La Giunta UCPI, con le quattro precedenti delibere di astensione, ha denunciato i limiti della riforma del processo penale di iniziativa governativa. Ancora una volta, anche con il DDL di riforma della legittima difesa e con la introduzione del reato di tortura, disattendendo le indicazione dell’avvocatura e dell’accademia, si sono operati interventi legislativi sulla spinta di evidenti e pericolose pulsioni populistiche ovvero ispirandosi a criteri del tutto irrazionali che introducono all’interno dell’ordinamento elementi di iniquità e di incertezza interpretativa ed applicativa. Inoltre, l’UCPI ha denunciato l’assoluta inammissibilità dell’uso della fiducia ai fini dell’approvazione di un DDL che incide in profondità sull’intero sistema processuale e sui diritti e sulle garanzie dei cittadini. Nonostante la massiccia adesione alle precedenti astensioni, l’attenzione mostrata dai media e dall’opinione pubblica alle tematiche oggetto della protesta, e nonostante le molteplici adesioni del mondo dell’accademia e le convergenti critiche sollevate da diversi esponenti della politica nei confronti della riforma, il Governo non ha tutt’ora ritenuto di dare alcun segnale di attenzione, impedendo che sul disegno di legge si sviluppi la necessaria discussione sulle molteplici questioni tuttora controverse, su riforme contrarie non solo agli interessi e ai diritti dei singoli imputati, ma anche alle legittime aspettative delle persone offese e della intera collettività, che esige, in un Paese civile moderno e democratico che i procedimenti penali abbiano una ragionevole durata e che la fase dell’accertamento dibattimentale venga posta al centro del processo penale, sottraendo la fase delle indagini preliminari all’attuale enfatizzazione e mediatizzazione, attuando e realizzando i principi del giusto processo, nel rispetto pieno delle garanzie dell’imputato e soprattutto di quelle poste a presidio del diritto inviolabile della difesa e della dignità stessa della persona, violate dalla estensione dell’istituto della partecipazione a distanza. Devono, dunque, essere ribadite tutte le ragioni di protesta e di contrarietà al disegno governativo indicate nelle precedenti delibere. Inoltre, poiché il Governo, nonostante le ripetute sollecitazioni ed i reiterati inviti, non ha inteso fornire alcuna risposta in ordine alla richiesta di una seria interlocuzione sui temi della riforma della giustizia posti dall’avvocatura, lo stesso deve essere nuovamente richiamato alla responsabilità politica derivante da ogni forma di compressione del dibattito politico sul DDL, che costituisce l’unica garanzia di una approfondita e meditata valutazione di una riforma che contiene al suo interno interventi normativi che non solo deprimono le garanzie del processo, violando i principi costituzionali della immediatezza e del contraddittorio, ma anche la presunzione di innocenza e il diritto alla vita, nel disprezzo dei principi costituzionali e convenzionali. Pertanto, la Giunta UCPI delibera l’astensione dalle udienze e da ogni attività giudiziaria nel settore penale nei giorni 12, 13, 14, 15, 16 giugno 2017, invitando le Camere Penali territoriali ad organizzare in tali giorni manifestazioni ed eventi dedicati ai temi della riforma e del denunciato contrasto con i principi costituzionali e convenzionali della immediatezza, del contraddittorio, della presunzione di innocenza e della ragionevole durata.
