02/12/2023
I centri per il rimpatrio impattano sull'esercizio di diritti costituzionalmente garantiti

La recente indagine sul Centro per il rimpatrio di Milano mostra ciò che era da tempo oggetto di denuncia e della consapevole visione di una deriva disumanizzante di quelle istituzioni. La nota della Giunta e dell’Osservatorio Carcere UCPI.

Chi ha da sempre a cuore la tutela dei diritti della persona e la difesa della dignità dell’uomo come fondamento e fine della propria professione e del proprio statuto associativo non può non provare ulteriore sgomento nel vedere, reso ora evidente da una indagine giudiziaria per frodi commesse nel Centro per il rimpatrio di Milano, ciò che era da tempo oggetto di denuncia e della consapevole visione di una deriva disumanizzante di quelle istituzioni.

Le condizioni nelle quali vengono privati del bene inalienabile della libertà uomini e donne che non hanno colpa – se non quella di voler fuggire dal proprio paese d’origine – né sono stati condannati per aver commesso reati sono quelle che nessun paese civile potrebbe tollerare, contrarie alle nostre leggi, alla nostra Costituzione, alle Convenzioni ed ai Trattati internazionali. Né igiene, né cure, né assistenza sanitaria e psichiatrica, sostituite da degrado, indifferenza e sfruttamento.

Più volte la Corte EDU ha condannato l’Italia per il “trattamento disumano e degradante” riservato ai migranti. Da ultimo, con decisione del 23 novembre scorso, per mancato rispetto degli standard di umanità e dignità nei confronti dei minori stranieri trattenuti in Italia. Ed eguale condanna è stata espressa dalle autorità indipendenti, sovranazionali e nazionali, come il recente rapporto sui CPR redatto dal Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale. “Senza una base giuridica chiara e accessibile”, il CPR è divenuto infatti il laboratorio ideale per la sperimentazione di prassi gestionali e trattamentali differenziate ad alto impatto sull’esercizio di diritti costituzionalmente garantiti.

Senza un adeguato mantenimento dei legami affettivi e il generale esercizio della libertà di comunicazione con l’esterno, specie con il difensore, il CPR è diventato il luogo ideale dell’abbandono e dell’oblio.

Se si considera che “solo il 50% delle persone che transitano nei CPR vengono effettivamente rimpatriate”, risulta evidente come il sacrificio della libertà personale si risolve in una eclatante “ipocrisia istituzionale” che ha trasformato la detenzione amministrativa dei migranti in uno stato detentivo applicato in palese violazione della legalità costituzionale. Nessun fine di sicurezza o di contenimento e nessun altro possibile legittimo scopo possono giustificare una simile condizione.

Mobiliteremo le nostre forze e le nostre energie perché sia posta fine a questa forma di detenzione degradante ed inumana, nelle carceri, nei CPR e ovunque e comunque la legalità e l’umanità non abbiano casa.

Ancor più dopo le allarmanti disposizioni preannunziate nel pacchetto sicurezza disegnato dal Governo, che, con l’introduzione di nuove ipotesi di reato e aggravamenti di pena relativi a quegli stessi contesti di privazione della libertà nei centri per il rimpatrio, assumono una luce di ulteriore sinistra iniquità.

Roma, 2 dicembre 2023

L’osservatorio Carcere UCPI

La Giunta