 1 sicurezza passiva.
Struttura. In tutto l’istituto ci sono ben 34 wc a vista, di cui 31 in uso dei detenuti. Non ci sono spazi per le lavorazioni. Non c’è l’area verde per i colloqui.
Polizia penitenziaria. L’organico previsto è di 221 unità, ma la forza operativa presente è di 184 unità. Le carenze più evidenti si registrano fra i sovrintendenti e gli ispettori, carenze che arrivano a oltre l’81% per i sovrintendenti.
Educatori. Sono solo in 4, pochi in assoluto.
Assistenti sociali. Entrano molto di meno che in passato in carcere perché impegnati con la messa alla prova.
Attività trattamentali ed istruzione: estremamente ridotte sia sul fronte del lavoro (non ci sono lavorazioni, ma solo i tipici lavori penitenziari interni) mentre su quello scolastico i detenuti hanno la possibilità di conseguire la licenza media, di diplomarsi alle scuole superiori, nonché soprattutto di frequentare il Polo Universitario e affrontare gli esami universitari sino alla Laurea.
Reparto SAI
I posti sono 26, 10 al pianterreno e 16 al primo piano. I detenuti presenti son 25 suddivisi in celle da quattro o singole. Al pian terreno ci sono anche due celle cosiddette “lisce” dove sono “appoggiati” anche detenuti senza patologie ma per motivi di sicurezza passiva o pericolosi nei confronti di altri, quindi, in attesa di trasferimento.
Nella cella 81, piano terra, ci sono quattro letti, tre sono per detenuti malati e uno per un “piantone”. La cella è buia, filtra un po’ di luce da una finestra di 80 cm per 1 m, il bagno con doccia, lavandino e water non è adatto ai disabili. Nella cella sono accatastati ovunque oggetti e vestiti che sono appesi anche a delle corde da una parete all'altra. Ci sono tre armadietti e quattro armadi che sono posti a 10 cm da terra. Il soffitto della cella è in parte scrostato. Volano zanzare. Non sempre c'è l'acqua calda nella doccia. Insomma, non è un ambiente minimamente compatibile con un “centro clinico”. Il fornello per cucinare o scaldare cibi viene consentito in poche fasce orarie: mezzora al mattino, mezzora a pranzo e un'ora e mezza la sera, poi viene ritirato. Passa il carrello del vitto, quello del pranzo, mentre siamo presenti e vediamo una pasta al pomodoro poco condita, zucchine lesse tagliate a fette enormi e 2 uova. “Siamo stati 4 settimane senza riscaldamento, si lamenta un detenuto”. Il personale conferma che le perdite d’acqua a volte incidono sul funzionamento del riscaldamento.
I medici sono pochi perché, come accade sovente, vanno dove sono meglio pagati. Gli psichiatri prestano servizio per 50 ore alla settimana. C’è una sala operatoria ma è inattiva: attende i finanziamenti per essere attivata.
[...] è collocato nella cella 84 per motivi precauzionali; è da due settimane in attesa di trasferimento in sezione. La cella ha un solo letto piantato al centro, ha soltanto un materasso di gomma piuma e una coperta leggera senza lenzuola. Il bagno è separato ma senza porta. La doccia c'è, ma senza acqua calda. Non c'è campanello d'allarme, non è una stanza da centro clinico.
Nella cella 83, [...] si trova in “isolamento preventivo”. È da 8 giorni in sciopero della fame perché non vuole essere trasferito. Ha usato violenza contro gli agenti, l'arredo è come quello della cella 84. Anche qui la doccia è fredda, non c'è nessun arredo, un tavolino, uno sgabello. Di tutta evidenza è qui per punizione o in attesa del provvedimento disciplinare. Nonostante ci siano un reparto isolamento e uno ex articolo 32, al “centro clinico”, come avviene nelle celle 83 e 84, ci sono detenuti isolati per motivi precauzionali o per punizione.
Nella cella 82 ci sono due detenuti. Uno di loro è un evidente caso psichiatrico (invalido al 100%) che deve scontare ancora 1 anno e dieci mesi: “ho bisogno di stare da solo – dice – sono molto ansioso.
Reparto isolamento
In questo reparto, le celle - come la 17, dove c'è il detenuto [...] - sono tutte con il bagno a vista.
Reparto ex articolo 32 (Terreno A)
In questa sezione il bagno è a vista con un lenzuolo che copre l'entrata e il muro che non arriva al soffitto. Il lavandino è nella cella, la doccia è esterna. In alcune celle ci sono anche letti a castello a due piani.
[...], cella 10, tunisino di 31 anni, condannato in via definitiva a due anni, si trova da 8 mesi in questa sezione. È stato spostato dalla cella 9 che aveva bruciato dopo aver fatto tre settimane in sezione dove ha litigato con altri detenuti, picchiandoli. È un tossicodipendente dentro per furto e preferisce stare in questa sezione e non in una aperta. Ha le braccia segnate da tagli per proteste perché vuole tornare in Tunisia.
Nella cella 12 ci sono [...] e [...], arrestati il giorno prima e portati in carcere - dicono - per aver rotto una macchina. Li hanno messi in questa sezione perché all'isolamento non c'era posto. All'ingresso fanno il tampone e 5 giorni di isolamento precauzionale.
[...]. Da due mesi ha presentato un’istanza di trasferimento a Orvieto perché ha una figlia di 5 anni che vive a Perugia. Gli mancano 4 anni al fine pena, dopo aver scontato una lunga pena. E’ stato trasferito da Spoleto per ordine e sicurezza e deve fare in tutto 20 giorni di isolamento, di cui 10 già fatti a Spoleto. Dice di aver perso madre, padre e sorella e che non gli è stato concesso di vederli da morti. Nella stanza 16, non c’è nemmeno la tenda nel wc a vista. [...] ha il divieto di incontro e ha chiesto di essere trasferito. Ha il fine pena ad agosto 2024. Dice di trovarsi a Pisa per sfollamento da altro istituto.
[...] È un ragazzo sorridente forse con problemi psichici: gli agenti ci dicono che ha spaccato 7 televisori e lui annuisce. È convinto di non aver fatto niente per stare in carcere e dice di voler tornare nel suo paese, il Gambia. Parla pochissimo l’italiano e racconta che prima di essere arrestato dormiva per strada perché non aveva una casa. Sembra che abbia presentato una richiesta d’asilo a Pistoia.
Reparto Primo Giudiziario
Il reparto è molto sporco e fatiscente e ci sono anche fili elettrici volanti. Ci sono 2 celle singole e 18 da tre.
Quelle da tre hanno un letto a castello con due brande e un letto per terra. Le finestre hanno due file di sbarre e una rete a maglie strette di circa 1 cm. La cella da tre misura circa 5 m per 3, il bagno è di 5 m per 1 ed è senza porta che lo separi dalla cella. Nel bagno c'è un water dietro una tendina e, nello stesso locale, il lavandino e il piano cottura sistemato su due tavolini. Ci sono 5 armadi di cui due a 10 cm da terra. Il finestrone misura 1 m per 2.
La cella 30, singola, è di dimensioni regolamentari ma il water è a vista, una parete è tutta scrostata, un angolo del soffitto è coperto da muffa. Non esiste campanello d’allarme
La cella 27 è da tre, ha il soffitto ammuffito, tutto scrostato, con l'intonaco che cade su chi ci vive e mangia.
Sezione penale
Al primo piano c’è un polo universitario. Poi ci sono altri tre piani di cui quello terreno è un reparto ex articolo 32. Il passeggio è molto ampio, con il filo spinato in cima ai muri e non c'è nessuna pensilina, nessuna panchina per sedersi. Le celle sono aperte dalle 9 alle 20. Le telefonate sono tre a settimana, sono agevolati i contatti con le famiglie.
Altri casi.
[...], dice di essere incensurato e che si trova in carcere per violazione della normativa sugli stupefacenti. È qui dal 5 aprile e non ha potuto fare nemmeno una telefonata alla famiglia che è stata avvisata solo grazie all’intervento del cappellano. Disoccupato, ha una figlia di 9 anni e una moglie appena operata per un tumore alle costole. Era iscritto volontariamente al SERT per dipendenza da cocaina. Al SERT aveva chiesto di poter andare in comunità.
[...], finisce la pena a settembre e dice di avere tutti i documenti per ritornare in Serbia. Vorrebbe acquistare subito i biglietti per tornare nel suo paese. Teme che lo trattengano in carcere (come gli è già accaduto) perché in sentenza non ha l’espulsione. A seguito della precedente condanna, era tornato in Serbia ma non ha rispettato il divieto di rientrare in Italia prima dei 10 anni, divieto che – afferma – non conosceva.
[...], condannato ad una pena di sei anni, ora è sceso sotto i 4 anni. Dice che il SERT di Empoli non vuole fargli il programma per l’affidamento ma gli propone di andare per tre anni a San Patrignano, soluzione che gli impedirebbe di vedere la figlia che ha otto mesi e che ha potuto riconoscere solo a seguito di un ricorso presentato al Tribunale di sorveglianza.
La Relazione sulla visita della Camera Penale con 'Nessuno Tocchi Caino' alla Casa Circondariale di Arezzo– 18.04.2023
La delegazione è composta da Rita Bernardini, Sergio D’Elia, Elisabetta Zamparutti, Gabriele Terranova, Andrea Frosali, Maria Cristina Frosali, Laura Tani e Pierluigi Massimo Puglisi ed è accompagnata dalla comandante Sandra Milani che lavora in questo istituto da ottobre 2022.
é presente anche il Garante dei diritti dei detenuti della Regione Toscana, Giuseppe Fanfani.
L’istituto ospita circa 40 detenuti di cui 10 semiliberi. Gli stranieri sono 16. Da dieci anni è oggetto di lavori di ristrutturazione ed è stato anche in passato chiuso a lungo. Teoricamente avrebbe 108 posti, ma per i lavori occorre sottrarne 74, quindi la capienza effettiva ad oggi è di soli 34 posti e di fatto l’istituto con i suoi 40 detenuti è sovraffollato. La cosa incredibile, oltre al protrarsi dell’appalto per un tempo così lungo, è che a lavori avanzati e dopo il posizionamento degli impianti, si sono accorti che le porte delle celle sono troppo strette e non consentono il passaggio di una lettiga per cui devono essere tutte allargate e messa a norma; non si fanno neppure previsioni sul completamento dei lavori.
Le sezioni in uso attualmente sono due, con celle da più posti dalle strutture fatiscenti e impiantistica obsoleta. Anche i servizi igienici sono del tutto insufficienti per numero di docce e per vetustà di impianti e strutture. Non c’è il presidio medico h24: il servizio termina a metà pomeriggio. C’è un’educatrice; l’altra è stata mandata a Firenze. Le attività scolastiche prevedono l’alfabetizzazione, la scuola media, corsi di inglese e di informatica e il teatro. L’area socialità di fatto non esiste e i detenuti si arrangiano usando lo spazio dei corridoi. C’è una sala ricreativa nella zona ancora in ristrutturazione che sarebbe già fruibile ma formalmente ancora chiusa a parte aperture straordinarie per riunioni e piccoli spettacoli. L’area verde c’è ma non è stata ancora aperta. C’è un’atmosfera piuttosto distesa dovuta allo scarso numero complessivo di presenze e al regime di sorveglianza dinamica e i detenuti sono contenti di avere come magistrato di sorveglianza il dott. Bortolato che è molto presente.
VISITA AL CARCERE DI BRINDISI 7 MARZO 2023
Il 07 marzo 2023 una delegazione composta da delegati della Camera Penale di Brindisi unitamente a rappresentanti dell’associazione “Nessuno tocchi Caino”, ha visitato la casa circondariale di Brindisi.
La delegazione è stata ricevuta dalla direttrice della struttura dott.ssa Valentina Meo Evoli e il Comandante Benvenuto Greco.
La visita durata oltre 2 ore, dopo una utilissima conversazione nell’ufficio della direttrice che unitamente al comandante ha fornito una serie di dati di particolare interesse (riportati di seguito), ha riguardato tutti i reparti della struttura, così suddivisa:
Sezione accoglienza (5 celle per i nuovi ingressi e per l’esecuzione delle sanzioni disciplinari); Sezione semiliberi ( 21 detenuti su 5 celle); Sezione definitivi ( 42 posti); 3 Sezioni giudiziarie ( 41 posti per sezione); Sezione Infermeria ( utilizzata anche per separare alcuni detenuti).
L’edificio ospita attualmente 193 detenuti rispetto ad una capienza regolamentare di 120 e con una soglia massima di 180, di cui 116 con posizione definitiva.Gli stranieri sono 25 per la maggior parte di nazionalità albanese.
L’area sanitaria formata da 1 dirigente sanitario (prossimo al pensionamento) con assistenza H24 del medico di guardia ed assistenza infermieristica (se pur in carenza di organico) e da 1 OSS.
Il medico del Sert, presente dal lunedi al venerdi, gestisce le problematiche di circa 40 detenuti tossicodipendenti. Prestano servizio due psichiatri per 22 ore a settimana. Viene segnalata la carenza di farmaci che spesso non vengono riforniti dalla farmacia del locale Ospedale, tant’è che sovente accade che vengano direttamente acquistati attingendo da un fondo dell’amministrazione.
Gli organici della Polizia penitenziaria sono 136, anche se effettivi sono 132 su un carcere comunque sovraffollato (al 160%).
Svolgono attività lavorativa all’interno circa 30 detenuti ( cucina , pulizie , spesino, portavitto) mentre sono state avviate delle convenzioni per il lavoro all’esterno ex art.21 o.p. con il Comune di Brindisi e la Provincia. E’ attivo un corso di teatro-terapia, nonché un corso tenuto dalla scuola edile per la rimozione dell’amianto ( verranno formati 64 detenuti).
Le attività scolastiche disponibili su richiesta: alfebatizzazione, scuola media, biennio superiore, in attesa di attivazione anche il triennio. E’ stato, altresì, istituito uno sportello di mediazione penale e famigliare.
I colloqui con i famigliari sono suddivisi in due locali ; altri locali compreso una piccola area verde sono dedicate per effettuare le videochiamate con i famigliari.
In relazione all’area trattamentale , la stessa è composta da tre educatori ed un capoarea i quali riescono a gestire le richieste dei detenuti e ad evadere tempestivamente le relazioni di sintesi; il magistrato di sorveglianza è presente in istituto una volta al mese.
Da sottolineare la grande attenzione per le persone detenute dimostrata dalla direttrice e dal comandante del corpo di Polizia penitenziaria nonostante le carenze strutturali e le risorse minime disponibili.
Brindisi 20 aprile 2023
Il referente Regione Puglia Osservatorio Carcere UCPI
Avv. Giuseppe Guastella
Casa Circondariale di Lecce - 6 marzo 2023
Delegazione mista Nessuno Tocchi Caino, Camera Penale di Lecce
Ci accompagna nella visita la Direttrice titolare Mariateresa Susca e Maria Mancarella, Garante Detenuti Lecce.
Detenuti presenti, 1.078 di cui 999 uomini e 79 donne. La capienza regolamentare è di 798 posti ai quali occorre sottrarre 24 posti inagibili. Il sovraffollamento è del 140%.
Media sicurezza: In tutto 811 detenuti, così suddivisi: 770 uomini, di cui 145 stranieri + 41 donne di cui 8 straniere.
Alta Sicurezza 3: In tutto 230 detenuti, così suddivisi: 193 uomini, di cui 9 stranieri + 37 donne tutte italiane.
Collaboratori di Giustizia: 2 uomini italiani
I Semiliberi sono in tutto 18, di cui uno straniero
Gli articoli 21 sono 15, di cui uno straniero
Internati: uno straniero
Bambini: un bambino detenuto assieme alla madre
Nell’istituto sono detenuti 28 ergastolani tutti definitivi
I detenuti definitivi sono in tutto 692, di cui 617 comuni, 74 AS3, 1 collaboratore
I detenuti giudicabili compresi gli indagati sono 193, di cui 72 AS3, 1 collaboratore
I detenuti appellanti sono in tutto 102, di cui 40 AS3
I detenuti ricorrenti sono in tutto 90, di cui 44 AS3
Oltre al femminile, ci sono 5 reparti.
C1 = ospita gli AS3 collocati su 4 piani
C2 = circondariale (pene sotto i 5 anni)
C3 = nuovo padiglione, molto utilizzato nel periodo Covid, ospita detenuti comuni, semiliberi e art. 21 (non funziona la cucina)
R1 = reclusione
R2 = precauzionale
In ogni sezione c’è l’isolamento disciplinare, dove i detenuti scontano anche il 14-bis
L’ex art.32 è ubicato ai reparti C2 e R2.
Non c’è la sezione a trattamento intensificato. Nella media sicurezza maschile le celle sono aperte dalle 07:10 del mattino fino alle 18:00 di sera, mentre alla media sicurezza femminile, a parte le ore d'aria, le donne sono chiuse in cella. Al maschile, la sezione di alta sicurezza al momento è “aperta”, ma il progetto è quello – non si sa perché - di tornare al regime di celle chiuse.
ATSM: l’articolazione di salute mentale, nata per 20 posti, è stata poi ridotta a 10 per mancanza dei requisiti previsti dal protocollo che prevede presenze regionali. Ospita al massimo 5/7 detenuti in quanto c’è un solo psichiatra. Attualmente ospita solo due detenuti. La psichiatra non segue i casi dislocati nelle sezioni.
Reparto Infermeria: È divisa in due sezioni. Al piano terra ospita 32 detenuti portatori di varie patologie fisiche. Il primo piano ospita circa 30 detenuti con problemi psichiatrici. Visitiamo il 1° piano. Le stanze detentive sono per lo più sporche. Nella cella numero 1 c'è Domenico Margiotta, 44 anni, da 23 anni in carcere. Manifesta disturbi mentali e depressione.
La cella numero 3 è occupata da Peter Nwadinobi, nigeriano, 59 anni, senza fissa dimora. Ha avuto dal giudice la revoca della custodia cautelare per incapacità totale di intendere e volere ed è in attesa da nove mesi di trasferimento in una REMS appena un posto si renderà disponibile. Nella cella 4 la finestra è aperta e avvolto in una coperta dorme una persona che non riusciamo neanche a vedere. Nella cella 6 c’è un osservato a vista disposto dal giudice (di cognome fa Canzano). Nella cella n. 10 c’è Giuseppe D’Auria, 70 anni di Melfi. “Quando stavo a Lucera – dice – vedevo almeno la famiglia. Qui vado in depressione per troppa malinconia”. Fa un elenco lunghissimo di patologie alcune delle quali rendono difficile la deambulazione. Dice di prendere dieci pillole al giorno. “Un giorno di questi – dice piangendo – metto la corda e la faccio finita. Fatemi fare qualcosa, almeno un po’ di volontariato. Mi basterebbe un po’ di colla, qualche stuzzicadenti e un po’ di cartone per fare qualche lavoretto e far passare il tempo, ma non me li danno”. Mostra una chiesetta con tanto di campanile (molto carina) fatta quando poteva usare gli attrezzi per il bricolage.
Sezione ex art. 32. Il regime è chiuso: 4 ore d’aria più due di socialità. Incontriamo Pasquale Tortora che afferma di essere a Taranto dal 7 novembre 2020. Dice di avere presentato molte domandine senza mai aver ricevuto risposte. Fuori non ha nessuno. Si mostra molto sollevato quando lo informano che da oggi può lavorare. Vincenzo Larone, gli mancano poco più di tre anni al fine pena e sta chiedendo l’affidamento al lavoro (fuori dice di avere due macellerie). Tonga Noureddine, non fa telefonate né videochiamate; ha presentato istanza di trasferimento a Salerno dove ha una cugina. Ziad Salek, è in carrozzina ed ha un piantone. Gli manca un anno e dieci mesi al fine pena e da sette mesi e a Lecce. Ha problemi psichiatrici e ha sulle pelle i segni di gesti di autolesionismo. Racconta di essere caduto e andato in coma durante un furto. Petrillo Cristian (cella 11), ex tossicodipendente con problemi psichiatrici. Gli mancano 5 anni e 11 mesi al fine pena e dice di aver già scontato tutti i reati ostativi. Afferma di essersi reso disponibile a testimoniare sul detenuto morto a Foggia nell’agosto del 2022, ma di non essere stato chiamato. Fa colloqui con la psicologa una volta a settimana. Vorrebbe tornare a Salerno vicino alla famiglia, visto che ha una madre affetta da tumore e una sorella in carrozzella. Intanto, dice che dopo due mesi vorrebbe tornare in sezione. Liddi Giovanni (cella 13), ha problemi psichiatrici e ha tentato due volte il suicidio. Gli manca 1 anno e sette mesi al fine pena. Ha presentato richiesta di trasferimento a Taranto ma la domanda è stata respinta “per sovraffollamento”. Non vede il figlio di 5 anni da sei mesi e si è tagliato per andare a Taranto.
Il problema dei detenuti psichiatrici è di difficile gestione: fino ad un anno fa gli psichiatri erano tre mentre ora ce n’è solo uno che fa 36 ore settimanali. Tenendo presente che nelle sezioni ci sono altri 200 detenuti con problemi psichiatrici, diviene difficile garantire, per esempio, il protocollo per affrontare il rischio suicidario. La direttrice che il 9 febbraio ha avuto un incontro con il Magistrato di Sorveglianza e il Direttore Detenuti e Trattamento del Provveditorato ha chiesto di non inviare più a Lecce detenuti con patologie di tipo psichiatrico. Tutte le richieste di avere ulteriori psichiatri sono rimaste inevase.
La Asl non ha nemmeno fornito un numero superiore di psicologi che attualmente sono 4 di cui 3 lavorano anche al SERT.
Gli psicologi ex art. 80 sono 8 ma ciascuno di loro ha un monte-ore limitato a 40 ore mensili. I contratti precari determinano un notevole turn over che provoca disorientamento nella popolazione detenuta.
Polizia Penitenziaria: la pianta organica è inadeguata e, con l’apertura del nuovo padiglione, non c’è stata alcuna integrazione. Su un organico di 581 persone previsto dalla legge Madia nel 2013, a fronte però di una popolazione detenuta regolamentare calcolata di circa 700 persone. L'organico amministrato al 6 marzo del 2023 è di 589 persone, a fronte però di una popolazione detenuta effettiva che oggi supera le 1.000 persone. Da tenere conto che sono previsti 23 pensionamenti nel 2023 e quindi l'organico amministrato in realtà scenderà a 566 persone.
Educatori: sono in tutto 11, compresa la capoarea.
Eventi critici: 2 suicidi e 2 morti naturali nel 2022. Secondo il quadro riassuntivo fornito dalla direzione, nel periodo cha va dal 1° gennaio 2022 al 5 marzo 2023. Risultano: 80 tentativi di suicidio; 316 atti di autolesionismo; 237 scioperi della fame e della sete; 107 manifestazioni di protesta consistenti in rifiuto delle terapie o del vitto dell'amministrazione; 20 manifestazioni di protesta collettive; 26 le aggressioni fisiche al personale di polizia penitenziaria; 325 i reati verso il pubblico ufficiale (violenza, minaccia, resistenza); 30 le minacce violenze ingiurie.
Lavoro: I posti per lavori interni sono 330. Ci sono poi diverse iniziative di lavoro portato da imprese e cooperative esterne.
Forno: impiega 9 detenuti
Linkem: impiega 10 detenuti per la rigenerazione dei router
Officina Creativa: impiega 9 donne e due uomini
Cooperativa semiliberi (orti): al momento occupa 2 detenuti, ma in futuro saranno di più per un progetto finanziato dalla cassa delle ammende.
Pasticceria esterna (ex IPM): impiega 5 detenuti
In tutto, i detenuti che lavorano sono il 34%
Scuola: troviamo l’alfabetizzazione, il biennio delle superiori, l’intero corso di ragioneria. Poi ci sono 15 corsi e professionali. Il polo universitario vede attualmente l'iscrizione di sole 4 persone. Mancano gli spazi dove poter studiare. Tutor ufficiali non ce ne sono, ma solo volontariato da parte di studenti esterni.
La Relazione sulla visita della Camera Penale alla Casa Circondariale di Monza – 22.11.2022
Il 22.11.2022 una delegazione della Camera Penale di Monza composta dagli Avvocati Noemi Mariani (Presidente), Gaetano Giamboi e Federico Sgroi (componenti del Consiglio Direttivo con delega al carcere), Irene Nisi e Adriana Facchin (componenti del Consiglio Direttivo), Valentina Pozzi (componente di Scuola Territoriale) e Valentina Manchisi (responsabile di Scuola Territoriale e componente di Nessuno Tocchi Caino) ha visitato la Casa Circondariale di Monza per prendere piena e diretta cognizione delle condizioni in cui versano la struttura e le persone tutte che vi vivono e vi lavorano, per acquisire informazioni complete sui vari profili di criticità di volta in volta emersi e per agevolare eventuali forme di collaborazione e partecipazione ai progetti in essere.
La delegazione è stata ricevuta ed accompagnata durante il corso della visita dalla Direttrice Dott.ssa Maria Pitaniello, dal Comandante De Felice e dal responsabile dell’area educativa Dott. Carbosiero.
Durante la prima parte dell’incontro, si è svolta una riunione in cui la Direttrice ha esposto una serie di dati relativi al numero di detenuti, alle nazionalità, all’età ed alla suddivisione per posizione giuridica.
Su un totale di 621 detenuti, vi sono 83 imputati in attesa di primo giudizio, 47 appellanti, 47 ricorrenti, 437 definitivi, 2 internati provvisori; 62 sono giovani adulti, 26 sono ultrasessantenni.
Circa il 50% è composto da stranieri, con percentuali maggiori per soggetti di nazionalità rumena e maghrebina.
La Direttrice denuncia un’elevatissima presenza di tossicofili che assumono farmaci sia sniffandoli sia sbriciolandoli all’interno delle sigarette.
Costoro costituiscono un serio pericolo per l’incolumità propria poiché frequentemente pongono in essere gesti di autolesionismo, nonché per gli altri perché compiono atti violenti verso detenuti e Agenti.
Ad oggi sono noti 57 detenuti con questo problema, ma emerge con chiarezza la presenza di un sommerso che è di difficile gestione in quanto, non essendo conosciuto, non consente di attuare una terapia di riduzione e di sostituzione del farmaco che possa scongiurare eventi critici.
Il 14 novembre scorso è iniziata una campagna di informazione sul tema rivolta a tutti i detenuti e ad essa faranno seguito i colloqui individuali.
A fronte degli episodi di violenza di cui si è avuta notizia nel mese di agosto, l’Amministrazione ha sentito circa duecento detenuti in rappresentanza delle varie sezioni ed anche in quella sede sono emerse le difficoltà di gestione dei tossicofili, al punto che alcuni detenuti arrivano a preferire le sezioni chiuse in quanto più tranquille.
La Direttrice riferisce che, nel corso di questi confronti, i detenuti hanno avanzato anche altre richieste, riguardanti ad esempio il vitto ed il numero dei medici presenti in Istituto, soprattutto dei dentisti di cui vi è una grande esigenza.
Sono state create delle commissioni per tentare di rispondere a tutte le esigenze.
Quanto al personale, la Direttrice riporta che esso sarebbe abbastanza in linea con la pianta organica, ma le carenze che comunque presenta nell’area amministrativa devono essere colmate con l’impiego “improprio” dagli Agenti di Polizia Penitenziaria (ad esempio, in ambito contabile).
Con riferimento alla Circolare per la prevenzione dei Suicidi, la Direttrice richiama il protocollo locale stilato nel 2018 che è oggi in corso di rivisitazione a livello regionale e coinvolge le aree educative e trattamentali.
Invita i legali a segnalare eventuali esternazioni dei detenuti che possano far pensare ad intenti anticonservativi specificando che ogni situazione sospetta verrà valutata da specialisti onde individuare i rischi concreti ed evitare al contempo strumentalizzazioni.
Verranno comunicati i numeri di telefono e l’indirizzo mail a cui rivolgersi, come da protocollo di recente attuazione.
È stato creato lo Sportello Imputati per la raccolta cumulativa delle istanze.
Sono presenti l’Anagrafe ed il Patronato.
Sia la Direttrice sia il Comandante si mostrano preoccupati con riferimento alla generalizzata demotivazione ed apatia di molti detenuti, in particolare dei giovani adulti che si mostrano poco socializzanti e che preferiscono rimanere in cella piuttosto che svolgere attività, anche all’aperto.
È stata apprestata una serie di azioni sia per categoria di detenuti, sia trasversali tra più di esse, quali ad esempio progetti per i soggetti c.d. maltrattanti, attività sportive ed artistiche, supporto alla fragilità, formazione di peer supporter.
Quanto alla struttura, sono previste sezioni specifiche per i soggetti fragili e per i collaboratori di giustizia. Ogni sezione ha una scala dedicata che confluisce in un piano comune denominato “la tangenziale”, interamente videosorvegliato e dove sono ubicati tutti i servizi.
La visita si è inizialmente svolta nell’area scolastica che comprende elementari e medie (CPIA), istituto alberghiero (Olivetti di Monza) e falegnameria (IPSIA di Lissone).
È poi proseguita nelle aree trattamentali ed educative che presentano carenza di personale specializzato: ad oggi, su otto figure richieste ne sono presenti solo cinque.
Il teatro originario, con capienza di 350 posti a sedere, è allagato e quindi ora l’attività si svolge in un salone all’uopo adibito.
L’aula di musica, di particolare pregio, è stata creata grazie alla collaborazione dell’Accademia di Brera, di Inner Wheel Italia che ha donato gli strumenti, della Polizia Penitenziaria che ha fornito gli arredi composti da librerie per gli spartiti. I detenuti possono accedere per imparare a suonare, anche come autodidatti.
L’orto è costituito da un’ampia serra esterna che tuttavia non è abbastanza grande per essere competitiva sul mercato e quindi oggetto di interesse partecipativo da parte delle cooperative. I frutti dell’orto vengono donati al banco alimentare e consumati all’interno dell’Istituto.
