15/07/2021
Le parole del Governo a Santa Maria Capua Vetere

Segnale di un diverso percorso per un carcere più aderente al dettato costituzionale. Pubblichiamo la nota dell'Osservatorio Carcere.

La visita congiunta al carcere di Santa Maria Capua Vetere del Presidente del Consiglio, Mario Draghi, e della Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, rappresenta la plastica rappresentazione di una profonda inversione di rotta del governo rispetto al carcere.

Frasi solenni come “La Costituzione tradita” o ancora “La responsabilità collettiva di un sistema che va riformato” fino al “non ci può essere giustizia dove c’è abuso, non ci può essere rieducazione dove c’è sopruso” rappresentano una iniezione di fiducia e infondono speranza a tutti noi.

È doveroso darne atto.

E la speranza e la fiducia aumentano se ripensiamo alle infelici affermazioni sin dall’inizio diffuse dall’allora Capo del DAP e dall’allora Ministro Bonafede, in maniera superficiale e irresponsabile, sul “sovraffollamento che non esiste” o sullo spazio “nelle nostre carceri per altri 10.000 detenuti”.

Una posizione politica che ha portato il Governo, assecondato dal Parlamento, ad affrontare l’emergenza covid con le misure davvero inutili del “Cura Italia”, mettendo a repentaglio la salute della comunità penitenziaria, nel senso lato del termine, e della società esterna al carcere.

Adesso ci attendiamo che alle parole seguano davvero i “fatti” perché il carcere e l’esecuzione penale nel suo complesso siano plasmate in maniera efficace e definitiva verso un sistema rispettoso della dignità, dei diritti fondamentali e realmente teso alla risocializzazione del reo.

Oltre a quanto immaginato dal Governo con il PNRR e con l’impiego delle risorse straordinarie europee sul versante strutturale del carcere, è giunto il momento di una riforma complessiva.

Non si tratta di implementare nuove carceri, occorre con forza realizzare un carcere “nuovo” cioè rinnovato quanto all’assistenza, al trattamento, alla produttività, all’affettività, alla formazione per renderlo, finalmente, conforme a Costituzione.

Dopo la caduta del regime fascista e con l’avvento dell’Italia repubblicana anche il carcere fu pervaso da quello spirito indomito, tipicamente italiano, di rinascita e di ricostruzione grazie all’opera e alla testimonianza dei nostri padri costituenti che avevano provato sulla loro pelle il carcere “fascista”. Ed oggi, il miglior segnale della ripresa italiana, civile, sociale, economica e morale può e deve ripartire dal carcere.

Non occorre nemmeno andare troppo lontano o perdersi in inutili periodi di studio. Basterebbe riprendere i lavori delle commissioni ministeriali istituite dopo l’intenso lavoro degli Stati Generali dell’Esecuzione Penale. Schemi già definiti per decreti legislativi pronti per essere emanati ed invece affossati da miopi scopi elettorali. Avremo un futuro in linea con la Costituzione per un carcere più umano e più utile alla nostra società.

Roma, 15 luglio 2021

L’Osservatorio Carcere

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