15/10/2020
Repetita iuvant. O forse no.

La solidarietà ai Colleghi minacciati per i recenti fatti di Lecce. La nota degli Osservatori Informazione Giudiziaria, Avvocati Minacciati ed Europa.

Repetita iuvant. O forse no.

La solidarietà ai Colleghi minacciati per i recenti fatti di Lecce.

 

Ci risiamo. Ecco perché “ripetere le cose aiuta”, o almeno così dovrebbe essere….

Ed infatti siamo alle solite: fatto di cronaca grave che desta l’attenzione mediatica e in pochi minuti l’attenzione diventa indignazione, odio e immediata condanna alla pena più severa: l’ergastolo e la gogna. Il primo ti garantisce, poiché nelle mura del carcere scorre una vita parallela con le sue regole e il suo percorso. La seconda no! E’ un fine pena mai senza possibilità di benefici, senza esclusione di colpi, che trascina non solo il condannato, ma anche tutti coloro che con lui hanno una relazione stretta, ivi compreso il suo avvocato.

I fatti di cronaca degli ultimi anni ci insegnano, ogni giorno, come improvvisati opinionisti, criminologi (e nella categoria rientrano un po' tutti), scrittori, e chi più ne ha più ne metta, vengano intervistati o invitati da giornalisti più o meno famosi per iniziare prima del tempo il processo in televisione. E così si disquisisce sulle modalità dell’azione, sulle possibili circostanze aggravanti, sul movente… tutti concetti che appartengono al processo penale e che non sempre (anzi quasi mai) sono facili da comprendere da chi non è operatore del diritto. Ed invece si trasformano nelle “freccette” del tiro al bersaglio, gioco a cui tutti sono in grado di partecipare e di cui gli “haters” del web sono spesso facili vincitori. Sin dai primi colpi miro al bersaglio, anzi proprio il centro del bersaglio: la vita delle persone, la loro reputazione, i loro sentimenti.

Già questa impostazione è inammissibile in uno stato di diritto, ma lo diventa ancor più quando il bersaglio contiene anche l’Avvocato che difende il soggetto interessato.

Questa volta è capitato ai Difensori di Antonio De Marco, il giovane indagato per l’omicidio di Eleonora Manta e Daniele De Santis. Così come successo ai difensori degli indagati per l’omicidio di Willy Monteiro, sono stati attaccati pesantemente dall’odio degli assidui frequentatori del web. Le freccette hanno iniziato a piovere su di loro e con esse la solita ed indebita sovrapposizione tra difensore e difeso foriera di ogni attacco al diritto di difesa, come ci insegnano i regimi autoritari.

Più volte l’Unione delle Camere Penali si è espressa, in alcuni casi tentando di spiegare quale è il ruolo dell’Avvocato, in altri censurando anche seriamente questo odioso modo di interpretare le regole del nostro sistema civile, ancor più che penale.

Ebbene sappiate che non smetteremo mai. Perché ripetere le stesse cose - prima o poi - servirà. Se non avessimo questa convinzione vorrebbe dire non credere nella professione che abbiamo scelto di svolgere, con dignità e dedizione, ogni giorno nelle aule di giustizia.

Cari Colleghi, a Voi che difendete Antonio De Marco, va tutta la nostra solidarietà.

Cari Colleghi, tutti, a Voi invece è rivolto il fermo, quanto convinto, invito a non smettere mai di lottare per quei valori cui siamo stati chiamati, sin dal primo giorno della professione, a prestare giuramento. Forza e coraggio: ripetere le cose serve e servirà. Il nostro impegno prevarrà, prima o poi, sul loro odio.

Roma, 15 ottobre 2020

 

L’Osservatorio Informazione Giudiziaria

L’Osservatorio Avvocati Minacciati

L’Osservatorio Europa

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