04/01/2018
Il lungo lavorìo che ha portato alla riforma (storica) del carcere

Pubblichiamo l’articolo del Responsabile dell'Osservatorio Carcere UCPI, Avv. riccardo Polidoro, uscito oggi su il Dubbio.

LA RIFORMA DELL’ORDINAMENTO PENITENZIARIO

ESPERTI AL LAVORO DA CIRCA TRE ANNI

 

 

Il 1975 rappresentò una data storica per l’esecuzione penale. Con il varo della legge sull’Ordinamento Penitenziario furono recepiti i principi costituzionali e dal concetto esclusivo di punizione, si passò a quello di “rieducazione”, istituzionalizzando le modalità del “trattamento”.

Da allora, vi sono stati numerosi interventi legislativi che hanno modificato l’Ordinamento, alcuni dei quali hanno profondamente inciso sulle modalità di detenzione, con limitazioni che hanno penalizzato le ragioni che ispirarono il legislatore del ’75.

Molte delle norme non hanno poi trovato concreta attuazione, per il costante disinteresse del mondo politico che, all’esecuzione penale, ha sempre dedicato poca attenzione e minime risorse.

Nel 2010, il sovraffollamento nelle carceri italiane aveva toccato cifre insostenibili. I detenuti erano 67.820 (media aritmetica a fine mese), e si contavano 55 suicidi. A gennaio 2013, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, prendendo atto della situazione drammatica e della circostanza che in Italia mancava un meccanismo di tutela giurisdizionale per la violazione dei diritti del recluso, condannò l’Italia, emettendo una sentenza c.d. “pilota” che riconosceva il carattere sistemico delle violazioni riscontrate (caso Torreggiani).

L ‘emergenza nazionale della detenzione, aveva oltrepassato i confini e l’Europa chiedeva urgenti rimedi. Era necessario intervenire. Nel dibattito politico, giungeva il messaggio alle Camere dell’allora Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che evidenziava “la stringente necessità di cambiare profondamente la condizione delle carceri in Italia“ che costituiva “non solo un imperativo giuridico e politico, bensì in pari tempo un imperativo morale”.

Veniva approvata una serie di norme, che i media battezzarono “svuotacarceri”, un termine che mal si addice all’uscita di persone da un luogo, ma è più propriamente usato per gli oggetti. Non vi fu alcun intervento di sistema, ma il sovraffollamento, pur ancora presente, diminuì notevolmente . Nel 2015, i detenuti erano 52.966 ed i suicidi 39. Si manifestò, però, la necessità di una riforma organica costituzionalmente orientata, che consentisse l’effettività del trattamento ed evitasse il ritorno a numeri di presenze ingestibili.

Nel disegno di legge per la riforma del processo penale fu inserita la delega al Governo per la riforma dell’Ordinamento Penitenziario e il Ministro della Giustizia Andrea Orlando ebbe l’intuizione di chiamare alle armi gli addetti ai lavori e gli esperti del settore, dando avvio, il 19 maggio 2015, agli Stati Generali dell’Esecuzione Penale. Diciotto tavoli di lavoro sui temi più importanti relativi alla detenzione. Circa duecento persone coinvolte, in un percorso concluso ufficialmente il 12 aprile 2016, ma che segnava l’inizio di un nuovo modo di “pensare al carcere”, anche da parte del potere esecutivo.

