30/04/2020
UCPI: processo da remoto drasticamente ridimensionato.

Il processo da remoto è stato drasticamente ridimensionato. La nota dell’Unione sui risultati dell’iniziativa politica e della costruttiva interlocuzione con la politica e con gli uffici giudiziari.

La esclusione dalla celebrazione del processo penale da remoto della intera istruttoria dibattimentale, delle discussioni e delle conseguenti camere di consiglio, rappresenta un ripensamento decisivo del quale occorre dare atto alla maggioranza di Governo ed al Ministro di Giustizia.

L’Unione delle Camere Penali Italiane rimane, sia ben chiaro, radicalmente contraria ad ogni residua forma di remotizzazione del processo penale, cui si opporrà senza riserve in ogni sede; ma oggi rileva con soddisfazione come l’attività di contrasto che essa ha da subito promosso, prima in perfetta solitudine e poi con crescente attenzione e consenso di parte della opposizione parlamentare e di parte della maggioranza di governo, ha prodotto infine un risultato di indiscutibile significato, che salvaguarda almeno le connotazioni fondamentali del diritto di difesa e dell’esercizio della giurisdizione nel processo penale, gravemente aggrediti dalla  novella legislativa pur appena adottata.

Fondamentale è stato anche il contributo di tanta parte della magistratura italiana, ora con esplicite prese di posizione di grande qualità ed efficacia, ora con la assai diffusa adozione, nei vari Fori, di circolari organizzative della imminente “fase 2” di fatto proiettate verso la graduale ripresa delle udienze nelle aule, in ampia consonanza con le stesse proposte formalmente avanzate dai penalisti italiani. Ciò a conferma di come il confronto tra avvocatura e magistratura nelle realtà territoriali sia proficuo, fecondo e spesso consonante nella rivendicazione, anche nella emergenza epidemica, dei valori fondativi e costituzionali non derogabili dell’esercizio della giurisdizione.

L’UCPI ribadisce invece la più ferma critica verso le norme che attribuiscono alla Procura antimafia una interlocuzione sui provvedimenti della magistratura di Sorveglianza che suona ad un tempo come una gratuita delegittimazione del ruolo già proprio delle Procure Generali, ed una inconcepibile messa sotto tutela della libera ed autonoma giurisdizione della Magistratura di Sorveglianza, verso la quale rinnova la più incondizionata solidarietà e vicinanza.

La Giunta  

Roma, 30 aprile 2020

 

 

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