La biblioteca è ben fornita ed i libri sono divisi per genere, autore e lingua. È in fase di sviluppo un progetto per favorire il prestito interbibliotecario con Brianza Biblioteche.
È presente una redazione ove i detenuti scrivono pezzi che vengono pubblicati sul giornale locale, Il Cittadino di Monza.
Uno spazio è stato adibito a centro diurno a cui partecipano detenuti con disturbi comportamentali segnalati dagli educatori. Qui si svolgono attività semplici come la lavorazione della carta ed attività espressive che vengono condotte dagli educatori stessi.
Si svolgono anche attività di lettura in sezione ed ogni mese gli educatori redigono un report in cui indicano i soggetti partecipanti ed i generi letterari maggiormente apprezzati.
Quali attività lavorative interne sono previste l’assemblaggio di minuteria; la sartoria (Cooperativa Alice), fornita di macchinari per cucire, ricamare e lavorare la pelle; la falegnameria, che ha sviluppati importanti progetti (come l’arredo di alcuni uffici del Politecnico di Milano ed un bivacco alpino) e sta oggi realizzando rosari con il legno dei barconi di Lampedusa, grazie alla sinergia tra un progetto Arnoldo Mondadori ed il Ministero dell’Interno (i rosari verranno donati al Papa); la digitalizzazione di sentenze storiche inviate dall’Archivio di Stato del Tribunale di Milano (su progetto della Cassa delle Ammende).
La delegazione ha poi visitato due sezioni detentive (la quarta e la settima). Le celle sono estremamente piccole e non c’è lo spazio materiale per detenere beni di prima necessità. Per questo motivo, si trovano asciugamani ed accappatoi appoggiati l’uno sull’altro, pentole appese al muro, oggetti sopra e sotto i letti. Vengono utilizzati fogli di giornale per ripararsi dalla luce che risulta troppo forte per chi dorme in cima al letto a castello. È spesso presente una branda in più, lasciata chiusa durante il giorno perché altrimenti diventa impossibile muoversi nello spazio angusto. I bagni sono provvisti di lavandino, gabinetto e bidet. Non è fornita l’acqua calda. Le docce sono comuni ed è possibile accedere liberamente.
I detenuti che non mangiano al carrello possono cucinare con dei fornelletti da campeggio, appoggiati su mobiletti di fortuna.
È presente una piccola televisione.
Ogni cella è provvista di spioncino laterale.
I materassi sono ben tenuti; ciclicamente vengono sostituiti o disinfettati.
L’ambiente detentivo è, complessivamente, abbastanza pulito.
L’orario di apertura e chiusura delle celle è il seguente:
- orario normale: dalle 8:00 alle 20:00;
- orario ridotto: dalle 8:00 alle 18:30;
- orario reparto Luce: dalle 8:00 a oltre le 20:00.
Successivamente, la delegazione ha visitato il reparto che in passato era dedicato alle detenute donne e che, dopo anni di disuso, è ora stato rinnovato dai detenuti stessi e denominato reparto Luce.
La capienza è di 80 posti ed oggi ne sono occupati 37. Accedono i detenuti a trattamento intensificato, tutti impegnati in attività di formazione e lavorative, con pene da scontare più lunghe.
Le celle sono abbastanza ampie. Da due ne è stata ricavata una, ove possono essere detenuti tre soggetti. È stata lasciata parte del muro di mezzo, in modo da separare la zona giorno dalla zona notte. Vi sono armadi per i vestiti. Dei due bagni (originariamente previsti per ciascuna cella) ne è stato lasciato uno con lavandino, gabinetto e bidet ed uno come box doccia.
È prevista una cella per detenuti disabili.
I passaggi sono tutti aperti, la chiusura delle celle avviene oltre le ore 20, c’è complessivamente maggiore libertà di movimento. Sono presenti: una cucina in funzione, aule scolastiche al momento non utilizzate, un campo di pallavolo esterno, un’area esterna.
È presente un’area comune, allestita con un calciobalilla, una cyclette e degli strumenti di fortuna per il sollevamento pesi (casse d’acqua legate a dei bastoni).
L’ex reparto detenute madri verrà destinato ad attività lavorative.
La Direttrice rileva come, in questo circuito di media sicurezza, sarebbe possibile ampliare gli orari delle attività dei detenuti ma di fatto ci si scontra con il difficile coordinamento con gli enti esterni.
L’area sanitaria manifesta delle criticità. Vi è carenza di medici (ad oggi sono 8, rispetto agli 11 presenti nell’anno 2011) ed in particolare di dentisti (alcuni detenuti sono arrivati a chiedere di cambiare il pane perché non riescono a masticarlo). Sono presenti infermieri.
All’interno del dipartimento di salute mentale, gli psichiatri in servizio sono 7: si occupano di patologie psichiatriche e di disturbi comportamentali (di questi ultimi ne soffre circa 1/3 dei detenuti). La Direttrice ne sottolinea il grande impegno profuso, sia a livello umano sia professionale, e l’ottimo riscontro del servizio offerto ai detenuti.
Il SER.D. non si occupa dei tossicofili non essendoci un’espressa previsione per legge. Quanto ai tossicodipendenti, è grave il problema connesso ai detenuti che non hanno il permesso di soggiorno e che, dunque, non possono essere presi in carico da alcun servizio sul territorio.
Per le comunicazioni sono previste le telefonate a numeri autorizzati, tra i quali sono compresi quelli dei legali. È inoltre previsto il servizio di invio e ricezione di e-mail attraverso il progetto ZeroMail, che permette ai detenuti di inviare e ricevere comunicazioni elettroniche con un grande risparmio economico e vantaggio in termini di tempo.
Il contenuto dell’e-mail è strettamente riservato e personale ed i messaggi inviati tramite Zeromail hanno le stesse limitazioni previste dall’art. 18 ter OP.
La Camera Penale ha manifestato il proprio interesse a riprendere con il Carcere il progetto di educazione alla legalità nelle Scuole e ha dato la disponibilità a partecipare ad un progetto di rete di informazione e supporto dei ragazzi adolescenti figli di padri detenuti.
È avvertita la necessità di ripristinare lo sportello giuridico e per questo verranno interpellate le Università di Milano perché mettano a disposizione Dottori e Specializzandi.
Il Direttivo
Venerdì 28.10.2022 una rappresentanza della Camera Penale ferrarese e del suo Osservatorio carcere hanno fatto visita alla Casa Circondariale di Ferrara.
Unitamente agli Avvocati, Pasquale Longobucco (presidente della Camera Penale), Cecilia Bandiera (componente del direttivo), Mattia Romani (componente del direttivo) e a Filippo Barbagiovanni Gasparo (responsabile dell’osservatorio carcere), era presente anche il Garante locale per i Diritti delle Persone Private della libertà Personale, Dott. Francesco Cacciola.
La delegazione ha iniziato visitando il settore riservato ai collaboratori di giustizia, dotato di aula per attività didattiche, palestra, chiesa, sale colloqui per i familiari e giochi per i bimbi, sala per colloqui via Skype, cucina comune, laboratorio di falegnameria, ampio cortile per il passeggio, un orto molto ben curato che soddisfa le esigenze interne al carcere.
La delegazione ha anche visitato le camere di detenzione, alcune dotate di pc personali.
Analogo percorso è stato compiuto presso i reparti di detenzione dei detenuti comuni, con visita all’area sanitaria, in cui da poco tempo è e stata istituita la c.d. telemedicina.
Come sempre l'attenzione è stata, poi, posta sulle attività trattamentali potendo apprezzare, come già nel corso delle visite degli ultimi anni, gli sforzi di tutto il personale (con l'ausilio anche di locali realtà del volontariato) per consentire ai detenuti la fruizione del maggior numero di attività possibili (scuola, orti, campo sportivo, laboratori, etc.).
Nel corso della visita si è potuto verificare come la Casa Circondariale ferrarese non sia immune da serie criticità, al pari degli altri istituti nazionali.
Continua a esserci una cronica carenza di personale, in un carcere in cui a fronte di una capienza di 244 detenuti, se ne stanno ospitando 345.
Si è appreso di una drastica riduzione di fondi da parte del Ministero dell'Istruzione che impediscono di estendere le attività trattamentali a numeri rilevanti di detenuti, sì da rendere non effettiva la finalità rieducativa della pena.
La riduzione dei fondi ha interessato anche le mercedi dei detenuti che lavorano, andando ad incidere direttamente sulla loro dignità di esseri umani.
E' stata poi evidenziata la difficoltà pratica nell’istituire un servizio lavanderia, per assenza di locali.
Nel corso della nostra visita abbiamo appreso che di 345 detenuti, 262 sono definitivi, di cui molti hanno un fine pena non superiore a due anni e per reati non ostativi.
In sostanza, stiamo parlando di detenuti che potrebbero tranquillamente scontare il residuo pena in forma alternativa.
Siamo sempre più convinti che l’esecuzione di una pena nel rispetto dei requisiti minimi di dignità - come prevede l’articolo 27 della Costituzione - sia utile per l’intera collettività.
E’ da tempo che sosteniamo come un maggiore incentivo alle misure alternative alla detenzione sia un valido strumento, anche per umanizzare la pena all’interno delle nostre carceri.
Un sano realismo ci porta a ritenere che un’idea della giustizia carcerocentrica sia, non solo contraria a principi costituzionali, ma inutile dal punto di vista della tutela della collettività.
Uno degli scopi della funzione rieducativa del condannato è quello di restituire alla società un soggetto diverso da quello precedente.
Ciò è possibile sia attraverso un carcere in cui il detenuto possa usufruire di percorsi formativi e trattamentali adeguati sia attraverso l’utilizzo delle misure alternative alla detenzione.
I dati statistici ci dicono infatti che la percentuale di recidiva si riduce drasticamente nei casi di condannati che hanno scontato la pena in forma alternativa a quella carceraria.
E’ necessario che la politica si interroghi su questo e non faccia solo propaganda.
Tuttavia dobbiamo registrare come in tema di Giustizia il nuovo governo non nasca sotto i migliori auspici.
E’ di poche ore fa la notizia di un decreto legge – quale sarà l’urgenza non è dato sapere – che ha come obbiettivo quello di sospendere l’imminente entrata in vigore dell’intera cd “riforma Cartabia”.
Riforma che prevede - tra le altre cose - tutta una serie di interventi deflattivi aventi a oggetto reati di non particolare allarme sociale, con l’evidente scopo di arginare anche il fenomeno del sovraffollamento carcerario.
Si tratta di un provvedimento che la Giunta dell’Unione delle Camere penali non ha esitato a definire di “straordinaria gravità” e su cui ci si riserva di assumere ogni forma di contrasto e di protesta.
Il direttivo della Camera Penale Ferrarese
L’Osservatorio Carcere Camera Penale Ferrarese
VISITA ALLA CASA CIRCONDARIALE DI PRATO DEL 22.09.2022
La delegazione che ha preso parte alla visita della Camera Penale di Prato era formata dai componenti dell’Osservatorio Nazionale Carcere UCPI Avv.ti Gabriele Terranova (Presidente della locale Camera Penale), Giuseppe Cherubino e Franco Villa. Erano altresì presenti i componenti della Camera Penale di Prato: Avv.ti Costanza Malerba, Elena Augustin, Benedetta Ciampi, Diletta Nerini e Sara Mazzoncini.
La nostra visita ha avuto inizio con l’accoglienza del Comandante Giuseppe Pilumeli, in assenza della Direttrice.
L’organizzazione informatica degli uffici e dei sistemi
Il Comandante ha illustrato alla delegazione l’implemento del sistema matricolare integrato nazionale: con questo strumento è infatti possibile conoscere la cronologia completa di processi (stato matricolare), colloqui, autorizzazioni. In questo modo, ad esempio, l’ufficio matricola, elaborando la posizione giuridica, conosce di tutti i periodi di carcerazione presofferti per misura cautelare che possono dunque essere computati alla carcerazione in essere.
Altro importante tassello informatico è quello del censimento della capacità lavorativa dei detenuti, che permette di conoscere se un detenuto ristretto presso l’Istituto x possa o meno essere trasferito nell’istituto y per le proprie capacità lavorative.
Criticità riscontrate – la carenza di personale di Polizia Penitenziaria
Allo stato attuale la CC di Prato ha un sotto-organico di 50 unità di Polizia Penitenziaria: su 517 sono presenti 211 unità. Nel recente passato questo ha comportato l’aumentare di eventi critici che però risultano ad oggi ridotti di 2/3. La riduzione è dovuta alla creazione di un canale di dialogo con i detenuti attuato mediante la presenza di un Ispettore per ogni sezione, presente ogni giorno e preposto al controllo ed all’ascolto delle problematiche riportate dai detenuti.
I colloqui famiglia e le postazioni di videoconferenza
Dal mese di settembre sono stati aumentati i colloqui famiglia, le stanze sono di 54mq pertanto è possibile utilizzarle con 6 tavoli che possano ospitare 3 adulti e due minori, in ossequio alle normative e regole pandemiche.
Nella CC di Prato vi sono 8 sale di videoconferenza (elevate a 8 dalle precedenti 3); in più le sale attrezzate con Teams. Tale alto numero di sale attrezzate è tipico di istituti, come anche la CR di San Gimignano, che hanno due target di detenuti: AS e collaboratori di giustizia.
L’organizzazione delle sezioni
All’interno della CC di Prato sono presenti 10 sezioni più una sezione collaboratori:
sez. 1. -> attualmente adibita a domiciliazione ed accoglienza. Dai primi di ottobre anche la quarantena dei nuovi giunti sarà ridotta: il detenuto in possesso di 3 dosi potrà fare un tampone rapido dopo 3 giorni e poi essere inserito in sezione, chi invece non è in possesso delle 3 dosi affronterà una quarantena di 5 giorni prima del tampone rapido e dell’inserimento in sezione. È destinata a tornare sezione di reclusione. Il reparto per la quarantena Covid verrà spostato sopra l’infermeria con 17 posti.
Sez. 2. -> riguarda i detenuti ex art. 32 Reg. Esec. O.P. È previsto un regime con apertura delle camere detentive per 8 ore giornaliere, ma nel periodo dal 1/8 al 2/10 vi è stata estensione dell’accesso ai luoghi aperti dalle 15.30 alle 17.45.
Attualmente ospita 33 detenuti che fruiscono due volte a settimana del campo sportivo esterno.
Sez. 3. -> La terza sezione ospita attualmente 59 detenuti ed è dedicata ai non definitivi o ai definitivi brevi. Vi sarà riorganizzazione per separare i definitivi dai cautelari.
Sez. 4. -> ha la stessa conformazione della terza sezione ed ospita ad oggi 61 detenuti
Sez. 5. -> ospita attualmente 43 detenuti ed è una sezione circondariale a regime aperto per 8 ore al giorno
Sez. 6. -> ospita attualmente 47 detenuti ed è una sezione di reclusione a regime aperto per 8 ore al giorno
Sez. 7. -> le sezioni del piano 4 dell’Istituto sono sezioni protette. La 7° sezione ospita i sex offenders e gli ex appartenenti alle forze dell’ordine. I detenuti totali sono 62, di cui 11 non scontano reati sessuali.
Sez. 8. -> ospita attualmente 42 detenuti di cui 2/3 sex offenders. È una sezione promiscua, verrà a breve riorganizzata: i detenuti dell’8° sezione in grado di transitare ad un programma di trattamento intensificato andranno in 1° sezione, che tornerà ad essere una sezione di reclusione. Caratteristica di tale sezione (la 1°) è la presenza della doccia nella camera detentiva. Per poter essere ospitati nella nuova 1° sezione servirà l’adesione ad uno specifico patto trattamentale.
Sez. 9 e Sez. 10. -> Sono due sezioni AS con 24 camere detentive per sezione, della misura di 13mq che possono ospitare 2 detenuti elevabili a 3. Attualmente vi sono 60 persone in 9° sezione e 52 persone in 10° sezione. Obiettivo è quello di riportare la capienza a due detenuti per camera di pernottamento, ed avere la possibilità di dedicare una cella singola a chi ha speciali esigenze sanitarie. 2/3 dei detenuti ristretti presso le sezioni AS non sono definitivi, solo 31 lo sono e gli altri hanno quanto meno una posizione mista. Non risultano procedimenti disciplinari a carico delle sezioni AS, e all’interno vi sono 18 studenti universitari.
Sono sezioni a regime cd. “chiuso” con 8 ore di apertura delle zone di pernottamento.
Nella sezione collaboratori di Giustizia sono presenti 22 detenuti
La visita alle Sezioni e agli spazi esterni: le criticità riscontrate, le segnalazioni dei detenuti
La visita agli spazi è iniziata dall’ampia palestra, su cui affacciano la cappella Maggiore, l’ufficio attività, gli uffici degli educatori. Al piano terra si ha anche un grande spazio per le attività teatrali.
Sempre al piano terra troviamo la MOF, l’aula scolastica per la VII sezione, uno dei cortili per il passeggio, la palestra, la moschea, la chiesa evangelica e la sala università. L’infermeria è presente su ogni piano.
Il polo scolastico conta la presenza di due indirizzi di studio: alberghiero (Datini) e tecnico industriale (Buzzi).
Sul piano terra l’impressione è quella della presenza di ampi spazi adibiti a svariate attività, pertanto da ritenersi sufficienti per la popolazione attualmente ristretta nell’Istituto.
La visita è poi proseguita attraverso l’accesso alle sezioni VII, VIII e IX, dove siamo stati accompagnati dall’Ispettore Donato Nolé.
Da mettere subito in luce quella che è la dimensione delle camere di pernottamento, nota dolente che confligge con gli ampi spazi dedicati ai passeggi ed alle attività. Nelle sezioni si nota che la camera di pernottamento situata all’ingresso della sezione è molto più ampia rispetto alle altre camere della sezione stessa, e questo si ripete su ogni piano. I blindi non sono regolamentari ed è presente lo spioncino nel vano bagno.
Il bagno presente in ogni camera è molto piccolo, consta di un lavabo e di un water. Vi è difficoltà di muovervisi anche solo per poter effettuare le operazioni di pulizia.
I detenuti della VII sezione si lamentano del vano doccia e della mancata organizzazione dei rifiuti, che spesso permangono in sezione per molto tempo, creando disagi soprattutto d’estate. I detenuti fanno presente che lavatrice ed asciugatrice sono guaste.
In IX sezione i detenuti lamentano il mancato riposizionamento dell’areatore nel vano docce, nella VIII sezione ci fanno notare che gli areatori in bagno non funzionano.
In tutte le sezioni permane il problema della TV, non visibile dal detenuto che pernotta al piano inferiore del letto a castello. I detenuti, in generale, lamentano del vano docce l’insufficienza per tutti (5 docce per una sezione intera) e lo stato di manutenzione delle stesse.
Importante notare che in IX sezione il letto singolo, nelle camere di pernottamento a 3, risulta fissato al suolo.
Dopo la visita alle sezioni è stato possibile visitare le cucine, che abbiamo trovato in perfetto ordine e cura. Il menù servito è ministeriale, vi è un appalto ad una ditta esterna per i materiali della cucina ed il sopravvitto, i cui prezzi sono allineati con il supermercato più vicino. In cucina lavorano 14 persone al giorno: 8 persone a cucinare e 6 a pulire. Si lavora a turnazione.
Abbiamo visitato inoltre la zona passeggi delle sezioni AS, nonché l’ampia palestra e la Chiesa.
L’Ispettore Nolé ci ha poi accompagnato nella visita del reparto collaboratori, dove sono ristretti anche due studenti universitari. La sezione si distingue dalle altre per l’ampiezza delle camere di pernottamento e la cura degli ambienti: durante la pandemia sono stati realizzati stucchi colorati ed il reparto è stato ristrutturato e curato dai detenuti stessi. In questa sezione vi è un ampio spazio passeggi/campo sportivo. Le docce sono sempre disponibili, nel passeggio vi è anche una rete da tennis e le porte per il calcetto. È presente anche qui un’aula scuola.
La nostra visita è poi terminata con “la serra”, l’area curata dai lavoranti che ci hanno illustrato le ampie coltivazioni e gli spazi in cui lavorano.
Quello che emerge dalla visita presso la CC di Prato è la disponibilità di ampi ed attrezzati spazi per attività da svolgersi fuori dalle camere di pernottamento, camere che purtroppo appaiono inadeguate per dimensioni ad ospitare 3 detenuti.
Problematiche di deposito degli atti
Si segnala ad oggi l’impossibilità, per l’area educativa, di inviare solo determinate istanze in via telematica alla Magistratura di Sorveglianza. Le istanze depositate dai detenuti (richieste di misure, licenze, permessi premio) vengono spesso consegnati con l’ormai superato servizio postale.
Le relazioni per le udienze ed i GMF vengono invece inviati in via telematica.
È auspicabile pertanto che possa essere uniformato il sistema per permettere l’invio di tutte le istanze in formato digitale.
La visita dei Magistrati di Sorveglianza
I detenuti rappresentano che i Magistrati fanno visite regolari, alcuni preferiscono mantenere gli incontri in videoconferenza, altri effettuare visite fisiche.
Relazione redatta a cura dell’Avv. Sara Mazzoncini
Relazione sulla visita alla Casa circondariale di Busto Arsizio - 15.09.2022
Il 15.09.2022 una delegazione dell’Osservatorio Carcere della Camera Penale di Busto Arsizio, e segnatamente gli Avv.ti Samuele Genoni, Lorenzo Parachini, Alessandra Salomoni e Francesca Gallotti, ha visitato la Casa Circondariale di Busto Arsizio.
Alla visita hanno partecipato anche due assessori del Comune di Busto Arsizio, Paola Reguzzoni Assessore ai servizi sociali e salute, e Daniela Cerana, Assessore alle politiche educative.
Attualmente il mandato del Garante per i diritti dei detenuti è terminato, ed il Comune di Busto Arsizio non ha ancora provveduto a nuova nomina, che però, ci è stato assicurato, interverrà a breve.
La delegazione è stata ricevuta ed accompagnata durante il corso della visita dal Direttore, Dott. Orazio Sorrentini, dal personale della Polizia Penitenziaria, e dal Cappellano del carcere, Don David Maria Riboldi.
Preliminarmente, ci è stato consegnato un documento recante informazioni di carattere statistico che erano state previamente richieste, relativo alle persone detenute ed al loro numero, posizione giuridica, nazionalità.
Il numero complessivo si attesta ormai con una certa stabilità sulle 400 persone, inferiore ai picchi raggiunti negli anni scorsi, ma comunque ben superiore alla capienza regolamentare di 250 persone.
In particolare, al 15.09.2022 il numero complessivo era di 398 detenuti, dei quali 250 definitivi. I detenuti di nazionalità italiana sono 155 mentre gli stranieri 243 (provenienti soprattutto da Marocco, Tunisia, Albania, Romani e Nigeria).
La visita ha interessato l’area educativa, la quale, a fronte di una pianta organica di 4 educatori oltre ad un responsabile, vede attualmente la presenza complessiva di 3 educatori (quindi una persona in più rispetto al precedente accesso dell’Osservatorio nel settembre del 2021), e, ci è stato riferito, a breve prenderanno servizio altri 2 educatori (anche se, contestualmente, uno degli attuali dovrebbe aver ottenuto trasferimento presso altra sede). In conclusione il numero dovrebbe attestarsi nei prossimi mesi a 4 unità, così migliorando sensibilmente la situazione rispetto allo scorso anno.
Le lezioni scolastiche in presenza sono riprese regolarmente senza più la suddivisione degli allievi per sezioni, come invece avveniva nel periodo più critico della pandemia da Covid-19.
C’è stato modo di interloquire con la responsabile dell’area, dott.ssa Settineri, a proposito della recente iniziativa che ha visto l’instaurazione in via sperimentale, per gli istituti lombardi, di un canale di comunicazione dedicato difensori-aree trattamentali, iniziativa che anche la nostra casa circondariale ha accolto con favore.
Successivamente la delegazione ha visitato la sezione che, al piano terra, è stata interessata qualche mese fa da un incendio. Purtroppo nessun intervento di recupero edilizio è stato ancora effettuato, la sezione è tuttora inagibile ed i relativi ospiti (anche se si tratta di circa 15 detenuti, quindi un numero non particolarmente elevato) sono stati ospitati in altre celle.
L’area sanitaria manifesta, come sempre, più di una criticità (la situazione ci è stata descritta in modo particolareggiato dalla direttrice sanitaria dott.ssa Ezia Iorio). Per quanto il numero dei medici sia superiore rispetto a quello operativo lo scorso anno (6 invece di 3, ma con una riduzione a 4 unità entro i prossimi mesi a fronte di una previsione di 9), non vi è una vera e propria unità di pronto soccorso, ma unicamente di “primo soccorso”. Inoltre non vi è alcun accesso di medici specialisti (dermatologo, ortopedico, infettivologo, cardiologo…), rendendo così sempre necessaria la traduzione del detenuto all’esterno per i relativi accertamenti. Le traduzioni per motivi sanitari sono state 696 nell’anno 21021, e 391 nei primi sei mesi del 2022. La presenza dello psichiatra è purtroppo limitata a sole 2 ore settimanali.
È presente una sezione di FKT per riabilitazione, che accoglie soggetti provenienti da tutta Italia (15 posti).
La pianta organica degli infermieri è quasi totalmente coperta.
Nell’ultimo anno vi sono stati 21 tentativi di suicidio, mentre nel 2022, sino ad oggi, 9 tentativi, alcuni presumibilmente a carattere “dimostrativo”, mentre uno ha effettivamente rischiato di avere un esito infausto.
Sul fronte sanitario, ci sarà l’impegno dell’Osservatorio e del Direttivo a porre in essere tutte le iniziative possibili per risolvere o mitigare tali problematiche, coinvolgendo l’ASST, le amministrazioni locali, l’Università ed altre strutture mediche.
La visita è proseguita con l’accesso nelle sezioni 1 e 3 (terzo ed ultimo piano), ovvero quelle non interessate dai più recenti lavori di ristrutturazione. Alcune celle sono inagibili a causa di infiltrazioni d’acqua. Per quanto i bagni siano stati oggetto di alcuni interventi di rifacimento, complessivamente le suddette sezioni versano sicuramente in uno stato manutentivo peggiore rispetto alla quinta e sesta (primo piano), anche per quanto riguarda le suppellettili (compresi i materassi ed i cuscini).
I detenuti di tali sezioni, con alcuni dei quali è stato possibile interloquire, lamentano soprattutto la carenza di attività rieducative e lavorative.
Non vi sono, in generale, particolari restrizioni determinate dalla diffusione del coronavirus covid-19, se non il tampone per i nuovi ingressi e l’eventuale isolamento per i contagiati, ma, allo stato, non esiste alcuna criticità.
Il Direttore ha comunicato che viene data regolare applicazione al riformato art.123 comma 2bis c.p.p..
In conclusione, rimangono sostanzialmente inalterate alcune delle criticità evidenziate già in passato, quale il cronico sovraffollamento (sia pure con numeri inferiori rispetto al picco di circa 470-480 persone raggiunto pochi anni or sono), il cattivo stato di manutenzione di diverse sezioni, la carenza di attività lavorative e rieducative, l’area sanitaria, mentre sembrerebbe esserci un miglioramento dell’area educativa dovuto soprattutto all’aumento del numero degli educatori.
Camera Penale di Busto Arsizio
Il Responsabile dell’Osservatorio Carcere
Avv. Lorenzo Parachini
RELAZIONE VISITA CARCERE DI ARIANO IRPINO – 30.8.2022
La Camera Penale di Benevento, con una propria delegazione composta dal Presidente Avv. Simona Barbone, dal Segretario Avv. Nico Salomone, dai componenti di Giunta, Avv. Viviana Olivieri, Avv. Natascia Pastore, Avv. Domenico Rossi, dal Responsabile della Scuola di formazione, Avv. Carmine Monaco, e dalla componente del comitato scientifico della medesima scuola, Avv. Benedetta Masone, unitamente all’Osservatorio Carcere dell’UCPI, nella persona del Responsabile regionale, Avv. Giovanna Perna, ha visitato la Casa Circondariale di Ariano Irpino – P. Campanello. Grazie alla disponibilità e alla guida del Direttore, Dr.ssa Mariarosaria Casaburo, e del Comandante della Polizia penitenziaria, Attilio Napolitano, oltre che dell’educatrice, dr.ssa Rita Nitti, e del personale di polizia penitenziaria, la delegazione ha fatto ingresso nei reparti media sicurezza (vecchia e nuova ala), nell’articolazione sanitaria e in altri locali, quali uffici amministrativi, ufficio matricola, area colloqui, biblioteca, ludoteca, area verde esterna e area passeggio detenuti. Risultano smantellate e non più in uso le due sezioni - art. 32 - ordine e sicurezza, all’esito di atti di vandalismo e disordine posti in essere dai detenuti, che le hanno praticamente rese inutilizzabili.
Rispetto alla capienza attuale di circa 290 unità (350, se si contano le due sezioni, come detto, attualmente non praticabili), sono presenti in Istituto 233 detenuti (con la presenza di circa 5/6 collaboratori). Il personale di polizia penitenziaria consta di circa 130 agenti, con una pianta organica sottostimata (165 unità) successivamente agli ampliamenti strutturali del 2010. Il personale civile dei funzionari giuridico-pedagogici (educatori) consta di 4 unità: un numero maggiore consentirebbe certamente una più concreta realizzazione del ‘trattamento individualizzato’ per i detenuti. L’Istituto garantisce attività scolastica (liceo artistico e istituto alberghiero), sono invece in atto contatti per l’attivazione della scuola agraria; di recente sono stati organizzati diversi corsi di formazione e recupero (corso di giardinaggio, corso di educazione sentimentale, corso di legalità, etc.), oltre che attività teatrali, demandate all’impegno di volontari e società civile. Ancora non avviato il lavoro all’esterno, nonostante gli sforzi della Direzione e le richieste in tal senso effettuate alle istituzioni preposte. È in fase di costituzione un protocollo con la Croce Rossa proprio per il lavoro esterno dei detenuti. Lodevole esempio si riscontra nell’assunzione di quattro detenuti di recente avvenuta da parte di un’azienda locale che si occupa della produzione di imballaggi (Domopak). All’interno dei reparti sono presenti aree per la socialità abbastanza estese (seppur in qualche caso con oggettistica e attrezzistica desuete). In istituto sono presenti una ricca biblioteca e una ludoteca ben organizzata. V’è anche uno spazio verde esterno ben curato, dedicato agli incontri dei detenuti con i familiari e i propri figli. In corso di avanzamento il progetto per la costruzione di un campo sportivo (si è ottenuto lo stanziamento dei fondi). All’interno dell’istituto è presente una chiesa; padre Roberto Di Chiara si dedica con grande impegno all’assistenza spirituale dei detenuti, oltre che a fornire sostegno ai più bisognosi, anche grazie all’intervento della Caritas. Dopo la fase pandemica sono in via di ripresa corsi di preparazione ai sacramenti e le attività religiose collettive precedentemente organizzate. La chiesa interna all’istituto ha carattere polivalente; dunque, i suoi locali possono essere utilizzati anche per le attività trattamentali.