Con la Legge n. 203 del 23 giugno 2017, il Parlamento delegava il Governo a riformare l’Ordinamento Penitenziario, indicando i limiti d’intervento e gli istituti su cui intervenire. Intoccabile  l’art. 41 bis dell’ Ordinamento Penitenziario e tutto ciò che riguarda i delitti di mafia  e terrorismo, mentre si chiede di prevedere nuove norme per l’assistenza sanitaria, per la  semplificazione dei procedimenti,  per l’eliminazione di automatismi e preclusioni nel trattamento, per facilitare l’accesso alle misure alternative, per favorire il volontariato, per migliorare la vita penitenziaria con il diritto all’ affettività e al lavoro, per la libertà di culto, per  la detenzione delle donne soprattutto se madri, per la tutela degli stranieri, per stabilire nuove regole per i minori, per migliorare la vita penitenziaria con il diritto

Il Ministro Orlando istituisce tre Commissioni di Studio per l’elaborazione degli schemi del decreto legislativo, che si avvarranno di quanto elaborato dagli Stati Generali. Sono circa cinquanta gli esperti coinvolti, molti dei quali avevano già partecipato agli Stati Generali.

Le Commissioni hanno concluso la prima fase del lavoro, consegnando gli articolati del decreto all’Ufficio Legislativo del Ministero della Giustizia, che li ha inviati al Garante Nazionale per il suo parere. Le Osservazioni del Garante sono state, in parte, recepite dalle Commissioni ed il 22 dicembre scorso la bozza di decreto è stata approvata con alcune modifiche dal Consiglio dei Ministri.

Un’approvazione in zona Cesarini, per usare un termine calcistico, in quanto con lo scioglimento delle Camere del 28 dicembre non sarebbe stato più possibile per il Governo esercitare la delega.

Un atto importante per consentire la continuazione del lungo e travagliato percorso della Riforma.  Su questo punto va sottolineato il merito del Ministro Orlando che ha spinto le Commissioni ad accelerare i lavori, pur avendo la delega la scadenza di un anno.

Il viaggio della Riforma, dunque, continua nonostante il Presidente della Repubblica abbia sciolto le Camere. Le Commissioni Parlamentari avranno 45 giorni per esprimere il loro parere, dopodiché la bozza di decreto tornerà alle Commissioni Ministeriali che prenderanno atto di quanto indicato, per eventuali modifiche. Il testo sarà rimesso nuovamente alle Commissioni Parlamentari per poi pervenire al Governo per l’emanazione del Decreto Legislativo.

Il traguardo, dunque, potrebbe essere vicino. Se lo augurano tutti coloro che hanno lavorato dal 19 maggio 2015 ad oggi e lo faranno anche nei prossimi mesi, per vedere concretizzarsi, almeno in parte, la loro idea di un carcere allineato ai principi costituzionali, che possa allo stesso tempo garantire maggiore sicurezza ai cittadini diminuendo la recidiva.

In circa tre anni di confronto, i componenti gli Stati Generali e le Commissioni - con il coordinamento del Professore Glauco Giostra - hanno lavorato con impegno e passione e su quanto elaborato negli ultimi mesi é stato mantenuto il dovuto riserbo, nel rispetto del mandato ricevuto.

La bozza di decreto lascia incompiuti alcuni importanti articolati, in materia di lavoro, di affettività, di preclusioni e automatismi, ma la sua entrata in vigore potrà costituire comunque un momento storico per l’esecuzione penale ed il banco di prova per ulteriori passi avanti verso un Ordinamento Penitenziario migliore .

La Riforma va, dunque, difesa. Al fianco di coloro che hanno lavorato nelle Commissioni (Avvocati, Professori Universitari, Magistrati) ci sono già i Radicali, le Associazioni, l’Avvocatura con l’Unione Camere Penali, che da sempre si battono per la tutela dei diritti dei detenuti. Lo facciano apertamente anche altre associazioni di addetti ai lavori, di coloro che le pene le infliggono e ne modulano quantità e qualità. L’entrata in vigore del Decreto non farà altro che tracciare la rotta. Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare e tra una legge scritta e la sua applicazione a volte c’è l’oceano. Come l’esperienza insegna, in materia di esecuzione penale, il mare é sempre in burrasca ed il vento contrario. La concreta applicazione delle norme, un porto sempre difficile da raggiungere.

 

Avv. Riccardo Polidoro

Responsabile Osservatorio Carcere UCPI

Coordinatore tavolo XVI Stati Generali