
La tragedia dei due ragazzini uccisi a Vittoria, ripropone il tema del diritto e del dovere di difesa, da ricordare incredibilmente anche ad alcuni avvocati.
Il documento della Giunta e dell’Osservatorio difesa d’ufficio 'Paola Rebecchi'.
IL DOVERE DI DIFENDERE
La tragedia di Vittoria – con la morte di due ragazzini travolti da un’autovettura il cui conducente sarebbe risultato anche positivo ai test sull’uso di sostanze alcoliche e stupefacenti – sta riproponendo, con forza, il tema del diritto (e del dovere) di difesa.
In questi giorni, purtroppo, anche alcuni avvocati – forse nel malcelato tentativo di acquisire consenso tra la pubblica opinione, particolarmente scossa in situazioni come questa – hanno deciso di cavalcare l’ondata emotiva che la notizia ha inevitabilmente determinato, affermando pubblicamente che certe persone neppure meriterebbero di essere difese, con ciò esprimendo (inaccettabili) accostamenti e sovrapposizioni tra il difensore, l’imputato e i fatti di cui quest’ultimo è chiamato a rispondere.
Riteniamo doveroso intervenire, atteso che alcune prese di posizione hanno chiamato in causa anche la difesa d’ufficio e una – prospettata – “obiezione di coscienza” da parte dei difensori d’ufficio chiamati ad assistere persone accusate dei crimini più odiosi.
Sono affermazioni errate e pericolose.
Errate, perché contrastano con il dettato della legge professionale – che sancisce espressamente un dovere di difesa per il difensore d’ufficio – e di alcune norme deontologiche, che impongono all’avvocato, iscritto nell’elenco dei difensori d’ufficio e nominato, di prestare il proprio patrocinio.
Pericolose, perché in un ordinamento democratico e liberale non vi è spazio per decisioni sulla libertà personale prese al di fuori del processo e senza la presenza – indefettibile – del difensore.
L’Avvocato non difende le azioni dell’accusato, ma il suo – irrinunciabile – diritto ad un processo giusto, celebrato nel pieno rispetto delle regole.
Di questa fondamentale garanzia, molto spesso, l’Avvocato d’ufficio è il solo ed ultimo custode.
Nel difendere il diritto ad un processo giusto anche per l’ultimo degli imputati del più grave ed odioso crimine, l’Avvocato d’ufficio è posto a tutela di diritti fondamentali che appartengono a tutti, perché non ammettono deroghe ed eccezioni.
Fuori dal processo, celebrato nel rispetto delle forme e con la presenza del difensore, non c’è spazio per la giustizia in uno Stato democratico e liberale.
Non possiamo accettare che siano (addirittura!) degli avvocati a mettere in discussione queste conquiste di civiltà.
La Giunta
L’Osservatorio difesa d’ufficio UCPI
Roma, 15 luglio 2019
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del 15.07.2019 Scarica