Le celle appaiono in condizioni mediamente accettabili, ampiamente entro i limiti delle misure ritenute “umane”, secondo i criteri individuati dalla CEDU, dalla giurisprudenza di legittimità e dalla legislazione nazionale. I detenuti lamentano carenza in termini di attività trattamentali, lavoro, ma soprattutto assistenza sanitaria. La Direzione ha opportunamente segnalato tali problematiche di tipo sanitario alla competente ASL, ma sinora senza una concreta svolta. In ciascun reparto è presente una cella (n. 5) per i diversamente abili, ma purtroppo gli ascensori (montacarichi) per il trasferimento ai piani della struttura sono fuori uso.
Anche nel caso di Ariano Irpino, la vera criticità è nel settore sanitario, e in particolare psichiatrico. Mentre è garantito un presidio medico giornaliero (l’équipe medica si compone attualmente di 1 medico responsabile, sostituto del dirigente sanitario, assente, e tre infermieri, oltre una psicologa dell’Asl, presente in istituto con orario ridotto, e una psicologa del Sert, presente due volte a settimana), per quanto carente in organico, assente completamente è l’assistenza psichiatrica interna. Essa, infatti, è totalmente demandata alle visite esterne per i detenuti con disagio psichiatrico, il che la rende farraginosa, inefficace e spesso tardiva, in ogni caso non costante come necessiterebbe. Come detto, la pianta organica medica è carente di personale: mancano almeno tre infermieri e personale OSS; pare che da settembre ne dovrebbe giungere uno in istituto. Come detto, manca un dirigente sanitario, ma vengono assicurate, a chiamata, visite di medici specialisti all’interno della struttura, al bisogno.
Il Carcere di Ariano Irpino è un istituto penitenziario che, come altri, paga la carenza di fondi, personale, strutture e la scarsa attenzione della Politica e delle Istituzioni. Nonostante l’impegno profuso dalla Direzione, dal personale civile e amministrativo e da quello della Polizia penitenziaria, v’è carenza di attività lavorative e trattamentali costanti per i detenuti, anche in ragione di una legislazione spesso inadeguata, la stessa che, “esternalizzando” la sanità carceraria, determina paralisi e tragedie vere, soprattutto nel settore della cura e dell’assistenza al disagio psichiatrico.
Avv. Giovanna Perna
Responsabile Osservatorio Regione Campania
Avv. Nico Salomone
Segretario di Giunta della Camera penale di Benevento – Delegato carcere
Casa di Reclusione di Aversa "Filippo Saporito" - 25.08.2022
Questa mattina 25/8/22 una rappresentanza della Camera Penale di Napoli Nord, aderendo all'iniziativa dell'Unione Camere Penali Italiane "ferragosto in carcere" ha fatto visita alla Casa di Reclusione di Aversa "Filippo Saporito" (ex Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Aversa). Col Presidente avv. Felice Belluomo hanno partecipato alla visita gli avv.ti Maria Lampitella (vice presidente), Ernesto Cicatiello (tesoriere), Fabio Della Corte (quest'ultimo anche quale responsabile Regionale dell'Osservatorio Carcere per l'Unione Camere Penali Italiane) oltre alla Direttrice dell'istituto di pena Dott.ssa Stella Scialpi ed al vice Comandante di reparto De Pofi Pietro. La struttura, molto ampia ed inserita nel perimetro urbano della città di Aversa conta circa 167 detenuti (tutti definitivi) dei quali circa 50 sono internati. La Delegazione ha fatto visita al museo storico (già metà di visite guidate), al grande orto al quale si dedicano diversi detenuti ed al piccolo mercatino a km 0 dal nome "tutto saporito" ove tutti i venerdì mattina è possibile acquistare generi di orto-frutta (circa 10 internati sono occupati in questa attività). La direttrice, persona preparatissima e molto disponibile sia con la delegazione che con i detenuti, ha relazionato su gli altri progetti di lavoro in essere sia con la Caritas aversana che con l'ASI di Caserta che vedono impegnati la gran parte dei detenuti alcuni dei quali, tra l'altro, hanno ri-catalogato e sistemato anche l'archivio di stato presente nell'istituto di pena.
La delegazione ha visitato, poi, due reparti uno più nuovo (c.d. la staccata) ove sono allocati circa 86 detenuti ed il reparto n. 8 che ospita circa 23 internati. Le celle sono dignitose, spaziose e ben arieggiate come pure i luoghi comuni; i detenuti vivono - all'interno dei reparti - in libertà e convivialità con le celle sempre aperte (tranne per alcuni reparti ove ci sono motivi di sicurezza).
Purtroppo, si contano almeno 7 - 8 internati che necessiterebbero di urgente collocazione in REMS e per la quale vi sono quotidiane richieste (inascoltate) inviate dal carcere alle varie strutture presenti sul territorio. Ci sono, ad oggi, almeno due internati - a cui la delegazione con le opportune cautele ha chiesto di fare visita - completamente isolati perché pericolosissimi per se stessi e per gli altri. Ci sono internati, insomma, che avrebbero bisogno di un sostegno psichiatrico e soprattutto farmacologico costante e continuativo a fronte, invece, della presenza - per una volta a settimana - di un unico psichiatra.
Anche i colloqui diretti con i detenuti hanno restituito due dati negativi: l'assenza di assistenza sanitaria e la difficile interlocuzione con la Magistratura di sorveglianza. Molti detenuti sono in attesa (con tempi molto lunghi) di essere sottoposti ad esami specialistici od a veri e propri interventi chirurgici. Sono state segnalate altresì, alla delegazione, difficoltà di interagire con la Magistratura di Sorveglianza oltre che tempi molto lunghi per ottenere le liberazioni anticipate e soprattutto i permessi premio dove si registra una stretta significativa rispetto agli anni precedenti.
La delegazione della Camera Penale di Napoli Nord unitamente alla delegazione dell'Osservatorio Carcere si impegnerà nel sensibilizzare e contribuire alla risoluzione dei problemi prospettati ponendo in essere tutte le azioni possibili.
Visita Casa Circondariale “A. Santoro” Potenza del 24 agosto 2022
In data 24 agosto 2022, alla presenza degli avv. Sergio Lapenna Presidente Camera Penale distrettuale di Basilicata, avv. Francesca Sassano Vice Presidente Camera Penale distrettuale di Basilicata e Responsabile Osservatorio Carcere, avv. Shara Zolla Segretaria Camera Penale distrettuale di Basilicata, una delegazione della Camera penale di Potenza, ha fatto visita alla Casa Circondariale “A. Santoro” di Potenza.
La delegazione, accolta dalla Direttrice Dott.ssa Anna Maria Rosaria Petraccone e dal personale dell’Amministrazione penitenziaria, ha avuto modo di constatare le condizioni attuali di vivibilità all’interno dell’istituto, sia con riguardo alle condizioni strutturali che con riguardo all’offerta, accesso e fruibilità delle attività interne.
Interventi di ristrutturazione
Nuovi padiglioni:
I due cantieri aperti, relativi il primo ad un reparto ultimato ma ancora non compiutamente destinato alla utenza (potrebbero essere ospitati i detenuti “pericolosi” la cui condizione non consente una diversa allocazione, il secondo, ancora in ristrutturazione, destinato alla sezione femminile, verrà consegnato a dicembre 2022.
Tale consegna, prevista per giugno 2022, è stata prorogata alla data indicata, necessitando ancora l’ultimazione dei lavori.
Carenze inerenti la ristrutturazione:
in entrambe le sezioni non possono rilevarsi carenze strutturali, stante gli interventi operati e gli spazi ridistribuiti.
Le criticità maggiori, come si evince dalla tabella sanitaria di seguito riportata, riguardano proprio questo ambito, la situazione è attualmente sotto controllo dato l’esiguo numero (54) di detenuti attualmente in carico alla struttura.
CASA CIRCONDARIALE DI POTENZA -
UFFICIO SANITARIO
MEDICO N.1
18 ORE SETTIMANALI
MEDICI DI GUARDIA N. 3
12 ORE SERVIZIO GIORNALIERO
PSICHIATRA N.1
40 ORE MENSILI
OCULISTICA N.1
A RICHIESTA
DERMATOLOGIA N.1
A RICHIESTA
ODONTOIATRIA N.1
A RICHIESTA
PSICOLOGA SERVIZIO NUOVI GIUNTI N.1
INFERMIERI N. 5
6 ORE GIORNALIERE
DETENUTI TOSSICODIPENDENTI N. 6
DETENUTI CONSUMATORI NESSUNO
AFFETTI DA EPATITE C NESSUNO
AFFETTI DA PATOLOGIA HIV NESSUNO
DETENUTI VACCINATI COVID-19 TERZA DOSE TUTTI
E’ da precisare che questo numero ridotto delle presenze, dovuto alla ristrutturazione ed all’assenza della sezione femminile della Casa Circondariale, ha sicuramente determinato una migliore gestione degli spazi e anche delle situazioni di maggiore criticità, a seguito della pandemia in corso.
E’ sicuramente adeguato il nuovo reparto ristrutturato che a breve sarà ricettivo, perchè non solo gli spazi delle celle sono in linea con le prescrizioni normative (due soli detenuti per cella) ma il bagno e la scelta di un doppio lavandino ivi allocato, il secondo per uso di cucina, con spazio adeguato e stendino sovrapposto estraibile, è particolarmente ampio; inoltre ogni cella è dotata di una televisione a schermo piatto.
Vi è altresì da sottolineare la particolare disponibilità della direzione nella persona della Dott.ssa Anna Maria Rosaria Petraccone nonchè di tutta l’equipe e del comandante preposto alla struttura Giovanni Lamarca.
Tuttavia è altresì da evidenziare come l’impegno profuso dalla scrivente nelle precedenti interlocuzioni istituzionali per il funzionamento della parte sanitaria odontoiatrica e dell’installazione di apparecchiature radiologiche pre– intervento nell’ortodonzia, nonostante le rassicurazioni da parte dell’autorità sanitaria regionale, a tutt’oggi non hanno trovato adeguamento nè installazione.
Nonostante i solleciti inviati dalla scrivente, si attende dall’ASP di Potenza una concreta interlocuzione che è stata già richiesta e verrà reiterata sempre con maggiore incisività fino alla soluzione delle problematiche.
A dicembre, sarà attivata la sezione femminile e sarà garantito il concreto funzionamento della parte ginecologica di supporto, poiché è stata già nominata la specialista preposta e sono giunti alcuni presidi necessari (lettino ed ecografo) per le visite.
Permangono le maggiori criticità evidenziate per la struttura di Melfi sulle quali già la scrivente si è nuovamente resa parte diligente nel sollecitare all’attenzione istituzionale questa grave carenza.
In ultimo, il personale penitenziario da decreto Orlando previsto in numero di 122, vanta la presenza numerica di 108 penitenziari di cui effettivi 96, ciò per pensionamento di n. 4 unità e di ulteriori 3 unità in pre-pensionamento al 23 aprile e di 4 unità distaccate presso le carceri di Matera.
E’ altresì da sottolineare come il sistema di colloquio in remoto è stato affiancato a quello ordinario in presenza e ad oggi per l’esiguo numero di detenuti, la durata dei colloqui non subisce diminuzioni di orario.
Nella parte nuova ristrutturata è prevista un’area dedicata ai collegamenti video e l’istituto è altresì dotato di una stanza di videosorveglianza per i soggetti a rischio suicidario.
Non esiste in detta struttura una sezione AS, mentre tutte le attività trattamentali all’interno della struttura sono state ripristinate.
Si allegano le seguenti tabelle:
SITUAZIONE NUMERICA DETENUTI O INTERNATI A CARICO DELL’ISTITUTO “A. SANTORO” DI POTENZA ALLA DATA DEL 24/08/2022
PRESENTI IN ISTITUTO 54
ASSENTI TEMPORANEI 0
SOGGETTI IN CARICO 54
DI CUI:
SEMILIBERI 0
MINORI 0
DA IMPOSTARE 0
SEMIDETENUTI 0
GIOVANI ADULTI 3
ATTESA 1° GIUDIZIO 6
ADULTI 51
APPELLANTI 2
RICORRENTI 2
DEFINITIVI 41
PG MISTA CON DEFINITIVI 2
PG MISTA SENZA DEFINITIVI 1
INTERNATI PROVVISORI 0
INTERNATI DEFINITIVI 0
SENZA POSIZIONE GIURIDICA 0
SCARCERATI SENZA USCITA FISICA 0
LO STATO GIURIDICO DEL PROCEDIMENTO IN ESECUZIONE E’ IL SEGUENTE:
DA IMPOSTARE 0
ATTESA 1° GIUDIZIO 7
APPELLANTI 2
RICORRENTI 2
DEFINITIVI 42
INTERNATI PROVVISORI 0
INTERNATI DEFINITIVI 0
SCARCERATI SENZA USCITA FISICA 0
Potenza, lì 29/08/2022
Avv. Francesca Sassano
RELAZIONE VISITA CARCERE DI BENEVENTO – 18.8.2022
Anche quest’anno, la Camera penale di Benevento, con una propria delegazione (Pres. Avv. Simona Barbone, Segr. Avv. Nico Salomone, componente Scuola di formazione, Avv. Benedetta Masone), unitamente all’Osservatorio Carcere dell’UCPI, nella persona del Responsabile regionale, Avv. Giovanna Perna, ha visitato la Casa circondariale di Benevento-Capodimonte, come previsto e consentito dall’art. 117 O.P. Grazie alla disponibilità e alla guida del Direttore Gianfranco Marcello e del Comandante della Polizia penitenziaria dell’Istituto, Linda De Maio, oltre che del personale di P.P., la delegazione ha fatto ingresso nei reparti femminile (MS e protetti), maschile, media sicurezza, alta sicurezza e protetti, oltre che nelle articolazioni sanitarie e in altri locali, quali magazzino, cucine, lavanderia, sartoria, aree adibite all’attività scolastica (scuola dell’obbligo, istituto alberghiero, corso di dattilografia, etc.), aree esterne adibite per i detenuti (spazio verde, campo sportivo). Rispetto alla capienza di 261 unità, sono presenti attualmente in Istituto 376 detenuti, di cui 202 AS, 81 MS, 3 dichiaranti, 4 in isolamento fiduciario, 6 in articolazione psichiatrica, 24 protetti, 1 collaboratore di giustizia, 47 donne, 4 soggetti autorizzati al lavoro esterno ex art. 21 O.P. e 3 semiliberi (ed ulteriori 20 detenuti giunti da altri istituti, in particolare da Napoli-Poggioreale). Il personale di polizia penitenziaria consta di 244 agenti, tra posizioni apicali, dirigenti (3), ispettori (30), sovrintendenti (37) e agenti assistenti (174), e tra questi ultimi si rileva una carenza di circa venti unità in organico. L’assegnazione di agenti maschi con un’età oltre la media determina, nella gestione dei detenuti, problematiche connesse alla stanchezza fisica e psicologica (fisiologica, dopo anni di lavoro usurante). Il personale civile composto dai funzionari giuridico-pedagogici (cd. educatori) consta di sole sei unità ed è una carenza rilevante in quanto non ha consentito, dapprima, la concreta realizzazione della cd. “sorveglianza dinamica” ed attualmente il cd. “trattamento intensificato” per i detenuti, che dovrebbero vivere il carcere all’esterno della singola cella, impegnati in attività rieducative e di recupero. Al fine di assicurare l’attività trattamentale prevista dall’O.P. sarebbero necessari all’interno dell’Istituto penitenziario almeno due educatori per ogni sezione (40/50 detenuti). Carenti in termini numerici anche gli ‘operatori esecutivi’, ordinariamente presenti – invece – nelle strutture detentive minorili, essendo in servizio solo funzionari, il che rende più difficile nella prassi quotidiana organizzare e realizzare un determinato tipo di attività pratiche.
La significativa criticità insiste nel settore sanitario: il medico non riesce a garantire una presenza costante in Istituto, demandando le urgenze in alcuni casi alla guardia medica esterna. L’articolazione psichiatrica è praticamente priva di uno psichiatra fisso che presti assistenza ai detenuti con disagio mentale: il DSM garantisce la presenza di uno psichiatra (a rotazione) all’interno dell’Istituto solo per tre giorni alla settimana e per un turno di sei ore (8,00-14,00), assolutamente insufficiente. L’articolazione sanitaria, inoltre, è priva di autonomia strutturale, situata al fianco del reparto MS e con équipe a rotazione (medico dirigente e assistenti, 1 OSS, 1 infermiere professionale). Inoltre, come riferito dal personale medico presente al momento della visita, non dispone della cartella infermieristica personalizzata per il primo accesso del detenuto in articolazione.
L’Istituto garantisce attività scolastica (scuola dell’obbligo, istituto alberghiero ed altri corsi di formazione, come il recente corso di dattilografia, partecipazione al progetto organizzato dall’Università Federico II di Napoli e ad esami a distanza) e lavorativa; all’interno è presente una sartoria dotata di strumenti lavorativi all’avanguardia, di recente acquisiti e di un responsabile esterno esperto, dunque in grado di produrre lavori sartoriali di buona fattura (in fase pandemica sono state prodotte mascherine per la cittadinanza e ordinariamente vengono prodotte divise per i lavoranti e manutenute le divise della penitenziaria). Più limitata è l’attività trattamentale di tipo culturale e ricreativo, demandata come sempre alla buona volontà dei volontari che pur organizzano eventi teatrali e cinematografici all’interno dell’istituto, anche con una certa frequenza, e grazie all’impegno della Direzione, degli educatori e degli agenti. I locali palestra interni ai reparti sono desueti e sostanzialmente inutilizzati, con macchine ormai fuori uso. L’istituto di recente ha attivato un servizio e-mail per le comunicazioni con i detenuti ed ha implementato, per i colloqui, l’utilizzo delle videochiamate, pur avendo ripristinato il sistema ordinario delle visite in vigore precedentemente all’emergenza pandemica. È stato altresì istituito di recente un “totem” elettronico per la spesa dei detenuti. È presente da qualche tempo una ludoteca pei i colloqui familiari che vedono la presenza dei figli minori dei detenuti.
Un unico vicedirettore (in servizio solo fino a settembre in quanto poi sarà impegnato per altre attività di formazione/tirocinio del personale dirigenziale) coadiuva il direttore nei colloqui con i detenuti, insieme al comandante della P.P., dunque con relative difficoltà, cui si aggiungono le inefficienze in termini di comunicazione (relazioni, documentazione sanitaria, etc.) con l’Ufficio di Sorveglianza, spesso lento e farraginoso nell’acquisire quanto proveniente dall’istituto, a detrimento delle effettive possibilità per il detenuto di ottenere misure alternative alla detenzione. Per quanto riferito dal personale e dai detenuti medesimi, le visite al carcere da parte dei magistrati di sorveglianza per i colloqui con i detenuti sono effettuate di rado; e negli ultimi anni soltanto con modalità telematiche.
Si rintraccia più di qualche lamentela da parte dei detenuti per l’acqua calda presente ad intermittenza in alcuni reparti a causa di problematiche strutturali (in particolare ai piani superiori); le celle, nonostante il pur contenuto affollamento, appaiono in condizioni mediamente accettabili, con qualche caso di spazio eccessivamente ristretto, ai limiti delle misure ritenute “umane”, secondo i criteri individuati dalla CEDU, dalla giurisprudenza di legittimità e dalla legislazione nazionale.
Il Carcere di Benevento-Capodimonte insomma appare ancora una volta un istituto penitenziario che tra le mille difficoltà connesse alla carenza di fondi, personale, strutture e alla scarsa attenzione della Politica e delle Istituzioni, si muove lungo una linea di buona gestione e impegno che garantisce ascolto e detenzione “sopportabile”, ma con l’urgenza ormai non più rimandabile di provvedere da parte delle autorità sanitarie competenti a garantire una concreta assistenza psichiatrica, e sanitaria in generale, degna di un Paese civile.
Avv. Giovanna Perna
Responsabile Osservatorio Regione Campania
Avv. Nico Salomone
Segretario di Giunta della Camera penale di Benevento – Delegato carcere
Visita Casa Circondariale “Le sughere” Livorno del 17 agosto 2022
In data 17 agosto 2021, alla presenza degli avv. Luca Maggiora ed avv. Gabriele Terranova (componenti dell’osservatorio Carcere UCPI) nonché del Garante comunale per i detenuti Marco Solimano, una delegazione della Camera penale di Livorno, in persona della referente commissione carcere, avv. Guia Tani, ha fatto visita alla Casa Circondariale “Le Sughere” di Livorno.
La delegazione, accolta dalla Direttrice pro tempore Dott.ssa Maria Grazia Giampiccolo e dal personale dell’Amministrazione penitenziaria, ha avuto modo di constatare le condizioni attuali di vivibilità all’interno dell’istituto, sia con riguardo alle condizioni strutturali che con riguardo all’offerta, accesso e fruibilità delle attività interne.
Pur nella più completa disponibilità del personale amministrativo tutto, l’avvicendamento avvenuto nel mese di luglio 2022 tra l’ex Direttore del carcere Dott. Mazzerbo e l’instaurazione della nuova Direttrice (pro tempore) non ha permesso una più approfondita disamina delle problematiche attinenti, in particolar modo, gli edifici ospitanti i soggetti ristretti.
Interventi di ristrutturazione
Nuovo padiglione:
I due cantieri aperti al fine di una parziale ristrutturazione dell’Istituto dovrebbero concludere i lavori al termine dell’anno, con alta probabilità di un ritardo, che porterebbe la consegna dei due nuovi padiglioni all’inizio dell’anno 2023.
Come evidenziato nelle precedenti visite effettuate presso l’Istituto, tale intervento strutturale raddoppierà la popolazione carceraria, circostanza che andrà ad insistere ulteriormente sulla problematica inerente la carenza del personale (tanto di polizia penitenziaria che dell’area educativa) già oggi, purtroppo, evidente.
Carenze inerenti la ristrutturazione:
È necessario evidenziare come non siano stati avviati (né, ad oggi, ideati) progetti di ristrutturazione e intervento riguardanti l’area dei c.d. “Nuovi arrivi” (o “ex semi liberi”) e della sezione c.d. “transito”.
Entrambe le sezioni, tuttavia, necessitano di profondi ed interventi urgenti, anche in considerazione della tipologia di soggetti che si trovano a vivere in tali angusti spazi, in particolare modo per la sezione dei “nuovi giunti”, abitata da soggetti spesso alla prima esperienza carceraria.
Sezione “Nuovi giunti”
La sezione, che rimane isolata dalle restanti sezioni dell’Istituto, è popolata da soggetti al primo ingresso in fase di quarantena nonché da parte di soggetti destinati alla Sezione transito.
Le celle, meno di venti, pur avendo spazi che potrebbero ospitare sino a 4 detenuti, sono profondamente fatiscenti.
I bagni, in particolar modo, composti da un wc, un lavabo ed una doccia, si trovano in condizione di totale e completo abbandono, al limite dell’usufruibilità.
Tale condizione di estrema incuria e trascuratezza appare ancora più allarmante se si considera come tali ambienti siano destinati ai c.d. “nuovi giunti” e come questi soggetti spesso si trovino ad affrontare per la prima volta l’accesso in un istituto penitenziario, rendendo perciò necessario ed estremamente urgente un intervento di ripristino delle condizioni minime di vivibilità al fine, anche, di scongiurare atti di autolesionismo o ipotesi di suicidio da parte dei ristretti, già in una condizione di particolare vulnerabilità.
Sezione transito
Tale area, come già evidenziato nel corso degli anni, necessiterebbe di interventi profondi riguardanti non solo l’ampiezza delle celle e degli spazi agibili in generale, nonché la costruzione di bagni interni alle celle comprensivi di docce (queste ultime attualmente presenti solo all’ingresso della sezione in comune tra tutti i detenuti della sezione) ma veri e propri interventi strutturali su un’area dell’istituto che tutt’oggi continua ad essere oggetto di continui accoglimenti di istanze ai sensi dell’art. 35 ter o.p.
Tale sezione ospita tanto soggetti definitivi quanto soggetti in custodia cautelare.
In particolare si evidenzia la ristrettezza degli spazi (tutti ammobiliati con un letto a castello, un letto singolo, un o più armadi, un tavolo e relative sedie), anche in ragione del sovraffollamento evidente, essendo quasi tutte le celle abitate da tre soggetti ristretti.
In aggiunta a ciò, appare assolutamente necessario un intervento riguardante tanto l’inserimento di docce all’interno dei bagni quanto la suddivisione degli spazi interni al bagno: ed infatti, è quantomeno disumana la promiscuità alla qualesono costretti gli abitanti di tale sezione in uno spazio che non prevede alcun tipo di divisorio, neanche elementare, tra il servizio igienico ed il servizio adibito a “cucina”.
Ulteriormente allarmanti sono le condizioni in cui versano le docce comuni: 5 docce previste per l’intera sezione, abitata da circa 70 persone; un’unica finestra nel reparto docce ed una piccola finestra nel reparto attiguo ove sono presenti 3 lavandini ed un asciugacapelli; estrema difficoltà di scarico dell’acqua delle docce che, all’accesso in tale area, aveva formato una pozza di acqua in terra semi-permanente di almeno 2 cm con pericolo di caduta oltre all’evidente stato di degrado.
A ciò deve necessariamente aggiungersi l’assenza, nelle stanze, di frigoriferi o congelatori, presenti unicamente in un’area comune ed esterna alle celle, accessibile non liberamente ma unicamente tramite richiesta al personale (molto collaborativo in tal senso) o al detenuto lavorante.
Si rendono quindi non solo necessari ma assolutamente urgenti interventi in tale area anche e soprattutto stante il regime a “porte chiuse” vigente.
Appare oltremodo allarmante la situazione di estremo disagio dei soggetti ristretti per la formazione di gruppi di potere all’interno della sezione, tanto da costringere gli stessi a preferire il regime “a porte chiuse” rispetto ad un’eventuale modifica maggiormente libertaria.
La stessa difficoltà traspare dal personale penitenziario, spesso presente in misura assolutamente non adeguata a causa di un sotto organico costante nonché a numerose assenze.
A seguito di molteplici e non lievi eventi critici nonché sollecitazioni, sono stati disposti alcuni trasferimenti di soggetti ritenuti di più difficile gestione, nella speranza di ristabilire il controllo e la sicurezza della sezione.
A ciò deve necessariamente aggiungersi come, tra i soggetti di difficile gestione, vi siano numerose persone psichiatricamente vulnerabili nei confronti delle quali né il personale penitenziario né quello medico può intervenire adeguatamente a causa dell’assenza di strumenti, nonché spazi, congrui.
Tale situazione, estremamente delicata e destinata verosimilmente a tradursi in squilibri improvvisi, è ulteriormente aggravata dall’assenza di una Direzione stabile che possa adeguatamente intervenire, stante la nomina unicamente pro tempore della attuale Direttrice, già Direttrice (contestualmente) dell’Istituto di Volterra.
Sezione AS
Nel reparto di Alta Sicurezza non sono state rilevate criticità particolari pur restando l’annoso problema della terza branda inserita dopo gli interventi di costruzione di quest’area (risalenti al 2015) con camere detentive originariamente pensate per ospitare solo due detenuti. Le buone condizioni complessive del nuovo complesso, tuttavia, hanno indotto la magistratura di Sorveglianza a negare rimedi risarcitori ex art. 35 ter o.p. in conseguenza dell’inserimento della terza branda. Tuttavia, sebbene, a quanto affermato dall’amministrazione penitenziaria, la struttura risulti compatibile con le misure imposte dalla giurisprudenza della Corte europea come oggi interpretata dalla recente sentenza a Sezioni unite 6551/2021, la sensazione è che, specie per detenzioni di lungo corso (come quelle scontate dai soggetti inseriti nel circuito A.S.), la condivisione a tre di uno spazio comunque non particolarmente ampio, non sia affatto una soluzione rispettosa, al di là del formale adeguamento al criterio spaziale, di un canone di dignità da interpretare in senso ampio. Si osserva come, a seguito dell’alluvione che nell’anno 2017 colpì la città di Livorno, essendo stati allagati tutti i locali seminterrati rovinando tutti i terminali informatici, le telecamere di sicurezza dell’intera sezione nonché le porte della stessa (nate ad apertura elettrica), non essendo mai state ripristinate, non funzionano da allora, con evidente difficoltà di gestione tanto del controllo quanto della sicurezza, essendo utilizzate catene con lucchetti per la chiusura delle porte della sezione.
Infermeria
È stato rilevato un sotto organico di medici a tempo pieno presenti nella struttura.
È stata confermata la presenza di medici specialisti esterni alla struttura.
È stata progettata la presenza del medico in sezione al fine di instaurare un rapporto di maggiore vicinanza e poter prevedere percorsi medici maggiormente personalizzati.
