02/06/2019
Carcere: le ombre lunghe della controriforma

La risposta dell'Unione, con il proprio Osservatorio Carcere, alle recenti e sorprendenti prese di posizione del Capo del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria

Le affermazioni rese dal Direttore Generale dei detenuti e del trattamento del DAP, Dott. Calogero Piscitello, innanzi alla Commissione Parlamentare Antimafia, avvenuta il 29 maggio scorso, suscitano particolare allarme.
 
L'audizione, che aveva per oggetto “taluni profili applicativi e gli ambiti di disciplina dell'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario”, è stata l'occasione per lanciare un esplicito attacco alle aperture legislative, seppure timide, adottate dopo la condanna europea dell'Italia con la sentenza-pilota “Torreggiani”, nonché alla magistratura di sorveglianza rea di avere provocato sprazzi di illuminazione costituzionale sul tema del “carcere duro”.
 
Il Dott. Piscitello esordisce nel ricordare come le critiche più significative al regime detentivo del “41 bis” provengano soprattutto da organismi sovranazionali quali il Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura e la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, e come non sia per nulla semplice spiegare all'estero (Ginevra, Bruxelles o Strasburgo) come, in un Paese civile, possa ancora oggi, nel 2019, esistere un regime speciale di detenzione, spingendosi infine a sollecitare modifiche restrittive al Parlamento.
 
Il Direttore del DAP punta esplicitamente il dito contro alcune recentissime sentenze “di magistrati e di tribunali di sorveglianza” e perfino contro alcune decisioni della Cassazione, che osano riconoscere ai garanti dei diritti dei detenuti il diritto ai colloqui con i soggetti sottoposti al 41 bis, definendoli un “vulnus pericolosissimo”.
 
”Se ad esempio – afferma Piscitello – il Sindaco del Comune di San Giuseppe Jato, nel segreto delle sue stanze nomina con determina, senza controllo, un garante dei diritti dei detenuti, sol che abbia un detenuto al 41 bis o un detenuto tra i suoi concittadini, quel garante avrebbe il diritto di andare da Brusca, che è di San Giuseppe Jato, e fare un colloquio senza che nessuno sappia nulla, proprio con Brusca”.
 
Ma il Dott. Piscitello sa per certo che nessun garante di San Giuseppe Jato potrebbe andare a tenere un colloquio con un proprio concittadino al 41 bis detenuto a Sassari o a Tolmezzo, perché i garanti hanno competenza territoriale sugli istituti e non in ragione dei luoghi di origine dei detenuti.
 
Bene ha fatto dunque il Garante Nazionale per i diritti dei detenuti, Prof. Mauro Palma, a chiedere di essere audito dinanzi alla Commissione Parlamentare Antimafia in merito a queste sorprendenti dichiarazioni del Direttore Generale DAP.
 
Ma ancor più preoccupante è l'affermazione del Dott. Piscitello circa la propria intenzione di impegnarsi in contrasto a quei provvedimenti dei magistrati di sorveglianza, disapplicandoli o impugnandoli per renderli non esecutivi.
 
Tali dichiarazioni sono preoccupanti segnali della controriforma che da tempo sembra essersi messa in moto, con la demolizione delle figure dei garanti territoriali e dello stesso garante nazionale, con l’esplicito attacco a quegli illuminati magistrati, rei di voler condurre l'esecuzione penale nell'alveo costituzionale e nel rispetto dei diritti umani, ed infine con la sistematica rivendicazione di una fantomatica capienza delle nostre carceri,  nonostante i numeri, impietosi, ci dicano il contrario.
 
L'invito finale, in audizione, fatto dal Direttore Generale del DAP alla Commissione Antimafia a rivedere le norme vigenti denota, ancora una volta, come la deriva securitaria impressa sia davvero preoccupante e sembri voler preludere ad un irresponsabile giro di vite anche all'interno delle nostre carceri, già a rischio “rivolta”. 
 
L’Unione delle Camere Penali richiama l’attenzione del Parlamento, della Politica, dei media e della pubblica opinione su questa pericolosa deriva securitaria dei vertici della Amministrazione Penitenziaria, e sulla irresponsabile politica carceraria ormai esplicitamente adottata dall’attuale maggioranza di governo.
 
Roma, 1.06.2019
 
La Giunta UCPI
 
L'Osservatorio Carcere