19/07/2022
La FATWA del 'Fatto Quotidiano' sui penalisti in visita alle carceri

Pubblichiamo il documento dell'Osservatorio Carcere UCPI in merito a quanto riportato su 'Il Fatto Quotidiano' 

Ancora una volta “Il Fatto Quotidiano”, pur di attaccare la ministra Cartabia e il neonominato capo del DAP, Carlo Renoldi, lancia la solita Fatwa contro i penalisti considerati un “tutt’uno”, come sempre accade per il giornale di Travaglio, con il reato contestato ai loro assistiti.

E’ accaduto anche stavolta, attraverso l’attacco strumentale rivolto alla autorizzazione di visita alle sezioni 41 bis di Nuoro e di Sassari concessa all’associazione Nessuno Tocchi Caino e alla sua Presidente, Rita Bernardini, in realtà più volte autorizzata, in altre occasioni, ai sensi dell’art. 117 DPR 230/2000.

L’attacco ancor più stucchevole, in contrasto con i principi della Costituzione italiana e con le norme dell’ordinamento penitenziario, nonché delle circolari in materia emesse negli anni dal DAP ancor oggi vigenti, è quello rivolto a due Avvocati componenti la delegazione autorizzata. L’una, l’Avv. Maria Teresa Pintus, co-responsabile regionale per la Sardegna dell’Osservatorio Carcere UCPI, l’altra, l’Avv. Lisa Vaira, della Camera Penale di Sassari, entrambe difensori di numerosi detenuti al 41 bis.

Secondo la giornalista di “giudiziaria” del Fatto Quotidiano, Antonella Mascali, autrice di ben due pezzi in replica all’intervento in Aula del sottosegretario alla giustizia, On. Paolo Sisto, e all’audizione in Commissione Giustizia alla Camera del Capo del DAP, il Dott. Carlo Renoldi, lo scandalo dell’autorizzazione concessa è da individuarsi nella presenza, tra gli altri, delle due penaliste “e non per sacrosanti colloqui da difensori”, nonché nella valenza enorme del segnale, “per il mondo mafioso, che vive di simboli.. che due avvocate, che difendono detenuti al 41-bis proprio a Sassari, arrivino nella sezione con una delegazione di un'associazione che, legittimamente, dal suo punto di vista, è contro l'ergastolo e contro l'ostativo ai benefici”.

Tali farneticazioni su carta stampata oltre a fondarsi sul solito brocardo travaglino “l’avvocato è un colluso dei mafiosi” (ricordiamo bene la chiosa di Travaglio “la Consulta cancella la censura sulla corrispondenza fra i detenuti al 41 – bis e avvocati. Geniale: così i boss potranno ordinare omicidi e stragi per lettera”) colpevolmente ignorano che:

  • L’avvocato difensore di detenuti al 41 bis è l’unico soggetto ammesso a svolgere colloqui con i propri assistiti senza poter essere non solo video-registrato, come avviene di solito per la sezione detentiva speciale per tutti gli altri colloqui, ma nemmeno audito da personale di polizia penitenziaria;
  • L’istituto delle visite nelle carceri effettuate dagli avvocati penalisti e autorizzate dal DAP ha rappresentato uno dei principali argomenti utilizzati dal Governo italiano per chiedere la chiusura della procedura di infrazione promossa dal Consiglio d’Europa contro il nostro Paese all’indomani della sentenza Torreggiani, circostanza recepita, poi, nel provvedimento di chiusura della infrazione stessa;
  • L’avvocato è l’unico simbolo vivente di libertà e della inviolabilità del fondamentale e universale diritto alla difesa che nessun regime speciale detentivo può cancellare;
  • Le visite autorizzate, ancor più se al 41 bis, si svolgono alla presenza costante del direttore o di un suo delegato, appartenente all’amministrazione penitenziaria (per le sezioni 41 bis sono il nucleo speciale della polizia penitenziaria GOM) che hanno il dovere, così come prevede un’apposita circolare DAP 3640/6090 del10 agosto 2012, di richiamare il visitatore al rispetto dei limiti normativi imposti dalle leggi italiane sugli argomenti consentiti con i detenuti, quindi, in caso di persistenza “prontamente intervenire, con cortesia pari alla fermezza, per interrompere immediatamente il colloquio stesso: e ciò, ove la irragionevole persistenza dell'interlocutore nel suo comportamento illegittimo non consenta altra modalità di intervento, mediante il pronto allontanamento del detenuto che partecipi alle interlocuzioni non consentite, in modo da impedire che la violazione possa condurre a pregiudizi maggiori”. Con obbligo, ancora, di segnalare “all'Autorità giudiziaria, ove si ravvisino estremi di reato, oltre alle consuete segnalazioni al Dipartimento”.

Ancora, se la giornalista di “giudiziaria” avesse approfondito la questione piuttosto che partire lancia in resta contro le presenze degli avvocati nelle visite in questione, soffermandosi sul rapporto dalle stesse redatto, avrebbe potuto toccare con mano che le nostre colleghe, grazie alle interlocuzioni avute con detenuti e detenenti degli istituti visitati, hanno denunciato:

  1. L’assenza all’interno della struttura di medici specialistici con la necessità di dover ricorrere alle visite esterne nonostante l’interminabile lista d’attesa inconciliabile con la urgente tutela del diritto alla salute;
  2. La carenza, rispetto alla pianta organica, di ben 33 agenti e di 30 ispettori (l’85% in meno) di polizia penitenziaria;
  3. La presenza di soli 2 educatori sui 7 previsti;
  4. La condivisione con altra struttura del direttore del carcere con ovvie ripercussioni sulla continuità di presenza;
  5. La mancanza di aria e di luce naturale per una struttura collocata ben due livelli sotto terra con conseguente umidità d’inverno e caldo torrido d’estate;
  6. Un’area passeggio di ridotte dimensioni totalmente rinchiusa nel cemento salvo il lato superiore ricoperto di una fitta rete metallica che disegna un cielo incolore a quadretti.

Dispiace dover ricordare a tutti, soprattutto a chi svolge l’attività fondamentale dell’informazione che non può, perciò, ignorare le leggi e le regole vigenti salvo diventare pericolosa disinformazione, queste elementari considerazioni sulla funzione difensiva svolta anche quando si assume, in linea con l’art. 27 della Costituzione, una fondamentale funzione rieducativa e ricognitiva – come quella svolta dai penalisti attraverso la visita agli istituti penitenziari – che differenzia, laddove consentite e anzi implementate, le società civili da quelle tribali, nonostante il diverso auspicio de il Fatto Quotidiano.

Quanto poi alle posizioni dell’Unione delle Camere Penali Italiane e del proprio Osservatorio Carcere sull’ergastolo ostativo o sul regime speciale disciplinato dall’art. 41 bis O.P., possiamo tranquillizzare la giornalista Mascali e tutta la redazione di Marco Travaglio, senza che i loro cervelli si possano stressare nell’ipotizzare scambi riservati, sul punto, con i detenuti al 41 bis, che esse sono talmente coerenti e cristalline con la concezione liberale e costituzionale della pena e del diritto penale più volte esternata, con forza e rigore scientifico, in occasione delle audizioni nelle competenti commissioni Giustizia del Parlamento o, nello specifico, in occasione dell’audizione innanzi alla Commissione Parlamentare Antimafia proprio sul 41 bis, avvenuta  nel novembre 2019 di cui vi è traccia pubblica nella videoregistrazione istituzionale.

Roma, lì 19 luglio 2022

L’Osservatorio Carcere UCPI 

 

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