Grazie all’impegno del personale medico ed infermieristico nonché del Garante locale per i diritti dei detenuti, è stato poi possibile registrare un successo meritevole di lode inerente il positivo superamento delle difficoltà registrate nel tempo e riguardanti la trasmissione delle istanze per il riconoscimento dell’invalidità civile da parte dei ristretti.
Attività trattamentali
Sono state riattivate tutte le attività trattamentali offerte all’interno dell’istituto che, a seguito della dichiarazione dello stato di emergenza sanitaria, erano state sospese.
Sono stati ripristinati i percorsi scolastici, proseguono i corsi di formazione per saldatore, sono riprese le attività teatrali, il gruppo di consapevolezza e meditazione, le attività.
Prosegue il “Progetto Orti”, che riguarda il carcere di Livorno nonché quello di Massa.
Emergenza Covid
Anche all’interno dell’istituto non vi è l’obbligo di munirsi di mascherine.
Tuttavia, vi è una quarantena preventiva di 15 giorni per i nuovi ingressi da svolgersi nella sezione “Nuovi arrivi”, già oggetto di osservazioni critiche.
È stato, invece, velocizzato l’iter di reingresso imposto ai soggetti beneficiari di permessi nonché ai soggetti trasferiti da altri Istituti penitenziari.
Nonostante la riattivazione dei colloqui in presenza, è stata fortunatamente mantenuta la possibilità di effettuare colloqui familiari a distanza per mezzo di piattaforme quali Skype/Whatsapp con la predisposizione.
RELAZIONE CARCERE FERMO
L’Unione delle Camere Penali Italiane, con il suo Osservatorio Carcere, continua il monitoraggio degli istituti penitenziari territoriali.
Nell’occasione, l’Avv. Simone Mancini, Responsabile Regionale dell’Osservatorio Carcere UCPI, unitamente ad una delegazione della Camera Penale di Fermo composta dagli Avv.ti Marco Tomassini, componente del direttivo locale, Renzo Interlenghi, Michelangelo Giugni, Laura Dumi, Daniele Cardinali e il Dott. Federico Interlenghi, si è recato oggi 16 agosto presso l’Istituto penitenziario di Fermo.
La finalità di tale iniziativa consiste nel verificare le condizioni inframurarie dei detenuti, unitamente a quelle del personale dell’Istituto, situazioni che indubbiamente si riflettono nel livello di qualità della vita, nonché delle finalità della pena. Grazie alla cortese collaborazione offerta dalla Direzione dell’istituto di Fermo, è stato possibile accedere a zone abitualmente interdette ed è stato possibile mostrare ai detenuti la vicinanza della Camera Penale di Fermo e dell’Osservatorio Carcere, confrontandosi sulle criticità della vita carceraria.
L’Istituto penitenziario di Fermo non presenta ad oggi particolari criticità di organico, attualmente composto da 45 unità, di cui 35 svolgono il servizio di turno in continuo contatto con i detenuti, anche se si è in attesa di un aumento del personale. E’ stato invece rilevato un aumento della popolazione carceraria, passata dai 50 detenuti dell’anno precedente, ovvero il limite di capienza ordinaria, ai 56 riscontrati in data odierna, di cui 3 in regine di semilibertà; di questi circa il 40% sono stranieri, in maggioranza di religione musulmana.
È doveroso sottolineare la nota insufficienza degli spazi all’interno delle celle, nonché la vetustà dell’intera struttura, alle quali bisogna aggiungere un’ulteriore gravissima criticità, consistente nella carenza di adeguate strutture e personale qualificato per consentire un corretto svolgimento di quelle minime attività a diretto beneficio anche della convivenza tra i detenuti.
Da segnalare la ancora persistente attesa di un educatore che possa seguire con costanza le necessità rappresentate dalla popolazione detenuta. Ad oggi è ancora presente solamente un educatore “itinerante” il quale inevitabilmente non è in grado di fornire un adeguato contributo, nemmeno qualitativamente valido, stante la mancanza di quel costante e periodico contatto che permette la conoscenza approfondita delle problematiche del singolo detenuto.
Ulteriore nota dolente è costituita dall’assenza di iniziative di carattere lavorativo finalizzate al recupero ed al reinserimento sociale, problematica maggiormente avvertita dai detenuti privi di una fissa dimora in prossimità del fine pena.
Rispetto alla visita effettuata in data 15 agosto 2021 permangono quindi le gravi carenze in ordine alla mancanza di spazi e di educatori ed appare necessario segnalare un aumento di sei detenuti rispetto all’anno precedente.
Infine, permane la grave problematica inerente i detenuti psichiatrici, soggetti bisognosi di cure specialistiche e oltremodo fragili, privi di quel sostegno specifico che un carcere non è in grado di offrire. Il problema coinvolge anche il personale carcerario, posto che gli agenti di polizia penitenziaria non è in grado di svolgere funzioni di vigilanza specifica a soggetti con patologie psichiatriche, difficili da gestire e difficili da far convivere con il resto della popolazione detenuta.
Si spera in un intervento preciso e sistematico teso a migliorare le condizioni attuali, nell’ottica del raggiungimento del vero obiettivo della pena, che è quello di rieducare e risocializzare il soggetto detenuto, affinché non venga meramente punito ma diventi una risorsa per la comunità e non un problema da nascondere, seppellendolo in una cella.
Il Responsabile Regionale dell’Osservatorio Carcere
Avv. Simone Mancini
Il Presidente della Camera Penale di Fermo
Avv. Andrea Albanesi
Relazione visita presso Casa Circondariale “Ugo Caridi” di Catanzaro
In data 21 luglio 2022 si è svolta una visita, ad opera di una delegazione composta da componenti della Camera Penale di Catanzaro (avv Dario Gareri, Vice Presidente, e avv. Francesco Iacopino, Segretario) e di Nessuno Tocchi Caino, presso la Casa Circondariale “Ugo Caridi” di Catanzaro al fine di verificare le condizioni di vita dei detenuti e lo stato della struttura penitenziaria.[1]
Nel corso della visita, prima di entrare nelle sezioni, si è avuto modo di interfacciarsi con alcuni educatori in servizio presso l’istituto, i quali hanno rappresentato come la propria attività lavorativa, finalizzata all’individuazione del corretto percorso trattamentale del reo, sconti la scarsità del numero di professionisti presenti, dal momento che a fronte di una popolazione di circa 700 detenuti, si registra la presenza di soli 9 educatori in pianta organica e sono, in realtà, solo tre quelli che effettivamente operano. Si comprende immediatamente che con questa sproporzione, tra detenuti ed educatori, il percorso di risocializzazione è destinato a restare sullo sfondo nella permanenza carceraria, con scarsi effetti in termini di inversione del percorso di vita. Di certo, questa problematica presente nella Casa Circondariale di Catanzaro è un leit motiv dell’universo penitenziario italiano e, in tal senso, militano l’alto tasso di recidivanza che riguarda coloro i quali scontano la propria pena intra moenia, i quali hanno, una volta usciti per fine pena, un’alta probabilità di fare reingresso, così ingenerando il fallimentare fenomeno delle sliding doors tra società penitenziaria, società libera e nuovamente società penitenziaria.
La visita nelle sezioni si è snodata tra l’Alta Sicurezza e la Media e dai racconti della popolazione detenuta si è tentato di fare una mappatura delle criticità presenti nell’istituto di pena.
All’ultimo piano della struttura si è avuto modo di ascoltare i racconti dei detenuti (ergastolani ostativi, detenuti ex 41 bis, detenuti ostativi alla concessione di benefici penitenziari) in regime di Alta Sicurezza. Nell’occasione, in base al riferito dei ristretti, è emerso che su oltre 200 detenuti ostativi a nessuno è stato concesso alcun tipo di beneficio penitenziario, incluso i semplici permessi premio, nonostante le aperture, in termini di interpretazione dell’art. 4 bis O.P., operate dalla Corte EDU con la sentenza Viola del 2019 e dalla Corte Costituzionale con la sent. N 253 del 2019.
Ciò nonostante, proprio nella Casa Circondariale di Catanzaro è possibile segnalare ad opera di detenuti ostativi dei percorsi personali di revisione critica e riscatto, che hanno portato ad eccellenti risultati proprio sotto il profilo educativo. È il caso di F.V., cuoco e autore del libro “Dolci cReati” (presentato in carcere dinanzi alle autorità civili e religiose), capace di disegnare un’iniziativa imprenditoriale che si spera, a breve, possa prender corpo. E anche quello di S.F., laureato in sociologia con il massimo dei voti, sotto la guida del Prof. Charlie Barnao. Sono esperienze che testimoniano plasticamente come, anche nel circuito in cui emerge un diritto penale a tutti gli effetti dedicato al “nemico”, con costanza e tanta forza di volontà, è stato possibile realizzare dei percorsi di vita, che restano ora in attesa di uno Stato che non si limiti esclusivamente all’uso della forza finalizzato alla difesa sociale, ma che sappia contemperare le esigenze di difesa sociale, con la prospettiva di una pena rieducativa perché rispettosa dei diritti umani.
Purtroppo, ulteriore testimonianza dell’esistenza di un regime carcerario differenziato è il caso del detenuto B.M. Nel giugno 2021 ha chiesto un permesso (consentito dall’art. 30 O.P.) per far visita al papà in “imminente” pericolo di vita. Il permesso è stato negato ed il padre del detenuto dopo due giorni è deceduto. Analoga storia per il detenuto C. che lamenta, in condizioni similari a quelle del caso che precede, di essere stato autorizzato solo all’uso di videochiamate.
Altra drammatica vicenda di M.C., classe 1980. Per lunghi e interminabili giorni ha accusato dolori e febbre. Raccontano i compagni di piano che avrebbe chiesto, inutilmente, di essere ricoverato in ospedale. Dopo 15 giorni sarà ricoverato, ma con una setticemia che, in brevissimo tempo, lo condurrà alla morte.
Quest’ultima vicenda offre l’opportunità di soffermarsi sui problemi relativi all’area sanitaria. In particolare, è emersa la mancanza del medico notturno, nonostante vi siano pazienti che richiedono assistenza continua, h/24, perché affetti da gravi patologie. Testimonia, in tal senso, il caso di L.I., malato di cirrosi epatica. Una notte ha accusato dolori lancinanti, che lo hanno portato a contorcersi e lamentarsi per ore, fin quando non è giunta la guardia medica, dall’esterno, che ne ha disposto il ricovero.
Oltre alla carenza di personale, dal racconto della popolazione detenuta incontrata, è emersa anche la mancanza di farmaci. Chi può, li compra da sé. Chi è povero e non può permettersi le cure, non ha diritto di ammalarsi. La salute, da queste parti, non è un lusso che si possono concedere tutti.
Il cuore del problema è che, non essendo l’attività sanitaria in carcere professionalmente stimolante ed economicamente appetibile, i posti di lavoro restano vacanti. Eppure, sulla carta, Catanzaro è considerato un centro clinico nel quale si trasferiscono i malati gravi, ma purtroppo questo centro clinico non funziona, non solo per mancanza di personale, ma anche per gravi problemi strutturali.
Come già relazionato l’anno passato nel corso del Ferragosto in Carcere, si sono nuovamente riscontrati i problemi in termini di capacità recettiva di detenuti affetti da patologie sia fisiche e, soprattutto, psichiche.
In ordine al primo profilo, si rileva che la piscina, finalizzata alla riabilitazione motoria di soggetti con gravi problematiche, benché inaugurata insieme al centro clinico nel 2017, è fuori servizio e nessuno dei detenuti ne avrebbe fatto uso. Anche sotto il profilo dei detenuti con disturbi psichiatrici si è rilevato la problematica del sovraffollamento di soggetti con tale tipologia di disturbo rispetto alla reale capacità recettiva e di cura della Casa Circondariale in termini di assistenza sanitaria.
La visita oggetto della presente relazione si salda con quella compiuta dalla Camera Penale di Catanzaro nel corso dell’anno 2021, nell’ambito dell’iniziativa di respiro nazionale “Ferragosto in Carcere”.
Da entrambi gli accessi è emersa chiaramente una problematica, che nel caso della Casa Circondariale “Caridi” passa normalmente sotto traccia: vi sono varie tipologie di sovraffollamento. Difatti, la locale casa circondariale, a differenza di quanto avviene nella maggior parte dei casi, non è toccata dal fenomeno del sovraffollamento carcerario strictu sensu. Ciononostante si è avuto modo di riscontrare un dato, che non rientra nelle statistiche ufficiali, ovverosia il sovraffollamento di detenuti con patologie fisiche e con problematiche di natura psichica, che non incontrano all’interno della struttura un servizio sanitario articolato in maniera di essere all’altezza delle necessità presenti.
Tutto ciò crea delle forme di sovraffollamento capaci di invalidare, unitamente alle altre criticità rappresentate, l’opera trattamentale del personale in servizio e, così, le prospettive di recupero di chi sconta la propria pena.
Il Responsabile dell’Osservatorio Carcere
Avv. Orlando Sapia
Il Presidente
Avv. Valerio Murgano
[1] Si segnala il reportage della visita ad opera degli avvocati Gareri e Iacopino, pubblicato da Il Riformista
RELAZIONE VISITA ALLA CASA CIRCONDARIALE DI PORDENONE DEL 21.06.2022.
A seguito della notizia - comparsa sui quotidiani locali un paio di settimane fa e di cui non è mai stata avvisata l’Avvocatura Pordenonese - relativa a problemi strutturali della Casa Circondariale cittadina una delegazione della Camera Penale di Pordenone - composta dal Presidente Avv. di Risio, dal Segretario Avv. Fabris, dal Vicepresidente Avv. Panizzi, dal Consigliere Avv. Centazzo e dall’associata Avv. Soveri delegata dalla Camera Penale territoriale per monitorare la situazione del Carcere cittadino - unitamente all’Avv. Enrico Miscia, referente regionale dell’Osservatorio Carcere dell’U.C.P.I., si è recata in visita alla struttura per verificare lo stato dei luoghi.
Ciò che è stato appurato non corrispondeva con quanto denunciato negli articoli di giornale pubblicati, infatti si è accertato come siano in corso delle attività di manutenzione di tipo prettamente idraulico che riguardano cinque delle dodici stanze detentive complessive.
Le cinque stanze interessate dai lavori sono quelle poste al primo piano e destinate alla sezione protetti nonché quella, separata dalle altre, destinata ai semiliberi. Una volta terminata l’attività al primo piano, gli interventi interesseranno le stanze del piano terra, tradizionalmente dedicate ai comuni.
Detta attività manutentiva trova ragione nel fatto che precedentemente la Casa Circondariale aveva un’unica sala docce con cinque postazioni - di cui solo quattro funzionanti - mentre le stanze avevano un bagno privato con lavandino e wc ma prive di acqua calda e di doccia.
Essendo la sala docce destinata a entrambe le sezioni ospitate, ovvero protetti e comuni, i turni per l’utilizzo delle stesse dovevano essere organizzati in modo tale da consentire a tutti la fruizione ma anche da evitare l’incontro tra gli ospiti delle due sezioni.
A seguito dei lavori in corso tutti i bagni avranno una doccia e godranno anche dell’acqua calda.
Benché non si siano ravvisate criticità nella tenuta strutturale dell’edificio, è la composizione stessa della casa circondariale a essere, da sempre, inadatta alla destinazione come spazio detentivo.
Si tratta infatti del Castello cittadino che risale all’incirca al XIII secolo e che è stato costruito e concepito secondo i canoni di allora: corridoi angusti, aperture piccole con aerazione e luce ridotte ulteriormente dalle grate, spazi aperti insufficienti.
Tuttavia, come in occasione delle visite precedenti, colpiscono la pulizia, l’ordine e l’organizzazione degli spazi che, senza ombra di dubbio, beneficiano del buon rapporto instaurato tra persone detenute e polizia penitenziaria.
In ragione delle attività di manutenzione non sono ammessi i c.d. nuovi arrivi ed è stata notevolmente ridotta la popolazione detenuta che, al 21.6, conta 22 persone, di cui 16 c.d. “protetti”.
Tutti i detenuti del primo piano, ovvero i c.d. protetti, sono stati trasferiti al pian terreno dove si trovano i c.d. comuni senza che ciò, tuttavia, abbia causato alcun tipo di problema in mezzo alla popolazione ospitata, in quanto l’obiettivo comune è il miglioramento degli spazi detentivi.
La Casa Circondariale costituisce, per quanto riguarda la pandemia, una piccola enclave immune da contagi quantomeno con riferimento ai detenuti e ciò ad evidenziare che, evidentemente, le misure restrittive adottate hanno, nonostante tutto, funzionato.
Con l’allentamento delle restrizioni imposte dal Covid19 sono riprese le precedenti attività formative, rieducative e ricreative quali Cineforum settimanale, le funzioni religiose, i corsi di alfabetizzazione e scolarizzazione sino alla III^ media.
Inoltre, grazie a un progetto finanziato dalla Cassa Ammende, i detenuti personalmente hanno rinnovato lo spazio lavanderia e conti correnti, eseguendo attività di pavimentazione, piastrellatura e pittura delle pareti e riuscendo a ricavare una ulteriore piccola area da destinare a laboratorio per le attività.
Le reali criticità sono rappresentate dalla mancanza di un medico “fisso” interno (attualmente sono circa sette i professionisti che si alternano nel servizio) e dalla riduzione del relativo orario.
E’ previsto, infatti, che il medico termini il proprio turno alle 18.00 lasciando quindi la gestione di eventuali necessità alla Guardia Medica, Servizio però da tempo afflitto dall’insufficienza di personale rispetto alle necessità del territorio e, in ogni caso, limitato rispetto alla realtà carceraria fatta di esigenze diverse e peculiari e specifiche condizioni di salute (ad esempio sieropositività, malattie sessualmente trasmissibili, ecc.) che richiedono una maggior attenzione.
Infine, l’altro vulnus nella realtà carceraria cittadina è rappresentato - come da tempo la Camera penale locale evidenzia - dalla mancanza di un Garante delle persone private della libertà personale.
Se la Svezia ha istituito detta figura nel 1809 e l’Italia ha avviato l’iter nel 1997, ci si chiede quando anche Pordenone potrà avere l’Autorità di garanzia prevista normativamente per le persone private della libertà.
Pordenone, 22 giugno 2022
Avv. Sarah Soveri
Avv. Enrico Miscia
In data odierna una delegazione della Camera Penale di Firenze formata da Avv. Leonardo Zagli (Referente Osservatorio carcere Cp Firenze), Avv. Chiara Dematté, Avv. Marianna Poletto, Massimiliano Chiuchiolo (Componenti Osservatorio carcere Cp Firenze) e Avv. Gherardo Pecchioni (Direttivo Cp Firenze) ha visitato la Casa Circondariale di Firenze, conclusasi con l'incontro con una delegazione di detenuti. Sono emerse le seguenti situazioni, direttamente potute osservare e per come riferiteci dalla Direttrice dott.ssa Antonella Tuoni:
a) Il contagio da Covid-19 è ad oggi pressoché sotto controllo non essendo stati segnalati casi di positività in essere. Per quanto attiene l'utilizzo delle mascherine la Direttrice prudenzialmente ne raccomanda l'utilizzo durante i colloqui, in attesa di nuove disposizioni sanitarie;
b) Sono stati visionati i lavori che interessano il reparto femminile che sono in via di ultimazione (il termine di chiusura è previsto per il mese di ottobre 2022). Si possono notare i vantaggi (esterni ma anche interni in particolar modo la riduzione delle infiltrazioni che da sempre ha flagellato la struttura e posto i detenuti in una gravissima condizione di sofferenza fisica derivata dalle enormi ed invasive muffe createsi all'interno delle camere detentive).
Al termine, inizieranno le opere di ristrutturazione del reparto maschile con una durata prevista per tutto il 2023). queste opere avranno ad oggetto la riduzione delle infiltrazioni, la creazione di nuove docce e l'installazione di impianti con pannelli fotovoltaici;
c) Sono stati sviluppati importanti progetti quali la creazione di 18 orti sociali nel terreno tra l'istituto e l'adiacente Casa di reclusione Mario Gozzini in accordo con il Comune di Firenze (Assessore Del Re)
Continua l'iniziativa già promossa e denominata “Uffizi aperti” che prevede l'installazione di un piccolo museo interno nel spazio denominato “Giardino degli incontri” con le opere che il Direttore degli Uffizi concederà.
Continuano con profitto le esperienze lavorative all'esterno di detenuti e detenute (in particolare nella realizzazione di piccoli oggetti di bigiotteria con un'impresa di Scandicci ed, a breve, di bavaglini per neonati);
d) Per quanto riguarda la condizione dei detenuti, ad oggi è stata riscontrata la presenza di un numero complessivo di 560 persone.
La visione diretta delle sezioni, in particolare quelle del reparto giudiziario, ha purtroppo consegnato un quadro evidentemente critico in primis (aspetto molto grave) per quanto attiene le condizioni igienico-sanitarie.
I deficit strutturali, da sempre riscontrati, sono del tutto immutati la vivibilità nelle sezioni ora indicate è decisamente difficile ed il periodo caldo rende ancora più difficile il trascorrere della giornata;
d) un detenuto è in attesa di collocazione in REMS; vi sono ad oggi complessivi detenuti in numero di sette (2+ 5) che trovandosi in regime di art. 21 lavorano, anche presso il confinante Comune di Scandicci;
f) la visita al reparto femminile ha mostrato una situazione complessivamente migliore, anche dovuta al diverso numero di detenute, alla loro diversa organizzazione - anche igienica - ed al diverso rapporto tra numero di detenute e di dipendenti della Polizia Penitenziaria;
Incontro con la delegazione di detenuti
Al termine della visita alla struttura è stata svolta presso i locali del cinema un incontro con una delegazione di detenuti (del reparto penale e giudiziario) sia del reparto maschile che femminile al quale hanno partecipato anche l'Avv. Luca Maggiora (Presidente Cp Firenze) e l'Avv. Luca Bisori (Presidente Fondazione Forense Firenze).
Il colloquio con la delegazione di detenuti ha fatto emergere alcune problematiche molto serie: è stata confermata la carenza di igiene (con casi evidenti di cimici, mai seriamente debellate, e di piccioni nonché - nel reparto femminile - addirittura di scarafaggi);
E’ stata evidenziata una gestione sicuramente da migliorare del diritto dei detenuti alle telefonate con i propri parenti.
E’ stata infine avanzata la richiesta di apertura delle sezioni (del reparto penale) anche la mattina.
Questo incontro, oltre la visione diretta delle condizioni dei reparti detentivi ha rappresentato la parte più “emozionale” della visita.
I detenuti hanno infatti potuto esprimere liberamente alla Direttrice ed alla delegazione di Avvocati le loro istanze così creandosi un clima di confronto serio, sano e diretto al termine del quale la Camera penale di Firenze si è impegnata, alla luce delle numerose difficoltà, a raccogliere le lettere dei detenuti per poi indirizzarle agli organi competenti per la valutazione - diretta - delle criticità.
Incontro di calcio
In data 23/9/2022 verso le ore 17,30 si svolgerà una partita tra una delegazione di detenuti ed alcune vecchie glorie della Fiorentina (nonché di un numero limitatissimo di Avvocati) presso il campo della Sales,
L'idea del referente osservatorio Cp Firenze ha visto la luce grazie all'apporto del componente dell'Osservatorio carcere Avv. Chiuchiolo il quale, con numerose attività e contatti sta definendo tutte le specificità per rendere possibile l'evento.
CASA DI RECLUSIONE DI MILANO OPERA
VISITA 9 GIUGNO 2022
La delegazione è composta dagli avv. Valentina Alberta e Antonio Radaelli, dell’Osservatorio Carcere UCPI, dall’avv. Paola Ponte, referente per il direttivo della Camera Penale di Milano, dagli avv. Eugenio Losco, Silvia Galimberti, Susanna Triulzi, Barbara Carraro, Debora Squeo, Alessandra De Pace, oltre che dai signori Luca Biscuola, Nicola Morawetz e Marco Ferrario dell’Associazione Radicale Enzo Tortora.
Il gruppo è stato ricevuto alle ore 14,30 dal direttore dott. Silvio Di Gregorio, dal comandante Amerigo Fusco e dalla responsabile dell’area trattamentale dott.ssa Silvana Resta. La visita inizia dall’atrio sotto gli uffici amministrativi, ove viene spiegato il progetto, la vision dell’istituto, simboleggiata dall’opera d’arte scelta post Covid per simboleggiare gli sforzi fatti da tutta la struttura. È L’ultima cena, opera commissionata nel 1494 da Ludovico il Moro, non benvoluto a Milano; rappresenta il riscatto. Il senso è legato alla figura di Gesù che scende sulla terra per evangelizzare e tutti contribuiscono alla sua opera, cosi anche tutti gli operatori penitenziari devono fare della relazione e dell’incontro con il detenuto il punto centrale della propria attività. L’offerta trattamentale è per tutti, anche per Giuda, che si perde, e Pietro che sull’errore costruisce la chiesa. Il tavolo è rivolto verso l’esterno ed è aperto alla comunità.
Sul lato accanto c’è il wall of fame, dove tutte le associazioni che collaborano con l’Istituto trovano posto con il loro gagliardetto o la loro targa. Si distinguono le università milanesi.
Opera è una casa di reclusione tra le più grandi d’Italia, e ora con l’apertura di una sezione AS2, prevista a breve, ci saranno tutti i circuiti compreso il 41bis.
Gli ultimi 30 anni hanno visto una continua altalena rispetto al regime interno alle sezioni, tra maggiore apertura e tendenza alla chiusura.
Oggi i dati dell’istituto sono questi:
793 sono i detenuti in MS
57 in AS1
189 in AS3
101 al 41bis
2 collaboratori di giustizia
56 sono i detenuti in articolo 21
19 i semiliberi
Il sovraffollamento “tollerato” è di circa 150 posti. I detenuti sono 1200 circa, situazione equilibrata e conforme rispetto all’applicativo ministeriale per il controllo degli spazi.
Trattando del “metodo” di Opera, viene posto l’accento sul progetto Metamorfosi, che è partito dal recupero dei barconi dei migranti di Lampedusa, inizialmente trasformati in presepi poi addirittura in violini. Il direttore sottolinea come il senso del progetto sia questo: “i detenuti con l’ingresso in carcere comprendono e, conseguentemente, scelgono la via del cambiamento convinto e profondo. La metamorfosi diventa il metodo per trasformare il carcere in una opportunità per chi ci vive ma anche per la collettività riportando l’attenzione sull’uomo e sulla sua ricchezza”. Con il primo violino creato si è suonato davanti al Papa, ora il progetto è di fare una vera e propria orchestra del mare. Nella cinta interna è stata creata una vera e propria piazza dei barconi. Autore dell’operazione è la Fondazione Casa dello spirito delle arti (Mondadori). È quindi ripartita l’attività della liuteria e sono tornati i maestri liutai di Cremona.
Il primo reparto è formato al primo piano da AS1 e AS3, al secondo da AS3, il terzo piano contiene la sezione della Vela e quella ex art. 32 OP e al quarto sono i nuovi giunti.
Ci sono 3 sezioni per piano. Per ogni piano vi è una linea telefonica che può essere utilizzata tra le 9 e le 19 in fasce divise per sezioni. Ci sono anche gli impianti per le chiamate Skype e Whatsapp ma fuori dalle sezioni.
I passeggi sono uno per sezione, quindi 12 in tutto per il primo reparto.
Il pattugliamento della polizia penitenziaria nelle sezioni aperte avviene per gruppi ed è basato sulla conoscenza personale di ogni detenuto.
In AS3 c’è una sezione a trattamento avanzato, ove vi sono anche alcuni permessanti. Viene specificamente visitata questa sezione, entrando anche nelle camere di pernottamento. La cella ha due posti e un bagno separato con un cucinino davanti. Il progetto principale della sezione è un progetto teatrale autogestito ed è in fase di predisposizione un laboratorio di falegnameria. Le persone detenute lamentano la riduzione delle telefonate che in periodo pandemico avevano dato molto sollievo alla carcerazione.
Viene poi visitato il piano terra con una serie di salette per attività in comune, le università stanno predisponendo delle casette in legno che saranno poste nell’area verde per trasferirvi tutte le attività e guadagnare spazio all’interno.
Nel corridoio che unisce il primo e il secondo reparto, vi è la palestra, che è stata completamente ristrutturata grazie ad un progetto con gli Scout durante la pandemia, al quale i detenuti hanno lavorato gratuitamente.
Si visita poi il settore delle lavorazioni, dove c’è un’attività di assemblaggio per la Vortice (contratti a tempo indeterminato a orario ridotto per circa 500 euro al mese), alcuni spazi usati per attività di data entry dalle società GSP e 1out, infine Fuori luoghi, Borseggi e Afol.
Il laboratorio per creare mascherine (fermo) è stato creato quasi subito, ora sono in attesa della certificazione per poter fare mascherine per gli ospedali.
Il padiglione nuovo, quasi completato ma non ancora aperto, ha 400 posti.
Per quanto riguarda la scuola superiore, vi sono 3 istituti tecnici o professionali. Vengono visitati gli spazi per le scuole nell’area della media sicurezza
Viene infine visitato il SAI. Vi sono medici di pronto soccorso h24 su tre turni, uno per SAI e 41bis e uno per AS e MS. In teoria poi vi sono 18 medici di reparto (11 posti coperti), gli specialisti vengono ma sono pochissime le ore che fanno e quindi le visite sono spesso esterne. Ci dovrebbero essere circa 450 ore al mese di assistenza psichiatrica ma in realtà ce n’è la metà.
Viene infine spiegato il progetto di trasformare la cinta esterna alloggiandovi i detenuti già ammessi al lavoro interno e quelli che partecipano a progetti di LPU, mandando i semiliberi a Bollate.
Il maneggio, aperto ad esterni, dà lavoro oggi ad un detenuto ma potrebbero diventare a breve 2 o 3.
Lo sportello giuridico viene gestito dalla signora Valentina Rovedo che si interfaccia con Sportello Carcere gestito dall’ordine. Collabora anche l’avv. Friguglio, fiscalista.
