22/11/2017
Intercettazioni: la posizione dell'Unione in sede di audizione

La posizione sulla riforma delle intercettazioni, espressa dall’Unione oggi in sede di audizione alla Camera dei Deputati
 

Il Presidente dell’Unione Camere Penali Italiane, Beniamino Migliucci, assieme al Segretario Francesco Petrelli, ha partecipato all’audizione che si è tenuta questo pomeriggio presso la Commissione Giustizia della Camera, in merito alla riforma del regime delle intercettazioni, esprimendo un giudizio sostanzialmente negativo sull’articolato predisposto dall’Ufficio Legislativo del Ministero della Giustizia.

Il Presidente Migliucci si è in particolare soffermato sulla assoluta necessità di predisporre una più efficace tutela della funzione difensiva, con riferimento alle comunicazioni fra difensore ed assistito quale garanzia fondamentale del diritto di difesa, attraverso una riforma dell’art. 103 c.p.p. che ponga non solo un limite alla verbalizzazione dei contenuti delle intercettazioni occasionali, ma che imponga un limite all’ascolto delle conversazioni, con ciò risolvendo in radice il problema della tutela della riservatezza e della diffusione dei contenuti delle conversazioni medesime.

Si è inoltre rilevato che i divieti di trascrizione delle conversazioni, tra assistito e difensore, e di quelle irrilevanti ai fini di giustizia, non sono assistite da alcuna sanzione il che rende con tutta evidenza inefficace il divieto.

Nel corso della lunga interlocuzione si è prospettata, inoltre, la necessità di un ripristino del pieno diritto alla copia dell’intero materiale intercettativo e delle relative trascrizioni sin dalla data della notifica dell’avviso di deposito, al fine di evitare l’evidente incostituzionalità della norma per violazione del diritto di difesa.

Si è, altresì, ribadita la necessità di attuare un pieno contraddittorio, così come peraltro espressamente previsto dalla stessa Legge Delega, nell’ambito della selezione del materiale intercettativo rilevante ai fini di prova, da tenersi davanti al giudice, segnalando, inoltre, le notevoli incertezze ed i limiti che caratterizzano l’accesso all’archivio riservato, ove dovrebbero essere conservati i materiali intercettativi non rilevanti, che deve comunque rimanere anche per il difensore libero, agevole e soprattutto sottratto ad ogni valutazione discrezionalmente operata dal PM procedente o dal giudice. 

È stato infine rilevato l’eccesso di delega con riferimento alla deroga integrale al regime autorizzativo ordinario, introdotta dalla norma con riferimento ai reati contro la P.A., estendendo l’utilizzo di strumenti intercettativi invasivi oltre i limiti di legge attualmente in vigore, operata in base ad una equiparazione di astratta natura politica, e non aderente ad emergenze empiriche e criminologiche che possano giustificare la effettiva omogeneizzazione di tali reati con il fenomeno della criminalità organizzata e mafiosa. 

Roma, 22 novembre 2017

L'Ufficio Stampa UCPI