01/08/2024
A proposito di Turetta e della tanto propagandata cultura della legalità.

Caso Turetta: il documento dell’Osservatorio sull’informazione giudiziaria.

Abbiamo immediatamente fatto sentire la nostra voce sul caso della pubblicazione di una intercettazione effettuata durante un colloquio in carcere tra padre e figlio reo confesso di un brutale omicidio.

Una voce di sdegno, subito doppiata da altre associazioni forensi e da una buona parte di quel new deal giornalistico che stiamo apprezzando per obiettività ed apertura alla cultura delle garanzie, che si è levata per stigmatizzare ciò che è stato da alcuni definito un vero e proprio scempio, un inutile voyerismo giudiziario, una pornografia mediatico giudiziaria.

E non avremmo nulla da aggiungere, se non fosse per un aspetto, tecnico, che ha dato luogo ad ulteriori commenti e precisazioni da parte degli inquirenti che evidentemente si sono sentiti accusati di aver in qualche modo sdoganato quelle pubblicazioni, non foss’altro per aver inserito un inutile materiale intercettivo nel novero degli atti destinati a popolare il fascicolo del dibattimento.

Eh sì, perché il primo presupposto di questi severi giudizi è quello della totale irrilevanza dei contenuti, carpiti durante una privatissima ed intima conversazione, rispetto alle indagini già risolte da una piena confessione da parte dell’indagato, in stato di custodia cautelare.

Ed ecco che sugli articoli di oggi appare, per voce degli inquirenti,  che quelle intercettazioni e dunque la loro pubblicazione, non rappresentano un illecito poiché si trattava di una fase cruciale dell’inchiesta, dove sembrava che l’indagato non avesse detto tutto al suo difensore, tanto che neppure lui, l’avvocato, ne ha contestata la legittimità.

Quindi poco importa che le parole di un padre, carpite in un momento drammatico e rese pubbliche, siano state l’esca di un inutile quanto scabroso talk show che ha allargato lo spettro dell’indagine, dando via libera alle peggiori elucubrazioni psico socio analitiche dei guru della tv spazzatura.

Si sappia, allora, che quelle pubblicazioni intervengono nelle ristrettissime more di un’altra importante pubblicazione sulla gazzetta della nostra repubblica.

Tra pochi giorni entrerà in vigore come legge dello Stato il DDL Nordio che aggiungendo il comma 2 bis all’art. 268 del codice di procedura penale, stabilisce che devono essere escluse dall'utilizzo processuale e quindi stralciate le intercettazioni che non sono strettamente necessarie alle indagini, proprio come queste.

Ciò includerà in primis le comunicazioni che possono rivelare dettagli sulla vita privata degli interlocutori, a meno che tali dettagli non siano direttamente pertinenti e indispensabili alla risoluzione del caso.

L'articolo 114 del codice di procedura penale, pure modificato imporrà, a breve, restrizioni specifiche sulla pubblicazione di intercettazioni, prevedendo che la loro divulgazione sia permessa solo sotto strette condizioni e limitatamente agli estratti che sono essenziali per la cronaca giudiziaria.

Accanto a tali modifiche, si porrà l’addenda all’art. 116, comma 1, c.p.p. (art. 2, comma 1, lett. c). per cui, verrà precluso il rilascio delle copie delle intercettazioni di cui è vietata la pubblicazione, laddove l’istanza provenga da un soggetto diverso dalle parti o dai relativi difensori.

Il tutto sotto la più stretta vigilanza della pubblica accusa, unica custode di un archivio segreto accessibile soltanto da chi ha un effettivo interesse processuale a conoscere il contenuto dei tracciati.

Due novità sono inoltre apportate in tema di esecuzione delle operazioni di intercettazione ex art. 268 c.p.p., mosse da un’esigenza di tutela della riservatezza dei terzi… In altre parole, a breve, diverrà imperativo che le autorità competenti vigilino attentamente sull'osservanza delle normative vigenti relative alle intercettazioni e alla loro pubblicazione, per garantire che il processo penale si svolga in modo equo e conforme ai principi di legalità e di tutela dei diritti fondamentali, a pena di incorrere in sanzioni penali per aver violato il segreto istruttorio.

E non è tutto.

Nella disposizione di nuovo conio, il divieto di pubblicazione delle conversazioni intercettate assume portata generale, con l’unica eccezione rappresentata dal caso in cui il contenuto dell’intercettazione sia stato «riprodotto dal giudice nella motivazione di un provvedimento o utilizzato nel corso del dibattimento».

Insomma, ancora per pochi giorni si (mal)poteva dare in pasto all’opinione pubblica le parole del padre di Turetta, rivolte al figlio detenuto, dettate dall’ansia e dalla paura che il suo ragazzo, non vedendo futuro, si suicidasse, andando così ad incrementare l’incredibile numero dei morti di pena raggiunto nel nostro paese.

Questo in buona sostanza sostengono gli inquirenti del caso, a scanso di ogni polemica e di quella cultura della legalità che la magistratura associata vorrebbe, con merito, diffondere alle generazioni del futuro, per renderle libere di scegliere e agire per il meglio, una volta consapevoli delle conseguenze delle proprie azioni.

La cultura della legalità non è soltanto un modo efficace per combattere il crimine organizzato e la corruzione per contribuire al progresso della nostra nazione.

Il principio di Legalità rappresenta soprattutto una garanzia di libertà, proprio nello stesso  momento in cui impone il rispetto della legge, che è il vero "strumento del popolo", la cui fonte può stabilire o modificare, direttamente od indirettamente, i diritti fondamentali dei cittadini e le regole di convivenza e di comportamento.

Forse non occorreva una legge per evitare che quel colloquio intimo e drammatico venisse divulgato che sarebbe bastato il buon senso, tuttavia ora c’è e si sapeva.

Beccaria diceva: "le leggi sono le condizioni, colle quali uomini indipendenti ed isolati si uniscono in società, stanchi di vivere in un continuo stato di guerra e di godere una libertà resa inutile dall'incertezza di conservarla".

Sarebbe il caso che soprattutto queste righe venissero lette nelle scuole, anche quelle superiori della magistratura.

Roma, 1° agosto 2024

L' Osservatorio sull’informazione giudiziaria UCPI

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