20/12/2015
Il protocollo d'intesa CNF e Cassazione

Alcune considerazioni sul protocollo d'intesa, tra Consiglio Nazionale Forense e Corte di Cassazione, per la redazione dei ricorsi per cassazione.

È stato sottoscritto un protocollo per la redazione dei ricorsi in materia civile e penale fra CNF e Corte di Cassazione.

Per la materia penale il protocollo è stato redatto con la consulenza del Prof. Giorgio Spangher e si limita ad una serie di suggerimenti in ordine alla composizione formale degli atti, consigliandone, ai fini di una maggiore efficacia e leggibilità, formato, dimensione e tipologia del carattere, marginazione ed altro.

Simili  consigli certamente possono contribuire ad un complessivo innalzamento della qualità formale dei ricorsi, alla cui realizzazione l’intera avvocatura non può certo dirsi disinteressata.

Poiché il protocollo d’intesa è volto alla “reciproca intelligenza degli atti processuali” ci si attende che anche le sentenze di merito e di legittimità si adeguino a tali criteri e che, in particolare, anche i Procuratori Generali e le Procure in genere siano tutte invitate ad adeguarsi, nella stesura dei loro ricorsi, ai criteri suggeriti dal protocollo, e che a tale omogeneizzazione degli atti dell’accusa e della difesa segua poi un’analoga valutazione di merito e di ammissibilità.

Auspichiamo, ad ogni modo, che dal miglioramento della qualità formale degli atti di ricorso discenda una maggiore efficacia nello studio delle impugnazioni, ed un conseguente innalzamento della soglia degli accoglimenti ed un decremento delle inammissibilità, senza tuttavia dimenticare che accanto al problema relativo alla disomogeneità dei caratteri, che certo non incide sulla certezza del diritto, vi è - ad onta dell’uso del carattere “Verdana”, dei rispettivi formati e delle marginature di rito –  un più serio problema di disomogeneità delle giurisprudenze e delle sentenze di legittimità, che su quella certezza incidono invece gravemente, ed un sempre più accentuato discostamento o disapplicazione delle decisioni della CEDU, con il conseguente prodursi di un preoccupante fenomeno di scollamento che non riguarda affatto il rapporto fra la forma espositiva e i contenuti, ma la sostanza viva dei diritti di libertà della persona, che nel processo dovrebbero trovare tutela e nel giudizio di legittimità la loro più ampia, omogenea e stabile garanzia.   

 

Roma, 20 dicembre 2015

 

La Giunta

 

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