06/12/2017
L'ONU ritiene non conforme alle convenzioni delle Nazioni Unite il reato di tortura

Il delitto di tortura recentemente introdotto in Italia non e’ conforme alle disposizioni della Convenzione delle Nazioni Unite. Come immediatamente denunciato dall’Unione delle Camere Penali Italiane e dall’Osservatorio Carcere, durante l’iter parlamentare e immediatamente dopo l’entrata in vigore della Legge, il delitto di tortura in Italia c’è, ma la fattispecie è ben lontana da quella prevista dalle convenzioni internazionali firmate dall’Italia, da oltre 30 anni. Il documento della Giunta e dell’Osservatorio Carcere

 

Il delitto di tortura recentemente introdotto in Italia non è conforme alle disposizioni della Convenzione delle Nazioni Unite. Lo afferma il Comitato ONU contro la tortura che ha presentato oggi a Ginevra le conclusioni e raccomandazioni sul rispetto della Convenzione. Invito anche a rivedere il regime speciale di detenzione previsto dall’art. 41 bis O.P., e diminuire il sovraffollamento.

Come immediatamente denunciato dall’Unione delle Camere Penali Italiane e dall’Osservatorio Carcere, durante l’iter parlamentare e immediatamente dopo l’entrata in vigore della Legge, il delitto di tortura in Italia c’è, ma la fattispecie è ben lontana da quella prevista dalle convenzioni internazionali firmate dall’Italia, da oltre 30 anni. Con numerose manifestazioni di protesta, tra cui quella nazionale di Palermo “Mi hanno torturato solo un po’”, l’U.C.P.I. ha continuato a manifestare la sua disapprovazione per quanto legiferato.

L’Unione aveva segnalato che il testo qualifica il reato come “comune” e non come “proprio”, slegandolo quindi dall’operato dei pubblici ufficiali; che era stato cancellato, nel corso dell’iter parlamentare, il termine “reiterate”, sostituito con “più condotte”; che il reato non sussiste “nel caso di sofferenze risultanti unicamente dall’esecuzione di legittime misure privative o limitative di diritti”, dove la parola “sofferenze”, unitamente a “legittime misure” appare palesemente in contrasto; che la fattispecie di reato così come descritta è di difficile applicazione, poiché le condizioni poste per la punibilità sono di complessa se non impossibile verifica.

Aveva anche evidenziato che le garanzie fornite all’Europa non erano state rispettate e che quando a Strasburgo apriranno gli occhi, vi saranno nuove condanne su richiesta, ancora una volta, di cittadini che, per avere Giustizia, dovranno rivolgersi altrove.

Oggi il Comitato ONU rileva quanto segnalato dall’Unione Camere Penali ritenendo che la definizione del delitto di tortura “sia incompleta in quanto non menziona lo scopo dell’atto in questione”, inoltre non include le specifiche relative all’autore, con un riferimento a pubblici ufficiali e la definizione del reato è “significativamente più ridotta di quella contenuta nella Convenzione”. Il Comitato chiede, pertanto, all’Italia di “portare il contenuto dell’art. 613 bis del Codice Penale in linea con l’art. 1 della Convenzione, eliminando tutti gli elementi superflui e indicando l’autore e i fattori motivanti o le ragioni per l’uso della tortura”. Per gli esperti dell’Onu, le “discrepanze tra la definizione della Convenzione e quella incorporata nel diritto interno creano spazi reali o potenziali per l’impunità”. Tra le raccomandazioni espresse dal Comitato anche quella di garantire che le denunce per tortura, maltrattamenti e uso eccessivo della forza siano esaminate in modo imparziale e quella di assicurare che tutte le vittime di tortura e maltrattamenti ottengano riparazione.

Il Comitato chiede, inoltre, all’Italia di “continuare i suoi sforzi per migliorare le condizioni di detenzione e alleviare il sovraffollamento” e di rivedere il regime speciale di detenzione previsto dall’art. 41 bis dell’Ordinamento Penitenziario, allineandolo agli standard internazionali sui diritti umani.

L’Unione delle Camere Penali Italiane, con il proprio Osservatorio Carcere, in merito al sovraffollamento che giorno dopo giorno aumenta, si rivolge, pertanto, ancora una volta al Governo perché emani immediatamente i decreti sulla riforma dell’Ordinamento Penitenziario. Un’urgenza ancora più necessaria dopo le raccomandazioni dell’Onu.

Per la modifica del delitto di tortura e del 41 bis O.P. – temi fuori dalla delega al Governo – l’U.C.P.I. continuerà le sue battaglie, nella consapevolezza di portare avanti una lotta giusta  – come dimostrano anche le affermazioni del Comitato Onu – per evitare che il nostro Paese sia continuamente censurato sul mancato rispetto dei diritti umani.

Il dissenso sarà ancora una volta manifestato, l’11 dicembre p.v., in tutte le Camere Penali e con la marcia, organizzata dalla Camera Penale di Napoli, che porterà gli Avvocati dal Palazzo di Giustizia al carcere di Poggioreale, per protestare contro l’inefficienza del Tribunale di Sorveglianza, il trattamento disumano e degradante dei detenuti, il sovraffollamento delle carceri e l’uso eccessivo della custodia cautelare.

Roma, 6 dicembre 2017

La Giunta

L'Osservatorio Carcere UCPI