06/06/2023
'Il mostro in prima pagina. Siamo alle solite'

Pubblichiamo il documento dell'Osservatorio Informazione giudiziaria, media e processo penale sull'omicidio di Giulia Tramontano.

L'omicidio della povera Giulia Tramontano, al settimo mese di gravidanza, agito dal compagno, Alessandro Impagnatiello, è stato raccontato sui media in ogni suo minimo particolare da inquirenti comparsi addirittura nelle trasmissioni di prima serata, dopo aver convocato un'articolata conferenza stampa.

In questi giorni sulle pagine dei giornali e nelle trasmissioni televisive hanno spopolato la confessione dell'indagato, l'interrogatorio di garanzia, le modalità dell'azione omicidiaria, i frame del video catturato dalle telecamere di sorveglianza. I cronisti intervistano la madre dell'indagato, i genitori dei suoi amici, prima ancora dei parenti della vittima, rivolgendo loro domande che per la banalità, superano quelle fatte in passato ai terremotati davanti al crollo della propria abitazione.

Ebbene tutto ciò, come sempre capita, ha prodotto una deflagrazione di odio totale nei confronti di chiunque si occupi del processo penale senza invocare feroce e sommaria giustizia per l'autore di questo atroce delitto. Oggi, sui social, per Impagnatiello si chiede la pena di morte: deve bruciare all'inferno prima di affrontare un giusto processo che potrebbe comportare il rischio di salvifiche infermità di mente o il riconoscimento di circostanze attenuanti idonee a contenere la pena. Si dileggiano le argomentazioni giuridiche del gip di Milano che ha avuto il torto di applicare la legge sostanziale escludendo l'aggravante della premeditazione e si sprecano -come al solito- le offese e le minacce rivolte al suo avvocato ha assunto il mandato di difendere un “personaggio simile” anziché vergognarsene.

Qualche riflessione si impone.

Dal 14 dicembre 2021, e quindi dall’entrata in vigore della legge di adeguamento dell’ordinamento interno alle disposizioni della direttiva europea sulla presunzione di innocenza la diffusione di informazioni sui procedimenti penali è consentita soltanto quando strettamente necessaria per la prosecuzione delle indagini e in presenza di altre specifiche ragioni di interesse pubblico. Solo in questi casi, infatti, il Procuratore della Repubblica può autorizzare (con atto motivato) gli ufficiali di polizia giudiziaria a fornire, tramite comunicati ufficiali e conferenze stampa, informazioni sugli atti di indagine compiuti. Ora, le indagini di questo grave caso sono pressoché compiute, l'indagato ha confessato il proprio atroce delitto, gli inquirenti sono a conoscenza di ogni particolare della condotta criminosa. La conferenza stampa è stata fatta, ma in essa non ci si limita a comunicare gli esiti delle indagini compiute ma vengono spese lunghe riflessioni su ciò che dovrebbe competere solo al Giudice, ovvero la decisione sull’esistenza o meno di determinate circostanze aggravanti.

Non solo.

E’ ancor più grave che dette riflessioni, oltre a quanto emerso nel corso delle indagini, formi oggetto di programmi di approfondimento (se così si vogliono chiamare) mandati in onda in prima serata.

Ce lo dice il pubblico ministero titolare dell'indagini alla fine della sua conferenza stampa “la questione più importante in questa vicenda è insegnare a noi donne che quando una storia sentimentale finisce non si deve mai andare all'ultimo appuntamento”. Ebbene, crediamo che questa morale non consenta di valicare i limiti imposti dalla legge sull'informazione giudiziaria e che l'ostensione pressoché integrale delle notizie dei particolari di questa vicenda sia stata dannosa per tutti, proprio a partire dall'opinione pubblica.

Roma, 6 giugno 2023

L’Osservatorio Informazione Giudiziaria, media e processo penale