19/02/2019
Anno giudiziario 2019: la situazione carceri

Pubblichiamo un documento dei Responsabili dell’Osservatorio Carcere, scritto in occasione dell’Inaugurazione dell’anno giudiziario dei Penalisti Italiani
 

Ci eravamo lasciati al Congresso di Sorrento, nell'ottobre 2018, delusi e amareggiati per l'eliminazione del “cuore” della Riforma dell'Ordinamento Penitenziario: la possibilità per il Magistrato di Sorveglianza di concedere misure alternative, oggi di comunità, senza automatismi e preclusioni.

Stiamo continuando a denunciare, anche con iniziative specifiche, i trattamenti inumani e degradanti a cui sono sottoposti i detenuti nelle carceri italiane, oggi ancora più preoccupanti perché non s’intravedono soluzioni e gli interlocutori sono del tutto insensibili a quanto sta avvenendo: sovraffollamento, suicidi, decessi innaturali, scarsa tutela della salute, nessuna attenzione per il diritto all'affettività e alla territorialità, l'assenza di forme dignitose di trattamento.

In poche parole, una detenzione oltre i limiti della legalità costituzionale.

Siamo costretti, oggi, ad inaugurare il nostro anno giudiziario lanciando un ennesimo disperato grido di allarme.

La lettura dei dati statistici ha consegnato il 2018 alla storia come l'annus horribilis del sistema carcerario: 67 suicidi (record in negativo dal 2009) e 100 decessi, 59.655 detenuti presenti a fronte di 50.581 posti regolamentari (con una presenza media pari a 58.872, la più alta dopo la sentenza “Torreggiani” e con 1/3 non definitivi), 52 “bambini in cella”, un tasso di sovraffollamento medio, sulla carta, pari a 117,94% (in realtà molto di più considerato che, per come ammesso dal capo del DAP di recente, esistono ulteriori 4.600 posti regolamentari per nulla utilizzabili) sono numeri emblematici del drammatico stato dell’Esecuzione penale in Italia.

Numeri contro cui si infrangono le velleitarie e fuorvianti decisioni governative di procedere alla costruzione di nuove carceri nonché di pretendere “più carcere”. Eppure, secondo il piano carceri presentato nel 2013, già al 2016 avremmo dovuto avere 57.712 posti regolamentari.

Ma se il consuntivo del 2018 ci offre, come detto, un quadro a tinte fosche, i primi dati del 2019 segnalano il rischio di buio pesto!

Secondo gli ultimi dati, in un mese e mezzo (al 13 febbraio 2019) si sarebbero verificati già 6 suicidi e 9 decessi. Il numero dei detenuti al 31 gennaio 2019 ha toccato la cifra di 60.125.

La capienza regolamentare, per contro, si è ridotta sino a 50.550 (a cui bisogna togliere almeno altri 4.600 non utilizzabili). Il tasso di sovraffollamento, quindi, è arrivato a toccare 118,94%.

In buona sostanza, dal giugno dello scorso anno ad oggi, a fronte di 1.366 detenuti in più, ci sono 82 posti regolamentari in meno.

Il diritto alla territorialità della detenzione, su cui il Congresso di Sorrento ha approvato una specifica mozione all'unanimità, rimane un’enunciazione per nulla applicata.

La tanto pubblicizzata introduzione di video-collegamenti con i familiari, tra l’altro limitato ai detenuti appartenenti al circuito c.d. media sicurezza, è un presunto beneficio in quanto viene equiparato al colloquio sottostando ai limiti quantitativi e temporali previsti.

La volontà di voler affrontare la drammatica emergenza nell’infinita e non definita attesa della costruzione di nuove carceri è una follia che va immediatamente fermata anche sollecitando un nuovo intervento della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

Intanto le carceri sono una polveriera e le recenti rivolte di Trento e Napoli ne sono la tangibile prova, il tutto mentre la politica sembra ignorare il problema emanando provvedimenti legislativi inutilmente carcerogeni, come l’estensione del campo d'azione delle preclusioni previste dall'art. 4 bis O.P. ad altre fattispecie, si veda il  DDL c.d. “Spazzacorrotti”.

Padova, 15 febbraio 2019

I Responsabili dell’Osservatorio Carcere UCPI

Gianpaolo Catanzariti - Riccardo Polidoro