CASA CIRCONDARIALE DI MATERA
30 MAGGIO 022
Il 30.05.22 la Camera Penale di Matera nella persona del presidente avv. Michele Porcari, dell’avv. Annamaria Buccico (referente osservatorio carcere CP Matera) e delle dottoresse Diliddo e Mestice, ha fatto ingresso nella Casa Circondariale di Matera per far visita all’istituto e ai detenuti con la cordiale e coscienziosa guida del direttore Luciano Mellone e del comandante dott. Bellisario Semeraro.
Consapevoli della delicatezza e della discrezione imposte nell’affrontare le tematiche inerenti alla realtà carceraria, ci siamo lasciati condurre nell’esplorazione della struttura con sguardo attento a cogliere gli aspetti positivi e le criticità della vita carceraria e del suo governo all’interno del piccolo istituto penitenziario materano.
Un aspetto che preme sin da subito far emergere è l’impegno ammirevole del personale, atto a garantire la peculiare funzione rieducativa della pena prevista dall’ordinamento italiano: abbiamo incontrato, infatti, diversi operatori esterni impegnati nei programmi trattamentali necessari al processo di risocializzazione dei detenuti. La comunità penitenziaria, ha infatti la possibilità di seguire, e da quanto personalmente constatato lo fa con impegno ed orgoglio, diversi corsi di istruzione/alfabetizzazione, ragioneria, artigianato, teatro, giardinaggio e sartoria: grazie all’impegno profuso dalla cooperativa sociale Made in Carcere, il carcere di Matera vanta per esempio un importante laboratorio sartoriale di soli uomini le cui lavorazioni rappresentano un fiore all’occhiello per la struttura materana.
I numeri della partecipazione dei detenuti alle iniziative rieducative e formative offrono la misura della loro efficacia in termini di rieducazione e reinserimento sociale: più della metà della popolazione carceraria in espiazione di pena è infatti impegnata in corsi ed attività che quali propulsori naturali della risocializzazione hanno consentito -come nel caso della sartoria, del giardinaggio o della cucina-, la acquisizione di capacità e competenze utili a quella che sarà la vita del detenuto una volta fuori le mura.
Abbiamo potuto visitare l’intero edificio, che ristrutturato nel 2006 ospita 170 detenuti su 136 posti disponibili, per un totale di 49 stanze. Si tratta di un circuito di media sicurezza che ospita detenuti comuni, suddivisi in varie sezioni; all’interno della struttura vige un regime a porte chiuse a causa dell’assenza di un sistema di videosorveglianza e della carenza di personale.
Al primo piano e al piano terra è presente la sezione “Sirio”, che ospita 80 detenuti e costituisce il reparto più grande della Basilicata; in particolare, al piano terra sono collocati i detenuti promiscui, al primo piano quelli accusati di aver commesso reati di riprovazione sociale (reati sessuali e pedofilia). Le celle, piuttosto fatiscenti, misurano circa 19 mq ed ospitano dai 3 ai 5 detenuti. Sono munite di bagno e di un antibagno che funge da cucinino: lo spioncino di controllo dei bagni, oscurato dalla presenza di un tendone così allocato per tutelare la privacy del detenuto, perde quella funzione di controllo e sicurezza del detenuto, rendendo talvolta inevitabile il compimento di atti autolesionistici o suicidari, come purtroppo verificatosi proprio lo scorso anno.
Su ogni piano si trovano 2 zone passeggio.
Successivamente abbiamo visitato la sezione “Pegaso”, composta da 9 stanze e 1 zona passeggio, dove vi sono i cd. definitivi, e la sezione “Giudiziaria” in cui, invece, si trovano i detenuti non definitivi, distribuita su 2 piani, con 6 celle per piano.
Ci è stata mostrata anche la sezione “Accoglienza” che originariamente era adibita ad ospitare i nuovi arrivati, ma nel corso dell’ultimo biennio era diventata la sede in cui i detenuti trascorrevano il periodo di isolamento legato al coronavirus; oggi viene utilizzata in entrambi i casi oltre che per i detenuti che abbiano ottenuto permessi premio.
Infine, vi è la sezione per gli “Aspiranti collaboratori di giustizia”, che consta di complessivi 4 posti di cui 3 occupati.
I detenuti omosessuali e transessuali non hanno collocazioni specifiche o sezioni dedicate.
Abbiamo avuto modo di constatare una presenza piuttosto consistente di spazi comuni quali una sala tv con biliardino e cyclette, un campo da calcio, un’area verde utilizzata per la coltivazione dell’orto e la pratica del giardinaggio, che favoriscono l’integrazione e la socializzazione tra i detenuti: gli spazi comuni sono fruibili nella cosiddetta ora d’aria (dalle 8:50 alle 11:50 e dalle 13:00 alle 15:20).
Inoltre, la comunità penitenziaria all’interno della casa circondariale ha a disposizione una serie di servizi utili a soddisfare per quanto possibile le esigenze legate allo svolgimento della vita quotidiana: una biblioteca (con oltre 3000 testi), un supermercato ed una lavanderia.
Gli oggetti personali dei detenuti vengono custoditi all’interno di un apposito magazzino.
Nel corso della visita è emerso anche il tema della religione all’interno delle carceri: sebbene non ci sia stato modo di visitarla, la struttura ospita una cappella e ai ristretti è assicurata la quotidiana presenza di un cappellano; su richiesta dei detenuti – a seconda del loro credo religioso – è possibile ammettere anche l’ingresso di altri ministri di culto come, ad esempio, protestanti e testimoni di geova.
Un’altra area importante dell’edificio è quella dedicata ai colloqui, che si differenziano a seconda degli interlocutori: sono presenti due stanze per i colloqui con gli avvocati, 1 stanza per quelli con un magistrato e 1 stanza per i colloqui generici con familiari o, ad esempio, assistenti sociali. Per quanto concerne gli incontri con la prole ed in particolare con figli minori è stata creata un’area verde più accogliente che, tuttavia, per mancanza di fondi è rimasta inutilizzata perché mai ultimata e messa in sicurezza.
Durante l’emergenza sanitaria il regime dei colloqui, per ovvie ragioni, era strettamente digitalizzato, attualmente, per i detenuti comuni, sono previsti fino a quattro colloqui al mese di cui due in videochiamata e due dal vivo, con una telefonata a settimana. Per chi ha figli minori, invece, è prevista la possibilità di chiamare casa anche 1 volta al giorno.
La divisione degli spazi, nel complesso, risulta abbastanza funzionale, ma nonostante ciò, come evidenziato, non tutte le aree sono sicure e perfettamente agibili per cui è certamente auspicabile un intervento in tal senso.
Le maggiori criticità lamentate, come nella maggior parte dei casi, riguardano la carenza di risorse economiche per ridurre i disagi della struttura e soprattutto la carenza di personale: basti pensare che il Direttore – Dott. Luciano Mellone – riveste questo stesso incarico anche in altri istituti penitenziari e non può, naturalmente garantire la sua assidua necessaria presenza; in più non vi è un numero adeguato di psicologi e assistenti sociali (sono presenti, di fatto, e nonostante la loro richiesta continua da parte della popolazione carceraria, un solo educatore ed un solo assistente sociale) che si occupino in maniera individuale e personalizzata dei problemi dei detenuti e li assistano con attenzione nei procedimenti davanti al magistrato e al tribunale di sorveglianza; non ci sono medici ed infermieri in numero sufficiente ad assicurare un servizio di infermeria fisso, ma soltanto un infermiere con turno fisso e medici di base con turni unicamente notturni o pomeridiani, mentre mancano del tutto medici specialisti (cardiologi, psichiatri, oculisti etc…). Carente anche il personale di sorveglianza e di polizia penitenziaria.
E’ stata sottolineata, altresì, la totale assenza della figura del magistrato di sorveglianza se non tramite sporadici colloqui da remoto.
L’esperienza, in generale, si è rivelata intensa ed arricchente, grazie al contatto diretto con le storie dei detenuti ed alla narrazione dettagliata che ci è stata fornita della vita condotta in regime di detenzione; ad ogni modo, l’osservazione ravvicinata delle criticità inerenti alle carceri, e nello specifico alla Casa Circondariale di Matera, ha rivelato la urgente necessità di operare in maniera rapida e sinergica.
Conclusivamente è utile ricordare che dall’epoca della introduzione del comma 2 bis, l’art. 123 c.p.p. riesce a trovare, presso tale istituto, frequente applicazione.
Si allega questionario.
Leggi qui la relazione allegata
Relazione della visita alla casa circondariale di Pavia
La visita presso la Casa Circondariale di Cosenza “Sergio Cosmai” del 14/04/2022 è stata effettuata dagli Avv.ti Pietro Perugini in qualità di Presidente della Camera Penale di Cosenza “Avvocato Fausto Gullo”, Guido Siciliano in qualità di Segretario Camera Penale di Cosenza, Valentina Spizzirri in qualità di Responsabile regionale Osservatorio Carcere UCPI nonché coordinatrice dell’Osservatorio Carcere Camera Penale di Cosenza, dalle ore 09:45 alle ore 13:00 circa.
All’ingresso siamo stati accolti dalla Comandante Dirigente Aggiunto di P.P., Dott.sa Di Gioia, e dalla responsabile dell’area giuridico pedagogica, Dott.ssa Scarcello, che ci hanno guidato all’interno dell’istituto.
Nel corso della visita, precisamente, in area medica ci ha raggiunto la Direttrice della struttura, Dott.ssa Mendicino.
Attualmente il numero dei detenuti ristretti ammonta a 234 su 218 posti disponibili, di cui 134 definitivi, 98 in attesa di giudizio che non hanno una collocazione diversa.
L’area educativa: è ancora sotto organico, su quattro presenze necessarie ve ne sono solo due effettive.
L’area sanitaria: rimane tra le maggiori criticità intramurarie, per carenza di personale e scarsità di ore “concesse” dall’ASP locale ai medici intramurari.
Nel dettaglio:
è assente il cardiologo;
nel caso di richiesta di trasferimento di un detenuto in strutture di II livello, trattandosi di un carcere di I livello, passano molti mesi o addirittura anni con enormi difficoltà di gestione delle patologie da trattare;
le condizioni igienico sanitarie andrebbero migliorate.
Per quanto afferisce la gestione del Sars-Cov2, la vaccinazione ha raggiunto circa l’85% con terza dose; i restanti hanno rifiutato la somministrazione del vaccino per propria convinzione (no vax); vi sono statti casi di positività post vaccino, ma ci è stato riferito con sintomi lievi.
Biblioteca: con l’ausilio della associazione Liberamente, attualmente consta di circa 1.000/1.200 libri di vario genere.
Corsi scolastici – universitari: ci è stato riferito che sono attivi i corsi scolastici di alfabetizzazione tutti i giorni dalle ore 8:30 alle ore 13:30 (soprattutto per i detenuti stranieri, i frequentanti sono tra i 12 e i 15); due di scuola media con circa 20 detenuti frequentanti; un corso di scuola alberghiera con circa 50 detenuti; infine un corso tecnico – commerciale con circa 40 detenuti. Per quanto riguarda i corsi universitari (scienze giuridiche, economiche e dell’educazione), vi sono dei volontari dell’UNICAL che 3 volte a settimana si recano in istituto e/o si collegano da remoto, quali tutor, per supportare i frequentanti.
Detenuti stranieri: sono presenti 30 detenuti non italiani, di cui 6 europei e 24 extracomunitari di varie nazionalità (Ucraina, Tunisia, Siria, Senegal, Nigeria, Moldavia, Iran,Gambia, Georgia, Egitto, Afghanistan); non esiste una sezione a parte, onde favorire la socialità; tuttavia, ancora oggi, è assente la figura del mediatore culturale, fondamentale a tale scopo.
È stata attivata una lavanderia a gettoni, comprensiva di lavatrice e asciugatrice, gestita a turno da detenuti lavoranti; per chi versa in condizioni disagiate viene garantito il servizio centrale di lavanderia.
Non sono presenti detenuti omosessuali, qualora dovesse capitare ci è stato detto che verrebbero trasferiti in struttura carceraria dotata di sezione protetta.
Ancora oggi le celle non sono dotate di sistema refrigerante, per la stagione estiva, per come segnalato anche dai detenuti stessi che chiedevano almeno la possibilità di avere dei ventilatori, adatti e dotati di sistemi di sicurezza.
Per quanto attiene lo “spaccio interno” per i detenuti, si possono acquistare i beni disponibili e per quelli non presenti devono compilare una apposita domanda che viene evasa nelle 24 ore; i prezzi applicati sono quelli di mercato, in particolare il riferimento è il supermercato CONAD.
Religione: sono presenti musulmani che professano nelle celle, gli evangelisti che professano nel teatro e i testimoni di Geova che incontrano i detenuti singolarmente. Per i cattolici-cristiani, com’è noto, esiste una cappella all’interno della struttura con la partecipazione del parroco che si dimostra molto disponibile e attivo.
Palestra: ancora mancano gli attrezzi, sono presenti solo pochi pesi per allenarsi.
Celle: gli spazi appaiono, ancora, oggettivamente angusti ed al limite dei parametri minimi stabiliti, con riguardo alla superficie che assicura il normale movimento. Ogni cella risulta dotata di un bagno ma non di frigorifero e di un solo di un fornelletto da campeggio. Il pranzo e la cena vengono serviti in cella e preparati nella cucina della mensa. Vi sono detenuti che ordinano cibo a parte che viene conservato in celle di congelamento con sportello di chiusura amovibile e non ermetica, che sono state donate alla struttura e situate nei reparti detentivi.
I detenuti lamentano la totale assenza del Garante nonché il paventato ripristino del blocco dei pacchi postali alimentari (quindi, gli alimenti possono essere consegnati solo in occasione dei colloqui con i familiari); si è dialogato a lungo con la direttrice e si è valutato, per evitare recrudescenze, di ammettere alimenti, inviati a mezzo posta, purché ispezionabili e sotto vuoto, solo per coloro che hanno famiglie fuori sede.
Il Magistrato di sorveglianza si collega da remoto, sulla piattaforma Teams, solo una volta al mese per colloquiare con i detenuti.
Ci è stata segnalata, dall’amministrazione, il poco interesse per la realtà carceraria da parte delle rappresentanze comunali; ci si è impegnati a creare occasioni di incontro per instaurare un rapporto più proficuo con l’amministrazione comunale e anche con la comunità cittadina.
Da ultimo, si da atto della piena applicazione dell’art. 123 c.p.p. mediante l’invio, a mezzo pec, sia all’avvocato che all’autorità delle nomine di fiducia nonché delle richieste di ammissione al gratuito patrocinio.
L’Osservatorio Carcere Camera Penale di Cosenza
Relazione della visita alla casa circondariale di Pavia
Il giorno 14 gennaio 2021 ha visitato la casa circondariale di Pavia una delegazione composta dalla responsabile carcere della Camera Penale di Pavia, Eleonora Grossi, dal componente dell’Osservatorio Carcere UCPI, Valentina Alberta, dal Presidente e dai componenti del direttivo della Camera Penale di Pavia Daniele Cei, Alberto Assanelli, Marco Panzarasa, Valeria Chioda, Cristina Castagnola, il Presidente del Consiglio dell’Ordine di Pavia Massimo Bernuzzi e il consigliere dell’Ordine Alessandro Cignoli, l’assessore del Comune di Pavia Anna Zucconi, a cui si sono aggregati il parlamentare Alessandro Cattaneo e la garante per le persone ristrette della provincia di Pavia Laura Cesaris.
La delegazione è stata accolta dalla direttrice, dott.ssa D’Agostino, dal comandante dott. Napolitano, dalla vicecomandante dott. De Felice e dal capo dell’area educativa dott. Traversetti.
Si è immediatamente rappresentata la situazione legata alla nuova ondata di contagi che ha investito le carceri. Al momento, gli hub regionali di San Vittore e Bollate non sono in grado di accogliere i positivi e dunque vengono gestiti, salvo ospedalizzazione, in istituto. Si è utilizzato per gli attuali 39 casi il reparto nuovi giunti per i primi casi e ora anche una parte del polo psichiatrico. Le sezioni di “cristallizzazione” cioè di isolamento sono diverse, ovviamente chiuse.
Per il resto, è stato fornito uno schema, che si allega, con i numeri al 13 gennaio. I detenuti sono 578, a fronte della capienza regolamentare di 514 e di “capienza tollerabile” di 786; 285 sono i detenuti comuni, per la due terzi definitivi e per il 30% circa stranieri; i protetti sono 273, in gran parte definitivi. Vi è una piccola sezione di 8 persone ammesse a semilibertà e lavoro all’esterno.
Nell’istituto è collocato il polo psichiatrico regionale, che contempla 22 posti di cui oggi 12 sono occupati (la restante parte per ora non è attiva per mancanza di personale sufficiente ed è utilizzata per i casi di positività).
La struttura è composta di un padiglione vecchio, con problemi di struttura (infiltrazioni e problematiche impiantistiche – l’acqua calda non arriva ai piani alti ed alcune celle non hanno i termosifoni). Al piano terra ci sono alcune celle per l’isolamento disciplinare. Viene poi visitata l’infermeria, dove la delegazione ha avuto la possibilità di un colloquio con il direttore sanitario dott. Broglia, che da qualche giorno sta provvedendo alla somministrazione delle terze dosi di vaccino. E’ in atto anche il tentativo di coinvolgere nella somministrazione i 60 detenuti che non hanno ricevuto alcuna dose. Il problema dell’area sanitaria è principalmente di personale. Con l’aumento delle borse di specializzazione 5 medici su 8 sono andati via. Per un periodo nel 2021 il dott. Broglia si è ritrovato da solo, ora ci sono altri due medici sui due turni, ma dovrebbe essercene uno ogni 200 detenuti, oltre al dirigente sanitario (v. DG 4716 /2016 Regione Lombardia). La ASST ha ora fatto bandi retribuiti a 35 euro l’ora, ma i compensi per esempio per l’attività vaccinale sono superiori.
La tempistica di gestione dovrebbe essere, a partire da gennaio, di una settimana per gestire richieste di visite mediche. Sembra esserci un problema di SERD. L’ufficio sarebbe aperto per due mattine la settimana, ma per lungo tempo non è stato presente l’assistente sociale.
Viene poi mostrato il polo psichiatrico, inaugurato nel 2017, sono 22 posti di cui 12 utilizzabili. Sono celle doppie con bagno separato e doccia in camera, a differenza delle celle normali del padiglione vecchio che sono da tre, con eventuale quarto posto a castello e bagno separato ma docce esterne.
Le attività trattamentali sono state fatte di norma nel teatro con 35 detenuti alla volta, ma ora il teatro è inagibile per infiltrazioni e rischio di crolli. L’unico luogo in cui possono essere tenute è l’aula polivalente che conterrebbe 15 persone, ridotte per limitazioni covid. Viene consegnato anche un elenco di attività trattamentali proposte a detenuti comuni a protetti. I protetti hanno un calendario più ampio, legato al fatto che le attività si svolgono in gruppi molto piccoli per piano, nella saletta comune. Fino a che gli spazi disponibili sono questi, vi è un oggettivo limite alla partecipazione dei detenuti, anche se si rappresenta che la direttrice sottolinea che comunque le richieste di partecipazione non sono tantissime.
Anche la palestra è inagibile, sempre per le infiltrazioni che sono visibili in tutti i piani del padiglione vecchio. La direttrice rappresenta che si tratta di lavori che vanno al di là dell’autonomia di spesa dell’istituto e per la predisposizione dei preventivi che il PRAP richiede per consentire una procedura semplificata richiederebbe competenze tecniche che gli impiegati amministrativi non hanno. Per il rifacimento delle sale colloqui famigliari (inagibili per infiltrazioni, i colloqui con i famigliari avvenivano in corridoio) i lavori stanno per essere avviati e sono stati disposti in autonomia, mentre per la palestra l’ufficio tecnico del PRAP sta valutando un progetto. Per i tetti un funzionario del ministero ha effettuato un accesso. Le questioni strutturali non sono quindi destinate a risolversi in tempi brevi; le attività trattamentali, e la scuola (purtroppo ridotta in periodo pandemico – nonostante il provveditorato abbia dichiarato i detenuti comparabili agli studenti fragili e quindi abbia formalmente assicurato la didattica in presenza) si svolgono quindi in gruppi molto piccoli.
Viene visitato anche il padiglione nuovo, che ospita circa 300 detenuti c.d. “protetti”, nel quale al piano terra trova posto una cucina moderna e ampia. Questa ha dato la possibilità all’istituto scolastico professionale Cossa di attivare un frequentatissimo corso di istruzione superiore, che arriva fino al quarto anno. C’era anche l’istituto Volta (geometri e ragioneria) che però ha ridotto i corsi ora con il Covid. VI sono poi quattro sezioni (la 11, sezione ex art. 32 OP, la 13, la 15 e la 17).
Nell’istituto è presente uno sportello per tutte le pratiche burocratiche, seguito anche dagli enti territoriali. Viene segnalato un progetto finanziato di reinserimento a fine pena (“Tavolo dimettendi”)
Per quanto riguarda il lavoro, la direttrice riferisce di una percentuale del 25/30% che lavora a rotazione per l’amministrazione, 4 detenuti che sono nella MOF.
Per quanto riguarda la polizia penitenziaria, si rappresenta la carenza di organico grave soprattutto l’assenza di sottufficiali. CI sono solo 4 ispettori in istituto. E’ stata visitata anche la caserma, che nonostante lavori di rifacimento della copertura fatti relativamente di recente, presenta una situazione critica per le infiltrazioni. Si tratta di circa 60 posti, distribuiti in alloggi singoli e doppi. Gli spazi sono angusti, ma soprattutto – nonostante i lavori – si è riscontrato uno stato decisamente poco dignitoso (vengono riferiti anche odori di muffa). Anche la palestra della polizia penitenziaria, oltre che una parte della mensa, è inagibile.
La delegazione ha concluso la visita con l’impegno a monitorare la situazione e ad interessare le autorità competenti rispetto alle carenze riscontrate.
Milano/Pavia, 17 gennaio 2022
- Allegati
Relazione della visita all’Istituto Penale Minorile di Catanzaro
In data 20/12/21 una delegazione della Camera Penale “Alfredo Cantàfora” di Catanzaro, composta dallo scrivente e dal collega avv. Salvatore Sacco Faragò, si è recata presso l’Istituto Penale Minorile “Silvio Paternostro” di Catanzaro al fine di conoscere le condizioni di vita dei minori e dei giovani adulti ivi detenuti.
L’iniziativa si è inserita nel più ampio evento organizzato a livello nazionale dal Partito Radicale, che dal 15 al 24 dicembre dell’anno appena trascorso ha interessato i seguenti istituti penali minorili: Palermo, Torino, Caltanissetta, Airola, Nisida, Bologna, Roma, Quartucciu, Catania, Catanzaro, Acireale, Firenze, Milano, Pontremoli, Treviso, Bari, Potenza.
La visita è iniziata con l’accesso alla zona delle camere di detenzione. Tale parte dell’istituto è di recente costruzione rispetto al resto del complesso che risale agli anni venti del secolo passato. Le camere di detenzione dei minori sono chiaramente distinte da quelli dei giovani adulti. Questa parte dedicata al pernotto e al consumo dei pasti si presenta pulita e funzionale. Le camere sono ampie e tutte dotate di bagno, munito dei servizi igienici necessari, tra cui il piatto doccia. Ogni camera ospita due o tre detenuti e lo spazio disponibile per ogni ospite è più che sufficiente, essendo da una misurazione ictu oculi ben superiore ai tre metri quadri. Inoltre, si segnala che al momento della visita i detenuti presenti erano tredici a fronte di una capienza di trentacinque. Le aree di consumazione dei pasti si sono presentate anch’esse ampie e ben illuminate da luce naturale. Si è, altresì, provveduto a accedere alle aree passeggio che sono parse piuttosto ampie e pulite.
Durante l’accesso alla zona pernotto e consumazione pasti non erano presenti detenuti nell’area sopra descritta, in quanto essendo le prime ore della giornata, erano tutti impegnati nelle varie attività che l’istituto mette a disposizione.
Terminata la visita alla zona di detenzione si è proseguito nell’area storica dell’istituto in cui si svolgono le attività formative, di istruzione, ricreative etc.
Nonostante trattasi di una struttura risalente nel tempo è stata adeguatamente riformata a seguito di una profonda opera di ristrutturazione.
Nell’istituto si svolgono i corsi di scuola primaria e secondaria di primo grado e nel corso della visita ai locali si è avuto modo di interloquire con due minori intenti a seguire lo svolgimento della lezione, i quali hanno espresso la propria soddisfazione circa le condizioni di vita. I corsi di scuola superiore di secondo grado si svolgono all’esterno e attualmente è presente un solo detenuto frequentante all’esterno presso specifico istituto tecnico superiore.
Successivamente si è avuto modo di osservare altri detenuti intenti nello svolgimento di corsi di formazione professionale. In particolare l’istituto “Paternostro” offre ai soggetti ivi detenuti la possibilità di frequentare dei corsi finalizzati all’attività di pizzaiolo/panificazione, restauro mobili, lavorazione pellame. Per ogni attività di quelle sopraelencate sono presenti gli appositi laboratori che sono parsi essere funzionanti e concretamente utilizzati. La visita ai laboratori ha dato la possibilità alla delegazione di interfacciarsi con i ristretti ivi presenti, i quali anche in detta occasione hanno espresso soddisfazione in merito al percorso svolto nell’istituto.
Oggetto della visita sono stati, altresì, la sala attrezzi finalizzata all’attività ginnica e la sala finalizzata al colloquio tra detenuti e visitatori familiari con al seguito bambini. Quest’ultima sala è stata realizzata al fine di creare un ambiente il più possibile ludico e familiare vista l’eventuale ingresso di bambini parenti dei ristretti.
Sono presenti tra i vari corpi di fabbrica ampi cortili dedicati a svariate attività, quali ad esempio l’orto e il campo di calcio, fornito di erba sintetica e i cui impianti sono parsi essere nuovi. È, inoltre, presente nella parte storica anche un teatro, fruibile dai detenuti, che proprio la sera della visita ha ospitato una rappresentazione. La struttura in questione si è presentata completamente ristrutturata e capace di ospitare sino a ottanta spettatori.
In sostanza, l’istituto è più che funzionale sia sotto il profilo materiale che sotto l’aspetto dell’offerta di formazione/istruzione.
In chiusura della visita, grazie alla collaborazione del Dott. Del Re, il vicedirettore che ha accompagnato la delegazione, si è compilato il questionario allegato alla presente relazione. La visita è terminata alle ore 12:30
Catanzaro, 09/01/22
Avv. Orlando Sapia
Visita alla Casa di Reclusione di Padova (18 ottobre 2021)
Il 18 ottobre 2021 una delegazione, composta da Michele Godina, Presidente della Camera Penale di Padova, Simone Bergamini, responsabile regionale Osservatorio Carcere UCPI unitamente alla Commissione Carcere della Camera Penale di Padova di cui fanno parte Annamaria Alborghetti, Laura Capuzzo, Alessandra Chiantoni, Serena Fornaro e Michele Grinzato, ha visitato la Casa di Reclusione di Padova.
La visita è iniziata alle ore 9,30 e si è protratta fino alle ore 14. Siamo stati ricevuti dal Direttore, Dr. Claudio Mazzeo, e dalla Vice Comandante Maria Grazia Grassi che ci hanno accompagnato nel corso di tutta la visita con grande disponibilità e cortesia.
Dopo un breve colloquio illustrativo che si è svolto nella sala riunioni, abbiamo subito iniziato la visita delle sezioni.
Alla data del 18 ottobre risultano in carico 525 detenuti di cui 15 semiliberi in licenza Covid, a fronte di una capienza regolamentare di 438 unità.
La gran parte dei detenuti fa parte della media sicurezza, solo 17 sono in AS1, mentre 100 sono classificati come protetti, gli ergastolani sono circa 60, e nell’area semiliberi e art.21 sono 35.
Sono 140 i detenuti che lavorano per le Cooperative mentre 80 lavorano per l’Amministrazione. Vi sono inoltre detenuti che svolgono LPU con il Comune e la Provincia di Padova per la manutenzione delle strade ed aree verdi. Per tali attività i detenuti percepiscono solo un rimborso spese. Scopriamo che il Liceo Curiel è stato ristrutturato proprio dai detenuti.
La campagna vaccinale ha dato buoni risultati e ad oggi residuano 40 non vaccinati.
Prima di iniziare la visita delle sezioni ci rechiamo nell’infermeria dove ci accoglie lo psichiatra, Dr. Padoan.
L’infermeria presenta gravi problemi logistici e necessita di una ristrutturazione.
In più zone piove all’interno.
Sono previsti 13 infermieri e un coordinatore ma al momento sono in 8. E’ previsto un concorso che dovrebbe portare a 23 unità il personale infermieristico.
I dirigenti sanitari sono 2 e 9 le guardie mediche.
Da notare che non vi sono infermieri h24 in quanto il turno termina alle 22. Mancano alcuni specialisti come l’ortopedico, il radiologo e il diabetologo, il cardiologo viene una volta alla settimana.
Si consideri che le patologie più diffuse sono il diabete e problemi cardiologici.
E’ presente il medico del SERT. Sono ben 160 i detenuti seguiti dal Sert, mentre 120 presentano problemi psichiatrici e 25 hanno una doppia diagnosi.
E’ stato predisposto un protocollo ad hoc per la prevenzione dei suicidi. I casi di autolesionismo sono un centinaio all’anno.
Nell’insieme l’infermeria presenta molte criticità, nonostante gli sforzi del personale che è riuscito a gestire il periodo più difficile che ha dovuto affrontare la primavera scorsa, prima con la diffusione di vari focolai covid e poi con la vaccinazione dei detenuti.
Non vi sono stanze per ricoveri temporanei e di conseguenza chi sta male deve curarsi in cella, che spesso condivide con altri, o nei casi più gravi viene ricoverato in ospedale.
Il carcere si sviluppa su 5 piani, con due sezioni per piano, oltre ad una palazzina separata di due piani.
