Il Giudice, la Legge e la Costituzione materiale - di Michele Passione - giugno 2013

Capita, a volte per caso, che da un inciampo si trovi il modo di riflettere sulle ragioni del nostro incedere.
Così, si resta sgomenti se un Giudice, in Toscana, a fronte di un'argomentata questione giuridica, già devoluta al vaglio della Corte Costituzionale, dichiara infondata l'eccezione sollevata, ritenendo che diverse "prassi possono indurre ragionevolmente il convincimento che la Costituzione materiale si sia sovrapposta a quella formale".
Anche i non addetti ai lavori possono cogliere la gravità di una tale affermazione : alla Legge si sostituisce un diritto vivente, che si rinviene fuori da essa. Non il "libero convincimento del Giudice", quello che gli Avvocati hanno sempre difeso (il convincimento del Giudice è a un tempo libero e vincolato: è libero nei limiti della Legge), ma un superiore convincimento che sulla Legge, ed addirittura sulla Costituzione, prevalga il "comune sentire".
Nessun Avvocato rimpiange il Giudice bouche de la loi, ma sgomenta pensare che il processo non sia governato da regole, bensì dalle prassi.
In questi anni di crisi, politica, economica e sociale, tante persone si interrogano sui propri mutamenti di ruolo; da ciò deriva uno smarrimento che fa i conti con le nostre tradizioni, con ciò che siamo stati e che stiamo diventando; capita anche agli Avvocati, che tuttavia non hanno mai abdicato rispetto al tema della difesa dei diritti, del rispetto della Legge, ed in definitiva della Democrazia.
Com'è evidente, la Costituzione materiale è concetto estraneo ai manuali, a ciò che studiamo, allo strumento regolatore dei rapporti sociali, somiglia più a una categoria metafisica.
Un provvedimento sbagliato si impugna, ma se contiene in sè i germi di un vulnus alla Costituzione si denuncia come tale, come uno strappo; vedi alla voce Democrazia.

Avv. Michele Passione
Componente del Direttivo della Camera Penale di Firenze.