GIUNTA DELL’UNIONE DELLE CAMERE PENALI ITALIANE
Delibera del 24 maggio 2017
La Giunta dell’Unione delle Camere Penali Italiane,
RILEVATO
che con le precedenti delibere di astensione in data 4 marzo 2017, 17 marzo 2017, 12 aprile 2017 e 9 maggio 2017 sono stati denunciati i limiti ed i pericoli della riforma del processo penale di iniziativa governativa, ribadendo la profonda contrarietà, già manifestata durante l’iter parlamentare del DDL, ad interventi disorganici e contraddittori, agli inutili aumenti di pena, e rilevando soprattutto la irragionevolezza e la incostituzionalità delle riforme della prescrizione e dell’istituto del cd. processo a distanza;
che con tali astensioni si è inoltre voluto denunciare l’uso della fiducia ai fini della approvazione del DDL trattandosi di uno strumento che sottrae al Parlamento ogni possibile confronto sui contenuti di una riforma che incide in profondità sull’intero sistema processuale e sui diritti e sulle garanzie dei cittadini;
che, nonostante la massiccia adesione a tutte le precedenti astensioni, la crescente attenzione mostrata dai media e dall’opinione pubblica alle tematiche oggetto della protesta, e nonostante le molteplici adesioni del mondo dell’accademia e le convergenti critiche sollevate da diversi esponenti della politica nei confronti della riforma, il Governo non ha tutt’ora ritenuto di dare alcun segnale di attenzione alle questioni di merito più volte rappresentate, restando evidentemente fermo nella intenzione di portare avanti il progetto di riforma;
che occorre, in particolare, ribadire come il contenuto di tali riforme sia contrario, non solo agli interessi e ai diritti dei singoli imputati, ma anche alle legittime aspettative delle persone offese e della intera collettività, che esige, in un Paese civile moderno e democratico, che i procedimenti penali abbiano una ragionevole durata e che la fase dell’accertamento dibattimentale venga posta al centro del processo penale, sottraendo la fase delle indagini preliminari all’attuale enfatizzazione e mediatizzazione, attuando e realizzando i principi del giusto processo e della presunzione di innocenza, nel rispetto pieno delle garanzie dell’imputato e soprattutto quelle poste a presidio del diritto inviolabile della difesa e della dignità stessa della persona, violate dalla estensione dell’istituto della partecipazione a distanza;
che di fronte a riforme che incidono in maniera diretta e penetrante sulla natura stessa del processo penale, distorcendo gravemente il modello accusatorio del giusto ed equo processo, appare necessario adottare ogni opportuna ed ulteriore iniziativa di protesta e di contrasto;
che, ancora una volta, con il DDL di riforma della legittima difesa e con la introduzione del reato di tortura, disattendendo le indicazione dell’avvocatura e dell’accademia, si sono operati interventi legislativi sulla spinta di evidenti e pericolose pulsioni populistiche ovvero ispirandosi a criteri del tutto irrazionali che introducono all’interno dell’ordinamento elementi di iniquità e di incertezza interpretativa ed applicativa;
CONSIDERATO
che devono essere qui ribadite tutte le ragioni di protesta e di contrarietà al disegno governativo indicate nelle precedenti delibere del 4 marzo 2017, del 17 marzo 2017, del 12 aprile 2017 e del 9 maggio 2017;
che il Governo deve essere richiamato alla responsabilità politica derivante da ogni forma di compressione del dibattito politico sul DDL, che costituisce l’unica garanzia di una approfondita e meditata valutazione di una riforma che contiene al suo interno interventi normativi che non solo deprimono le garanzie del processo, violando i principi costituzionali della immediatezza e del contraddittorio, ma anche la presunzione di innocenza e il diritto alla vita, nel disprezzo dei principi costituzionali e convenzionali;
che, nonostante le ripetute sollecitazioni ed i reiterati inviti, il Governo non ha inteso fornire alcuna risposta in ordine alla richiesta di una seria interlocuzione sui temi della riforma della giustizia posti dall’avvocatura;
DELIBERA
nel rispetto del codice di autoregolamentazione, l’astensione dalle udienze e da ogni attività giudiziaria nel settore penale nei giorni 12, 13, 14, 15, 16 giugno 2017, invitando le Camere Penali territoriali ad organizzare in tali giorni manifestazioni ed eventi dedicati ai temi della riforma e del denunciato contrasto con i principi costituzionali e convenzionali della immediatezza, del contraddittorio, della presunzione di innocenza e della ragionevole durata, riservandosi di indire ulteriori manifestazioni sul tema delle garanzie e dei diritti processuali di tutti i cittadini, mantenendo pertanto lo stato di agitazione dell’avvocatura penale anche a tutela del diritto costituzionale di astensione, ed attivando tutti gli strumenti comunicativi disponibili volti alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica, dei media e delle forze politiche sul metodo e sul merito della riforma, ponendo in essere quanto necessario per l’interlocuzione con il Governo;
DISPONE
la trasmissione della presente delibera al Presidente della Repubblica, ai Presidenti della Camera e del Senato, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro della Giustizia, ai Capi degli Uffici giudiziari.
Roma, 24 maggio 2017
Il Presidente
Avv. Beniamino Migliucci
Il Segretario
Avv. Francesco Petrelli