Nella sezione 1 si trovano gli isolati, nelle sezioni 2, 3 e 4 i comuni, alla 5 i lavoranti, alla 6 i protetti, alla 7 gli ergastolani e gli AS.
Vi è in atto un programma di manutenzione finanziato dal Ministero che finora ha riguardato il 7B e il 6B.
Iniziamo la visita dal blocco 2 dove si trovano 37 detenuti sul lato A e 44 sul lato B.
Le celle restano aperte dalle 8 alle 19,40, a parte le chiusure temporanee previste per la conta.
Le celle sono piccole con i due letti messi a L.
Il wc e il lavandino sono separati ma lo spazio limitato costringe a riporre cibo e frutta a pochi centimetri dal wc.
I sanitari sono vetusti e spesso rovinati. Le docce sono all’esterno e, nonostante siano state rifatte 4 anni fa, sono piene di muffa e l’intonaco cade a pezzi in più punti. Si nota come i blocchi destinati ai comuni sono quelli in condizioni peggiori, non solo per problemi di manutenzione e, forse, strutturali, ma anche perché si nota poca cura e molto disordine. Non è da escludere che la cosa si colleghi alla tipologia dei detenuti di queste sezioni, poco stimolati, senza un lavoro, moltissimi di loro stranieri.
La conferma di questa ipotesi la troviamo visitando il blocco 5 dove si trovano i lavoranti. Qui si trovano 39 detenuti da un lato e 44 dall’altro. Le stanze, pur presentando i problemi che abbiamo già visto, sono tenute molto meglio sia a livello di ordine che di pulizia. Tuttavia anche la sala socialità, benchè tenuta bene e ridipinta da poco dai detenuti, presenta in più punti molte infiltrazioni d’acqua. In effetti l’umidità sembra un problema costante e diffuso in tutto l’istituto.
Al blocco 7 si trovano 14 detenuti da un lato e 23 dall’altro.
Il lato B è stato recentemente ristrutturato ed è un altro mondo. Nella stanza socialità c’è l’aria condizionata e non si può fumare. Nel corridoio adiacente i bidoni della raccolta differenziata. Nella lavanderia troviamo lavatrici nuovissime, ciascuna con asciugatrice. E si spera che in questo modo l’umidità possa diminuire.
C’è una stanza per due persone destinata ai portatori di handicap, con un letto a castello per il piantone e un bagno a norma per handicappati.
Le stanze sono singole, il letto è situato di fronte, vicino alla finestra. Sulla destra due mobiletti inox, un ripiano con fornello a induzione e un lavandino, Una mezza parete separa il tutto dalla porta del bagno, munito di lavandino, doccia, wc e di un termosifone verticale.
Ma anche qui non mancano le criticità, addebitabili, in questo caso, alla ditta che ha effettuati i lavori. Un detenuto ci fa notare che l’erogatore della doccia è attaccato al muro: per fortuna l’ingegnosità non manca e con una bottiglietta di plastica attaccata al rubinetto si cerca di risolvere il problema. Inoltre in alcune stanze non arriva l’acqua calda. Il Direttore ci informa che ha già chiesto alla ditta che ha fatto i lavori di provvedere a risolvere tutte le criticità. C’è poi un problema che ha del paradossale. Notiamo che nelle celle c’è un frigorifero piccolissimo simile a quello degli alberghi dove non ci sta praticamente niente, a parte un paio di bottiglie d’acqua. I detenuti avevano dei frigoriferi molto più grandi acquistati a loro spese che vorrebbero poter continuare ad usare. Problema: un frigorifero più grande ridurrebbe lo spazio rischiando di ridurre la capienza sotto i 3 mq, limite al di sotto del quale vi è violazione dell’art.3 CEDU. In realtà non ci sembra un problema visto che comunque si tratterebbe di frigoriferi non enormi e, come tali, spostabili. Vedremo come si risolverà la cosa.
Anche al blocco 6, destinato ai protetti, il lato B è stato ristrutturato. Qui però le stanze sono per due persone con letti a castello.
Ci rechiamo quindi al Polo Universitario che, finalmente, è tornato in funzione. Infatti durante la pandemia era stato tristemente riconvertito in reparto Covid. Qui vi è una stanza con i computer, con la possibilità di collegamenti con l’esterno e con il controllo del server centralizzato. Quindi si può fare!
Il Polo è sempre stato sezione aperta. Ci fermiamo a parlare con uno studente di ingegneria informatica, ha fatto la triennale e ora sta concludendo la magistrale. E’ molto contento di essere tornato al Polo, ora può studiare nella sala comune di studio, un luogo tranquillo e silenzioso. E’ l’unica sezione dove esiste il refettorio.
Due parole vanno spese a proposito del Polo Universitario.
Alleghiamo alla presente relazione una scheda redatta dalla Dott.ssa Jessica Lorenzon, psicologa e criminologa critica, dottoranda in Scienze sociali (Dip. FISPPA UniPd), tutor di coordinamento progetto Università in carcere Padova.
Ci rechiamo poi alla pasticceria dove lavorano 42 detenuti, tra loro anche alcuni della sezione protetti. Altri 4 lavorano all’esterno. Ogni mattina sfornano un migliaio di brioches che escono dal carcere alle 5 di mattina per essere consegnate nei vari bar. Per entrare dobbiamo indossare camice e cuffia, oltre alla mascherina che già abbiamo indossato all’ingresso in carcere. L’ambiente è pieno di impastatrici, forni ed altro che lavorano a pieno ritmo. Ogni giorno vengono fatti 1200 kg di impasto per i famosi panettoni della Giotto. Vi si dedicano ben 15 detenuti. La Cooperativa cerca poi di fare rete per aiutare i detenuti a reinserirsi una volta scarcerati.
Il nostro viaggio nel lavoro prosegue ai 2 call center. Qui 30 detenuti si occupano delle prenotazioni per il CUP dell’ospedale di Padova e Mestre. Vengono effettuate anche le prenotazioni ACLI e quelle per i medici liberi professionisti di Mestre.
Passiamo poi al capannone dove viene effettuato l’assemblaggio per la valigeria Roncato. Durante il Covid hanno fatto le mascherine..
Curioso il lavoro del tacchificio. Qui vengono fatti circa 3000/4000 paia di tacchi al giorno per una ditta della riviera del Brenta che rifornisce le più grosse marche, da Vuitton a Gucci ed altri, che vendono scarpe di prestigio a prezzi stratosferici. E’ un lavoro che richiede grande precisione ed accuratezza perché quei 12 cm. Lunghi e sottili hanno bisogno di un sostegno particolare per non rompersi o piegarsi. Chissà cosa direbbero le signore che camminano su quei tacchi se sapessero che la sicurezza dei loro passi dipende dalla bravura e serietà del lavoro dei detenuti.
Ormai è molto tardi e dobbiamo affrettarci. Non manchiamo di visitare la Cooperativa Altracittà che effettua commesse per 6 aziende oltre all’attività di legatoria. 28 detenuti sono addetti all’assemblaggio delle bustine di thé e caffè, alla confezione dei fondi delle bottiglie di maraschino oltre che all’assemblaggio di valvole per riscaldamento.
Che dire al termine della nostra visita?
Possiamo dire che un carcere dove entra la cultura, dove entra l’Università, dove entra il lavoro sicuramente fa un passo importante verso la finalità rieducativa della pena. Ma è anche importante che gli ambienti siano sani e puliti per rispettare la dignità di tutti.
LE VISITE DELL'OSSERVATORIO
Relazione sulla visita alla Casa Circondariale di Piacenza - 05.11.2021
Nella giornata del 5 novembre 2021 la delegazione della Camera Penale di Piacenza, composta dal Presidente avv. Elena Del Forno, dal Referente Regionale Osservatorio Carcere avv. Romina Cattivelli e dal Referente locale avv. Paolo Campana ha fatto visita alla Casa Circondariale delle Novate di Piacenza. Dopo il preliminare incontro con la Direttrice della struttura Dott.ssa Maria Gabriella Lusi, il Comandante della Polizia Penitenziaria Ispettore Giovanni Marro e la Dott.ssa Vincenza Zichichi, capo area trattamentale, la delegazione ha potuto visitare gran parte dell’istituto, accedendo sia alle singole sezioni, sia alle parti dedicate ai servizi. Attualmente presso la struttura sono presenti 362 detenuti rispetto a una capienza massima tollerabile di 416. Tra i detenuti, quelli che scontano una condanna definitiva sono 236 e sono ubicati in un’apposita sezione. La popolazione carceraria è composta per il 61% da stranieri, gli italiani sono 141, gli infratrentenni sono 30 e gli ultrasettantenni sono 15. Sette detenuti sono assegnati al lavoro esterno ex art. 21 dell’ordinamento penitenziario. L’unico reparto femminile della struttura è dedicato al regime di alta sicurezza: sono 20 le detenute, nessuna delle quali presenta situazioni familiari, ritenute delicate all’interno delle mura, come figli piccoli o stato di gravidanza.
All’interno della struttura, i detenuti che si dedicano a lavori inframurari ed esterni sono 190. Si evidenzia poi che sono circa 200 i detenuti che all’esterno sarebbero senza fissa dimora e, soprattutto, senza una rete familiare pronta ad accoglierli. Nel 2021 poco meno di 20 detenuti hanno beneficiato di regimi premiali, quali l’affidamento in prova ex art. 47 ter O.P.
Presentare il quadro d’insieme della realtà carceraria visitata significa anche segnalare la carenza di organico denunciata dall’amministrazione carceraria: soprattutto manca il pieno organico nei ruoli dei funzionari e dirigenti del Corpo di Polizia Penitenziaria, degli Ispettori e dei Sovrintendenti. Carenze di organico ci sono stati segnalati anche con riguardo alla figura dei funzionari giuridico pedagogici, precisamente nella misura di tre unità, e per il funzionario delle organizzazioni, delle relazioni e della contabilità.
Durante la visita all’interno delle sezioni, a nostra richiesta, ci è stato rappresentato che i fatti di autolesionismo sono in diminuzione, come pure gli episodi di rivolta: questa tendenza – ci è stato spiegato – sarebbe da attribuire al c.d. ‘regime chiuso’ imposto come misura di precauzione per evitare l’eventuale diffusione incontrollata del Covid-19 all’interno del carcere. Questa modalità di gestione, ci è stato spiegato, consente anche di meglio sopperire la carenza di organico della polizia penitenziaria. Va puntualizzato, tuttavia, che, come ci è stato riferito sia dal Garante locale che dal Garante Regionale dei detenuti, tale modalità di regime è stato abbandonato da tutte le altre strutture detentive dell’Emilia Romagna. Questa situazione, se da un lato ha comportato la diminuzione di comportamenti irregolari tra i detenuti, dall’altro ci porta ad auspicare che possa a breve essere abbandonata una volta terminata l’emergenza sanitaria. Come ci è stato fatto notare dai predetti Garanti, è soprattutto il padiglione nuovo, concepito strutturalmente per una vigilanza ordinaria a celle aperte, a soffrire maggiormente per queste restrizioni. Un ulteriore importante dato da riportare riguarda le condizioni di vita in carcere: fortunatamente sia nel 2019 che nel corrente anno non si sono registrati suicidi, mentre nel 2020 due tragici eventi.
Per quanto attiene i detenuti che manifestano disturbi psichiatrici e il relativo reparto ‘ROP’, ci viene manifestata in particolare la difficoltà di individuare strutture esterne di cura dove trasferire questi detenuti, che sarebbe più corretto chiamare pazienti psichiatrici. Quanto all’assistenza sanitaria, il numero di medici e infermieri applicati al carcere è più che soddisfacente (150 unità circa), tuttavia ci è stato manifestato un sentito auspicio acché si raggiunga una migliore interazione e collaborazione con l’autorità sanitaria locale.
Si è pocanzi accennato al nuovo padiglione. Va, infatti, precisato che il Carcere delle Novate è sostanzialmente ripartito in un c.d. vecchio padiglione, in cui sono rinchiusi 200 detenuti, incluso il reparto femminile, e in un nuovo padiglione. Il vecchio padiglione, purtroppo, come evidenziatoci anche dal Garante regionale, soffre della vetustà della struttura e del mancato adeguamento ad alcune nuove norme che impongono tra l’altro doccia e acqua calda in ogni cella. Il nuovo padiglione, invece, risulta in regola con gli standard attuali. Anche le dimensioni delle celle variano tra le due strutture: nelle sezioni del c.d. vecchio padiglione la superficie delle stanze è di 11 mq per massimo due detenuti ognuna, nel nuovo padiglione le celle sono di 18.03 mq e ospitano da due a tre detenuti al massimo. La direzione ci rappresenta, inoltre, che sono circa 100 i detenuti in celle singole e che sono presenti stanze attrezzate per detenuti con disabilità.
E’ doveroso evidenziare che anche il padiglione vecchio è stato valorizzato, attraverso il lavoro e il coinvolgimento dei detenuti guidati da arte-terapisti, con ritinteggiature a colori delle pareti, arricchite qua e là da disegni che rappresentano vari paesaggi naturalistici e anche la piazza più rappresentativa di Piacenza, Piazza Cavalli.
Il merito di ciò va riconosciuto certamente alle iniziative avviate dalla Direttrice in carica, la quale ci ha dato l’impressione di un sincero impegno e di una forte determinazione a far sì che il tempo in carcere non sia il tempo del non far nulla: ne sono riprova il teatro creato e attrezzato con il lavoro dei detenuti, i laboratori – come quello femminile dove vengono preparati manufatti destinati alla raccolta fondi per iniziative benefiche – le due biblioteche dotate anche del servizio di interscambio con le biblioteche comunali di Piacenza, l’area pedagogica con attività scolastica in presenza, la presenza di un mediatore linguistico culturale, il servizio CAF alcuni giorni della settimana, il laboratorio di trasformazione agroalimentare gestito con la collaborazione dell’Orto Botanico e che a breve vedrà l’adibizione di un chiosco per la vendita diretta al pubblico di conserve e marmellate prodotte all’interno delle mura, gli orti autogestiti dai detenuti, le arnie per le api, le due serre e le coltivazioni nell’area perimetrale del carcere, dove si coltivano fragole e mirtilli, come ci è stato spiegato da due giovani detenuti che ci sono parsi molto coinvolti nel lavoro cui sono quotidianamente dediti. Segnaliamo al momento solo il mancato sviluppo di lavori socialmente utili che potrebbero rappresentare un valido e ulteriore strumento per la risocializzazione dei carcerati.
Per quanto concerne l’emergenza Covid-19 va, innanzitutto, riconosciuto alla Direzione e al Personale di aver saputo gestire anche i momenti più difficili e cruciali della fase acuta della pandemia. Questa capacità di affrontare una così dura e inaspettata prova è stata riconosciuta anche dai garanti dei detenuti, i quali hanno evidenziato altresì la veloce ripresa delle varie attività interne dopo la loro sospensione durante i momenti più emergenziali della diffusione del Covid-19. Dall’inizio della pandemia i detenuti risultati positivi sono stati solo 15, di cui 5 nel 2021. All’interno del carcere sono stati predisposti un reparto di osservazione e uno per la quarantena.
Infine, una nota positiva è l’avvio imminente della possibilità per i familiari di visitare i propri cari ristretti anche il giorno di domenica, ciò anche per facilitare gli incontri con i minori senza compromettere i loro impegni scolastici durante la settimana. Prima iniziativa di questo genere in Emilia Romagna.
Si ringraziano la Direttrice, l’Ispettore e gli organi direttivi della Casa circondariale per la disponibilità e per il confronto costruttivo e aperto durante tutto il corso della nostra visita, che ci è parsa essere stata molto gradita.
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LE VISITE DELL'OSSERVATORIO
Relazione sulla visita alla Casa di Reclusione di Spoleto
17 gennaio 2020
Il 17 gennaio 2020, i responsabili nazionali dell'Osservatorio Carcere (Riccardo Polidoro e Gianpaolo Catanzariti) ed i responsabili per la Regione Umbria (Donatella Maria Aiello) e Toscana (Luca Maggiora), hanno visitato la Casa di Reclusione di Spoleto (PG).
La delegazione è stata ricevuta dal Direttore unitamente a tutto lo Staff amministrativo ed è stata accompagnata, durante tutto il corso della visita, dal Comandante della Polizia Penitenziaria.
LA STRUTTURA
L'Istituto, consegnato nei primi anni '80, ha subito assunto le caratteristiche di un carcere di massima sicurezza ed oggi ospita una sezione destinata esclusivamente ai detenuti in regime speciale del 41 bis O.P. che la delegazione, non essendo stata autorizzata, non ha potuto visitare.
A tutt'oggi risulta privo di teatro e di area verde, quest'ultima in fase di realizzazione.
I recenti eventi sismici hanno colpito le diverse strutture dell'intero penitenziario, inducendo un impegno straordinario di intervento ancora non eseguito per buona parte delle sezioni (fra queste l'edificio destinato all'allocazione della polizia penitenziaria).
L'accorpamento dei Provveditorati di Umbria e Toscana ha comportato un aumento del numero di trasferimenti per "ordine e sicurezza" di detenuti, sopratutto in MS che sono così arrivati a Spoleto, comportando a detta del personale dell'Istituto, un incremento di situazioni conflittuali e problematiche.
PRESENZE E CAPIENZA. INFORMAZIONI, CONOSCENZA E TRASPARENZA
Al momento della visita, su una capienza regolamentare di 449 posti (effettivamente disponibili 432), i detenuti presenti erano 410 (oltre ad un detenuto in permesso) così suddivisi in 4 sezioni:
• Penale 2
◦ 1 piano n. 20;
◦ 2 piano n. 20;
◦ 3 piano n. 20;
◦ 4 piano n. 19;
Totale n. 79.
• Penale 1
◦ transito n. 4;
◦ 1 piano su due lati n. 43;
◦ 2 piano su due lati n. 47;
◦ 3 piano su due lati n. 44;
◦ infermeria n. 4;
◦ R Osservazione Psichiatrica n. 3;
Totale n. 145.
• Reparto N.G.
◦ 1 piano su due lati n. 53;
◦ 2 piano su due lati n. 42;
◦ 3 piano su due lati n. 48;
Totale n. 143.
• Ex Femminile
◦ 1 piano n. 36
• Semiliberi n. 2
• Art. 21 n. 4
Tre detenuti in osservazione psichiatrica, 94 in Media Sicurezza, 183 in Alta Sicurezza, 6 i semiliberi, 45 protetti (16 AS e 29 MS) e 79 al regime speciale detentivo ex art. 41 bis OP.
I detenuti stranieri sono 61 (49 MS e 12 AS).
Su 203 detenuti presenti interessati da reato ostativo, ben 145 potrebbero aspirare all'apertura giuridica prodotta dalla Sentenza n. 253 della Corte Costituzionale del 23 ottobre 2019 sull'art. 4 bis comma 1 OP.
Come spesso accade, anche a Spoleto il regolamento interno dell'istituto, pur essendo stato approvato dal Dipartimento ministeriale è in attesa di approvazione da parte del Magistrato di Sorveglianza.
Da quanto riferito, vi è una diversa collocazione tra i detenuti definitivi e quelli in attesa di giudizio.
La maggior parte delle celle hanno la doccia in camera, ricavata in un angolo dello spazio destinato, in maniera promiscua, sia ai servizi igienici, sia al piano cottura.
Le celle singole per i detenuti comuni, seppur raddoppiate nel numero, per buona parte non appaiono conformi ai parametri dimensionali convenzionalmente accettati.
Non è stata riferita alcuna difficoltà circa l’erogazione dell’acqua, nemmeno nel periodo estivo, così come per quella calda disponibile h 24 anche se si registrerebbero dei consumi spropositati.
Vi è un impianto di riscaldamento con termosifoni e per rinfrescamento utilizzano il ricircolo naturale dell’aria.
Nelle sezioni vige per alcune ore il regime porte aperte.
Il blindo viene chiuso nelle ore notturne.
I colloqui con i familiari vengono svolti in 11 sale colloqui in grado di ospitare sino a 100 familiari in totale.
Alcune difficoltà logistiche che inevitabilmente impattano sul mantenimento di costanti rapporti con i familiari sono state evidenziate da detenuti AS che hanno le loro famiglie in regioni distanti molti chilometri dall'istituto in questione.
Come già riferito, al momento la struttura è priva di area verde anche se ne è prevista la realizzazione.
AREA SANITARIA
Il presidio sanitario è assicurato da personale medico di continuità assistenziale e da infermieri dipendenti o distaccati dall'USL Umbria 2.
E' retto da un direttore sanitario, responsabile del servizio sanitario interno che si avvale di un servizio di guardia medica ed un presidio infermieristico h 24. Vi sono poliambulatori per attività medico-specialistica.
Da informazioni assunte, l'ultima visita dell'ASL in struttura risale a sei mesi fa.
ATTIVITA’ LAVORATIVE
Nell'istituto esistono alcune strutture destinate ad attività lavorativa, in particolare vi è una Falegnameria di enormi dimensioni e potenzialità, ma che viene utilizzata per la realizzazione di arredamento per strutture detentive con commesse prevalentemente ministeriali oppure, in collaborazione con la comunità esterna, per la realizzazione di arredi urbani, allestimenti teatrali, attrezzature didattiche e ludiche per le scuole.
Altra struttura lavorativa presente è una officina per la lavorazione del ferro anche se priva di commesse esterne ed una lavanderia detenuti destinata al lavaggio del materiale di arredo delle camere detentive.
Il servizio di Manutenzione Ordinaria Fabbricati viene svolto da 22 detenuti (funzioni di elettricisti, fabbri, inservienti esterni, giardinieri, inservienti caserma agenti, imbianchini, idraulici e muratori) sotto la supervisione di 11 unità di Polizia Penitenziaria.
ATTIVITA' EXTRA-MOENIA
Per i lavori di pubblica utilità è in atto una convenzione tra il Comune di Campello sul Clitunno, la Casa di Reclusione di Spoleto e l'U.D.E.P.E. di Perugia per la predisposizione di un progetto sperimentale finalizzato all'impiego di detenuti.
Altra convenzione stipulata con il Comune di Spoleto, l'U.D.E.P.E. di Perugia e l'Azienda Servizi Spoleto S.p.a. per la manutenzione del verde e dell'arredo urbano, gestione delle attività per il canile (lavori di manutenzione di cucce e realizzazione di box e cucce presso il Canile Rifugio, supporto alla pulizia dei box e spazi esterni, taglio erba e manutenzione siepe e alberature, piccoli lavori di manutenzione dell'ufficio e del magazzino, cura e uscite al guinzaglio con gli ospiti del canile); per la realizzazione e gestione di una cucciolata all'interno dell'Istituto nella quale ospitare i randagi cuccioli catturati nel territorio di Spoleto, nonché l'attuazione di un corso di formazione per i detenuti sulla corretta gestione di cani, cuccioli o adulti, nonché sul recupero di cani con alterazioni comportamentali di rilievo con l'obiettivo di renderli futuri istruttori di cani.
Altra collaborazione in essere per il reinserimento socio-lavorativo di detenuti tra l'Arca del Mediterraneo Onlus, la Casa di reclusione di Spoleto e l'U.D.E.P.E. di Perugia nell'ambito del progetto Nazionale Carcere di Caritas Italiana di Foligno per offrire ad un numero complessivo pari a 15 detenuti e soggetti in misura alternativa in carico all'U.D.E.P.E. Concrete opportunità di inserimento per lo svolgimento di lavori di pubblica utilità e/o di occupazioni retribuite.
E' in fase di progettazione la manutenzione del verde e più in generale della struttura dello Stadio Comunale di Spoleto, attualmente gestito dalla Società sportiva privata ASD Pol. Pen. Spoleto, mediante l'impiego di detenuti che possono essere avviati in lavori di pubblica utilità.
E' attivo un progetto Genitorialità dedicato alla facilitazione delle relazioni tra i papà detenuti di Alta e Media Sicurezza ed i figli in età evolutiva tra i 3 e 12 anni.
SCUOLA E FORMAZIONE
In collaborazione con l'Ufficio Scolastico Regionale per l'Umbria di Perugia sono attivati i corsi di Scuola elementare, media inferiore, media superiore con due indirizzi di studio, alberghiero e liceo artistico, per un numero complessivo di circa 130 detenuti frequentanti.
CULTURA, RELIGIONE, SPORT
All'interno della struttura sono presenti due biblioteche per i detenuti, curate da un detenuto bibliotecario con circa 12.000 volumi.
Esiste un unico spazio adibito a luogo di culto, una cappella per la religione cattolica.
Per gli altri culti sono consentiti solo incontri con i rispettivi ministri.
Nell'ambito della rassegna teatrale spoletina (Festival dei due Mondi) l'estate scorso si è registrata l'esibizione dei detenuti in uno spettacolo teatrale proprio alla Rocca Albornoziana.
La struttura ha una palestra capiente ed attrezzata utilizzata dai detenuti e gestita da un detenuto nonché una palestra per il personale ed una struttura sportiva coperta utilizzata dai cittadini per la pallavolo e la boxe.
PERSONALE
A fronte di una pianta organica individuata con Decreto 2017 in n. 281 unità di Polizia Penitenziaria (4 Commissari, 34 Ispettori, 56 Sovrintendenti, 187 Agenti/Assistenti), l’istituto dispone di n. 289 unità (2 Commissari, 35 Ispettori, 40 Sovrintendenti, 212 Agenti/ Assistenti).
7 sono gli educatori su n. 8 unità in pianta organica e 26 amministrativi.
Nella struttura operano 5 esperti ex art. 80 OP.
SEZIONE 41 BIS OP
Nella sezione sono ristretti 79 detenuti in regime speciale ex art. 41 bis OP. Nulla possiamo riferire sulla struttura in assenza di autorizzazione specifica da parte del DAP.
L'amministrazione auspica la destinazione esclusiva dell'istituto per i detenuti in regime speciale e ciò in ragione della legge 94/2009 (pacchetto sicurezza) che prevede, appunto, la destinazione esclusiva per quelle strutture che da anni gestiscono tali sezioni speciali.
Analogamente, sarebbe opportuno modificare il comma 2-quater lettera F dell'art. 41 bis O.P., rendendo possibile la fruizione di 3 ore al giorno, in gruppo, di socialità (due al passeggio ed una in saletta sempre in gruppo). In tal modo ove si dovesse giungere alla destinazione esclusiva dell'istituto al trattamento in regime detentivo speciale, la C. R. di Spoleto potrebbe accogliere circa 200 detenuti al 41 bis.
LE VISITE DELL'OSSERVATORIO
Casa Circondariale di Ferrara - 03.09.2019
Nella giornata di oggi una delegazione del Direttivo e dell’Osservatorio Carcere della Camera Penale Ferrarese, composta dagli Avv.ti Pasquale Longobucco, Alessandro Misiani, Irene Costantino, Mattia Romani, Carlo Alberto Papotti, Alessandra Palma, Nicola Sganzerla e Lucrezia Vaccari, ha fatto visita alla locale Casa Circondariale. Attualmente presso la struttura sono presenti 373 detenuti (nella maggior parte dei casi collocati in celle a due letti) rispetto ad una capienza regolamentare di 244 ed una capienza tollerabile di 464, di cui circa il 35% di stranieri. Il numero dei detenuti risulta in progressivo e costante aumento, secondo un trend di crescita che caratterizza tutto il territorio nazionale e che testimonia, ancora una volta, la natura sistemica del fenomeno del sovraffollamento carcerario. Pur con tutte le problematiche connesse, da un lato al numero dei detenuti e, dall’altro al numero del personale di Polizia penitenziaria (ad oggi inferiore di poco più di venti unità rispetto alla pianta organica) si è potuto constatare – come già, invero, avvenuto anche nel corso dell’ultima visita, risalente allo scorso anno – che, nel corso degli ultimi anni, sono stati effettuati indubbi progressi nell’opera rieducativa- trattamentale, grazie al costante impegno degli Uffici Direttivi della Struttura, I detenuti, infatti, hanno la possibilità di accedere a diverse attività formative e lavorative tra le quali, in particolare, la scuola (è attivo, in particolare, il percorso di studi dell’Istituto Alberghiero), il recupero dei RAEE, la coltivazione di orti ed il laboratorio di bricolage. Deve, tuttavia, rilevarsi che il numero dei detenuti coinvolti in dette attività, ad oggi, risulta ancora troppo limitato a causa, soprattutto, di difficoltà logistiche ed economiche. Un’efficace opera rieducativa, però, non può assolutamente prescindere dallo svolgimento costante e generalizzato di attività di studio e di lavoro il cui reperimento non può essere lasciato agli sforzi del singolo istituto, ma necessita di interventi strutturali e centrali. Proficue e, sicuramente da proseguire ed incrementare, appaiono anche le iniziative di collaborazione con associazioni del territorio e, in generale, con realtà esterne all’Istituto. Si ringraziano gli organo direttivi della Casa circondariale per l’occasione e per il confronto costruttivo che, nel corso delle nostre visite, è sempre stato garantito.
Ferrara, 3.9.2019
Il Direttivo della Camera Penale Ferrarese
L’Osservatorio Carcere della Camera Penale Ferrarese
COMUNICATO STAMPA CONGIUNTO
dell’Osservatorio Carcere dell’Unione Camere Penali e della Camera Penale di Viterbo
23 maggio 2019 Visita alla Casa Circondariale di Viterbo
Una struttura depotenziata dalla mancanza di risorse umane ed economiche, con un enorme contrasto tra la manutenzione degli Uffici e lo stato fatiscente dei luoghi in cui vivono i detenuti. Stanze con muri umidi e pareti scrostate, pochissime docce funzionanti in ambienti con muffa e muri sporchi. I detenuti lamentano la presenza di blatte e topi. I colloqui con il Magistrato di Sorveglianza, a mezzo video, sono tenuti alla presenza della Polizia Penitenziaria. Vietata la visita al reparto dove vi sono detenuti in regime di 41 bis.
