13/12/2017
Il misterioso caso dei 'trailers' giudiziari. C'è il segreto di Stato?

Pubblichamo un documento della Giunta e dell'Osservatorio sull'Informazione Giudiziaria dell'Unione delle Camere Penali Italiane

Il misterioso caso dei “trailers” giudiziari

C’è il segreto di Stato?

Alla fine dello scorso mese di ottobre l’Unione delle Camere Penali, assieme al suo Osservatorio sull’informazione giudiziaria - esercitando il diritto di accesso alla documentazione amministrativa previsto dalle leggi - ha richiesto formalmente ai Ministeri della Difesa, degli Interni e dell’Economia, di conoscere quale sia la disciplina che regola  i cosiddetti “trailers” giudiziari, e cioè di quei video che, appositamente montati dalle forze di polizia e che ne riportano il logo, ne pubblicizzano l’operato tramite la sempre più massiccia diffusione sulle reti televisive e sulla rete. Tale richiesta era motivata anche dal fatto che, nel corso di un convegno, il Procuratore aggiunto di Catania aveva accennato all’esistenza di “circolari” in materia, pur non essendo in grado di fornire nel merito indicazioni più specifiche.

Il fenomeno in questione comporta, come è noto, la messa in onda di filmati che sono evidentemente il frutto di un sapiente montaggio di singoli frammenti, o di riprese integrali di reali atti di indagine, di perquisizioni, sequestri, esecuzioni di misure cautelari. Video con i quali, oltre a mescolarsi realtà e finzione, si soddisfano indebite esigenze di “comunicazione” di talune Procure e uffici di polizia giudiziaria.

Si tratta, infatti, di veri e propri “trailers” destinati ad esaltare l’impegno delle forze di polizia, ma che esercitano inevitabilmente una distorta pressione mediatica sul pubblico e sui protagonisti del processo, alimentando  quel noto fenomeno che è il cd. “circo mediatico giudiziario” italiano, da tempo oggetto di severe critiche da parte di giuristi, giornalisti, politici, nonché da parte di soggetti istituzionali.

Poiché assumiamo che la predisposizione e la diffusione di tali immagini (che comporta il relativo impegno di persone e di mezzi con conseguenti spese di produzione) non possa non essere oggetto di una qualche regolamentazione che ne perimetri gli ambiti di applicazione (anche in relazione alle norme vigenti sul segreto investigativo, alla giurisprudenza CEDU ed alle Direttive del Parlamento Europeo), abbiamo formalmente richiesto di poter accedere formalmente ai contenuti di tale disciplina.

Tuttavia, ad un mese circa dall’invio di tale richiesta, il solo il Ministero della Difesa-Gabinetto del Ministro, ha risposto all’invito, da un lato richiedendo a sua volta all’UCPI una copia del “Libro bianco sull’informazione giudiziaria italiana”, dall’altro comunicando all’Osservatorio, con distinta missiva, inviata per conoscenza anche allo Stato Maggiore della difesa, ai Carabinieri e ad altri “uffici stampa”, che il suddetto “Ufficio di Gabinetto non ha prodotto, né detiene la documentazione in parola” ma che, appunto, ne farà richiesta alle altre articolazioni del dicastero, ove esistente.

In attesa di tali ulteriori risposte, che attendiamo anche dal Ministro dell’Economia e dell’Interno, denunciamo che il fenomeno dei “video giudiziari” si sta sviluppando in maniera sempre più incontrollata ed in evidente contrasto con i corretti modi di esercizio dell’informazione giudiziaria, propri di un paese civile, che ripudiano la morbosa mediatizzazione delle vicende giudiziarie in spregio ai principi di presunzione di innocenza e del giusto processo sanciti dalla Costituzione.

Poiché sussiste un vero e proprio interesse pubblico nel verificare se quanto avviene sia effettivamente disciplinato da “circolari”, ovvero frutto di una attività programmata e regolamentata, auspichiamo che le condivise regole di trasparenza proprie di ogni Stato di diritto porteranno a fornirci una sollecita risposta.

Roma, 13 dicembre 2017

La Giunta

L'Osservatorio sull'informazione giudiziaria