27/03/2020
Emergenza Carcere: le proposte dell'Unione per la conversione del decreto-legge

L’Unione, rilevato che sull’emergenza carcere il solo Governo si è attestato su di una posizione negazionista, offrendo un quadro riduttivo e rassicurante, ribadisce che la vera ed indifferibile esigenza di prevenire ed evitare una massiva diffusione del contagio tra la popolazione carceraria può essere soddisfatta solo con una immediata e significativa diminuzione della stessa, e chiede con la massima urgenza al Governo ed al Parlamento, anche in sede di conversione in legge del decreto emanato, di adottare ben più incisivi interventi. La delibera della Giunta.

La Giunta dell’Unione delle Camere Penali Italiane

richiamati

in via generale tutti i precedenti documenti elaborati e le deliberazioni assunte in ordine alla condizione carceraria, sia con riferimento al fenomeno del sovraffollamento che con riguardo all’ordinamento penitenziario;

in modo particolare gli interventi quotidianamente proposti, sin dal primo diffondersi del COVID-19, in ordine al grave pericolo del contagio tra la popolazione detenuta e gli operatori penitenziari;

preso atto

della progressiva piena condivisione dell’allarme sollevato dall’Unione delle Camere Penali Italiane da parte di tutte le istituzioni interessate (Consiglio Superiore della Magistratura, Associazione Nazionale Magistrati, Presidenti dei più importanti Tribunali di Sorveglianza, Università, Sindacati, Volontariato);

delle manifestazioni di preoccupazione e di invito ad adottare misure efficaci provenienti dal Presidente della Repubblica, dalle più alte cariche religiose, dal modo della cultura e da gruppi ed esponenti politici;

rilevato

che il solo Governo si è attestato su di una posizione negazionista, offrendo un quadro riduttivo e rassicurante, che si vorrebbe fosse vero, ma che è invece gravemente irresponsabile;

che in particolare il Ministro della Giustizia ha fornito dati che sconcertano per mancanza di logica e di concretezza di intervento, quali la scarcerazione di 200 detenuti a fronte di 6.000 che si è indicato potrebbero godere delle misure varate, rinviando con noncuranza fino al mese di maggio le possibili applicazioni;

che il Garante dei detenuti ha ineffabilmente chiarito che il c.d. isolamento all’interno delle carceri dei detenuti portatori di sintomi avviene con una media di tre persone per cella;

ribadisce

che la vera ed indifferibile esigenza di prevenire ed evitare una massiva diffusione del contagio tra la popolazione carceraria può essere soddisfatta solo con una immediata e significativa diminuzione della stessa, in misura tale da eliminare il sovraffollamento rispetto ai posti disponibili e di assicurare anche all’interno degli istituti penitenziari la praticabilità delle misure di prevenzione del contagio che lo stesso Governo impone ai cittadini liberi;

che tale obiettivo è già stato individuato ed attuato massicciamente nei più importanti stati del mondo (Stati Uniti d’America, Spagna, Francia, Inghilterra, Turchia, Iran), che peraltro stanno affrontando una emergenza sanitaria tuttora meno tragica di quella italiana;

che la negazione di un reale e concreto pericolo di diffusione del contagio all’interno delle carceri, al di là degli scenari futuri che tutti si augurano confortanti, si pone in contrasto con il principio di precauzione, che impone, a pena di responsabilità non solo politica, di prevenire efficacemente un tale catastrofico evento;

che a tale scopo i provvedimenti adottati dal Governo appaiono (e tali sono ormai unanimemente giudicati) totalmente inadeguati ed addirittura paradossali, come la subordinazione della detenzione domiciliare all’ applicazione di braccialetti elettronici che non sono disponibili;

chiede

con la massima urgenza al Governo ed al Parlamento, anche in sede di conversione in legge del decreto emanato, di adottare ben più incisivi interventi, che l’Unione delle Camere Penali Italiane è in grado di indicare (anche offrendosi per la elaborazione dei testi), ovviamente nei limiti quali-quantitativi che assicurino una applicazione a favore di persone detenute per reati di non rilevante allarme sociale, quali:

-              la detenzione domiciliare, indipendentemente dalla disponibilità del braccialetto elettronico, per residui di pena inferiori a 2 anni;

-              la sospensione fino al 30 giugno della emissione degli ordini di carcerazione di pene fino a 4 anni divenute definitive;

-              la liberazione anticipata speciale, di 75 giorni a semestre, per buona condotta e l’estensione da 45 a 75 giorni per i semestri già oggetto di concessione;

-              la concessione di licenze speciali di 75 giorni ai detenuti semiliberi;

-              per i detenuti in attesa di giudizio, che rappresentano oltre un terzo della popolazione carceraria e che sono presunti innocenti dalla Costituzione, l’attribuzione al giudice competente di un termine di 5 giorni per riesaminare la situazione cautelare in funzione della concessione degli arresti domiciliari, tenendo in considerazione il pericolo alla loro salute in rapporto alla caratteristica di extrema ratio della detenzione cautelare;

auspica

per tutte le ragioni sopra esposte, un recupero di responsabilità e di umanità, non solo nei confronti della popolazione detenuta, degli agenti di custodia e di tutte le persone che operano nelle carceri, ma anche di tutti i cittadini, perché le strutture sanitarie attualmente sottoposte ad uno sforzo oltre ogni limite immaginabile, non potrebbero sopportare un ulteriore carico di pazienti, peraltro portatori di esigenze di controllo inattuabili.

  Roma, 27 marzo 2020

Il Presidente dell'Unione delle Camere Penali Italiane

Avv. Gian Domenico Caiazza

Il Segretario dell'Unione delle Camere Penali Italiane

Avv. Eriberto Rosso