L’istituto potrebbe essere un’eccellenza per gli ambienti in cui si svolge l’attività scolastica e lavorativa e per i grandi spazi all’aperto. Falegnameria e sartoria, ben attrezzate, dove si lavora per produrre beni per l’amministrazione penitenziaria, nessuna commessa esterna. Una potenzialità sprecata che dovrebbe essere meglio gestita. Duecento piante di ulivo. L’olio prodotto viene venduto allo spaccio ed il ricavato destinato all’Ente Assistenza del Personale dell’Amministrazione Penitenziaria. Due serre, per la coltivazione di semi e germogli. Solo sei detenuti impegnati per ciascuna attività, con tempi ridotti per mancanza di risorse economiche. Per la costante richiesta si svolgono turni, ma sono pochissimi i detenuti a cui è consentito tale attività.
Presenti 572, con una capienza regolamentare di 431 unità. Ma non è il sovraffollamento il male peggiore dell’istituto. Il passaggio dalla zona uffici e laboratori a quella detentiva è raccapricciante. Le piccolissime stanze che ospitano i detenuti sono in condizioni vergognose e le docce in comune, di cui solo la metà funzionanti, sono in uno stato inimmaginabile dove la muffa è dappertutto. Due detenuti per stanza, non vi sarebbe la possibilità di una terza presenza. Forse si raggiungono i 3 mq. di spazio a testa, ma comprendendo anche il mobilio. Alcuni detenuti lamentano la presenza di blatte e topi e per quello che è stato visto, vanno creduti. Materassi e cuscini di gommapiuma lercia e rotta. Stato igienico complessivo propedeutico per malattie infettive ed altro.
Possibilità per il Magistrato di Sorveglianza di avere il colloquio con il detenuto dal suo ufficio, a mezzo video, mentre l’interessato si trova in una stanza attrezzata per il collegamento. Sorprende che a tale attività assista personale della Polizia Penitenziaria.
Preoccupante il divieto di visitare gli spazi di detenzione del reparto destinato al 41 bis.
Roma/Viterbo, 27 maggio 2019
I Responsabili dell’Osservatorio Carcere UCPI
Avv.to Riccardo Polidoro
Avv.to Gian Paolo Catanzariti
I Responsabili per il Lazio
Avv.ti Roberta Giannini e Marco Russo
La Camera Penale di Viterbo
Il Presidente
Avv.to Roberto Alabiso
LE VISITE DELL’ OSSERVATORIO
Casa Circondariale di Trento – 23 marzo 2019
Il 23 marzo 2019, il responsabile nazionale dell'Osservatorio Carcere, Gianpaolo Catanzariti, ed il responsabile per la Regione Trentino Alto-Adige, Filippo Fedrizzi, unitamente ad una delegazione della Camera Penale di Trento composta da Giovanni Ceola, Giovanni Guarini, Andrea Stefenelli, Ingrid Avancini, Teresa Gentilini e Veronica Manca, hanno visitato la Casa Circondariale di Trento, dopo i recenti episodi di suicidio verificatisi e la rivolta avvenuta il 22 dicembre dello scorso anno scatenatasi proprio dopo il suicidio di un giovane detenuto.
Già in precedenza, nell’ottobre del 2017, l’Osservatorio Carcere aveva visitato la struttura trentina. Per maggiori dettagli
Con la odierna visita, oltre all’acquisizione delle informazioni e dei dati più rilevanti sulle condizioni detentive all’interno dell’Istituto, per la prima volta ed in via sperimentale, si è somministrato un questionario, tradotto in lingua inglese ed in lingua araba, appositamente predisposto dalla Camera Penale di Trento, con il supporto di uno psicologo esperto di soggetti che versano in stato di detenzione, direttamente ai detenuti.
Trenta domande a risposta multipla per sentire direttamente dalla voce dei detenuti, che hanno inteso liberamente aderire al progetto, le condizioni della detenzione presso il carcere di Trento e per capire le radici del disagio.
Un esperimento pienamente riuscito, per dare voce a chi non ha voce, i cui risultati verranno elaborati e resi pubblici. Pochissimi i detenuti che non hanno risposto al questionario.
La costruzione dell’Istituto, finanziata dalla Provincia Autonoma di Trento, come riportato anche nella precedente relazione, è terminata nel 2010. Il 17 dicembre dello stesso anno vi è stata l’inaugurazione e il trasferimento dei detenuti dalla vecchissima Casa Circondariale di Via Pilati (costruzione di epoca asburgica, adiacente il Palazzo di Giustizia, nel centro cittadino) alla nuova struttura di Via Beccaria a Trento Nord. L’accordo tra Provincia Autonoma di Trento e Ministero prevedeva che il nuovo carcere dovesse contenere al massimo 240 detenuti, mentre tale soglia è stata ben presto superata. D’altra parte anche il personale della polizia penitenziaria è risultato ridotto all’osso e ben al di sotto di quanto sarebbe necessario per garantire la piena operatività di una struttura pensata per essere un carcere di livello mitteleuropeo. La delegazione, assente il Direttore, il Sanitario ed il Capo dell’Area Educativa, è stata accolta dal Comandante ed accompagnata, durante tutto il corso della visita, da un Assistente Capo della Polizia Penitenziaria.
LA STRUTTURA
L'Istituto, di recente costruzione, dotato di particolari apparati atti alla domotica, comprende il padiglione maschile, quello femminile e quello destinato alla semilibertà. Il maschile comprende al suo interno nr. 8 sezioni di cui nr. 2 destinate ai detenuti cosiddetti protetti; quello femminile comprende nr. 2 sezioni (allo stato, è utilizzata solo quella sita al primo piano detentivo) mentre all'interno del padiglione “semilibertà” si trovano, oltre ai detenuti in regime di semilibertà, anche quelli in Art. 21 O.P. Sia nel padiglione maschile che in quello femminile, al piano terra, si trovano l’infermeria di reparto, gli ambienti destinati alle attività formative, scolastiche e lavorative. All’altra estremità, invece, è situato il reparto destinato ai colloqui visivi con familiari e difensori.
PRESENZE E CAPIENZA. INFORMAZIONI, CONOSCENZA E TRASPARENZA
Al momento della visita i detenuti presenti erano 275, di cui 24 donne e 251 uomini, su una capienza regolamentare di 415 detenuti con una tollerabilità dichiarata in 449 (spazi minimi pro capite considerato ogni settore di istituto).
Il numero dei detenuti è, ovviamente, stato notevolmente ridimensionato dopo i tragici eventi di novembre allorquando le presenze erano pari a 348
Come spesso accade, anche a Trento non vi è ancora un regolamento interno dell’istituto, esistendo una bozza trasmessa al Dipartimento ed in attesa di approvazione.
Da quanto riferito, ad ogni detenuto viene consegnato, al momento dell’ingresso, un vademecum, redatto in lingua madre, esplicativo delle disposizioni contenute nell’O.P. e delle disposizioni interne.
Al detenuto appena entrato viene dato il kit con prodotti igienici sanitari.
L’istituto ospita 214 detenuti definitivi e 38 in attesa di giudizio, senza distinzione alcuna di sezione.
La maggior parte della popolazione detenuta è straniera (185) con 160 extra-comunitari. Gli europei sono 25, provenienti dalla Romania.
Le nazionalità con una maggiore rappresentatività sono Albania, Marocco, Tunisia, Nigeria, Algeria.
Erano presenti 59 tossicodipendenti non collocati in alcun reparto particolare.
I titoli di reato per cui i detenuti stanno scontando la pena sono riconducibili a quelli previsti dall’art. 73 DPR 309/90, poi furti, rapine e reati c.d. sessuali.
In ogni sezione si trovano una cella per disabili che ospita al massimo due detenuti (disabile più il piantone), tredici celle per tre posti ciascuno ed una cella di dimensioni più ampie in cui sono ubicati di regola quattro detenuti.
Tuttavia, nella sezione femminile vi è una signora invalida, affetta da sclerosi multipla, la quale ha riferito che dalla porta della cella non passa la carrozzina, di talché deve usare un girello.
Tutte le celle sono fornite di docce e di una stanza separata con wc nonché di uno spazio per poter cucinare.
Non è stata riferita alcuna difficoltà circa l’erogazione dell’acqua, nemmeno nel periodo estivo, così come per quella calda disponibile h 24.
Vi è un impianto di riscaldamento con termosifoni e per rinfrescamento utilizzano il ricircolo naturale dell’aria.
Inoltre, ogni sezione ha una sala lavanderia munita di lavatrici ed una sala socialità.
Le sale di socialità risultano allo stato completamente spoglie ed alcune addirittura inagibili, essendo state gravemente danneggiate nel corso della rivolta. I calcetti (calcio balilla) presenti durante la visita del 2017 sono stati completamente distrutti.
Le sezioni sono tutte sottoposte al regime porte aperte, ad eccezione di quella che ospita i “non meritevoli” (sezione G).
Il blindo è aperto dalle 7,30 alle 22,00; le celle dalle 8,30 alle 11,30, dalle 12,30 alle 15,30, dalle 16,30 alle 18,30.
Ai detenuti vengono garantiti sei colloqui visivi al mese, salvo che per quelli ristretti per reati di cui al primo comma dell’art. 4 bis OP
Tutti vengono svolti nella comune saletta colloqui in grado di ospitare 15 detenuti, ognuno dei quali è ammesso a ricevere fino a tre congiunti.
I colloqui, di norma, durano un’ora salvo che il detenuto abbia richiesto di cumulare più colloqui per ragioni riconducibili alla distanza del luogo di residenza dei congiunti.
E’ possibile utilizzare, purché le condizioni climatiche lo consentano, per i colloqui con bambini, l’area verde. Sia l’area verde presso il nido che una saletta d’attesa sono concepite ed arredate per attenuare l’impatto che la struttura può avere sui minori. In ogni caso ogni saletta reca dei disegni tali da favorire l’ingresso dei bambini all’interno della struttura. Presso il Block House operano anche le volontarie che impegnano i bambini durante le fasi di attesa con attività ricreative.
I familiari possono portare oggetti al detenuto, nei limiti imposti dall’Ordinamento Penitenziario. Gli alimenti devono essere consegnati in confezione integra e devono essere prodotti normalmente commercializzati all’esterno. Gli insaccati e i formaggi sono consentiti solo se presentati in confezioni trasparenti e in formato a fette.
AREA SANITARIA
Per quel che riguarda l’area sanitaria, dopo la rivolta del dicembre 2018 è in corso una sua radicale ristrutturazione (anche in considerazione dell’anomalo numero di suicidi registrato negli ultimi tempi).
In particolare, il reparto sanitario prima dipendeva dal Pronto Soccorso dell’Ospedale S. Chiara di Trento e gestiva sia l’assistenza di base che la gestione delle urgenze.
Tuttavia, non vi era un centro diagnostico, né un pronto soccorso con personale medico sempre presente, che garantisse l’assistenza nelle situazioni di emergenza H24, sicché, in caso di urgenza, il detenuto veniva trasportato al pronto soccorso mediante il servizio del 118 o, nei casi meno gravi, veniva allertata la guardia medica esterna.
Inoltre, lo psichiatra (come pure gli operatori del SER.D.) erano presenti una sola volta in settimana per 4 ore, e ciò nonostante la presenza di numerosi soggetti con problemi psichiatrici e/o di dipendenza, oltretutto ospitati nelle sezioni comuni insieme a tutti gli altri detenuti.
Adesso, invece, l’Azienda Sanitaria ha deciso che l’area sanitaria non faccia più capo al Pronto Soccorso dell’Ospedale S. Chiara (sempre in sofferenza per mancanza di medici e per il surplus di lavoro), ma divenga un’area autonoma, facente riferimento all’A.O.F. (Articolazione Organizzativa Fondamentale) Servizio territoriale e all’Area delle cure primarie, ciò che dovrebbe garantire il reperimento di personale medico (eventualmente anche in regime di convenzione) con maggiore facilità, e così garantire una copertura H24.
In particolare, si è previsto che i medici dovrebbero passare da 1,5 a 4-5 unità, mentre gli infermieri da 10 a 14 unità.
Anche le ore di presenza dello psichiatra dovrebbero essere implementate, fino a raggiungere le 14 – 16 ora la settimana, come pure la presenza del personale del SER.D. (medico e psicologo).
CUCINA, ALIMENTAZIONE, PASSEGGI
Sia nel reparto femminile, sia in quello maschile è attiva una cucina. Nella prima lavorano 2 cuoche ed un’inserviente mentre nella seconda lavorano, alternandosi, 6 detenuti al fine di garantire la colazione, il pranzo e la cena.
E’ possibile soddisfare le esigenze alimentari per chi necessita di diete particolari o a seconda della fede religiosa.
Il menù, estivo e/o invernale, viene stilato dal Ministero della Salute e divulgato agli utenti mediante tabelle affisse oltre che in cucina anche nelle sezioni detentive.
Durante la visita si è potuto verificare il contenuto del carrello contenente il vitto per il pranzo e la qualità del cibo appariva soddisfacente.
L’ora d’aria è regolamentata in due fasce orarie giornaliere: una al mattino (dalle 9.00 alle 11.00) ed una al pomeriggio (dalle 13.00 alle 15.00).
Viene garantita mediante l’utilizzo dei cortili passeggi interni. Una per ogni sezione.
ATTIVITA’ SPORTIVE E TRATTAMENTALI
Vengono praticate attività sportive e ricreative con l’utilizzo di un campo da calcio interno ed uno esterno, di una palestra e con giochi di società.
Quanto alle attività trattamentali, si segnala l’utilizzo di tutti i locali ad esse destinati, occupati in quasi tutte le fasce orarie.
Vi sono circa 10 aule scolastiche del Reparto Trattamento F; 7 locali destinati ad attività varie del Reparto Trattamento G; 4 capannoni del Reparto Lavorazioni; la lavanderia, la biblioteca, 2 palestre, il campo sportivo esterno ed il teatro, per quanto riguarda la Sezione Maschile. In quella Femminile vi sono 3 aule formative, la biblioteca e la lavanderia.
Durante l’anno scolastico e formativo non residuano nell’istituto trentino spazi trattamentali inutilizzati – se non nella fascia tardo pomeridiana – segnalandosi per contro la saturazione di tutti gli ambienti utili allo scopo.
LAVORO
Sono state accolte tutte le proposte provenienti dall’esterno, anche per i detenuti cd. protetti: 5 cooperative datrici di lavoro o di formazione remunerata (Kaleidoscopio/Chindet nell’imbottigliamento detersivi, Kinè nella digitalizzazione, Venature nella lavanderia maschile, Sfera nella coltivazione del verde) occupano i 4 capannoni del Reparto Lavorazioni, la lavanderia industriale e l’ex refettorio, garantendo decine di posti occupazionali/formativi pagati. La lavanderia femminile è invece, come la cucina femminile, a carico della amministrazione.
Nel 2017 sono stati occupati, in istituto, mediamente 170 detenuti/e alla volta, dei quali circa 110 nelle mansioni intramurarie e i restanti nelle cooperative, assunti o coinvolti in progetti di tirocinio comunque remunerati.
Nel 2018 tale numero è sceso, in ragione da un lato del raddoppio delle spese di mantenimento, dall’altro del quasi raddoppio dell’importo delle mercedi intramurarie, obbligando, così, una riduzione della pianta organica dei lavoranti alle dipendenze dell’Amministrazione (da circa 110 posti agli attuali 60-70 oltre ad una decina al Femminile.
In dettaglio:
nel 2017 sono stati complessivamente assunti dalla Direzione o dalle cooperative datrici di lavoro 358 detenuti maschi e 32 donne, quasi tutti su più turni bimestrali o trimestrali ripetuti; circa un centinaio, anche tra quelli assunti, hanno frequentato il locale laboratorio di assemblaggio, formalmente configurato come corso di formazione per i prerequisiti lavorativi anche se poi, erogando gettoni presenza di discreta consistenza, è stato economicamente considerato equivalente ad un turno di lavoro intramurario. I tempi di attesa per un turno di lavoro sono stati intorno ai 2-3 mesi, e dunque in un anno sarebbero stati garantiti a ciascuno minimo 6 mesi di attività remunerata;
Nel 2018 hanno lavorato nell’intramurario alle dipendenze dell’Amministrazione 280 detenuti maschi e 32 donne, spesso su più turni con cadenza mediamente bi o trimestrale (2 mesi di lavoro e 2-3 di attesa).
Sia nel lavoro intramurario che nelle cooperative Kaleidoscopio (assemblaggio) e Venature (lavanderia) sono previsti turni appositi, per lo più tardo-pomeridiani, per i detenuti protetti.
SCUOLA E FORMAZIONE
La formazione professionale si interseca con i percorsi occupazionali e scolastici:
alcuni detenuti iscritti alla I liceo frequentano non il LES ma lezioni generaliste al mattino e un percorso alberghiero pomeridiano gestito dall’Istituto Alberghiero di Levico;
le cooperative Kaleidoscopio e Chindet, che unitariamente gestiscono il grande laboratorio di imbottigliamento detersivi, lo fanno sia assumendo manodopera detenuta (Chindet) che anche offrendo moduli formativi bimestrali pagati (Kaleidoscopio), come sopra precisato;
la cooperativa Sfera, nella sua attività di coltivazione di zafferano, cavoli ed erbe aromatiche, nel 2018 sta utilizzando non assunzioni ma tirocini remunerati;
la formazione “pura” è quella del centro Pertini (corsi di acconciatura ed estetica femminile ed acconciatura maschile) e dell’Istituto Alberghiero di Levico (pasticceria femminile), quest’ultima integrata da moduli brevi di cake design finanziati dal club Soroptimist.
CULTURA, RELIGIONE, SPORT
Grazie alla doppia esperienza annuale di Toni Marci e di Emilio Frattini (oggi sostituito da ANDERLE di Finisterrae Teatri) viene garantito un percorso teatrale pressoché permanente, affiancandosi ad altre esperienze laboratoriali che occupano alcuni mesi dell’anno, quali quelle:
pittoriche (soprattutto a cura del Museo Diocesano);
scacchistiche (a cura di maestri cittadini);
del club alcologico (a cura del Servizio Alcologia e di CTS-Progetto Uomo);
di auto mutuo aiuto (a cura di a.m.a.);
di Costituzione/legalità (a cura di APAS e facoltà di Giurisprudenza);
della redazione del giornale intramurario (a cura di APAS);
del bricolage estivo proposto dai volontari della caritas;
della catechesi proposta dal Cappellano e da Volontari anche con interventi filmici o musicali.
di addestramento all’imprenditorialità proposto da soggetti privati.
Pittura, redazione del giornale, proposte religiose, laboratori sulla legalità propongono, da soli o in aggiunta a quelli per i detenuti ordinari, anche interventi specifici per i cd. protetti.
In istituto è presente un Imam per la preghiera collettiva del venerdì, alcuni Testimoni di Geova, membri dell’Assemblea della Chiesa di Dio in Italia e, da ultimo, un Pastore ortodosso.
E’ presente un cappellano che svolge nelle due cappelle dell’istituto, maschile e femminile, i riti della religione cattolica.
Il responsabile della Comunità Islamica, che coordina la preghiera presso la locale moschea maschile, accede due volte al mese.
E’ molto intensa la presenza dei testimoni di Geova e delle Chiese di Dio in Italia.
E’ stato autorizzato a frequentare l’istituto un pastore ortodosso, che però attualmente non risulta svolgere con regolarità il suo ruolo.
Il cappellano cattolico ha riferito che sarebbe prevista per l’ultima settimana di maggio, in collaborazione con l’associazione pensionati della Val di Non, un cammino ovvero un percorso a piedi nell’alta Val di Non per i detenuti ritenuti meritevoli (massimo 5 persone), mediante il ricorso all’istituto del permesso premio.
Il pernottamento è presso l’oratorio di Romeno. I detenuti meritevoli verranno segnalati dall’area educativa e forse ci sarà anche una detenuta.
Nel corrente 2019 si prevede di attivare un laboratorio di psicoterapia di gruppo per sex offender (su finanziamento congiunto di Fondazione Caritro e Fondazione Trentina Volontariato Sociale) e un progetto di educazione alla salute rivolto all’intera popolazione detenuta promosso dal Dipartimento alla salute della PAT;
Escludendo il lavoro, ma ricomprendendo tutte le altre attività trattamentali anche variamente remunerate (ad es. la formazione professionale di Kaleidoscopio):
nell’anno scolastico e formativo 2016-17 hanno svolto attività educative 465 detenuti diversi, donne e protetti compresi: costoro, frequentando più attività ciascuno, hanno garantito complessive 1283 unità/frequenza.
nell’anno scolastico e formativo 2017-18 hanno svolto attività educative 460 detenuti diversi, donne e protetti compresi: costoro, frequentando più attività ciascuno, hanno garantito complessive 1360 unità/frequenza.
Dunque, considerando che il turn over complessivo di questo istituto è di circa 450/500 detenuti in entrata e in uscita ogni anno, se ne deduce che quasi tutte le persone che sono transitate in questo istituto sono state coinvolte in attività trattamentali.
Talvolta si è trattato di un coinvolgimento minimo (un laboratorio teatrale in settimana, un incontro alcologico in settimana), talaltra la partecipazione è stata più intensa (scuola al mattino, lavoro al pomeriggio, magari qualche laboratorio estemporaneo il tardo pomeriggio).
SPORTELLI INFORMATIVI E DI SOSTEGNO
Il counselling proprio di tali sportelli è fornito dagli interventi di:
APAS (segretariato sociale e aiuto al reinserimento);
ATAS-Cinformi (segretariato sociale e consulenza mirati sui detenuti stranieri);
Comunità Girasole (predisposizione di progetti comunitari per situazioni di marginalità sociale);
Odos di Bolzano (segretariato sociale e aiuto al reinserimento per i provenienti dal territorio bolzanino);
Unità di Strada (preparazione e aiuto alle dimissioni);
Caritas (sportello vestiario);
Sportello previdenziale ACLI e APAS (consulenza su disoccupazioni, assegni familiari, ecc.)
CRVG 8accoglienza ai familiari i giorni di colloquio);
Politiche sociali PAT e ALFID (progetto genitorialità);
Giuristi dentro (consulenza giuridica e contatto con i legali);
Dunque, ogni anno accedono alla struttura complessivamente, per garantire l’architettura del versante trattamentale sopra delineato, oltre 500 soggetti. Di questi:
circa 150 sono autorizzazioni ex art 17 per operatori stabili, necessari a garantire la gestione dei poli lavorativo, scolastico, formativo;
un altro centinaio di soggetti esterni viene nell’arco dell’anno accreditato temporaneamente, per i mesi necessari a partecipare ai singoli moduli tematici proposti (corsi legalità, corso disegno, attori o comparse per laboratori teatrali, sportelli informativi vari, ecc.).
un altro centinaio è rappresentato da autisti, tecnici, certificatori, manutentori, fornitori delle varie cooperative che gestiscono in istituto lavoro o formazione professionale;
altri 150-200 soggetti autorizzati ex art. 17 accedono occasionalmente come studenti in visita all’istituto (soprattutto), spettatori degli eventi teatrali, componenti degli occasionali cori religiosi proposti dal Cappellano, ecc.
Le attività sono svolte da soggetti pubblici e privati accreditati:
il polo Rosmini per tutti i livelli scolastici;
l’Istituto Alberghiero di Levico per il corso di cucina
le cooperative (Venature, Kinè, Kaleidoscopio e Chindet, La Sfera) per le attività occupazionali e alcuni percorsi formativi;
il centro Pertini, ancora l’Istituto Alberghiero di Levico e il club Soroptimist per la formazione;
tutti i soggetti privati che propongono attività all’istituto: APAS, ATAS, ODOS, Girasole, Unità di Strada, Caritas, CRVG, ACLI, ALFID, Toni Marci, Finisterre Teatri, Museo Diocesano, A.M.A., club scacchistico, ecc.
L’istituto penitenziario non dispone di una cifra liberamente spendibile per acquistare sul mercato libero attività trattamentali: esso accoglie tutto quanto di valido viene proposto dal territorio.
Sia nella sezione maschile, sia in quella femminile, si trovano le aule computer per la formazione informatica proposta all’interno dei percorsi scolastici.
Nelle sezioni detentive non è altrimenti attivo l’accesso ad Internet.
Vengono concessi singoli PC per il possesso all’interno della camera detentiva solo a singoli detenuti, previa valutazione individualizzata della Direzione.
Nelle due sezioni è presente una biblioteca. Quella situata al Maschile ha circa 6000 pubblicazioni, quella del femminile circa 4000, concernenti tutti i generi di maggiore consultazione.
La biblioteca maschile origina da una datata Commissione ex art 12 ord. penit. che dettò i criteri pluralistici in base ai quali acquistare pubblicazioni.
Nella vita dell’ultimo decennio dell’istituto di Spini, peraltro, si registra la totale mancanza di fondi sul capitolo destinato all’acquisto di libri, e dunque è ormai prassi l’accoglienza continuativa di pubblicazioni provenienti da dismissioni di biblioteche del territorio.
Sia la qualità di tale fonte di ricezione di pubblicazioni che l’estrema difficoltà di individuarle e catalogarne ha frenato l’acquisizione di testi in arabo.
Sia al maschile che al femminile tutti i detenuti accedono al locale biblioteca e scelgono libri da catalogo o per visione diretta o su suggerimento del bibliotecario/a.
Un detenuto, laureato, svolge le funzioni di bibliotecario-scrivano.
Anche al femminile c’è una detenuta bibliotecaria.
Il polo scolastico Rosmini garantisce nei relativi spazi (12-13 aule in tutto il Reparto F e parte del Reparto G siti a Piano terra) alcune decine di moduli scolastici, diversificati per livello, dall’alfabetizzazione di base fino al secondo triennio superiore.
Nell’a.s. 2016-17:
- 257 detenuti maschi e 23 donne hanno frequentato il più generale contenitore dell’alfabetizzazione (comprensivo di decine di moduli di italiano e tematici diversificati per detenuti ordinari e protetti);
- 16 detenuti maschi hanno frequentato la scuola media;
- 54 detenuti maschi hanno frequentato il percorso liceale;
- circa 130 detenuti maschi e 20 donne (gli stessi si cui sopra oppure altri) hanno frequentato i meno intensi ma comunque presenti moduli scolastici estivi 2017.
Nell’a.s. 2017-18:
- 187 detenuti maschi e 10 donne hanno frequentato il più generale contenitore dell’alfabetizzazione (comprensivo di decine di moduli diversificati per detenuti ordinari e protetti e per le donne);
- 49 detenuti maschi e 6 donne hanno frequentato la scuola media;
- 59 detenuti maschi e 9 donne hanno frequentato il percorso liceale;
- 146 detenuti maschi e 20 donne (gli stessi si cui sopra oppure altri) hanno frequentato i meno intensi ma comunque presenti moduli scolastici estivi 2018.
I numeri dell’a.s. 2018-19 attualmente in corso sono di massima sovrapponibili a quelli degli anni precedenti.
Le circa 30 classi scolastiche contemporaneamente attive occupano tutto il Reparto F (circa 10 aule) e parte del Reparto G (altre 3 aule, aperte mattina e pomeriggio) siti a Piano terra.
Due aule sono attive al Femminile.
Tutti i moduli scolastici sono gestiti dal polo Rosmini, con una quarantina di docenti per la scuola curricolare e un’ulteriore quarantina di insegnanti per quella estiva.
Sono frequentati da tutti i detenuti che ne fanno richiesta.
frequentano i percorsi “curricolari” da settembre a giugno, altri 130-140 i moduli tematici estivi.
Fino ad oggi è stata posta particolare attenzione nel preservare i percorsi scolastici dal rischio di sovrapposizione con altre attività: di massima, dunque, chi frequenta scuola mattutina viene avviato ad attività lavorative e formative solo pomeridiane, mentre solo chi non frequenta percorsi scolastici viene avviato a mansioni lavorative mattutine.
I detenuti hanno la possibilità di leggere giornali, quotidiani, settimanali e mensili, acquistati dal sopravvitto oppure donati da enti religiosi o similari. All’interno dell’istituto vi è uno spaccio, con un’impresa esterna di mantenimento che fornisce i generi necessari.
A fronte di una pianta organica individuata con Decreto di n. 229 unità di Polizia Penitenziaria, l’istituto dispone di solo n. 158 unità. La maggiore carenza si rileva nel personale maschile con particolare riguardo al ruolo dei Sovrintendenti e quello degli Ispettori.
108 agenti sono addetti alla vigilanza, 50 negli uffici.
I dipendenti dell’Amministrazione Penitenziaria sono 175
Si annoverano un solo Dirigente e 6 Funzionari, la cui condizione è però piuttosto instabile:
in contabilità ci sono 3 Funzionari e 2 amministrativi, ma 2 unità ormai da anni coprono anche, in servizio di missione, la contabilità della C.C. Bolzano, il cui organico è da altrettanti anni del tutto scoperto;
l’Ufficio Educatori conta 3 Funzionari fissi, quotidianamente operativi. Altri 3 sono da anni distaccati altrove, mentre una unità in aggiunta arriva da fuori per soli 8 giorni al mese.
Come detto, gli Educatori effettivamente presenti sono 3, a 36 ore settimanali ciascuno.
Il numero è fortemente insufficiente, soprattutto se rapportato:
alle presenze medie del 2018 (stabilmente sopra le 350 unità);
al numero di pratiche inoltrate alla Magistratura di Sorveglianza (oltre 1500 all’anno);
all’importante quantità di attività, persone e laboratori trattamentali organizzati;
ai massicci adempimenti statistici e burocratici richiesti.
PROGRAMMA TRATTAMENTALE
Ai sensi dell’art 13 ord. penit., ogni detenuto condannato è sottoposto ad osservazione scientifica della personalità da parte di uno staff multidisciplinare composto da Educatore, assistente sociale e psicologo (eventualmente anche dal Sert) e presieduto dal Direttore.
Al termine del periodo fissato dalla normativa, deve essere redatto un programma individualizzato di trattamento.
