14/06/2017
Siamo ancora in un Paese democratico? I Parlamentari non votino provvedimento

Stravolte le norme del legislatore. Assurdo non ascoltare proteste degli operatori del settore.

La fiducia messa dal Governo in carica, sul DDL giustizia, stante il parere contrario di tutti gli operatori del diritto siano essi avvocati o magistrati, non può che fare sorgere una domanda: siamo ancora in un Paese democratico?

Se il parlamento non ascolta, in una riforma della giustizia, coloro che tutti i giorni la praticano anche se su posizioni contrapposte, e non dà spazio al dibattito, significa che sono saltate tutte le regole della democrazia. 

Invocare, come fanno alcuni parlamentari, che il progetto di riforma è da lungo tempo all'esame delle commissioni, e che dunque ora è giusto porre la fiducia per varare in modo definitivo la legge, non ha alcun senso.

Per fare un esempio, è come sostenere che, poiché non si ha ancora, dopo diverso tempo, la abitabilità di un edificio, la si impone di imperio stante i pareri contrari di esperti del settore, a prescindere dal pericolo cui si esporranno i futuri fruitori.

Questa è, infatti, una riforma che inciderà sui diritti dei cittadini, siano essi imputati o persone offese. Consentire che un processo possa durare all'infinito, a scapito della sua ragionevole durata, per le inefficienze del sistema non ha nulla di ragionevole bensì solo un sapore di autoritarismo.

Consentire che vengano stravolte nome volute dal legislatore, quali la formazione della prova in dibattimento nel contraddittorio delle parti, il diritto dell'imputato ad essere presente nel processo celebrato a suo carico è una barbarie civile oltre che giuridica.

Chiediamo ai Parlamentari, siano essi giuristi o meno, di non votare questo provvedimento invocando la regola più semplice del mondo: CIVILTÀ.

Roma, 14 giugno 2017

La Giunta