19/06/2020
Promozione e protezione dei diritti umani fondamentali: l'audizione dell'Unione

L’audizione dell’Unione, con Ezio Menzione e Sabrina Viviani, sulla proposta di legge per l'istituzione dell’Autorità garante per il contrasto delle discriminazioni e sulle proposte di legge per l'istituzione della Commissione nazionale per la promozione e la protezione dei diritti umani fondamentali. Pubblichiamo il video dell’audizione le osservazioni depositate.

L’Unione delle Camere Penali Italiane esprime un giudizio estremamente positivo sullo sforzo che il Parlamento e questa Commissione stanno compiendo per dare rilievo e tutela ai diritti umani fondamentali che, pur essendo riconosciuti pienamente all’esordio della nostra Carta Costituzionale (nel suo libro I°), sono così spesso trascurati e non messi a fuoco nella normativa e nella concreta pratica della applicazione di essa. Tanto è vero che il nostro paese è più volte incappato nelle censure ad anche nelle sanzioni della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

Del resto, l’impegno a mettere a fuoco tali diritti discende dalla risoluzione n.48/134 dell’ONU del 20/12/93 e quindi siamo in ritardo di quasi 27 anni nell’attuazione di ciò che essa prevedeva. Ora dunque occorre procedere con decisione.

Le due proposte di legge possono facilmente essere fuse in una sola, e ci pare lodevole l’incombenza che l’On. le Macina si è assunta di andare ad elaborare una proposta unitaria. A questo proposito chiediamo a questa Commissione di volerci fornire la proposta di testo non appena elaborata e sarà oltremodo interessante poterla esaminare.

Più complesso sarebbe e sarà riunire a questo testo unificato anche la proposta di legge C.1794 che vede il Presidente di questa Commissione quale primo firmatario. Non che sia impossibile e forse sarebbe anche giusto poiché la non discriminazione è elemento sotteso ad ogni diritto. Sarebbe così riconducibile ad una unica istituzione la difesa di ogni diritto base e la denuncia della sua violazione.

Veniamo così alla “spigolatura” di alcuni punti critici, fermo restando il giudizio positivo dello sforzo che la Commissione sta compiendo e dei buoni risultati già raggiunti ed acquisibili in via definitiva. Procediamo velocemente:

1) non ci parrebbe un fuor d’opera ribadire in ogni punto necessario la assoluta autonomia della   Commissione (o Consiglio) dalla politica e dalle altre istituzioni;

2) la istituenda Commissione dovrebbe avere un rapporto di stretta sinergia con la già operante Autorità garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale che –specialmente nelle sue articolazioni regionali – ha già dato buona prova di se’ ed è ben sperimentata;

3) un’altra competenza specifica, anche qui da riconoscersi istituzionalmente con delega espressa ad un componente la Commissione, dovrebbe essere l’esame e l’analisi delle pronunce della CEDU, che oggi e da tempo è il luogo dove più e meglio vengono discussi e riconosciuti i diritti fondamentali, con effetti anche per gli stati membri;

4) la sanzione penale prevista specificamente in fondo alla proposta n.1323 per chi si rifiuti di fornire informazioni o le fornisca consapevolmente false ci sembra ultronea, bastando le ipotesi codicistiche;

5) la esclusione degli avvocati dalla istituenda Commissione (prevista dalla proposta C.1323 art.2 c.7) non ci sembra logica (ed invero la proposta C.855 non la prevede). Gli avvocati sono infatti i primi terminali delle doglianze sulle violazioni dei diritti fondamentali e sono quindi i meglio titolati a riconoscerle e conseguentemente a far parte di una Commissione come quella istituenda, ben più di accademici e magistrati;

Veniamo poi alla proposta C.1794 sull’istituzione di una Autorità garante per il contrasto alle discriminazioni: essa incontra il nostro complessivo apprezzamento, vogliate o meno accorparla in una sola proposta con l’altra. Anche qui procediamo con brevi notazioni:

1) il focus della tutela prevista deve riguardare non solo i “cittadini”, come si dice nell’esposizione introduttiva, ma le “persone”, compresi i non cittadini o i non ancora cittadini: va in questo senso la dizione del capitolato, ma non è inutile ribadirlo. Così come anche i non cittadini sono portatori di responsabilità (civili e penali), ugualmente essi debbono essere riconosciuti come portatori di diritti fondamentali (fra cui la non discriminazione);

2) garantire la parità di genere per il Collegio (il che vale anche per la Commissione o Consiglio previsti dalle altre due proposte di legge);

3) ci sembrerebbe utile anche prevedere una articolazione territoriale (magari regionale) della Autorità, sulla scorta della positiva esperienza dell’Autorità garante per i detenuti e le persone private della libertà. I presidi territoriali renderebbero certamente più efficace l’intervento di contrasto ad ogni tipo di discriminazione e l’interlocuzione con gli Enti locali. Più agevole sarebbe altresì l’attività di prevenzione ad esempio attraverso la creazione di un rapporto diretto con gli Istituti scolastici per l’organizzazione di iniziative di formazione per l’affermazione della cultura dell’uguaglianza e delle pari opportunità.

Vedi qui la registrazione dell'audizione