Quanto sopra viene effettivamente svolto, nell’ambito però dei limiti dettati dallo scarso apporto fornito dall’UEPE di Trento, dall’elevato turn over di soggetti in espiazione di pene brevi, della mancanza in capo a molti extracomunitari (che rappresentano oltre il 70% dei presenti) di riferimenti esterni.
Deve a tale proposito precisarsi che il beneficio che maggiormente avrebbe dovuto decarcerizzare, soprattutto con riguardo alle pene brevi, e cioè la detenzione domiciliare ex l. 199, è ben poco applicato a causa della mancanza in capo a molti detenuti soprattutto stranieri di effettivo domicilio.
Inoltre, il territorio trentino ormai da molti anni offre davvero poco in termini di possibile occupazione esterna dei detenuti: tolti singoli “posticini” in APAS, Talea e ALPI, l’attenzione dell’associazionismo e cooperativismo trentino per il carcere (i cui detenuti non sono purtroppo lavorativamente molto appetibili) è davvero scarsa.
Inoltre, negli ultimi anni sono stati trasferiti a Trento numerosi detenuti provenienti dalle carceri congestionate delle regioni limitrofe, con conseguente difficoltà non soltanto di garantire loro un effettivo esercizio del diritto all’affettività, ma anche di elaborare seri programmi trattamentali volti al reinserimento del detenuto in un contesto territoriale diverso da quello di provenienza e di residenza della sua famiglia.
Inesistente, infine, l’interesse del mercato produttivo libero.
Gli assistenti sociali dell’UEPE di Trento sono poche unità, che vengono periodicamente integrate da contratti annuali per psicologhe o master.
In base a recente convenzione col carcere, l’UEPE interviene nell’attività di osservazione solo quando c’è una effettiva risorsa esterna da verificare, ma anche in tali casi la fatica di tale Ufficio nell’erogare compiutamente e stabilmente detto servizio – se rapportata alla quantità di utenza detenuta e in esecuzione esterna – è evidente.
Gli assistenti volontari in senso stretto, quelli autorizzati ex art. 78 ord. penit. sono 3, svolgono attività di sostegno morale nei confronti dei detenuti richiedenti.
La forma di volontariato più significativa per l’istituto è quella che riguarda i gestori e partecipanti dei vari laboratori tematici e sportelli informativi, che nell’arco di un anno coinvolge centinaia di persone appositamente autorizzate ex art 17.
L’Istituto dispone di n. 17 veicoli totali. 6 per il trasferimento dei detenuti, 8 in uso al personale, 2 per trasporto di materiale ed 1 trattore.
Il Magistrato di Sorveglianza viene in Istituto, due volte al mese, incontrando i detenuti. La visita della struttura avviene 1/2 volte al mese
Una volta l’anno si riscontrano visite di Ministri, Membri del Parlamento, Componenti CSM, Presidenti di Corte di Appello, Procuratori Generali, Presidenti di Tribunale, Procuratori della Repubblica, Consiglieri Regionali, Prefetti, Questori, Capo Gabinetto dell’Amministrazione Penitenziaria, Provveditore. Talvolta con visite di cortesia programmate oppure non annunciate.
L’Istituto trasmette le nomine dei difensori effettuate dal detenuto al Consiglio dell’Ordine di appartenenza dell’Avvocato.
CONSIDERAZIONI FINALI
La visita presso il carcere di Trento ha consentito alla delegazione di toccare con mano alcune criticità segnalate dagli stessi detenuti e che, comunque, i dati raccolti non sembrano smentire.
Il punto dolente del percorso trattamentale, con specifica attenzione alla valutazione conclusiva, riguarda l'operato della Magistratura di Sorveglianza in termini di tempestività delle risposte, al pari del lavoro svolto, in maniera specifica, dagli educatori, in numero certamente inferiore alle previsioni ed alle aspettative di una struttura come quella trentina.
E' chiaro che una intempestiva risposta, sia quanto al lavoro svolto dagli educatori, sia quanto alla Magistratura di Sorveglianza, inevitabilmente si riverbera sulla condizione anche di natura psicologica dei detenuti, molti dei quali già subiscono una lesione ed un contraccolpo anche sul loro diritto all'affettività e sul percorso di risocializzazione avviato stante la lontananza dai loro familiari e dal territorio di appartenenza.
Si è registrato, infatti, di recente, un preoccupante fenomeno di trasferimento presso la Casa Circondariale di Trento di detenuti provenienti da altre regioni, con conseguente ulteriore aggravio del rapporto numerico tra detenuti, educatori e personale di polizia penitenziaria presente nella struttura trentina e con maggiore difficoltà di reinserimento sociale di persone prive di stabili punti di riferimento sul territorio ove sono detenute.
Visite agli Ospedali Psichiatrici Giudiziari e alle REMS
31 maggio 2016 – REMS di Volterra
Il 31 maggio 2016, il componente del direttivo dell’Osservatorio Carcere, Gabriele Terranova, unitamente ai Referenti della Camera Penale di Firenze e di Pisa, Luca Maggiora e Serena Caputo, ha visitato la Rems di Volterra.
L’istituto, inaugurato nel mese di dicembre 2015, è stato ricavato all’interno dell’Ospedale della città, molto rinomato in questa zona in particolare per il reparto ortopedico, che si raggiunge dopo aver costeggiato le suggestive mura medievali del centro cittadino. La struttura ospedaliera composta da vari edifici è immersa nel verde all’apice della collina ma non possiamo fare a meno di notare che la Rems, motivo di orgoglio per il sindaco della città, è stata ricavata nell’ala estrema dell’ultimo degli edifici, quello più lontano rispetto al centro cittadino, quasi a volerla nascondere.
Il reparto poi, anche a non volerlo notare, si riconosce subito, perché a differenza degli altri edifici circondati da giardini incorniciati da splendide piante secolari, è arginato da cancellate di ferro e lunghe sbarre, rese meno austere solo perché dipinte di colore bianco, come a volere attutire l’austerità delle recinzioni.
Mentre aspettiamo di essere tutti, ci sediamo sull’unica panchina di fronte all’ingresso e, memori delle lunghe code di familiari che spesso ci capita di vedere di fronte al carcere, quella panchina isolata ci sembra insufficiente.
In verità, in attesa non c’è nessun familiare, più tardi infatti apprenderemo che i colloqui con i familiari sono stabiliti per soli 2 giorni alla settimana (molto meno di un carcere!) ma che il personale medico, a sua discrezione, cerca di favorire gli incontri con i pazienti oltre questo limite assolutamente incongruo per un luogo di cura, non più istituto giudiziario.
L’unica persona in vigilanza presente in tutta la struttura, priva ovviamente di agenti di polizia penitenziaria, si trova all’ingresso: non ci sono le formalità di controllo di un istituto di pena, ma le modalità di accesso sono analoghe, anzi più farraginose, di quelle di un carcere. Per entrare è necessario oltrepassare almeno tre cancelli sbarrati; di fronte ad ogni cancello è presente un allarme da suonare ed è necessario attendere l’apertura, cosa che non avverrà, ci spiegano, fintanto che tutte le altre uscite non saranno contemporaneamente chiuse; veniamo accompagnati dal personale medico e per oltrepassare tutti e tre i cancelli trascorrono almeno 5/6 minuti resi insopportabili dal rumore continuo degli allarmi che suonano senza interruzione: la dottoressa che ci scorta ci confida subito che tutto il personale medico è ossessionato da questo rumore e che questa farraginosità di ingresso non li fa sentire affatto tutelati, tutt’altro, dal momento che in caso di pericolo, sono consapevoli che l’agente non potrà avere accesso immediato ai reparti. Si ipotizza che il tecnico che ha progettato la struttura, consapevole dell’assenza della polizia penitenziaria, abbia voluto intensificare i sistemi di controllo meccanici per sopperire a quella che è stata percepita come una “carenza” di sicurezza.
L’ingresso al reparto del piano terra, per fortuna ci rincuora: l’impressione iniziale è che si tratti di una struttura ospedaliera a tutti gli effetti, nuovissima ed ordinata, con bei corridoi luminosi, alcune stanze dei degenti tutte aperte, ben pulite e sistemate, un piccolo bar/spaccio con alcuni tavolini dove si trovano alcuni “pazienti” impegnati a giocare a carte e spazi comuni; i pazienti sono tutti vestiti come se fossero pronti per uscire, nessuno è in pigiama a differenza di un ospedale, alcuni ci guardano da lontano, altri si avvicinano incuriositi. Un paio di loro ci seguono a passo lento un po’ smarriti, si vede che non stanno bene e questo un po’ ci rattrista e commuove allo stesso tempo. Uno di loro ci mostra la sua stanza orgoglioso del poster del Pisa appeso sulla testata del letto, è ben speranzoso che possa passare in B: ad oggi avrà già gioito per la notizia e speriamo che questo gli abbia fatto bene.
Tutte le stanze hanno uno, massimo due letti, gli armadietti, le finestre, il bagno esterno grande e nuovo spesso comune a più stanze. Tutti i pazienti si muovono liberamente, possono stare negli spazi comuni allestiti con sedie e tavolini. Al piano terra nessuno di loro è affiancato dal personale medico, al piano superiore, dove si trovano pazienti più problematici si avverte un maggiore “controllo”.
Dal bar si può accedere al giardino esterno, ma l’accesso al prato è impedito da un’ ulteriore fila di lunghe sbarre bianche poste a quadrato, come a formare una piccola “gabbia”: all’interno della stessa sull’unica sedia presente notiamo, una persona intenta a fumare che guarda a terra; non alza lo sguardo nemmeno quando lo salutiamo. Lo spazio interno alla recinzione di sbarre è molto piccolo e siamo costretti ad entrare non più di due alla volta per vedere il giardino, purtroppo inaccessibile.
Appeso alle sbarre troviamo un accendino legato con uno spago ed un posacenere artigianale per scuotere la cenere, una scena classica per le sbarre di una cella di un carcere, abbastanza anomala per questa struttura, dove non si comprende perché i ragazzi non possano accedere liberamente all’esterno dove si trova un prato verde e rigoglioso, privo di luoghi di pericolo, dal momento che non potrebbero mai uscire dalla struttura, interamente circondata da sbarre.
La dott.ssa che ci accompagna ci racconta che in una occasione uno dei “pazienti” più problematici con istinti molto violenti, l’ha trattenuta all’interno di questa “celletta”, chiudendola dentro e minacciando violenza contro chi tentava di avvicinarsi: lo racconta tutto sommato con una certa tranquillità, condividendo con noi il giudizio negativo su tale scelta strutturale (le sbarre!) e dimostrando una certa sicurezza sul fatto che il paziente, che lei segue personalmente, non le avrebbe mai fatto del male, anche se spesso diventa difficile contenere le sue reazioni così come sarà difficile il suo reinserimento nella società.
Al piano terreno è presente l’unica stanza a disposizione del personale, dove veniamo accolti dal direttore sanitario, Dott. Alfredo Sbrana, dal responsabile della struttura, da alcuni medici psichiatri dell’Ospedale, da altri rappresentanti del personale infermieristico ed educatori, per la maggior parte donne ed ognuno di loro pronto a rispondere alle nostre domande: all’interno della rems si trovano 8 medici psichiatri, 10 educatori professionali e tecnici per la riabilitazione psichiatrica, 30 infermieri, 12 o.ss e uno psicologo. I pazienti attualmente presenti sono 28, dei quali 12 sono toscani (7/8 trasferiti qui dal vecchio opg di Montelupo Fiorentino), 3 umbri, alcuni liguri e sardi, anche se non si potrebbero accogliere pazienti non residenti nella regione toscana. In futuro sono previsti 32/33 pazienti. Apprendiamo che sono ricoverati nella struttura almeno 10/12 pazienti stranieri, “ senza nome” ossia condannati come alias, che non parlano la lingua italiana e con i quali il medico psichiatra, per questa ragione, non è in grado di svolgere correttamente i colloqui e le sedute terapeutiche assolutamente necessarie, insieme alla somministrazione dei farmaci, per la cura della malattia mentale dalla quale sono affetti.
Il personale presente è numericamente sufficiente, ma essendo la rems ancora in fase di assestamento (un piano della struttura è ancora chiuso e deve essere terminata la ristrutturazione) ci sono ancora molte carenze soprattutto per le attrezzature fornite: in tutta la struttura c’è un solo computer su cui lavorare, c’è un solo telefono per ognuno dei due piani presenti da cui chiamare in caso di emergenza e pertanto invece di essere tenuto con sé dal medico, si trova appoggiato in terra nella stanza comune dove medici ed infermieri lavorano insieme, i medicinali forniti sono però più che sufficienti per le esigenze e gli armadietti che ci vengono mostrati ne sono stracolmi. L’ambiente è sereno e si avverte un clima di forte collaborazione.
Il personale medico ci informa che la maggior parte dei pazienti sono affetti da gravissime problematiche e che il loro reinserimento all’esterno sarà molto difficile anche se i programmi prevedono il reinserimento in società di tutti i pazienti attualmente ricoverati, ad eccezione di uno di loro: i medici, per quanto di loro competenza, predispongono dei piani terapeutici individualizzati, attraverso i colloqui e le cure farmacologiche, e come in una normale struttura ospedaliera, cercano per step di raggiungere l’obiettivo di curare la malattia mentale e di contribuire in tal modo al graduale reinserimento nella società. Apprendiamo però che coloro che sono affetti da gravi schizofrenie non potranno mai guarire del tutto e che per tutta la vita dovranno essere curati e monitorati. Nella struttura ci sono ragazzi giovanissimi 20 max 30 anni “condannati” in modo perpetuo a questa malattia.
Sul piano della curabilità di questa tipologie di malattie la visione non è certo ottimistica, così come la scienza medica non è affatto in grado allo stato di porre in correlazione la malattia con il tasso di recidiva, poiché non ci sono sufficienti dati statistici.
Secondo la valutazione “puramente medica” gli psichiatri con cui ci confrontiamo ritengono che allo stato attuale il 20/30 per cento dei pazienti non sia ancora pronto per essere reinserito nella società, per i restanti pazienti sono state formulate già diagnosi positive ma gli stessi sono in attesa del provvedimento del magistrato di sorveglianza, che non è mai tempestivo ed anzi, spesso, necessita di conferme o rivalutazioni sanitarie.
Gli step per il turn over ed il reiserimento sociale in ottemperanza alla L. 9/2012 prevedono il passaggio dalla rems, ove è prevista la cura e la stabilizzazione dei pazienti alla Comunità Morel 3 (sempre a Volterra) che ospita pazienti in “licenza finale esperimento” o comunque alla fine della misura di sicurezza oltre alla struttura a vocazione riabilitativa con minore intensità assistenziale cd. centro “Basaglia” di Pisa, dove i pazienti in libertà vigilata non detentiva o con misure di sicurezza, sono tenuti insieme ad altri pazienti con problematiche psichiatriche.
I parametri della normativa sono quindi, almeno formalmente, tutti rispettati.
Conquistare la libertà non è facile per questi “pazienti” così come non è facile per noi riconquistare l’uscita, scendiamo le scale, rifacciamo la trafila dei cancelli e degli allarmi e quando siamo fuori, non possiamo far a meno di girarci a cercare quella “gabbietta” sul prato e sperare che non ci sia più nessuno che guardi a terra fumando, consapevoli del fatto che almeno per ora non sarà così.
La relazione è di Serena Caputo- Referente dell’Osservatorio Carcere per la Camera Penale di Pisa
20 ottobre 2015 - O.P.G. NAPOLI
L’Osservatorio è stato contattato dalla redazione del TG3 Campania della RAI, per un servizio televisivo sugli O.P.G. della Regione.
All’indomani del documento e del comunicato stampa dell’Unione sugli OPG, l’invito è stato accolto volentieri.
Ad oltre sei mesi, infatti, dalla formale chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, l’Unione Camere Penali Italiane, con il suo Osservatorio Carcere, ha lanciato l’allarme per una situazione che rischia drammaticamente di peggiorare travolgendo i principi di diritto e di civiltà che sono alla base della riforma.
Al 12 ottobre 2015, vi sono ancora 220 internati negli O.P.G. e le Regioni, quelle che hanno già le REMS (Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza), hanno comunicato che non vi sono più posti per accogliere altre persone nelle loro strutture, già sovraffollate. Per rendersi conto delle effettive condizioni in cui gli internati sono detenuti si pensi che a Castiglione delle Stiviere – prima O.P.G., oggi REMS – dove si era ipotizzato di costituire 8 REMS, ciascuna per 20 unità - allo stato vi sono ben 270 presenze.
La struttura di Castiglione delle Stiviere, a cui è stata solo cambiata la targa all’ingresso, da OPG a REMS, è diventata la “residenza” nazionale, ospitando soggetti provenienti da tutta Italia.
La Legge è, pertanto, tradita e l’UCPI chiede un intervento immediato. Le Regioni sono in gran parte inadempienti nonostante i rinvii che vi sono stati in passato per l’entrata in vigore della Legge ed il Governo deve fare la sua parte, con le risorse necessarie e facendo scattare subito il commissariamento.
E’ stata, dunque, concordata la visita con la RAI all’OPG di Napoli. Unitamente alla giornalista Francesca Ghedini e a coloro che hanno effettuato le riprese-video, hanno partecipato alla visita l’Avv. Riccardo Polidoro, Responsabile dell’ “Osservatorio Carcere” dell’U.C.P.I., l’Avv. Angelo Mastrocola, in rappresentanza della Camera Penale di Napoli, l’Avv. Alessandro Marino, in rappresentanza del “Il Carcere Possibile”, onlus della Camera Penale di Napoli.
Il Direttore, Dott. Carlo Brunetti, il Direttore Sanitario Dott. Michele Pennino e il Comandante della Polizia Penitenziaria Carmela Finestra, hanno illustrato l’attuale situazione dell’ O.P.G. , con accesso a tutta la struttura.
L’Osservatorio era già stato nell’ istituto il 19 giugno 2014 e, all’epoca, erano presenti 97 persone, a fronte di una capienza regolamentare di 100 posti. Oggi vi sono 35 internati (diminuzione dovuta agli effetti della Legge 81/2014), di cui 11 provenienti dal Lazio, 1 pugliese, 3 stranieri, 20 campani. Il Direttore riferisce che è stato già firmato il decreto di chiusura definitiva dell’OPG, così come previsto dalla riforma e che entro la fine di novembre del corrente anno vi sarà la cessazione di ogni attività. La struttura ritornerà ad essere parte del carcere di Secondigliano. Si trova, infatti, all’interno della cinta muraria del predetto istituto e, prima che diventasse OPG , era destinata ad area verde per tossicodipendenti. Nel 2008, fu chiusa la sede di Sant’Eframo , collocata al centro di Napoli, ormai fatiscente e con enormi criticità, e gli internati furono trasferiti a Secondigliano.
Gli attuali 35 ospiti saranno, nei prossimi giorni, avviati presso altre strutture, a seconda della situazione personale e della Regione di provenienza. Per la Campania si sta attendendo l’apertura delle REMS di Calvi Risorta e San Nicola Baronia, che dovrebbe avvenire alla fine di questo mese, mentre sono operative le REMS provvisorie, ma che probabilmente diverranno anch’esse definitive, di Mondragone e Rocca Romana. Gli operatori sanitari stanno lavorando affinché alcuni internati vadano nelle SIR (Strutture Intermedie Riabilitative), che fanno parte del Distretto di Salute Mentale, evitando il ricovero nelle REMS.
Sembrerebbe, dunque, da quanto riferito che, almeno per l’OPG di Napoli, per la fine di novembre, la Legge dovrebbe trovare concreta applicazione.
Per la diminuzione delle presenze 2 dei 4 reparti sono stati chiusi ed oggi sono operative 30 stanze, 15 per ogni reparto. Vi sono 5 stanze da 4 posti e 10 stanze da 1 posto , per ciascun reparto. Le stanze sono tutte con un piccolo vano bagno con lavandino e wc, mentre le docce sono comuni e vi è un locale dedicato in ciascun reparto. Vige il regime di celle aperte, come è stato constatato durante la visita e parlando con gli internati.
Alcuni hanno acconsentito ad essere intervistati dalla giornalista RAI e ad essere ripresi. Il Responsabile dell’ Osservatorio Carcere UCPI, ha chiesto espressamente che, anche se è stato ottenuto il consenso alla ripresa video, il volto venisse oscurato nella messa in onda.
E’ consentito fumare ed anzi il fumo è visto come assolutamente necessario.
I cibi vengono consumati nelle stanze e proviene dalla cucina della struttura, affidata ad una ditta esterna. Contrariamente agli anni passati, pertanto, la preparazione dei pasti non viene gestita dagli stessi internati.
E’ consentito l’uso del fornellino a gas, per cucinare, ma soprattutto per preparare il caffè, il cui consumo, viene riferito è abbondante. I fornellini vengono poi ritirati a fine giornata, per evitare incidenti.
L’ora d’aria è prevista dalle 11.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 17.00.
Vi è un’intensa attività sia relativa alla socializzazione, che al trattamento, favorita anche dal ridotto numero di persone. Scuola (corso di scuola media), musicoterapia, restauro, pittura, riciclo creativo, arte presepiale, cineforum, murales. Vi è uno spazio teatro, una biblioteca, una palestra con numerosi attrezzi, un campo di calcio ben tenuto. Sono effettuati corsi di giardinaggio e di cucina. L’attività teatrale ha consentito di partecipare, ogni anno, alla Rassegna teatrale “Il Carcere Possibile”, organizzata dall’omonima onlus della Camera Penale di Napoli, che si tiene nel teatro stabile della città, il “Mercadante”.
La Magistratura di Sorveglianza è molto presente ed il Magistrato viene almeno una volta a settimana e incontra gli internati.
Da giugno 2010 non si fa più contenzione . Nel 2009 era stata praticata in 9 casi. Nel 2010 solo ad uno.
Vi sono 2 psichiatri, 1 psicologo. Guardia medica h24. Per il resto analisi, visite specialistiche, urgenze, ricoveri, interventi, ci si rivolge a strutture sanitarie estrerne. Vi è un’infermeria in ogni reparto.
Il personale di Polizia penitenziaria è composto da 60 unità.
I colloqui (due giorni a settimana, il martedì e il venerdì) avvengono in uno spazio con tavolini e sedie. Una stanza è attrezzata con giochi per gli incontri con i figli.
La Comunità di Sant’Egidio organizza ogni anno il pranzo di Natale e a giugno una gita al mare.
Nel lasciare la struttura, una gradita sorpresa. Nella sala teatro un internato – musicista professionista – ha suonato al pianoforte numerosi brani, passando da Munasterio ‘e Santa Chiara a Stranger in the night, con una maestria unica . L’emozione dei visitatori, purtroppo, difficilmente potrà essere recepita nelle immagini che andranno in televisione.20 ottobre 2015 - O.P.G. NAPOLI
L’Osservatorio è stato contattato dalla redazione del TG3 Campania della RAI, per un servizio televisivo sugli O.P.G. della Regione.
All’indomani del documento e del comunicato stampa dell’Unione sugli OPG, l’invito è stato accolto volentieri.
Ad oltre sei mesi, infatti, dalla formale chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, l’Unione Camere Penali Italiane, con il suo Osservatorio Carcere, ha lanciato l’allarme per una situazione che rischia drammaticamente di peggiorare travolgendo i principi di diritto e di civiltà che sono alla base della riforma.
Al 12 ottobre 2015, vi sono ancora 220 internati negli O.P.G. e le Regioni, quelle che hanno già le REMS (Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza), hanno comunicato che non vi sono più posti per accogliere altre persone nelle loro strutture, già sovraffollate. Per rendersi conto delle effettive condizioni in cui gli internati sono detenuti si pensi che a Castiglione delle Stiviere – prima O.P.G., oggi REMS – dove si era ipotizzato di costituire 8 REMS, ciascuna per 20 unità - allo stato vi sono ben 270 presenze.
La struttura di Castiglione delle Stiviere, a cui è stata solo cambiata la targa all’ingresso, da OPG a REMS, è diventata la “residenza” nazionale, ospitando soggetti provenienti da tutta Italia.
La Legge è, pertanto, tradita e l’UCPI chiede un intervento immediato. Le Regioni sono in gran parte inadempienti nonostante i rinvii che vi sono stati in passato per l’entrata in vigore della Legge ed il Governo deve fare la sua parte, con le risorse necessarie e facendo scattare subito il commissariamento.
E’ stata, dunque, concordata la visita con la RAI all’OPG di Napoli. Unitamente alla giornalista Francesca Ghedini e a coloro che hanno effettuato le riprese-video, hanno partecipato alla visita l’Avv. Riccardo Polidoro, Responsabile dell’ “Osservatorio Carcere” dell’U.C.P.I., l’Avv. Angelo Mastrocola, in rappresentanza della Camera Penale di Napoli, l’Avv. Alessandro Marino, in rappresentanza del “Il Carcere Possibile”, onlus della Camera Penale di Napoli.
Il Direttore, Dott. Carlo Brunetti, il Direttore Sanitario Dott. Michele Pennino e il Comandante della Polizia Penitenziaria Carmela Finestra, hanno illustrato l’attuale situazione dell’ O.P.G. , con accesso a tutta la struttura.
L’Osservatorio era già stato nell’ istituto il 19 giugno 2014 e, all’epoca, erano presenti 97 persone, a fronte di una capienza regolamentare di 100 posti. Oggi vi sono 35 internati (diminuzione dovuta agli effetti della Legge 81/2014), di cui 11 provenienti dal Lazio, 1 pugliese, 3 stranieri, 20 campani. Il Direttore riferisce che è stato già firmato il decreto di chiusura definitiva dell’OPG, così come previsto dalla riforma e che entro la fine di novembre del corrente anno vi sarà la cessazione di ogni attività. La struttura ritornerà ad essere parte del carcere di Secondigliano. Si trova, infatti, all’interno della cinta muraria del predetto istituto e, prima che diventasse OPG , era destinata ad area verde per tossicodipendenti. Nel 2008, fu chiusa la sede di Sant’Eframo , collocata al centro di Napoli, ormai fatiscente e con enormi criticità, e gli internati furono trasferiti a Secondigliano.
Gli attuali 35 ospiti saranno, nei prossimi giorni, avviati presso altre strutture, a seconda della situazione personale e della Regione di provenienza. Per la Campania si sta attendendo l’apertura delle REMS di Calvi Risorta e San Nicola Baronia, che dovrebbe avvenire alla fine di questo mese, mentre sono operative le REMS provvisorie, ma che probabilmente diverranno anch’esse definitive, di Mondragone e Rocca Romana. Gli operatori sanitari stanno lavorando affinché alcuni internati vadano nelle SIR (Strutture Intermedie Riabilitative), che fanno parte del Distretto di Salute Mentale, evitando il ricovero nelle REMS.
Sembrerebbe, dunque, da quanto riferito che, almeno per l’OPG di Napoli, per la fine di novembre, la Legge dovrebbe trovare concreta applicazione.
Per la diminuzione delle presenze 2 dei 4 reparti sono stati chiusi ed oggi sono operative 30 stanze, 15 per ogni reparto. Vi sono 5 stanze da 4 posti e 10 stanze da 1 posto , per ciascun reparto. Le stanze sono tutte con un piccolo vano bagno con lavandino e wc, mentre le docce sono comuni e vi è un locale dedicato in ciascun reparto. Vige il regime di celle aperte, come è stato constatato durante la visita e parlando con gli internati.
Alcuni hanno acconsentito ad essere intervistati dalla giornalista RAI e ad essere ripresi. Il Responsabile dell’ Osservatorio Carcere UCPI, ha chiesto espressamente che, anche se è stato ottenuto il consenso alla ripresa video, il volto venisse oscurato nella messa in onda.
E’ consentito fumare ed anzi il fumo è visto come assolutamente necessario.
I cibi vengono consumati nelle stanze e proviene dalla cucina della struttura, affidata ad una ditta esterna. Contrariamente agli anni passati, pertanto, la preparazione dei pasti non viene gestita dagli stessi internati.
E’ consentito l’uso del fornellino a gas, per cucinare, ma soprattutto per preparare il caffè, il cui consumo, viene riferito è abbondante. I fornellini vengono poi ritirati a fine giornata, per evitare incidenti.
L’ora d’aria è prevista dalle 11.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 17.00.
Vi è un’intensa attività sia relativa alla socializzazione, che al trattamento, favorita anche dal ridotto numero di persone. Scuola (corso di scuola media), musicoterapia, restauro, pittura, riciclo creativo, arte presepiale, cineforum, murales. Vi è uno spazio teatro, una biblioteca, una palestra con numerosi attrezzi, un campo di calcio ben tenuto. Sono effettuati corsi di giardinaggio e di cucina. L’attività teatrale ha consentito di partecipare, ogni anno, alla Rassegna teatrale “Il Carcere Possibile”, organizzata dall’omonima onlus della Camera Penale di Napoli, che si tiene nel teatro stabile della città, il “Mercadante”.
La Magistratura di Sorveglianza è molto presente ed il Magistrato viene almeno una volta a settimana e incontra gli internati.
Da giugno 2010 non si fa più contenzione . Nel 2009 era stata praticata in 9 casi. Nel 2010 solo ad uno.
Vi sono 2 psichiatri, 1 psicologo. Guardia medica h24. Per il resto analisi, visite specialistiche, urgenze, ricoveri, interventi, ci si rivolge a strutture sanitarie estrerne. Vi è un’infermeria in ogni reparto.
Il personale di Polizia penitenziaria è composto da 60 unità.
I colloqui (due giorni a settimana, il martedì e il venerdì) avvengono in uno spazio con tavolini e sedie. Una stanza è attrezzata con giochi per gli incontri con i figli.
La Comunità di Sant’Egidio organizza ogni anno il pranzo di Natale e a giugno una gita al mare.
Nel lasciare la struttura, una gradita sorpresa. Nella sala teatro un internato – musicista professionista – ha suonato al pianoforte numerosi brani, passando da Munasterio ‘e Santa Chiara a Stranger in the night, con una maestria unica . L’emozione dei visitatori, purtroppo, difficilmente potrà essere recepita nelle immagini che andranno in televisione.
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