22/10/2019
E se l'innocente fossi tu?

Pubblichiamo in Comunicato dell'Osservatorio sull'errore giudiziario dell'UCPI.

 

E SE L'INNOCENTE FOSSI TU?
Prescrizione, con la riforma meno garanzie per le vittime di errori giudiziari

 

Ogni anno, in Italia, circa 1000 innocenti finiscono in carcere. Ciascuno di loro avrà da questa esperienza danni incalcolabili che si protrarranno per anni, se non per sempre: sulla vita privata, gli affetti, la famiglia, il lavoro, la reputazione. Perché spesso le loro vicende processuali si trascinano incredibilmente a lungo, prima di risolversi. Un solo esempio, tra i tantissimi che si potrebbero fare: Vittorio Gallo, arrestato per rapina, 12 mesi di ingiusta detenzione, assolto per non aver commesso il fatto dopo ben 13 anni.

Gli errori giudiziari sono insiti in qualunque sistema processuale, è vero. E non saranno mai del tutto eliminabili. Ma i numeri dell’ingiusta detenzione in Italia non sono affatto fisiologici, ma piuttosto il sintomo chiaro di una patologia.

Non solo. Oggi i tempi già infinitamente lunghi della nostra giustizia si apprestano a subire un ulteriore allungamento: dal primo gennaio 2020 entrerà in vigore la riforma della prescrizione che vedrà la sostanziale abolizione dell’istituto rendendo, di fatto, i reati imprescrittibili dopo la sentenza di primo grado, tanto di condanna quanto di assoluzione. Nell’assoluta mancanza, nel nostro ordinamento, di istituti che regolino la durata del processo, la prescrizione ha sempre rappresentato uno strumento di civiltà giuridica, in quanto ponendo un limite alla potestà punitiva dello Stato consente di pervenire ad una sentenza in tempi ragionevoli.

Sotto la spinta del peggior populismo penale, con la riforma della prescrizione si rompe il patto di civiltà tra Stato e cittadino in nome di una richiesta sempre più pressante di giustizia ad ogni costo. Ma fermatevi un attimo a riflettere: cosa accadrebbe se domani foste voi quegli innocenti che vengono svegliati nel cuore della notte per essere ingiustamente arrestati? Vorreste un processo lungo 30-40 anni per accertare la vostra innocenza o preferireste, piuttosto, un processo che si esaurisca in tempi brevi e vi consenta di riprendere al più presto, e per quanto possibile, la vostra vita familiare e lavorativa?

L’errore in cui incorriamo è quello di credere che il processo penale sia qualcosa riservato ai soli delinquenti e che noi, persone oneste, non potremo mai rimanerne invischiati. I dati ci dimostrano, invece, che tutti possiamo essere coinvolti, da innocenti, in un processo penale e, solo quando ci troviamo tra color che son sospesi ci rendiamo conto, con irrimediabile ritardo, che le garanzie processuali non sono inutili ammennicoli e che il processo deve consentire di pervenire in tempi brevi all’accertamento della verità.

Le garanzie processuali e la prescrizione, come già ci insegnava Francesco Carrara, sono una tutela per gli onesti, prima ancora che per i colpevoli, perché li proteggono proprio dal cadere vittima di possibili errori giudiziari o, laddove ciò sventuratamente dovesse accadere, consentono loro di vedere riconosciuta la propria innocenza in tempi ragionevoli.

Il garantismo, accolto dalla nostra Costituzione nell’art. 111, delineato nel paradigma del giusto processo e della sua ragionevole durata, oggi demonizzato in ragione di una non meglio specificata esigenza di “certezza della condanna” (o variamente, della pena) non è una  “mossa” per assicurare ad alcuni l’impunità, ma fonda le sue radici fin dall’epoca illuminista. 

Anche solo il rischio di vedere condannato un innocente dovrebbe, quindi, spingere il legislatore al progressivo miglioramento degli istituti processuali e del diritto probatorio, al fine di impedire che un innocente possa restare vittima di un errore giudiziario e vi resti invischiato per decenni, in attesa di riuscire a dimostrare la sua innocenza. 

La nuova normativa sulla prescrizione, senza una strutturale e organica riforma della giustizia e dei tempi del processo, farà sì che i processi si concluderanno a distanza di decenni dai fatti. Quando ormai il colpevole sarà un’altra persona, la vittima non avrà più interesse alla decisione e l’innocente avrà irrimediabilmente visto cadere in frantumi tutta la sua vita.

I Responsabili dell'Osservatorio sull'errore giudiziario UCPI

Avv. Alessandra Palma

Dott. Valentino Maimone

 

Roma, 21 ottobre 2019

 

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