27/03/2025
Carcere: la strumentale contrapposizione di una occasione mancata.

La seduta straordinaria sull’emergenza carceraria tenutasi alla Camera dei Deputati il 20 marzo scorso si è svolta in un clima davvero surreale. Come se il continuo ripetersi di eventi drammatici all’interno delle carceri non ci appartenesse.
La nota della Giunta e dell’Osservatorio Carcere UCPI

La seduta straordinaria sull’emergenza carceraria tenutasi alla Camera dei Deputati il 20 marzo scorso si è svolta in un clima davvero surreale. Come se il continuo ripetersi di eventi drammatici all’interno delle carceri non ci appartenesse.

L’occasione di una fissazione, a tamburo battente, da parte del presidente della Camera, su richiesta dei capigruppo di opposizione, di una seduta straordinaria sul diffuso degrado, oramai cronico, della vita in carcere, aveva davvero acceso uno spiraglio, pur flebile, di speranza.

Il dibattito, però, è stato poco proficuo, molto rissoso, dimostrando, ancora una volta, l’assoluta insensibilità dei parlamentari, a parte le solite mosche bianche, rispetto al dramma che vivono i nostri detenuti.

Scarsa conoscenza – quando non distorta – delle reali condizioni diffuse sul territorio nazionale, vicinanza di facciata non solo verso chi si trova ristretto in condizioni disumane, verso i loro familiari, ma soprattutto verso gli operatori, il personale, specie di polizia penitenziaria, tutti abbandonati ad un tragico destino.

Eppure, senza soluzione alcuna di continuità con l’anno appena trascorso, i numeri di questi soli 80 giorni del nuovo anno offrivano già ai nostri rappresentanti uno spaccato drammatico delle condizioni, purtroppo di morte, in cui si trovano gli istituti penitenziari italiani.

Alla data della seduta eravamo già a 21 suicidi, di colpo oggi diventati 24. Il 95% avvenuto in istituti con un elevato tasso di sovraffollamento (minimo 115%, massimo 212%). Il 79% in sezioni chiuse o in isolamento. Il 52% in custodia cautelare. 70 morti complessivi “in e di” carcere, il numero più alto degli ultimi cinque anni. 1.131 atti di aggressione, 2.413 atti di autolesionismo, 408 tentativi di suicidio, 2.412 manifestazioni di protesta individuale, 281 di protesta collettiva.

Per non parlare del cronico sovraffollamento, con 62.165 (al 28 febbraio) detenuti presenti a fronte di una capienza effettiva di 46.890 posti. Circa 16.000 detenuti in eccesso.

Dinanzi a numeri così impietosi, ci saremmo aspettati un dibattito ricco di profonda riflessione, di spunti, proposte e magari vibranti proteste.

E invece, abbiamo assistito ad uno stucchevole ed ignobile gioco delle parti.

Con le opposizioni, tranne pochissime lodevoli eccezioni, pronte a rinfacciare alla maggioranza la responsabilità dell’attuale degrado, dimenticando che la vergognosa e disumana condizione carceraria affonda le proprie radici in tempi lontani e che tutte le maggioranze, di qualunque colore, alternatasi negli anni al governo del Paese, hanno sulle proprie spalle un pesante fardello di responsabilità politica.

Con i rappresentanti della maggioranza, a ranghi ridotti, pronti ad erigere uno scudo blindato attorno al Governo, al Ministro e ai Sottosegretari della Giustizia, nonostante la loro colpevole inerzia, così deformando, non sappiamo quanto in buona fede, la realtà delle carceri, presentata come l’Eden della rieducazione e della sicurezza o addirittura volgendo le loro apparenti attenzioni ai soli detenuti in custodia cautelare.

Gli uni e gli altri, consapevoli di dover parlare solo alle loro fazioni, sono giunti, in ragione delle rispettive tifoserie, in maniera schizofrenica a votare contro talune affermazioni e proposte, sol perché contenute nella mozione degli avversari, per poi ribadirle nella propria mozione.

L’ennesima dimostrazione, purtroppo, di come anche il carcere, nonostante il suo odore di morte, venga utilizzato come strumento di lotta politica.

L’ennesimo schiaffo agli oltre 62.000 detenuti, ai 31.000 agenti di polizia penitenziaria, agli oltre 1.000 educatori, ai 4.000 funzionari amministrativi, alle centinaia di migliaia di familiari che ruotano attorno al carcere, ai principi fondamentali della nostra civiltà giuridica.

Un’occasione sprecata, bruciata sull’altare della contrapposizione e della propaganda a buon mercato, mentre invece c’è il bisogno sempre più crescente di una visione davvero costituente, per recuperare il terreno della legalità costituzionale, smarrito oramai da troppo tempo nelle nostre ignobili prigioni.

Roma, 27 marzo 2025

La Giunta

L'Osservatorio Carcere UCPI

 

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